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Autore: hopeless romantic    23/02/2012    4 recensioni
Mi diedero ordine di pulire come una qualsiasi altra volta il lurido cesso della caserma situato nel corridoio opposto al mio dormitorio e lì trovai un corpo morto,un uomo vi si era suicidato in quel lurido cesso impiccandosi alla lampada al neon proprio sopra la mia testa,prima di porre fine alla propria vita doveva aver inciso probabilmente con un coltello quella scritta agghiacciante sul muro opposto alla porta d’entrata ma io allora mamma non vi feci alcun caso ma incosciamente lei si aggrappò saldamente ai miei ricordi.
«Andiamo tutti all'inferno» e adesso ho capito che non c'è cosa più vera mamma,tutti qua siamo dei fottuti peccatori.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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4.
«This is a call to arms!»
 



La sveglia fu sempre la solita,anticipata forse di qualche ora ma non avendo un orologio con me non potevo esserne del tutto certo. 
Urla e improperi sbraitati alla porta che apriva sul dormitorio che in quegli attimi svogliatamente e nervosamente si riprendeva dal suo agitato riposo,dal canto mio non avevo nulla da cui riprendermi non avendo chiuso occhio durante l’intera nottata rigirandomi tra le coperte indeciso se rimanermene là sdraiato,inerme,su quella mia scomoda brandina o alzarmi per andare da Frank. 
Ovviamente decisi per la prima delle ipotesi conscio che un mio qualsiasi anomalo movimento sarebbe stato captato da uno qualsiasi dei camerati,dormivamo con i letti pressoché uniti l'uno all'altro perciò ogni movimento persino nel pieno del sonno appariva allora azzardato. 
Innervosito infilai la mia divisa senza più alcun senso del pudore denudandomi davanti gli occhi distratti dei ragazzi impegnati a loro volta a cambiarsi,con un certo disgusto verso me stesso non potei impedirmi comunque di osservare il giovane Iero spogliarsi a sua volta degli abiti tremando come una foglia per il vento glaciale proveniente dalla porta spalancata per la sveglia e allo stesso tempo arrossato sulle guance per l'imbarazzo nel dover mostrarsi svestito all'occhio di gente a lui  sconosciuta. 
Ci diedero un tozzo di pane,perfino troppo dicevano soltanto i loro volti contratti in una smorfia di disgusto nel porgerci il nostro cibo. 
Partimmo quando non era ancora giorno o almeno non vi erano luci nel cielo che lasciassero presagire il sorgere del sole,forse avrebbe piovuto se quelle nuvole grigiastre avessero deciso di scaricare su di noi la loro rabbia ma non mi importava realmente se l’avessero poi fatto o meno. 
Ero armato e avrei sparato ad ogni singola goccia di fottuta pioggia se fosse servito a qualcosa,Frank fortunatamente era finito seduto dietro di me e questo mi faceva sentire più rilassato per quanto ovviamente l'occasione permettesse. 
A qualche posto da me Bob con il busto oltre il bordo della barca vomitava persino l'anima,non era l'unico a farlo ma fu l'unico che riuscì a vedere mentre degli altri percepivo soltanto i gemiti strozzati. 
Mikey sedeva tre posti avanti al mio nella fila opposta,lo aveva riconosciuto quando improvvisamente si era voltato aggiustando maniacalmente i piccoli occhiali sul proprio naso,gli avevo sorriso ma lui sembrava non essersene accorto. 
Anche Michael come me e il resto dei miei compagni indossava quell'imbarazzante elmetto che avrebbe dovuto proteggerci durante la guerriglia ma io dal canto mio non lo trovavo di grande utilità visto la sua grandezza spropositata rispetto a quella del mio capo,scivolava continuamente offuscandomi il campo visivo e quello mi stava innervosendo più di quanto già non lo fossi. 
Vedemmo la costa solo dopo un'ora di silenzioso viaggio dove le uniche parole pronunciate provenivano dalla bocca dell'ufficiale che gridava ammonimenti e strategie che nessuno tra noi avrebbe mai ricordato una volta scesi da quell'imbarcazione. 
Qualcuno,un certo Louis credo si chiamasse,baciò devoto la croce placcata in oro che aveva appesa al collo in quella che immaginai essere una preghiera. 
A stento mi trattenni dallo scoppiare a ridere sguaiatamente alla vista di quel gesto tanto illusorio,davvero credeva che quel pezzo di legno avrebbe salvato la sua vita?
«Dirigetevi verso la trincea soldati,la strada sarà sgombra e voi potrete attaccarli nascosti lì.
Chiunque di voi morrà nell'impresa,morrà da eroe. Addio giovani spero di rivedervi!
» gridò con voce ferma il nostro ufficiale esibendosi in un distinto saluto che forzatamente ricambiammo come meglio potemmo ancora seduti a terra accalcati come bestie. 
Poi accadde tutto in un lampo,lo stesso che squarciò il cielo nell'istante seguente in cui il ponte fu abbassato per lasciarci correre via da là verso quella che più che mai poteva definirsi morte certa. 
«Stammi vicino!» urlai a Frank nella confusione generale di corpi che disperati correvano,difendendosi di tanto in tanto dietro a barre di ferro che non erano altro che resti di quella che anni addietro forse era stata una palazzina. 
Presi tra le mie mani una del ragazzo e con il fucile puntato verso nord procedevo correndo quanto più le mie gambe permettessero nel tentativo disperato di trascinare dietro di me Frank che spaesato teneva il fucile basso in quello che sembrava un muto invito a sparargli per porre a quel punto fine alla sua agonia. 
Arrivammo alla trincea dopo quelli che parvero minuti interi scansando ora una ora un'altra pallottola che cieca colpiva dove capitava,non sembrava avessero intenzione di uccidere qualcuno in particolare volevano soltanto far fuori tutti il prima possibile.
Con lo sguardo disperatamente cercavo la sagoma ossuta di Michael,la trovai intenta a correre poco dietro di noi con,anche lui proprio come Frank,il fucile abbassato verso terra. 
Solo io sembrava che fossi psicologicamente pronto a quella situazione,avevo già sparato e colpito qualcuno ma non mi ero particolarmente interessato di chi fosse era oltre la trincea e questo bastava a definirlo nemico. 
Una pallottola nel petto d'un nemico era una pallottola in meno nel petto suo o di un suo compagno d’armi. 
Spingendolo con quanta più forza avesse in corpo lasciò che Frank cadesse insieme a lui nella trincea,il ragazzo con lo sguardo lo implorò a rimanere conscio che lui non sarebbe rimasto ora che l’aveva portato in salvo. 
«Dove stai andando?» chiese quando i loro visi ormai si sfioravano in quell'angusta buca. 
«Devo trovare Michael,tu resta qua!» digrignai furioso continuando a volgere lo sguardo da destra verso sinistra senza sapere quello che realmente speravo di trovare. 
«Non posso lasciarti andare Gee io vengo con te!» urlò indignato l'altro per coprire il rumore assordante della sparatoria in corso.
La guerra non si sarebbe placata per loro,là fuori da quella trincea i soldati stavano morendo e suo fratello avrebbe potuto tranquillamente essere uno dei feriti che angosciati lanciavano terribili urla udibili sino da lì. 
«Stai zitto e restatene qua cazzo!» sbottai spingendolo ancor più in profondità con un pugno ed ero pronto a riemergere,davvero,ma una sua mano mi trattenne là afferrando la giacca della mia divisa. 
Le sue labbra asciutte si depositarono sulle mie,le mie che erano umide per il sangue che scorreva dopo l'impatto violento contro uno di quei resti ferracei contro cui mi avevano gettato nella ressa. 
«Ti amo Gerard» disse Frank in un sussurro appena udibile,stava perdendo tempo e rischiando la vita di suo fratello ma quell'uomo ora meritava tutta la sua attenzione e non poteva andarsene. 
Non ci sarebbe riuscito a voltarsi come se nulla fosse appena accaduto.
Un ultimo sguardo commosso ed emozionato,un ultimo sguardo da maledetti froci come li apostrofò un loro compagno appena gettatosi accanto a loro. 
«Allora puoi capire per quale cazzo di motivo io stia cercando di salvarti la vita,stupido!» sbraitai impazzito correndo via da là l'attimo successivo che quel loro spiritoso compagno troppo stupido si era lasciato uccidere spingendosi in un gesto eroico oltre la trincea. 
Un sorriso nacque spontaneo e crudele sulle sua labbra prima di iniziare le ricerche febbrili del proprio fratello tra i vari uomini,ma non vi erano sue tracce ne tra i corpi morti ne tanto meno tra quelli vivi. 
«Mikey!» gridai con quanta più voce avessi in corpo,sparando intanto ad un uomo che a sua volta stava puntando la propria arma contro di me. 
E poi la vidi,per puro e fottuto caso,vidi tutta la scena. 
Suo fratello che prendeva un lungo respiro,di incoraggiamento forse,suo fratello che si gettava in una corsa folle con il fucile rigorosamente puntato verso terra,suo fratello colpito in pieno petto da un proiettile stavolta sparato con il solo intento di uccidere proprio lui,suo fratello che come un burattino a cui avevano appena tagliato i fili cadeva a terra inciampando sulle sue stesse lunghe gambe.
Poi tutto divenne confuso,una successione indistinta di dolore e urla in cui delle mani lo spingevano verso la trincea,Raymond piegato su suo fratello tentò un estremo ultimo soccorso per vedere poi il giovane riccioluto abbandonare distrutto l’impresa rendendosi conto che stavolta tutto era realmente perduto,Bob pronunciò una sequela di parole al suo orecchio,forse gliele urlò,ma non riuscì a dar loro un senso,Frank che esercitando una pressione violenta con le braccia diresse il mio busto indietro non riuscendo però a muovere di lì le mie gambe paralizzate e poi mio fratello che non si muoveva più. 
Mio fratello che non era morto perché lui semplicemente non può morire. 
«Prendete me,lasciate Mikey!» gridava ossessivamente sentendo Bob piangere dietro di lui,proprio il suo robusto amico che mai aveva mostrato cenni di debolezza in tanti anni di amicizia ora piangeva per suo fratello e segretamente questo lo commosse a sua volta.
Un altro colpo giunse al capo di Mikey e finalmente qualcuno ebbe la lucidità necessaria per recuperare il cadavere,forse fu Ray a farlo ma non lo ricordo con esattezza. 
Il volto macchiato di sangue così come il petto,gli occhiali scheggiati,lo sguardo rivolto al cenno e un sinistro accenno di sorriso,una smorfia quasi.
Ma suo fratello stava fingendo perché lui non era morto!
«Micheal!» urlai soltanto allo stremo delle forze lasciandomi andare ad un pianto isterico. 
Erano undici mesi che non lo facevo più e mi sentivo così debole nel farlo,proprio io che odiavo sentirmi debole. 
Un altro singhiozzo strozzato e una carezza sfuggente al volto macchiato del proprio amato fratello,lasciato accanto a lui in quell’angusta trincea in cui non ricordava neanche d’essere tornato. 
Non aveva saputo difenderlo neanche quella volta. 
Mamma,sono un pessimo figlio.
 
Never coming home 
Never coming home 
Could I? Should I? 
And all the wounds that are ever gonna scar me..








 
Sono una stronza,ci ho messo così tanto tempo per postare un capitolo che so già mi farà odiare da tutte voi ma era arrivato il momento.
Ho voluto raccontare tramite questa breve fan fiction ciò che quella meravigliosa canzone che è "The Ghost Of You" mi ha lasciato,una sensazione di struggente dolcezza che ho cercato di imprimere in ogni singola parola e che spero a voi in qualche modo sia arrivata.
Non è l'ultimo capitolo questo,state tranquille ragazze! ;)
Alcune precisazioni:
. Il titolo è una citazione di "Vox Populi" dei 30 Seconds To Mars,canzone che ovviamente vi consiglio di ascoltare
. L'ultima frase del capitolo è liberamente ispirata dalla canzone "Mama" come era stato anche nel capitolo precedente
. La citazione finale si ricollega al titolo della long stessa e all'ultimo accenno sul volto di Mikey prima di morire

Ora posso dileguarmi,alla prossima settima e grazie a tutte come sempre! <3

 
  
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