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Autore: Kiary92    23/02/2012    1 recensioni
Questa storia non l'ho scritta io, ma ho avuto il consenso di postarla.
***
La luna illuminava il cielo, facendo luccicare sia la pistola modello Beretta nella destra che la katana che teneva nella sinistra, sporca di sangue.
Il demone gracchiò - Non uccidermi. Ti darò tutto ciò che vorrai -
- Buffo.... - commentò l’altro - Voi demoni vi sforzate di parlare solo quando non avete più scampo -
Visto che la tattica della corruzione non aveva funzionato, il rospone passò alle minacce - Io servo un padrone molto più potente di .... -
- Dicono tutti così. - sbuffò il ragazzo, mentre due spari interrompevano il monologo del mostro.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo entrò in macchina e partì, ringraziando il cielo che a quell’ora il raccordo anulare fosse praticamente deserto. Imboccò la strada che portava a Nord e scollegò il cervello, lasciando che fossero i suoi riflessi ad avvertirlo in caso di pericolo. Arrivò a Verona in meno di quattro ore, battendo qualsiasi record. Parcheggiò l’ auto e si diresse a piedi verso il centro. Gli piaceva la città di notte, senza torme di turisti che incasinavano le vie, bloccandosi nei punti più stretti per fare fotografie. Imboccò una delle stradine che si snodavano dietro l’Arena, arrivando velocemente a una porta in apparenza normale. Suonò il campanello.
- Chi è?- chiese la voce preregistrata.
- L’ ombra che caccia le ombre - rispose, e la porta si aprì con un leggero scatto.
Entrò trovandosi davanti un’ altra porta. Bussò. Uno spioncino si apri e due occhi lo fissarono.
- Parola d’ ordine?- chiese il guardiano, ostile.
- Apri, idiota!- esclamò il ragazzo, a tono.
L’uomo ridacchiò - Bentornato, Hunter - disse aprendo la porta.
Senza dire una parola si infilò nell’ascensore e scese nel sotterraneo. Uscito si ritrovò in un vasto ambiente pieno di gente. Alcuni lo salutarono, altri lo ignorarono e altri ancora lo insultarono. Ignorò tutti e si diresse verso la porta con su scritto Direttore. La segretaria lì a fianco si stava limando le unghie e non si accorse subito di lui.
- Ciao - esclamò, abbandonando la lima non appena lo vide. Aveva circa trent’ anni, con lunghi capelli neri e occhi scuri.
- Cosa ti porta da queste parti?-
- Affari - rispose il moro, togliendosi gli occhiali.
Lei lo guardò con aria furba - Centri qualcosa col casino che è successo a Roma quattro ore fa?-
- Non so di cosa stai parlando - mentì candidamente.
Gli occhi della donna lampeggiarono - Meglio così. Sono dovute intervenire tre squadre, dei testimoni avevano visto il demone, le telecamere fortunatamente non hanno registrato niente, ma il marmo era pieno di crepe.... -
- Una vera disgrazia - commento l’ altro, cercando di distrarla - Il Capo è libero?-
 - Sì, ti sta aspettando - Hunter le rivolse un cenno - Grazie, ci vediamo -
 Aprì la porta ed entrò.
Il locale era modesto, considerando che era l’ ufficio privato di uno degli uomini più importanti della Pianura Padana. Mobili semplici, tappezzeria elegante ma sobria. A contrastare con tutto questo c’ era la scrivania di legno d’ ebano laccato, un vero capolavoro che si diceva fosse appartenuta il primo direttore della Sede a Verona. Se la voce era vera la scrivania risaliva al 1700 circa, e non era stata spostata da allora.
Il Capo, com’era affettuosamente chiamato dai sottoposti, era un uomo piccolo sulla tarda cinquantina, coi capelli grigi e molte più rughe di quanto l’ età richiedesse. Indossava un completo giacca e cravatta grigio, intonato con gli occhi spenti di chi ha visto troppo e non riesce a dimenticare. Lo accolse con un sorriso - Benvenuto, P.... -
- Hunter, finché sono qui, Capo - lo interruppe il ragazzo, ben sapendo che i muri avevano le orecchie, gli occhi e forse anche una bocca.
- Ma certo - assentì l’uomo - Cos’hai per me?- Hunter gli passo il taccuino elettronico. - Demone di classe A, eh? Non hai perso lo smalto. -
I demoni venivano classificati in sei classi di pericolosità. Le classi A, B e C erano i demoni che potevano essere gestiti da normali Agenti, anche se i classe A erano molto pericolosi e di solito servivano dei veterani del settore per tenerli a bada. Le classi gamma, beta e alpha richiedevano l’ intervento degli Agenti Speciali, chiamati Doppio Zero.
Il Capo controllò alcuni dati, poi disse - Il pagamento verrà effettuato al solito conto. C’è altro che devi dirmi?-
- No - rispose Hunter.
L’ uomo lo fissò - Perché non torno alla Sede? Lo sai che abbiamo bisogno di te. -
Il ragazzo sospirò. Ogni volta che lo incontrava, il Capo gli faceva quella domanda.
- Lo sa il perché - rispose, forse per la millesima volta.
- Già, lo so -
Un breve silenzio si allargò tra i due, e il ragazzo fece per alzarsi - Se non c’è altro, Capo.... -
Il direttore si riscosse - A dire il vero qualcosa c’è. Mi serve il tuo aiuto per un caso molto particolare. -
- Mi dica -
- C’è un agente che vuole raggiungere il grado di Doppio Zero. E’ abile, ma inesperto. Vorrei che lo aiutassi a farsi le ossa. -
- Non ci sono degli addestratori specializzati per questo?-
- Si, ma sono tutti occupati. E poi, perché usare un addestratore quando si può avere un vero Agente Doppio Zero a portata?-
- Ex Doppio Zero. - lo corresse Hunter.
Il Capo sorrise - Non fa differenza. Sei il migliore -
Il ragazzo ignorò il complimento. - Qual è il vero motivo?-
Il direttore sospirò - Sempre acuto e sospettoso, eh? Ti dirò la verità. L’ Agente è superiore alle capacità degli addestratori. Non sono in grado di insegnargli nulla. Ha raggiunto il massimo punteggio all’ esame della Sede Centrale -
Quest’informazione risvegliò l’ interesse del moro. - Ma perché io?-
- Perché solo tu possiedi delle capacità paragonabili alle sue. Te lo chiedo come favore personale -
Hunter capì di essere fregato. Non poteva dire di no al Capo, aveva fatto tanto per lui e anche adesso che non lavoravano insieme lo trattava da amico e gli lasciava una porta aperta nel caso volesse tornare.
Sconfitto, annuì - Solo perché è lei, Capo. Devo prendere l’ Agente da qualche parte o pensate voi a mandarlo a casa mia?-
- Pensiamo noi a tutto. Ora è meglio che vai a casa. E grazie -
- E’ sempre un piacere -
  
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