Hot'n Cold
Il sole a Suna non le è mai sembrato così spento.
Matsuri tortura nervosamente un consumato angolo del bianco
lenzuolo, mentre con sguardo corrucciato fissa l’ombra del proprio corpo sul
letto. Fino a quel momento è rimasta immersa nel chiassoso silenzio dei suoi
pensieri, ma distrattamente si lascia sfuggire un sospiro.
“Qualcosa ti turba, Matsuri-chan?”
Attento come sempre ad ogni movimento della ragazza, Gaara
apre gli occhi cerchiati da nere occhiaie, spostando il suo sguardo sulla
giovane.
“N-no Gaara-san. Grazie.”
E se qualche anno prima le sarebbe bastato il suono della
voce del suo vecchio sensei a gettarla nel panico da cotta adolescenziale,
adesso la ragazza ha acquisito un certo autocontrollo. Si riserva di arrossire
pesantemente solo alla visione del corpo di Gaara-san, bianco come non mai,
coperto malamente da un lenzuolo. Solo
dal lenzuolo.
“I-io – cerca di recuperare lucidità distogliendo lo sguardo
da quel corpo color del latte – Io sono preoccupata per Temari-san, ecco.”
Quando Gaara si mette a sedere nel grande letto disfatto
della camera del kazekage non può fare a meno di notare lo sguardo fisso e
vacuo della ragazza, e le guance vivacemente colorate. Pensa, a ragione, che
rivestirsi sia una saggia decisione.
“Ci sono problemi con la gestione della squadra di
Temari-san?” Chiede allora Gaara, allacciandosi il kimono.
“Non sono esattamente questi i problemi di Temari-san… -
finalmente Matsuri riesce a guardarlo negli occhi – P-penso che ti ricorderai
di Shikamaru Nara, il ninja di Konoha di cui Temari-san, insomma… – Oramai Matsuri
ha preso il filo del discorso, e nemmeno lo sguardo perplesso di Gaara la
blocca – ieri è arrivata… questa”.
Con un gesto stranamente risoluto Matsuri si avvicina al
giovane kazekage, porgendogli un biglietto finemente decorato.
“Penso che questo potrebbe essere un problema.”
A Gaara basta poco per comprendere la natura del biglietto
che la ragazza gli ha appena consegnato; una partecipazione ad un matrimonio.
Il matrimonio di Shikamaru Nara e Ino Yamanaka.
“Mh.. – lo sguardo si sposta su quello concitato di Matsuri –
sì, potrebbe essere un problema.” Posa tranquillamente il biglietto sul tavolo
il giovane, dirigendosi verso l’armadio dove conserva la veste da kage.
“E quindi…? Gaara-san, cosa possiamo fare?”
“Possiamo fare?” Lo sguardo del giovane di Suna si fa
confuso
“Oh. – e Matsuri arrossisce violentemente, portando una mano
alla bocca – Cosa puoi fare Gaara-san, ovviamente io non volevo interferire e..”
“I miei dubbi non erano sul noi, Matsuri-chan – e il suo
sguardo di ghiaccio scivola sul viso porpora della giovane – mi riferivo alla
possibilità di interferire nella vita di Temari-san. Penso che possa riuscire a
gestire egregiamente la situazione da sola.”
“Ma Gaara-san – e gli si fa vicino, molto vicino – noi dobbiamo
aiutarla. Per una donna una cosa del genere è terribile. E Temari-san mi ha
aiutata così tanto quando io…”
Come tipico del suo carattere, Matsuri ha quasi confessato
apertamente al kazekage che, anni prima,
proprio Temari-san l’ha aiutata ad avvicinarsi, timidamente, a lui.
“Quando tu...?” Ora Gaara la guarda vagamente divertito; quel
suo tentativo di celargli la verità anche dopo anni – nonostante lui la conosca
perfettamente - l’ha sempre incuriosito.
“Niente, niente – Matsuri scoppia in una risata nervosa,
scompigliandosi i capelli nervosamente – beh, infondo Temari-san può cavarsela
da sola, no? Non penso sia il caso di intervenire dopotutto. Hai ragione
Gaara-san, faremmo meglio a starcene qui e a dimenticare tutta questa storia
che davvero non è altro che una sciocchezza e…”
Oh sì, Matsuri ha decisamente perso la testa al solo
pensiero di quanto Temari-san potrebbe arrabbiarsi vedendo invasa la sua vita
privata e di cosa potrebbe raccontare a Gaara-san del periodo in cui lei, da
brava ragazzina innamorata, passava le sue giornate a sproloquiare su di lui.
Avrebbe continuato a per qualche decina di minuti il suo imbarazzato
monologo su quanto fosse inutile cercare di aiutare la sorella del kazekage, se
proprio lui non le avesse posato la mano fredda sulla guancia accaldata dall’agitazione.
È sempre stato così fra loro. Lei è il fuoco, sempre acceso e guizzante. Di
fuoco si accendono le guance di Matsuri, e solo Gaara sa spegnere quel piccolo
incendio, ponendo semplicemente la sua pelle, il suo corpo a contatto con
quello della giovane donna.
“Grazie Gaara-san.” Il freddo della mano del kazekage pare aver
placato ogni bollente preoccupazione. Matsuri accarezza con le dita affusolate
il kanji impresso sulla fronte dell’uomo, tracciandone il contorno.
“Grazie a te, Matsuri-chan.”
Non hanno bisogno di parole, non hanno bisogno di gesti
esagerati. Un unico e semplice contatto
racchiude in se milioni di frasi, centinaia di manifestazioni d’amore.
Il sole a Suna non le è mai sembrato così splendente.