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Autore: SusanTheGentle    23/02/2012    3 recensioni
Bill, Tom, Georg, Gustav e Maddy sono cinque ragazzi normalissimi, Vivono a Magdeburg, una città ordinaria sotto ogni aspetto. Hanno i loro amici, i piccoli problemi quotidiani quali la scuola, l'amore. Hanno i loro sogni...E se questi sogni si trasformassero in un incubo? Se loro, così come potremmo essere tutti noi, un giorno venissimo a conoscenza di strani e spaventosi avvenimenti che minacciano la nostra vita, la nostra casa e le persone che amiamo di più? Che cosa faresti per salvarli, sapendo che solo tu hai il potere di farlo?
Dalla scleta di una persona può dipendere il destino del mondo. E loro decisero di cambiare il destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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By UsagiTsukino010

Capitolo 6:

Solquest, lo Zentyre


Si trovavano nel salone del Municipio. Le pareti erano coperte di pannelli di legno scuro, e sulle pareti facevano bella mostra di sé ritratti di personaggi importanti nella storia e c’erano anche delle belle statue. Ma su tutto dominava la mostra d’antiquariato: telai e filatoi in legno, quadri, grandi e piccoli, dentro cornici finemente ricamate, tricicli di legno, carrozzine altissime, culle, trottole, cavalli a dondolo e una magnifica altalena. C’erano antichi strumenti musicali, come un’organetto, carillon riccamente intagliati, un meraviglioso pianoforte a coda, un’altissima arpa, un liuto, una fisarmonica e una collezione di strumenti a fiato e ad archi. E poi c’erano altri giocattoli, giocattoli di uno splendore da lasciare senza fiato chiunque.
Le bambole erano raggruppate esattamente al centro della sala. Ognuna era sistemata, in piedi o seduta, su un piedistallo ricoperto di velluto nero. Erano disposte in cerchi concentrici, ad altezze diverse, ed erano illuminate da faretti. Molti piedistalli erano vuoti e  Tom e Bill ebbero l’impressione che fosse esposta solo una metà della collezione. Quelle bambole, esattamente come quelle che tenevano in mano, avevano qualcosa di strano. Di strano e straordinariamente vivo. Infatti, l’apparente silenzio del salone era disturbato da un brusio crescente, come se le bambole bisbigliassero tra loro. Rumore che si spense immediatamente alla comparsa dell’uomo dei grandi magazzini.
“Belle, non trovate?” chiese, come se i due ragazzi fossero venuti per visitare la mostra ed egli gli stesse mostrando con orgoglio i suoi tesori.
Bill e Tom guardarono più attentamente le bambole, e notarono anche un’altra cosa. I piccoli volti che li osservavano dai piedistalli non erano freddi e impassibili come le loro. Negli occhi, fissi sui due ragazzi, avevano un’espressione sofferente, angosciata. Una cascata di emozioni che i due gemelli comprendevano perfettamente: terrore, disperazione.
All’improvviso, dal pavimento si levò un fruscio e Bill e Tom provarono il desiderio di fuggire e gridare. C’erano altre bambole che li osservavano, radunate attorno all’uomo, e gli rivolgevano sorrisi compiaciuti e maligni che destarono nei due gemelli un enorme repulsione. Le bambole che circondavano l’uomo li fissarono un istante, poi scoppiarono a ridere: risate gorgoglianti, più simili al rumore di un sasso gettato in uno stagno putrido. E allora Bill e Tom capirono, o credettero di capire. Sembravano bambole, ma in realtà erano vive, fatte di carne e di sangue.
“Bentornato, mio Zaninone” disse l’uomo alla bambola di Tom, prendendogliela dalle mani. Il ragazzo non si era neppure accorto che quel tipo si era avvicinato, tanto era il suo stupore per la scena che gli si era presentata davanti.
Bill invece aveva fatto istintivamente un passo indietro, ma l’omone aveva preso anche la sua di bambola, per poi posarle tutte e due sul pavimento accanto alle altre. Poi tornò a guadare i due ragazzi.
“Permettete che mi presenti. Il mio nome è Solquest, il grande Zentyre. Non badate a questo ributtante travestimento”. Indicò la propria pancia come se fosse una parte spregevole ma indispensabile della sua persona. "Forse è opportuno che cambi il mio aspetto".
Fece un gesto flessuoso con la mano, passandosela davanti al viso una, due, tre volte, e questo comincio a cambiare. L’immagine del grassone cominciò lievemente a incresparsi come riflessa in una pozza d’acqua. Si alzò un forte vento, che portò odore di mare e alghe, e sotto gli occhi increduli dei due ragazzi, apparve un uomo alto e snello, avvolto in un lungo e pesante mantello nero con cappuccio. Aveva pelle chiarissima, liscia come velluto, i capelli e la barba lungi, neri e lustri come penne di corvo. I suoi occhi, freddi e scintillanti come un lago ghiacciato, erano quasi bianchi, e parevano trapassare cose e persone e vedere tutto, anche le cose più piccole e remote La sua voce era ipnotica, come se non si potesse fare a meno di ascoltarla e di obbedire ai suoi comandi.
Bill lo guardava a occhi sbarrati e per un istante la paura lasciò il posto alla curiosità. “Conosco le tue leggende. Ho letto molte storie su di te, ma…non credevo realmente alla tua esistenza”
Solquest fece una smorfia che avrebbe dovuto essere un sorriso. “Tu sai molte cose, ragazzo mio. Sei intelligente”
Per un istante tormentoso, Tom pensò che Bill stesse per rispondergli a tono. Ma già l’uomo non badava più a lui. Con un ampio gesto del braccio indicò l’esposizione di bambole.
“Basta con le sciocchezze. Qui, nella vostra bella Magdeburg sono conosciuto come il signor Faust. Herman Faust. Non è stata una bella trovata? Oh, io penso di si. Chi potrebbe sospettare di me e del mio travestimento?”
Dalle bambole ai suoi piedi giunsero dei rivoltanti risolini di approvazione e i loro occhi lo fissarono adoranti e luminosi.
“Quelle chi sono?” chiese Bill senza potersi fermare, indicando le bambole.
“Loro, dici? Zaninoni. I miei fedeli servi. Voi conoscete gli Zaninoni?” chiese Solquest rivolto a entrambi i gemelli. Loro non risposero, ma lo stregone sapeva già la risposta.
“Tu no, non te lo ricordi anche se potresti aver letto qualcosa a proposito” disse rivolto a Tom, che non replicò. “Ma tu si, invece. Dico bene?”
Bill gli rimandò uno sguardo a metà tra l’impaurito e il determinato. “Sono creature delle tenebre. I servi prediletti di ogni Zentyre. Se non sbaglio, ne ha a disposizione un centinaio e sono indispensabili per la sua sopravvivenza. Si dice che siano talmente brutti, talmente spaventosi che se si specchiassero in una pozza d’acqua, il loro riflesso griderebbe di terrore. Ma per quanto brutti sono anche molto furbi. Possono assumere diverse forme, infestare i sogni delle persone tramutandoli in incubi. Possono diventare tutto ciò che lo Zentyre che servono desidera. Scavalcare d’un balzo le montagne, correre più veloce del vento. E finchè ci saranno Zentyre , ci saranno Zaninoni, pronti a servirlo”
Tom guardava suo fretello allibito. Dove le aveva tirate fuori tutte quelle cose?
Solquest sembrò compiaciuto e rise battendo le mani.
“Mi congratulo, ragazzo. Ne sai più tu su di loro che gli Zaninoni stessi. Ma ad ogni modo, sono venuto qui con uno scopo ben preciso. Uno scopo che conoscerete a tempo debito. Per attirare le prede occorre un’esca. Non è vero, miei cari?”
Le creature simili a bambole gorgogliarono il loro assenso. Solquest continuò.
“E quale esca migliore di una sala piena di giocattoli e oggetti di ogni svariato tipo, che possano accontentare le esigenze di tutti? Oh, si, ha funzionato bene. Benissimo! Sono arrivati di corsa a vedere la mia esposizione, e io ho scelto quelli che mi servivano”
Indicò il centro della sala e le bambole sui piedistalli chinarono la testa.
“Altre cinquanta e sarò a posto” disse a bassa voce, più a se stesso che a loro. “Non è stato difficile”. All’improvviso allungò una mano e afferrò Bill per il collo. Al suo tocco, il ragazzo si sentì percorrere la schiena da un brivido. Sentì le fredde dita della morte su di lui, che facevano una lieve pressione sulla pelle.
“Non avvicinarti a mio fratello, bastardo!” esplose Tom, lanciandosi verso l’uomo.
“Come osi rivolgerti in questo modo a me!” esclamò Solquest. Alzò la mano libera e un’ondata di aria gelida investì Tom in pieno, lasciandolo senza fiato e scaraventandolo sul pavimento, facendolo scivolare per alcuni metri.
Come se non fosse stato interrotto, Solquest riprese il suo discorso.
“Pensavo di non fare alcuna fatica a mettere in atto i miei piani. Tutto sembrava filare liscio… Ma tu, Bill! Tu non sei venuto qui di corsa. Tu hai cercato di rovinare il mio grande piano. E pensare che voi gemelli siete proprio il pezzo forte della collezione…” Solquest si voltò a guardare Tom, che era di nuovo in piedi, immobile, pochi passi dietro il fratello. Poi si volse di nuovo verso Bill.
“Perché non volevi venire? Che magia possiedi, per sfidare il volere di Solquest?”
Bill si divincolò, liberandosi e si massaggiò il collo, nonostante non sentisse dolore.
“Mio padre chiamerà la polizia e la farà arrestare”. Parlò col suo tono più altezzoso e Tom si sentì vagamente rincuorato, anche se dietro quelle parole di sfida si avvertiva la paura. Gli zaninoni scoppiarono a ridere.
Solquest sorrise e il liscio viso perfetto venne intaccato da lievi rughe. “Hai ragione, mio caro”.
Alzò lo sguardo e fissò un punto alle loro spalle, uno sguardo che trapassava i muri di pietra dell’edificio. “Già, adesso vedo la polizia che vi cerca. Oh, già! Vedo vostro padre. Pover’uomo. Oh, come piange”.
I due fratelli si strinsero l’uno vicino all’altro, cercando di mantenere un’espressione sicura, ben sapendo che sarebbe stato inutile provare a ingannare lo Zentyre.
“Ma tanta agitazione non sarebbe stata necessaria se foste accorsi al mio primo richiamo”. Indicò le bambole sui piedistalli. “E’ stato facile catturare loro” disse con voce sprezzante. “Troppo facile. Ma catturare voi due e i vostri amichetti, Bill, non è stato facile affatto. Perché ti sei apposto al mio richiamo?”. Di nuovo le sue dita si serrarono su di lui, ma stavolta attorno a un braccio.
Bill cercò di ritirarsi, ma non aprì bocca.
Solquest si voltò verso Tom. “E tu! Ho visto la tua faccia trasformata dall’eccitazione. La tua ira traeva vigore dalla mia energia. Non ti ha meravigliato il potere della tua collera, quando hai colpito tuo fratello? Si, mio caro Tom, l’hai colpito con la forza di Solquest lo Zentyre”.
“Come lo sai?” chiese Tom quasi senza voce.
“Io so tutto quello che accade quaggiù. Perché Magdeburg è la mia città”
Tom si ricordò i sentimenti di quella mattina. Prima l’euforia per la mostra e poi l’ira che era esplosa in lui quando Bill aveva rifiutato di andarci. Si ricordò il terrore provato nella grotta di Babbo Natale e la sensazione di essere solo, sperso in mezzo alla folla. Gli sembrava che da allora fosse trascorso un tempo incommensurabile.
Di nuovo Solquest si voltò verso Bill e scosse impaziente la testa. “Ma non importa. Non sei riuscito a resistermi a lungo. Ti ho chiamato di nuovo e non avevi speranze di sfuggirmi, una volta che il mio incantesimo avesse fatto presa su di te”
Guardò uno alla volta i due fratelli e il suo sguardo si incupì. “Per un breve istante ho creduto che anche tu, Tom, ti opponessi al mio volere, ma evidentemente il tuo potere non è ancora forte come quello di tuo fratello gemello. Ho sempre avuto timore delle persone come voi. Esseri umani dall’aspetto identico…Avete un legame molto forte, ma non è niente che io non possa spezzare” Sorrise di nuovo, il volto non più adombrato da quel velo di leggero timore. “Quelle che avete sentito su di me erano soltanto stupide storie. Niente a confronto della vera magia zentyre. Guardate!”
Schioccò le dita. A Tom e a Bill venne  in mente il crepitio di un ramo  secco che si spezza. Davanti a loro comparve una vasca colma di un liquido misterioso. Il liquido cominciò a ribollire e dalla sua superficie si levò una foschia che si estese fra loro e Solquest. E attraverso quella cortina nebbiosa gli sembrò di scorgere per un istante fulmineo il riflesso di un mostro; non l’uomo giovane e flessuoso che era davanti a loro, ma la figura come di una mummia, la pelle avvizzita e giallastra. Ma un attimo dopo era scomparsa.
Le lunghe dita sottili dello zentyre tenevano sollevate le due bambole sopra la polla, che sibilava e gorgogliava, ed emetteva bagliori nella nebbia.
Tom e Bill ebbero la sensazione di sollevarsi dal suolo,là, in mezzo alla nebbia. Poi davanti a loro apparve un’isola. Videro lo zentyre che, vestito di una lunga tunica bianca, stava eretto a bordo di una immensa nave, che si muoveva e cambiava rotta ad ogni lieve gesto della mano di Solquest. Era sicuramente pilotata dalla magia. La nave attraversava la nebbia e approdava sulla riva del fiume Elba. Pareva conoscerlo palmo a palmo, le correnti  nascoste, i pericoli sommersi. Sul ponte scorrazzavano piccole creature grigie e marroni, coperte di peli ispidi. Come altezza sarebbero potuti arrivare al ginocchio di un ragazzo. Avevano braccia e gambe sottili e fragili come rami secchi. Mentre camminavano- dritti sulle zampe posteriori-ondeggiavano maldestramente. Gli occhi erano grandi, acquosi e cattivi, dalle iridi rossastre. Tenevano perennemente il muso in alto e, con il lungo naso appuntito, fiutavano continuamente il vento, come per scoprire eventuali pericoli per il loro padrone. Ma la loro parte più spaventose era la bocca, che esibiva solo due incisivi affilati come pugnali. Le creature parlavano coi toni rochi e gorgoglianti delle bambole ora sedute, come pazienti soldati, ai piedi di Solquest.
 “Avete già fatto la conoscenza dei miei Zaninoni” disse Solquest indicando, in mezzo alla nebbia, il ponte della nave. “Ecco come sono in realtà. Avevi ragione Bill, sono davvero spaventosi”
“No!” ansimò Tom. “Non ho mai visto niente di così terribile in vita mia”
Solquest scoppiò a ridere. “Vedrai di peggio, mio caro” assicurò. “Attenzione ai loro incisivi, comunque: stilano una bava avvelenata…” Soppesò le parole per vedere che effetto potevano fare sui due ragazzi. Un ghigno gli si aprì in faccia quando i fratelli cominciarono a correre verso l’uscita.
Le mani di Solquest attraversarono la nebbia e le bambole ai suoi piedi scattarono verso i gemelli. Le porte del municipio si sbarrarono, le finestre si sigillarono e ogni via d’uscita fu loro preclusa.
Tom e Bill arrivarono proprio in quell’attimo davanti al portone afferrandone la maniglia, ma troppo tardi.
“NO!” gridò Bill.
“Oh, cavolo!” fece Tom voltandosi.
Davanti a loro la porta era chiusa e dietro di loro, tante piccole creature pelose che presero a saettare contro i ragazzi una lingua lunga e sottile, simile a una frusta. Le bambole avevano ripreso il loro vero aspetto ed erano tornate ad essere Zaninoni.
Quelli si strinsero sempre più attorno ai ragazzi, tanto che Bill e Tom si ritrovarono schiena contro schiena.
“Non fargli capire che hai paura, Tom” gli disse Bill a bassa voce “Fa come ha fatto con tutti gli altri. Vuole dominarci con la paura”
In un batter d’occhio le creature svanirono e ricomparvero le bambole. Anche la visione dell’isola svanì, ma la nebbia li avvolgeva ancora. Anche correndo via era impossibile sottrarsi ad essa.
Solquest arrivò vicino a loro dal fondo della sala, scuotendo il capo con rammarico. Mentre camminava, la nebbia lo avvolgeva e investiva di nuovo Tom e Bill con la sua magia.
“E’ inutile, tanto non potete sfuggirmi”
Nelle profondità di quella bruma fredda e appiccicosa videro volti spaventati e in lacrime, e braccia tese nell’oscurità. Tom vide se stesso e Bill. E vide altre facce conosciute di compagni di scuola e ragazzi del quartiere. Tutti, ne era certo, erano al disotto dei diciotto anni. La nebbia s’infittì e le ombre scomparvero.
La voce profonda di Solquest si levò in un canto sommesso in una lingua a loro incomprensibile. Poi abbassò lentamente le due bambole- quella che era stata data a Tom, col vestito d’argento e i capelli biondi, e quella di Bill, col vestito verde e i capelli neri- fino a immergerle nella polla ribollente che era apparsa ai suoi piedi. Questa sibilò e gorgogliò freneticamente per un momento e poi divenne immobile come uno specchio. La nebbia cominciò a dissolversi, ma ancora per un po’, le bambole immerse nel liquido verde restarono invisibili. Poi, quando anche l’ultimo viluppo di nebbia svanì, qualcosa, o qualcuno, emerse dalla polla. Un velo d’acqua scorreva su una lunga chioma nera. Bill.
E in quello stesso istante Tom si accorse che Bill non era più al suo fianco. Suo fratello era scomparso e al suo posto c’era la bambola col vestito verde. Ma non aveva più l’espressione malvagia di sempre, aveva il volto inespressivo e immobile come quello di qualsiasi bambola.
Tom concentrò tutte le sue forze in un muta preghiera, chiamando suo fratello. “Bill!… Bill! Ti prego, rispondimi, Bill!” Ma Bill non rispose al suo richiamo.
“Come ti senti a non avere più il tuo fratellino vicino?” chiese Solquest, sorridendo. “Non vi rincontrerete mai più. Sarete divisi per sempre!”
Tom strinse i pugni. Sentì le lacrime affiorare. “No! Non voglio! Non è vero niente!”
Vide poi che un’altra figura stava emergendo dalla polla: prima i capelli biondi, lunghi a rasta, legati in una coda. Tom sentì il proprio corpo irrigidirsi, rattrappirsi, e avvertì un ronzio nelle orecchie, come se la pressione dell’aria stesse aumentando…e poi, di colpo, qualcuno urlò. Un urlo echeggiante di rabbia, un suono gutturale, di dolore. Tom avvertì qualcosa sotto le dita…Si voltò per guardare ma vide solo ombre. Non riusciva a tenere gli occhi aperti. Gli sembrò di volare attraverso un vortice, il vento gli fischiava nelle orecchie, e poi sbatté al suolo. Avvertì un dolore acuto alla nuca: aveva sbattuto per terra, sentiva la fredda erba schiacciata contro la guancia. Non sapeva dove si trovava.
Qualcuno cadde vicino a lui. Tom voleva aprire gli occhi, lo voleva con tutto il cuore, ma era stanco, e aveva sonno, un sonno tremendo. Li socchiuse per un secondo e si accorse che stava stringendo il polso di Bill.
Tom sorrise di sollievo, poi, di colpo, la testa gli ricadde all’indietro e si addormentò.

 
         
Ecco il sesto capitolo! Com’è? Recensite in tantissimi, mi raccomando! Non ho tanto tempo per soffermamri, quindi ringrazio subito:

 
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Grazie infinite e un bacio grande !
Susan <3                                        

   
 
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