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Autore: Vesa290    23/02/2012    2 recensioni
Un Uccellino è stato tradito dalle persone di cui si fidava...
L'Ordine è corrotto, i Templari sempre più potenti...
Tre Aquile del passato scenderanno dal cielo per aiutare l'Uccellino a librarsi in volo con loro...
Ma non sarà facile... Dovrà soffrire e combattere per poter divenire un giorno un'aquila lui stesso...!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXI

 

Desmond emise l'ennesimo gemito e scrollò la testa, quando la vista tentò di appannarglisi di nuovo. Il gesto ebbe il suo effetto, ma sapeva che non sarebbe durato a lungo, esattamente come le volte precedenti.
Si trovava sul Grande Raccordo Anulare in sella alla sua GSX nera e non poteva fare a meno di chiedersi perchè quel viaggio di ritorno sembrasse durare così tanto. La spalla gli doleva, aveva i visceri sottosopra per l'adrenalina che faticava ad essere smaltita e la testa iniziava a pulsargli, domandando riposo; ma certamente non poteva permetterselo mentre era alla guida, senza contare che era ormai sera inoltrata ed il traffico della capitale italiana cominciava a rendere difficile l'avanzata anche solo di una bicicletta a pedali.
F: *Uccellino, comincia ad essere parecchio affollato qui. Rischiamo di essere facili bersagli. Dividiamoci. Tu ed Aquila Maestra uscite alla prossima, io ed Aquila Bianca, vi raggiungiamo poi.* Risuonò la voce di Falco nell'auricolare che ancora era poggiato sul suo orecchio destro.
- Ci impiegheremo il doppio del tempo se entriamo in città...! - Lo contestò immediatamente, ma il silenzio che seguì non gli diede modo di far valere la sua posizione, perciò fece come gli fu detto.
Imboccò l'uscita per la Tuscolana, ben attento a non perdere di vista il suo compagno, che poco più avanti faceva strada. Una volta sulla grande via commerciale, si incanalarono nel traffico e si mossero pazientemente con le macchine, per evitare di infrangere qualche codice stradale ed essere notati.
"Che palle...!" Imprecò Desmond, sbuffando sonoramente dentro il casco.
A questo seguì uno sbadiglio e gli occhi si fecero stranamente pesanti, la visione si fece sfocata e la sua presa sul manubrio della moto più debole. Immagini della giornata iniziarono a passargli davanti, poi seguirono alcuni attimi di buio e poi una strana visione. Ebbe come la sensazione di aver attivato l'Occhio dell'Aquila, ma questo invece che semplicemente dare colori alterati a ciò che gli stava attorno, si acuizzò e si focalizzò diversi kilometri più avanti, mostrandogli un blocco di templari, posti vicino a un semaforo di un grande incrocio. Cosa ancora più strana, potè sentire da quella distanza inumana cosa si stavano dicendo.
- Il capo vuole che fermiamo qualsiasi moto di grossa cilindrata che passa, soprattutto se si muove in coppia con un'altra o con più di una. -
- Ce ne saranno a migliaia! -
- Ci vai te a lamentarti? -
- Fossi scemo... Eccone una. Controlliamo... Alt! - Ed un'Honda si fermo al segnale dei due templari vestiti da poliziotti, sicuramente.
A: * -ino! Uccellino!*
La voce di Altair gli rimbombò nella testa riportandolo alla realtà e solo allora si accorse che l'antenato lo aveva fatto fermare in doppia fila e lo teneva per un braccio con fermezza per sorreggere lui e la moto ancora rombante.
- Cosa...? - Domandò, incapace di intuire cosa fosse successo mentre... Sognava.
Un colpo sul casco e anche la Suzuki di Aquila Maestra tornò a tuonare, pronta per ripartire.
A: * Continuavi a sterzare da una parte all'altra. Fortunatamente predendoti il braccio e sospingendoti di lato ti sei fermato. Te la senti di ripartire? * Parlavano tramite la trasmittente, poichè il chiasso della città ed i caschi impedivano loro di sentirsi normalmente.
- Sì... Credo di sì. -
L'arabo annuì piano, probabilmente poco convinto di quella affermazione e, con dovizia di freccia, si riimmise sulla strada.
Proprio in quel momento ricominciò a piovere, anche più forte di quel pomeriggio, e lasciò immeditamente bagnati pedoni e motociclisti, i due assassini compresi. Ciò rallentò ulteriormente il traffico, che già sembrava immobile a causa di qualcosa poco più avanti. A spiegare la situazione venne la voce di Falco.
F: * I Templari stanno controllando le porte di Roma e pare ci siano diversi blocchi anche in città. Noi siamo fermi, voi come siete messi? *
A: * Lo stesso anche qui. *
- Quando vogliono fanno le cose in grande...! - Sentenziò l'americano con il solito tono cinico, ma una fitta alla testa lo zittì e un dejavù gli vorticò nella mente. Aveva già detto o pensato quelle parole. Aveva già vissuto quella situazione, ma dove?
F: * Uccellino ci vediamo al solito posto. *
"Ci vediamo al solito posto..."
Si ripetè lui, soppensando ogni singola parola.
Poi qualcosa scattò nel suo cervello: Frascati, la pioggia, il blocco stradale, il controllo e il solito posto. Il panico lo assalì e non potè evitare di renderlo evidente dalla sua voce, quando urlò nel microfono. - No! -
Altair fece scattare la testa di lato, sorpreso e perplesso. Desmond era immobile sulla moto, un piede a terra per sorreggerne il peso, teneva le mani ancorate al manubrio con una tale forza che tremavano per lo sforzo; poi si accorse, che non solo quella parte del corpo tremava, bensì l'intero fisico. Il torace si abbassava e alzava a scatti con respiri irregolari e pesanti, udibili addirittura attraverso l'auricolare e temette in un attacco di iperventilazione.
A: * Uccellino...? * Si ricordò di chiamarlo in codice, per quanto il suo primo pensiero fu quello di usare il diminuitivo Des, che spesso utilizzava in queste occasione di apprensione per il giovane.
- Non... Non... Falco, cambiamo luogo di incontro. Ho davvero un brutto presentimento. Io... Io questo l'ho già vissuto. -
F: * Parli del sogno? *
Annuì con la testa d'istinto, ricordandosi solo dopo alcuni secondi di silenzio che non tutti i suoi antenati erano lì a misurare le sue reazioni fisiche. - Sì. E se non vogliamo guai e gente estranea al Nido è... E' meglio cambiare programma. -
E: * Uccellino era solo un sogno...! * Cercò di tranquillizarlo Ezio, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Eppure quelle parole sortirono l'effetto contrario. Il ragazzo iniziò a scrollare la testa da un lato all'altro con veemenza. Non desiderava rivivere quei momenti, o meglio una parte di lui non lo desiderava, troppo dolere ne sarebbe seguito, troppi litigi, troppe incomprensioni; ma d'altra parte desiderava rivedere quei due e dire loro che gli dispiaceva, che non lo aveva fatto apposta, che Giunone lo aveva manovrato. Ma gli avrebbere creduto? Si sarebbero fidati di lui come nel sogno? O forse era solo un'utopia?
Decise che era meglio non rischiare, sogno o premonizione che fosse, il potere della Mela non andava sottovalutato. Se anche ci fosse stata la più piccola possibilità che quegli avvenimenti accadessero davvero, era meglio non tentare la sorte.
- Falco tu hai detto che per evitare che il sogno divenisse realtà, bastava cambiare il corso degli eventi, giusto? E' per questo che siamo andati in missione assieme, no? -
F: * Non proprio, ma ti ascolto. *
- Quando hai spiegato il piano, ho avuto un brutto presentimento, ma nulla di più. Adesso però è peggio. Io so che accaddrà qualcosa di spiacevole se non ci muoviamo di conseguenza. Mi hai insegnato tu che è meglio pensare a un secondo piano qualora il primo presenti dei margini di errore, no? Bè, questo è il caso. Ti prego, fidati di me...! - E per la stanchezza e l'ansia suonò come una vera e propria supplica.
Seguirono minuti di cerimonioso silenzio.
Desmond sapeva che quando accadeva ciò dopo un suo discorso era perchè Altair si trovava d'accordo con lui, ma orgogliosamente taceva, Ezio cercava di anticipare i pro e i contro in un cambio di strategia e Falco... Poteva solo attendere il suo verdetto, poichè mai era stato nella sua mente e riusciva solo minimamente ad intuire a cosa stesse pensando.
F: * Mi fido, Uccellino. * Parlò, infine, e il tono era placido, quasi caldo. * Evitate i blocchi. Dormite lontani dal Nido e dal punto di ritrovo, ci aggiorniamo domattina. Spegnete gli auricolari, sicuramente ci stanno già localizzando. Noi faremo lo stesso. * E detto ciò la chiamata terminò.
Subito il ragazzo si tolse il casco e premette il bottone per mettere off-line l'apparecchio, ciò bastò a bagnarlo completamente anche in testa, si rimise la protezione e si voltò verso Altair, che con un cenno gli disse di seguirlo, mentre imboccava una via secondaria, stretta, dismessa e a senso unico. Affrontarono una curva ad angolo retto verso destra e poi similmente a sinistra, sbucando su di una parallela di Via Tuscolana; questa era molto meno traffica e sgombra da blocchi templari. L'antenato si accostò sul marciapiede sotto ad un balcone e si sfilò il casco, aspettando che Uccellino facesse lo stesso, poi indicando un gruppo di signore poco più avnati, che attendevano che spiovesse, disse - Chiedi loro l'albergo più vicino. -
Desmond, sbuffando, fece come gli era stato ordinato: si avvicinò alle donne, che chiacchieravano allegramente e domandò cortese - Perdonatemi, signore. Sapreste indicarmi la strada per l'hotel più vicino? - Quelle lo guardarono dubbiose e sospette, ma poi una di loro prese coraggio e si fece avanti, probabilmente impietosita dal suo aspetto sfiancato dalla lunga giornata.
- In questa zona non ce ne sono, ma se vi muovete verso il Quadraro, troverete un Hotel, proprio sulla strada, altrimenti uno più piccolo su una via interna. -
Ovviamente avrebbero scelto il secondo. No, troppo scontato, forse il primo. Avrebbe deciso Altair, si disse infine. - Il Quadraro? - Domandò per altre spiegazioni.
La signora annuì e proseguì - Qui all'angolo prenda a destra e prosegua finchè non si trova un parchetto sulla sinistra che fa da spartitraffico, vada a sinistra e percorra la strada fino in fondo. Alla fine, davanti a sè, dovrebbe trovarsi un mercato cittadino, chiuso ovviamente a quest'ora. L'Hotel più piccolino è sulla sinistra. Se no, se attraversa la Tuscola, trova l'altro. -
- La ringrazio infinitamente. Buona Giornata! - E con un educato cenno del capo se ne andò.
Arrivato alla moto fece per parlare, ma Altair si rinfilò il casco e agitando la mano gli annunciò che poteva fare strada lui questa volta. E così fu.

 Quella notte, quando Desmond aprì gli occhi e si ritrovò completamente immerso nel buio, seppe immediatamente che mancavano ancora diverse ore all'alba e che al contrario non ne aveva dormite più di un paio.
Facendo un respiro profondo alzò la testa dal cuscino e attivò l'Occhio dell'Aquila per poter vendere nell'oscurità e localizzare Altair, il qule se ne stava vicino alla porta accovacciato in silenzio, con l'orecchio teso per carpire i rumori provenienti dal corridoio. Questi, quando notò i movimenti del ragazzo mentre sgusciava fuori dalle coperte, diede due colpi a terra con l'indice e fece rotolare verso di lui un oggetto sferico che brillava di una lieve luce dorata.
Il ragazzo afferrò la Mela, ringraziando con un cenno del capo e si accostò anche lui all'entrata della camera.
- Inizi ad imparare Uccellino. - Lo canzonò, riferendosi al fatto che si fosse svegliato percependo da sè il pericolo.
- A stare con voi paranoici, qualcosa in testa mi è entrato, non credi? - Rispose a tono Desmond, chiudendosi lo zip della felpa, che aveva raccolto da terra, esattamente dove l'aveva lasciata prima di crollare sul letto.
- Il Cubo? -
- Con me. - E lo estrasse dalla tasca dell'indumento appena indossato, per poi rimetterlo a posto. A differenza della Mela, quel Frutto dell'Eden non brillava nè risuonava. Sembrava quasi morto, tranne che per qualche piccola palpitazione qua e là. - Quanti sono? -
- Una decina. -
- Assassini, quindi. -
- Cosa te lo fa pensare? -
- Innanzitutto è notte e i templari sono troppo pigri per mettersi a correre a quest'ora. E comunque sono troppo pochi per essere dell'Abstergo. Quindi sono Assassini. -
Altair non confutò la teoria, ma il suo silenzio era un assenso più che sufficiente.
Un rumore di passi, attutito dalla mouquet del corridoio, iniziò a farsi sempre più vicino e i due si scambiarono una sola occhiata, prima di alzarsi e mettersi in guardia. Seguì un leggero smanettamento della serratura, anche questo indizio che erano della Confraternità, poichè i Templari avrebbero semplicemente sfondato la porta o avrebbero minacciato il tipo della reception per avere la copia delle chiavi.
Desmond era in una posizione vantagiosa, dal lato del perno, ma la cosa non lo rese felice, poichè si sarebbe perso il meglio dell'azione. Dato però il mal di testa e la stanchezza che ancora si facevano sentire, si disse che era meglio lasciar fare al suo antenato il grosso del lavoro.
L'uscio si apri piano e una testa sbirciò all'interno, ma vide assai poco dell'arredamento perchè con un colpo preciso alla nuca venne mandato a terra; a quel punto l'entrata venne spalancata e fece brutalmente il suo ingresso il restante gruppo. Due vennero afferrati per il colletto da Altair che si sollevò e li scaraventò di peso contro il muro, afferrando poi subito loro la testa che sbattè violentemente contro la parete, per far perdere loro i sensi.
Uccellino nel frattempo cercava di giostrarsi gli altri, evitando di usare il potere della Mela, molto poco consigliato nella sua attuale forma fisica e psichica. Parò un destro e schivò un sinistro, ma uno sgambetto poco cortese lo mandò a terra; con uno scatto di reni calciò via l'avversario davanti a sè, tornò in piedi e colpì allo stomaco il nemico sulla destra con una torsione dei fianchi. Questo però permise all'assassino dietro di lui di afferrarlo e posizionargli le braccia attorno al collo in modo tale da bloccargli la testa e buona parte del corpo; privato dei movimenti più complessi, non potè far altro che incassare i colpi, che presto sopraggiunsero ad infierire contro il suo addome, e cercare di divincolarsi dalla morsa d'acciaio che iniziava a togliergli il respiro.
Nel frattempo Aquila Maestra aveva sistemato altri due uomini, utilizzando il mobilio della stanza come arma da offensiva, ma, appena vide il suo discepolo in difficoltà, accorse immeditamente e colpì con un pugno alla tempia l'uomo che lo immobilizzava, costringendolo per il dolore ad allentare la presa; a quel punto lo afferrò di peso e lo proiettò a terra, un altro colpo al plesso solare e lo lasciò inerme sul pavimento. Altri due nemici gli furono subito addosso, lasciando Desmond a giostarsi solo un paio di avversari, i quali vennero messi k.o. in poco tempo. Ma uno schiamazzo dal piano inferiore e dal corridoio avvertirono i due fuggitivi che erano arrivati i rinforzi.
Si scambiarono l'ennesima occhiata e il più anziano, messi a terra i suoi nemici scattò verso la finestra aperta e vi si lanciò fuori, seguito a ruota dal compagno. Sfortunatamente davanti a loro non trovarono nè il tetto di un palazzo più basso, nè un balcone agevole su cui aggrapparsi, ma solo finestre e brevi davanzali. Altair piantò subito i piedi sul muro dell'edificio e afferrò una di quelle sporgenze, ma Desmond, essendo nella traiettoria sbagliata, non trovò niente e fu costretto a rendersi intangibile con la Mela per fare irruzione oltre alla parete fin dentro l'appartamente corrispondente.
A quel punto sentì diversi spari provenire da fuori e un fruscio agile e lineare lo avvertì che l'antenato si era lasciato scivolare verso il basso per poter schivare i colpi dell'arma da fuoco.
"Teste di cazzo...!"
Imprecò muovendosi circospetto nella casa. Non doveva svegliare i proprietari per evitare che dessero l'allarme, poichè di ucciderli o far loro del male non se ne parlava proprio!
Avanzò quindi a passo felpato e, agevolato dall'Occhio dell'Aquila, riuscì a non colpire l'arredamento e a non far cadere niente che potesse far eccessivamente rumore; trovò così presto la porta di ingresso, che sbloccò e dai cui uscì, correndo poi a perdifiato giù per le scale. Dovette farsi cinque piani a piedi, poichè loro erano volati giù dal settimo, e una volta all'ingresso del palazzo, si nascose dietro ad un angolo ed osservò la situazione in strada, attraverso il portone in vetro e barre d'acciaio: Altair, probabilmente sapendo che sarebbe uscito da lì, vi si era piazzato davanti e stava fronteggiando da solo un nugolo di assassini.
Nonostante la mente cominciasse ad annebbiarsi per l'improvviso uso del Frutto e il corpo a cedere, Desmond decise di buttarsi nella mischia e spalleggiò nel miglior modo possibile il maestro, che gli rivolse solo una fugace occhiata per valutare le sue condioni, prima di tornare a porgere la sua attenzione ai nemici di fronte.
Il combattimento fu lungo e logorante, molti dei loro avversari era passati all'uso di piccole armi da taglio per sfinirli più velocemente, ed anche loro, di conseguenza, avevano estratto le lame celate, ben attenti ad usarle solo per deviare o parare i colpi e mai per infliggere ferite mortali; ma ovviamente, poichè poco esperto e sempre più stanco, Uccellino finì per ucciderne qualcuno involontariamente. Fortunatamente i suoi errori resero i movimenti dei loro avversari più incerti, dato che la paura di venir uccisi cominciò a farsi strada negli animi nemici. Notandolo immediatamente, Altair si portò schiena contro schiena con il ragazzo e gli sussurrò nella propria lingua - E' ora di un diversivo. -
Desmond intuì il piano e portò la mano in tasca, attivando la Mela. Prima un'onda d'urto allontanò gli assassini più vicino, mandandoli addosso a quelli più lontani, quindi creò una decina di copie di sè ed Aquila Maestra; a coppie gli orginali ed i falsi si sparpagliarono, imboccando chi le stradine più buie chi quelle più illuminate.
Uccellino sapeva che non poteva fornire troppo a lungo energia all'illusione, così si sbrigò a raggiungere la sua moto, che mise in moto dopo essersi infilato il casco, e partì.
Seguirono alcuni minuti di silenziosa marcia, finchè un rombo assordante dietro di loro, non li rese consci di essere inseguiti da due coppie di Honda CBR rosse e bianche.
"Che fantasia...!"
Si disse, prima di accelerare.
L'arabo, che fino a quel momento gli era stato dietro per guardargli le spalle, lo affiancò e con dei gesti della mano gli indicò di dividersi e sciogliere l'illusione della Mela.
Desmond annuì e allo svincolo successivo si separarono. Fece tornare il globo dorato dormiente, disattivò la vista speciale, poichè cominciava a dargli alla testa, e accese i fari della sua Suzuki, per vedere meglio la strada. Poi un piccolo lampo di genio gli fece invertire bruscamente il senso di marcia, mandandolo incontro ai suoi insueguitori, che all'ultimo accecò con gli abbaglianti.
Questi confusi e incapaci di mettere a fuoco, sterzarono e barcollarono sui loro mezzi, uno dei due si sbilanciò troppo e, incontrando una buca sul cemento, perse completamente l'equilibrio e finì a terra. L'altro senza pensarci due volte, riprese la corsa con una grande inversione ad U ed accelerò per stare subito dietro al suo bersaglio.
Desmond buttò un occhio alle sue spalle e prese velocità, passando in quarta. Lo stradone completamente in rettilineo e privo di traffico gli permise di prendere grande distanza, ma fu quando vide il suo avversario spingere al massimo sul pedale per recuperarlo, che frenò d'improvviso e allargò il braccio di lato con uno scatto, colpendo l'altro e mandandolo a terra. Sistemato anche lui, riprese il suo cammino.

 Attraversare la città alle quattro del mattino era una grande cosa. Non vi era praticamente anima viva in giro.
A patto che i quattro gatti ancora in strada non fossero tutti assassini della Confraternita o Templari dell'Ordine!
Uccellino si vide costretto, dopo solo un paio di quartieri, più o meno all'altezza del cimitero Verano, a fermarsi e a nascondersi all'interno del lugubre posto, scusandosi con le tombe per l'intrusione.
"Non è certo uno dei posti più felice per riposarsi e fare mente locale!" Si lamentò, mentre lasciava la moto tra i cespugli per renderla invisibile agli occhi dei guardiani del posto.
"Presto verranno a cercarmi anche qui. Quel bastardo di William deve essersela presa molto per aver perso, se ha mobilitato tanti assassini...!" Pensò mentre un ghigno gli attraversava il viso.
Troppo stanco per continuare a piedi o per pensare ad una strategia, si accucciò tra due grandi statue, tirandosi su il cappuccio e prendendosi un po' di riposo. Era sudato e la corsa in moto lo aveva freddato troppo, tanto che a star fermo venne scosso da forti brividi, che poco servirono a scaldarlo; decise perciò di riprendere a camminare, nonostante le proteste delle sue membra affaticate.
"Sia io che Altair abbiamo lasciato gli auricolari in camera e certamente anche se lo avessi con me, Falco non risponderebbe. Sicuramente i Templari ci intercetterebbero. Che palle...!"
Si massaggiò nervosamente la nuca e il ricordo di quel doloroso ago che più di una volta era penetarto nel suo midollo lo scosse nuovamente. Fu un attimo di debolezza e, dopo tanto tempo, le alluccinazioni da Effetto Osmosi tornarono violente davanti i suoi occhi. Un gruppo di Templari uscì dalle tombe come fossero morti viventi, e gli corsero incontro a spade sguainate; per riflesso si schermò il volto e questi lo attraversarono andando a scontrarsi con assassini romani del 1500. La testa iniziò a girargli e un forte senso di nausea lo attanagliò all'altezza dello stomaco, coinvolgendo anche il diaframma e costringendolo a piegarsi in avanti per cercare una posizione in cui respirare meglio; si costrinse a muoversi e si accostò ad una breve scalinata, che usò come panca per sedersi due minuti e riprendere fiato. Immagini mai viste di Altair anziano che posava la Mela a Masyaf, distrassero la sua ormai confusa mente, sovrapponendosi a quelle di Ezio sotto il Colosseo a Roma, e poi ancora l'Arabo nella sua giovinezza mentre studiava il Frutto ed il Fiorentino che assisteva impotente alla morte di suo Zio Mario. Scrollò il capo per cercare di fare ordine, imprecando e chiedendosi perchè sempre nelle peggiori occasioni lui dovesse avere di quei problemi. Un fischio acuto e persistente, come di un registratore rotto, gli perforò il timpano facendolo soffrire ancora di più. Cercò di tapparsi le orecchie, invano, e, prima che quel suono terminasse di torturarlo, perse i sensi, cadendo lentamente di fianco sui gradini di pietra.

 I due camminavano circospetti per quel luogo cupo e freddo, come solo la morte poteva essere. Essere in quel luogo non li allietava affatto, faceva loro ricordare la prematura scomparsa della compagna e la fuga del loro miglior assassino. Ancora ora si chiedevano cosa li avesse indotti ad aiutarlo, seppur in minima parte, a scappare dall'Abstergo. Forse l'amicizia che volente o nolente li legava? O solo le brutalità a cui lo avevano visto essere sottoposto?
C'era da dire che senza i due membri più valenti della squadra ora valevano quasi meno di zero, o meglio non erano trattati diversamente da qualsiasi altro assassino in quel momento. Un cane, a parere del londinese, era trattato con più rispetto! Costretti ad obbedire agli ordini dei Templari, quando invece avrebbero dovuti fronteggiarli. E non erano i soli a pensarla in questo modo, ma come tutti i loro colleghi era impotenti di fronte a tale realtà. Le alte gerarchie della Confraternita era state plagiate dalle belle parole di quegli scienziati pazzi e tutto ciò che avevano, segreti e manufatti, erano finiti nelle loro mani.
Ed ora eccoli lì a giocare al gatto e al topo con gli unici idioti che ancora cercavano di ribellarsi e di trovare una soluzione per liberare il mondo da quella piaga che erano i moderni crociati e Coloro-Che-Vennero-Prima.
Desmond e... I suoi amichetti, chiunque loro fossero.
- Dei pazzi...! - Sentenziò ad alta voce l'inglese, ignorando lo sguardo perplesso della compagna.
Eppure c'era un chè di ammirevole nella perseveranza di quel ragazzo.
William gli aveva detto che era una persona più unica che rara, e forse solo ora inizava a rendersene conto. Ma il tempo stava per scadere, la data della fine del mondo si stava avvicinando inesorabilmente e un gruppettino di ribelli non poteva fare granchè. Il mondo era proprio in una brutta situazione e questa strana unione tra due fazioni nemiche non lo stava aiutando di certo!
- Sta andando tutto a puttane...! - Constatò la ragazza al suo fianco.
- Deduzione brillante, Becca! Mi stupisce che tu ci sia arrivata dopo solo un mese! -
- Chiudi il becco, Shaun! -
- Vorrei farti notare che hai iniziato tu. -
- E chi è che parla da solo? Sentiamo! -
- Non parlavo, Rebecca. Pensavo. Ma queste sono sottigliezze che tu non puoi cogliere. -
- Maschilista e anche narcisista. Non credi di aver passato il limite? -
- Ha parlato la vegetariana che non ha riguardo per la vita delle piante. -
- Senti un po', tu... - Ma lasciò in sospeso la frase, poichè il suo sguardo si posò su qualcosa di veramente interessante, più di quella loro futile discussione.
Shaun anche, che fino a quel momento l'aveva guardata con occhi di sfida, volse la testa per carpire il motivo di tale benvoluto silenzio.
Un bagliore dorato, una felpa bianca che si accascia sui gradini di pietra e poi il buio.
Rebecca, fece qualche titubante passo in avanti e puntò la torcia sul corpo inerme e chiaramente sofferente.
- ... Desmond? -
I due si guardarono increduli, senza parlare, poi la ragazza si avvicinò al corpo privo di conoscienza e allungò una mano per toccarlo, per provare a sè stessa che ciò che aveva davanti era reale e non un sempliuce frutto della sua immaginazione. Ma venne bloccata dalla ferrea presa dell'amico.
- Che stai facendo? -
- Vedo se è vivo! - Rispose innocentemente.
- Becca, respira. Ovvio che è vivo! Ti sei scordato cosa ha fatto a Lucy? -
- Aveva detto che era stata la Mela...! -
- E secondo te quel bagliore di prima cos'era? Uno spettacolo pirotecnico? - Domando saracastico, deciso a non avvicinarsi ulteriormente.
- Piantala Shaun! Tu e il tuo sarcasmo del cavolo! Non sta bene, si vede da qui! Dobbiamo pur fare qualcosa! -
- Chiamiamo rinforzi e lo facciamo prelevare da loro. Non voglio ritrovarmi con un buco nello stomaco. -
- Codardo... - E detto ciò strattonò via la mano e si accostò al ragazzo, ancora a terra e ignaro della loro presenza.

 Proprio come neanche un'ora prima, qualcosa scattò nel cervello di Desmond. Un allarme, che lo avvertiva di un imminente pericolo. L'adrenalina fluì nuovamente nel sangue, accelerando le sue reazioni fisiche e dandogli nuovo energie. Si svegliò di soprassalto e, agendo d'istinto, afferrò saldamente il polso del suo aggressore, strappandogli un'esclamazione di sorpresa e dolore. A ciò seguì una voce più profonda e dall'accento più che riconoscibile.
- Rebecca! Lasciala, Desmond! -
Il ragazzo, sentendosi chiamare per nome, cercò di concentrarsi sul presente. Sbattè un paio di volte le palpebre e riuscì a mettere a fuoco chi aveva davanti: due persone. Una donna dai capelli mori, lunghi e scalettati fino alle spalle ed un uomo castano chiaro, quasi ramato, con degli occhiali squadrati con una semplice montatura nera. Solo dopo diversi altri secondi, si rese conto che stava tenendo l'articolazione della ragazza e mollò la presa.
- Cosa ci fate qui? -
- Noi ti cerchiamo e tu? - Domandò cinico Shaun, incrociando le braccia.
- Non dovresti dormire qui fuori. Fossero stati altri ti avrebbero preso di peso e portato via. -
- Uh-uh... - Articolò l'americano semplicemente, mentre a forza si tirava in piedi e si muoveva per andare a riprendersi la moto, purchè fosse ancora lì. - Ci siete solo voi? - Chiese, stupendosi di sè stesso e dell'approccio rilassato e quasi naturale con cui stava affrontando quella situazione, a suo dire, surreale.
- Per ora. Si può sapere dove stai andando? - Lo interrogò a sua volta il londinese e il tono della voce prese qualche nota in più. Che si stesse agitando?
- Via? - Propose, aggiungendo tra sè e sè "E senza di voi." Era già abbastanza pericoloso averli incontrati in un punto in cui la Mela non gli aveva mostrato, se poi si fosse fatto venire qualche strana nostalgia sarebbe davvero stato troppo. Meglio darsela a gambe, prima di combinare guai!
- E secondo te, noi permetteremo di andartene! - Lo pizzicò Rebecca, allungando il passo per stargli affianco.
- Lo avete già fatto. Cosa cambia una volta in più? -
- Desmond, credo tu non capisca la nostra situazione. - Gli fece notare l'ex-compagno.
- Come voi non capite la mia. Siamo pari. -
- Mica tanto se ora ti facciamo andare via. Cosa ci guadagnamo noi? -
Desmond scorse con la coda dell'occhio la sua Hayabusa, si voltò di scattò, estrasse la lama e ne poggiò il profilo sulla gola di Shaun, che si paralizzò sbarrando gli occhi, così come Rebecca, che esclamò preoccupata. - Desmond, ma che...?! -
- Ci guadagnate la vita. Credo sia chiaro chi sarebbe il vincitore in uno scontro, no? -
- Stai scherzando! -
- Non tentarmi, Rebecca. -
- O per lo meno sfidalo quando ce l'hai te una lama in gola! - Si alterò l'inglese, facendo scattare gli occhi da lei al suo presunto assalitore.
L'americana valutò la situazione in breve tempo e fece qualche passo indietro, per lasciare spazio a Desmond. Possibile che intedesse veramente fare loro del male nel caso ve ne fosse stato bisogno? Era possibile, anzi molto probabile. Bastava guardarlo per capirlo. Aveva l'aspetto di un predatore stanco e al limite delle sue energie e per questo anche più aggressivo nei confronti di eventuali avversari; i suoi occhi perdevano spesso concentrazione, ma vi si leggeva chiaramente la volontà di non tornare più in gabbia. I suoi movimenti anche dopo una giornata di combattimenti e fughe era rapidi e precisi. Un nemico da non affrontare in due, certamente. Soprattutto se poco esperti nel combattimento corpo a corpo come lei e Shaun. Loro erano più per l'azione strategica non per uno scontro logorante. Anche chiamare rinforzi sarebbe stato inutile: l'Osmosi con Ezio gli aveva insegnato l'arte della mimetizzazione e della fuga, sarebbe sparito prima dell'arrivo dei soccorsi.
Uccellino, che per tutto il tempo aveva tenuto d'occhio la ragazza e controllato l'altro con il semplice contatto del metallo, intuì che si erano arresi senza colpo ferire; retrasse perciò la lama e mise l'altra mano in tasca. - Mi spiace... Per tutto. - Disse infine con un fil di voce, a malapena udibile dai due.
- Desmond, aspet...! - Ma fu inutile un forte bagliore e un fracasso assordante li distrasse, costringedoli a chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie.
Quando tutto fu finito si ritrovarono soli, con la sola compagnia della fascio di luce della torcia che avevano con loro.
- Desmond... - Lo chiamò invano un'ultima volta Rebecca, fissando un punto impreciso davanti a sè.
- Starà bene. Andiamo. -
E i due uscirono dal cimitero in religioso silenzio.
 
°°°
Buona sera, miei poveri lettori (che presto vi arrenderete all'evidenza che la qui presente Vesa290 non è in grado di fare una cosa costantemente...!), come state?
Io ho passato un periodo del cavolo che perdura e perdurerà per un bel po'. Che scassa!!
Qui un altro capitolo, spero il prossimo di non postarlo pr pasqua ma un po' prima... NOn prometto niente che se no vi deludo ancora, per l'ennesima volta, finendo magari per perdervi tutti quanti (perchè siete tanti, vero?!XD). Anche se in effetti in confronto ai primi capitoli ho notato che quelli che leggono la mia fic ora sono drasticamente diminuiti (a quanto pare la storia fa sempre più schifo... Mea culpa!). Solo chi mi ama mi segue e attende (invano?! O_o) un miglioramente nella storia che sta venendo una vera m***a?? Probably!
Comunque Shaun e Rebecca sono riapparsi ( mi mancavano!) E riappariranno (?!? Shaun e Rebecca cercano la loro parte nel copione e non la trovano.. Mmmmhh...). Des è letteralmente distrutto, testa, spalla, corpo, tutto! E' un po' 'na ciumachella (diremmo a Roma!XD)! Ma non so' se gli darò pace prossimamente, forse no... In fondo il 21 di Dicembre si avvicina! (per noi ancora no per fortuna! ;P)
Saluto amorevolmente Evelyn13, Chiby Rie_Chan, Fatasy_Rancia (che lodo per la sua stratosferica recensione... wow!) e Sky Dragon, che hanno avuto la voglia e la pazienza di recensirmi. Cosa farei senza di voi?!?! *w*
Un ciao a tutti i lettori che si cimentano nell'interpretare la mia storia!!
See you! ;-)





 

  
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