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Autore: My idols make me happy    24/02/2012    1 recensioni
La mia fanfiction non è rivolta semplicemente ai One Direction, che amo infinitamente ma bensì anche al mio primo idolo Justin Drew Bieber che seguo dalla bellezza di tre anni.
E' la storia di una ragazza e del suo angelo, poi subentreranno anche altri cinque angeli in tirocinio che concorrono per avere delle ali tutte loro ed essere così angeli custodi a tutti gli affetti;
beh, che altro dire leggete, ne sarei davvero onorata, vi ringrazio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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New York, 2 Gennaio 2012.
I fogli inceneriti lievitavano gradualmente in aria, nell'ambiente circostante ancora si poteva percepire l'odore di carta bruciata che quasi faceva lacrimare gli occhi, sul pavimento cumuli di cenere erano uniti in un girotondo di ricordi e speranze perdute, in cielo un tappeto di nuvole offuscava la luce del sole rendendola impenetrabile, infondo, sulla solita altalena Sharon era solita a rannicchiarsi.
Metteva il suo diario sulle ginocchia e cominciava scrivere; scrivere di tutto ciò che le accadeva, di tutto ciò che la circondava, così poco a poco si perdeva nei suoi pensieri, nei suoi sogni, finendo con l'addormentarsi; 
l'intero vicinato sapeva di questa sua strana abitudine, tutte le sere infatti si recava in terrazza con il diario, una coperta e la sua piccola torcia quasi del tutto scarica per le innumerevoli volte che era stata messa in funzione, si sedeva sull'altalena accanto al piccolo vivaio che lei stessa coltivava, impugnava la penna e in quei fogli raccoglieva l'esperienze, le considerazioni e i punti di vista di un'intera giornata.  
Amava davvero raccontarsi scrivendo a se stessa, soprattutto se lo faceva sotto un manto di stelle.
anche quella sera c'era, stessa coperta, stessa penna, stessa torcia, mancava solo il diario che come la sua voglia di vivere stava andando in fumo.
le lacrime scorrevano veloci sul suo viso, cominciavano il loro percorso dagli occhi scuri passando per le labbra e sboccando sul collo, qualcuna invece deviava il suo percorso finendo in terra o sulle pagine ingiallite che ancora svolazzavano in giro. Intorno regnava il più assoluto silenzio, mentre quello esterno era trattenuto dalle pareti in vetro della terrazza.
Un silenzio profondo e surreale che venne successivamente rotto dall'ansimare della ragazza.
Le lacrime continuavano a scorrere, i singhiozzi si facevano più frequenti bloccandole quasi la respirazione ma lei non si fermava davanti a nulla, continuava ad impugnare quell'accendino con l'assurda convinzione di dover distruggere tutto, pagina per pagina, fino a ridurre ogni cosa in cenere. 
Tutto ciò che voleva era dimenticare, ma come poteva se prima di tutto non eliminava quello che le vietava di andare avanti?
i minuti distillavano, il tempo sembrava non passare mai, eppure l'obbiettivo che si era imposta sembrava averlo quasi raggiunto. 
Il diario era ormai in mille pezzi. 
con un solo movimento lanciò l'accendino il più lontano possibile, si alzò da terra e tornò sull'altalena, alzò il capo e mentre il vento le scompigliava i capelli, con la mano tremante tentò invano di asciugar ogni lacrima ed ogni sua scia, poi si coprì per bene e cominciò a fissare il cielo. 
La sera non era ancora arrivata, il sole stava per lasciar posto alla luna danzando insieme a lei in una spumeggiante fantasia di colori che variavano dal rosso all'arancione, il tramonto, e mentre la temperatura cominciava a calare e gli uccellini e smettevano di cinguettare, la ragazza cercava solo di fare ordine nella sua mente.
Due anni prima, il 14 Novembre 2010 con precisione, era stata invitata all'evento più importante dell'anno, una festa sfarzosa organizzata proprio nella grande mela dove avrebbe partecipato sola la gente più nota, lì ha conosciuto un ragazzo che le ha fatto letteralmente perdere la testa; 
un brunetto alto e dagli occhi chiari, Jason ecco come si chiamava.   
parlarono tutta la sera e nel giro di pochi giorni divennero più che amici, confidenti, si misero insieme e la loro storia durò circa sei mesi, fino a quando il ragazzo non dovette partire per il Canada; furono costretti a lasciarsi e per sempre. Da quella storia Sharon ne uscì davvero distrutta, piangeva di continuo, non mangiava e si rifiutava di parlare con chiunque, famiglia e amici compresi, ma fu proprio in quel asso di tempo che decise di tenere un diario, così da potersi sfogare liberamente e non tenersi più dentro il dolore che le affliggeva l'anima lacerandole anche il cuore.
Dopo circa un anno dall'accaduto la ragazza sembrava essersi rimessa in sesto, era forte ma anche molto vulnerabile, così tanto che prese la drastica decisione di chiudersi completamente all'amore, niente più ragazzi o grilli per la testa, solo studio e impegno per garantirsi un buon futuro, ma si sa al cuor non si comanda.
Conobbe infatti un'altro giovane; sorriso ammaliante e sguardo penetrante, sembrava perfetto, lui diceva di amarla veramente, di non volerla mai abbandonare, diceva che sarebbe stato per sempre.
Ogni ragazza vorrebbe il suo per sempre felici e contenti proprio come nelle favole, come poteva Sharon non avere le palpitazioni, non correre troppo e cercare di dimenticare ogni cosa di fronte ad una richiesta del genere? era praticamente impossibile. 
eccolo il motivo delle sue lacrime, lo stesso che aveva causato il suo malessere precedente, un suo sbaglio o forse no, uno sbaglio del destino.
abbassò il capo e lo portò più in basso sprofondando nella calda coperta, cominciava ad aver freddo ma non le importava. 
“Maledetto amore, stupida vita.” sussurrò ancora in lacrime “Sono stufa di soffrire, stufa di vivere esclusivamente per divertire la gente, al diavolo!” stavolta il tono di voce si fece più imponente.
si strappò la coperta dal corpo con violenza cadendo in terra. 
“Non sono una fottuta bambola! Non sono una strafottuta bambola!” il suo urlò tuonò nell'ambiente circostante richiamando l'attenzione di qualche passante.
la tensione era evidente, anche l'angoscia e perché no, persino il dolore.
probabilemente chiunque trovandosi a condividere con lei quella situazione poteva chiaramente vedere ogni cosa, beh, non proprio ogni cosa. 
alle sue spalle un fascio di luce bianca le illuminava i lineamenti della schiena, era come una voragine e seduta dietro si trovava una figura chiara e celestiale.
Il suo capo era dolcemente posato su di lei, le braccia la stringevano forte sempre più forte, come per rassicurarla, se si allargava la prospettiva un paio d'enormi ali bianche e candide avvolgevano la ragazza come un involucro, più in alto un'aureola lievitava sulla sua testa.
passarono un paio di minuti ma lei ancora piangeva di lacrime amare, d'un tratto la figura rialzò il capo come per prendere respiro, si potevano scorgere i suoi occhi color miele e le sue labbra definite da precisi lineamenti, i capelli color del grano sembravano un po' ribelli ma stavano a posto grazie alla coroncina floreale che gli contornava il volto, il suo sguardo era penetrante e deciso, forte e sicuro, e risaltava anche di più su quegli abiti color neve che portava. 
“Coraggio piccola mia, sii forte, sai benissimo che nessuno può cancellare quel sorriso bellissimo che hai dipinto in volto, quel sorriso con cui mi trovo a combattere tutti i giorni, basta piangere.” sussurrò la figura celestiale. 
No, non era un mago e neppure una creatura fatata, quello era il suo angelo custode, un qualcuno che c'era sempre stato e che di certo non l'avrebbe mai abbandonata, mai nella vita, e non solo, era persino un mentore, mentore di cinque angeli in formazione che stavano concorrendo per ottenere le loro ali e che purtroppo non c'erano ancora riusciti. 
La ragazza sembrò bloccarsi per un secondo, prese un respiro profondo e di colpo si mise le mani in viso, l'angelo si mise in piedi e sbattè lentamente le ali creando una corrente che richiamò qualche rimasuglio cartaceo; 
Sharon alzò lo sguardo e allibita guardò la scena, sul pavimento di fronte a lei, una serie di lettere bruciate formarono una frase, una semplice e coincisa.
SII FORTE.
e mentre la luna piena le faceva compagnia, la ragazza assaporò l'ultima lacrima amara di quella sera per poi continuare a leggere e rileggere quelle parole incredula, sotto gli occhi del suo angelo custode.
  
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