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Autore: Marthyisdead    24/02/2012    3 recensioni
Quanto avrei voluto che tutto quello che stava accadendo avesse uno svolgimento,e magari anche una conclusione,con un bel finale,tipo le storie delle principesse.
Ma davvero,il dolore c’era,era atroce,era lì,nel mio cuoricino,che non sarebbe riuscito a sopportarlo.
I nostri corpi si sarebbero amati senza volerlo,solo per mezzo dell’alcool. Dopo probabilmente non ci sarebbe stato nient’altro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Steve Forrest
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2.
 
“… A friend in need's a friend indeed
A friend who'll tease is better
Our thoughts compressed
Which makes us blessed
And makes for stormy weather…”
 
 
 
 
Mi svegliai,leggermente infastidita da una luce fioca. Era l’alba.
 
“… Day’s dawning,Skins crawling…”
 
Rabbrividii. La canotta che indossavo era troppo corta e troppo fina.
Avevo ancora addosso gli abiti della sera precedente. Realizzai di aver dormito sul pavimento,a causa probabilmente delle tante lacrime versate.
Piano piano mi alzai,spostai di poco la tendina della finestra;era una mattina limpida.
 
“… Pure Morning,Pure Morning…”
 
Mi sdraiai sul letto,che mal di testa avevo. Sentivo ancora la musica alta,l’odore dell’alcool,la nicotina,vedevo ancora tutta quella gente sconosciuta ballare… E sentivo vivo ancora quel bacio.
Perché? Perché non riuscivo a levarmelo dalla testa? Perché mi autodistruggevo così?
“Forse è Lui stesso la mia risposta”,pensai.
Forse è quel tipo di persona per cui vale la pena vivere e morire. Chi in fondo può saperlo?
Quel che era certo era che nessuna lacrima sarebbe comparsa sul mio viso.
Un po’ mi mancava,quel pazzo scatenato. Ci ripensai,sorrisi,girangomi su un fianco.
Non volevo sentirLo,però. Chissà perché. Ho sempre detto di essere molto strana,spesso io stessa non riesco a comprendermi.
Decisi che non dovevo complessarmi,così mi alzai dal letto. Guardai l’ora,erano solo le sette del mattino. Che strano,non sono così mattiniera. Tanto vale prepararsi per la nuova giornata che ci attende.
Andai in bagno,decisi di preparare la vasca,anche se di solito usavo la doccia,per essere più svelta.
Stavolta avevo davvero bisogno di qualcosa di rilassante,qualcosa che mi facesse sentire meglio,qualcosa che mi facesse dimenticare.
Mi spogliai e cominciai ad immergermi piano nell’acqua,una volta fatto questo chiusi gli occhi,feci un grande respiro e mi immersi totalmente nell’acqua. Restai così per una decina di secondi,poi tornai su. Mi sentivo meglio,era come se avessi fatto scivolare i miei pensieri,le mie paranoie e tutto ciò che mi faceva stare male. Come se avessi scaricato tutto questo sull’acqua. Mi sentivo libera,libera dalle frustrazioni,libera dai problemi. Sorrisi. Uscii dalla vasca,mi asciugai i capelli. Decisi di lasciarli ricci e di non piastrarli. Mi sentivo così me stessa,non volevo piastrarmi,non volevo sentirmi ancora una volta un’altra persona.
Dopodichè passai all’armadio.
 
 
“No. Non devo pronunciare la frase: “Oddio,che mi metto??”. Mi sembro Brian quando faccio così,mi sento patetica”.

Cercai in completo silenzio qualcosa di carino,stravagante,colorato.
Trovai dei leggins gialli,un lupetto nero ed un maxi-maglione arancione. Ricordai che il maxi-maglione me l’aveva regalato Stefan,per il mio compleanno. Un regalo molto gradito,l’arancione è da sempre stato il mio colore preferito,insieme al nero.
Non mi sarebbe interessato se si fossero abbinati e quanto,volevo solo qualcosa di colorato,e avevo trovato quello che cercavo.
Decisi di usare uno smalto bianco panna,smalto rubato di nascosto a quella DivaH di Brian.

Fu un’impresa ardua prendere quello smalto,non c’era un giorno che non lo metteva. Lo trovai per caso, “incustodito”, sul comodino della sua stanza d’hotel. Non seppi resistere. Ma credo che Brian ormai abbia capito che è nelle mie mani,si fida di me,non si starà preoccupando. Almeno credo …
Presi la trousse,cominciai a truccarmi,con altri colori vivaci.
Avevo quel brutto vizio di mangiarmi lucidalabbra,rossetto o burrocacao,per il semplice fatto che mi mordevo spesso le labbra. Per questo,decisi di non mettere nulla lì. Misi giusto un pizzico di fard,per far notare di meno il mio essere sempre così pallida di natura.
Gli occhi,ci persi tempo,ma li truccai con estrema cura. Volevo altri colori vivaci,misi il mascara e un ombretto turchese,molto carino.
 
Finito tutto ciò,guardai di nuovo l’orologio,si erano fatte le undici,e il sole illuminava la mia stanza,con quei suoi raggi chiari e penetranti. Accesi il telefonino,non l’avevo ancora fatto.
Oh,un messaggio. Mittente:Steve.
Non sapevo se ridere o piangere. Mi ero promessa di non piangere,non avrei dovuto farlo.
 
“Buongiorno!! Dio,che mal di testa… Non ricordo nulla di ieri,se non il fatto che mi hai accompagnato in stanza,aiutato a mettermi a letto e dato la buona notte… Tu come stai? Tutto bene?”
 
Bene,non si ricordava un cazzo. E ti pareva. Fottuto alcool del cazzo,quanto ti odio. Perché sono sempre io che devo ricordare tutto e stare male? Non bastavano i falsi amici già incontrati durante questo cazzo di cammino chiamato “vita”?. No,okay,devo stare calma. Lanciai il telefono sul letto e mi ritrovai in quell’angolino,dove mi ero addormentata la notte precedente;mi ritrovai a piangere.

E fortuna che mi ero promessa di NON piangere.

In una frazione di secondo tutto il trucco colò sul viso.
Lasciai che tutto quello per cui avevo perso un’intera mattinata si confondesse con le lacrime,che scendevano calde,silenziose,veloci,come se non vedessero l’ora di uscire.

Come spiegare quel sentimento che provavo per Lui? Come spiegare quei sorrisi da ebete che mi si stampavano in faccia quando lo vedevo sorridere,quelle lacrime di commozione che facevano capolino sul mio viso ogni volta che lo sentivo cantare e suonare con i suoi Planes o con i Placebo,quelle notti in cui ero rimasta sveglia a pensarLo perché sentivo la Sua mancanza,quei pensieri che puntualmente si affollavano su di Lui quando mi distraevo? Come spiegare tutto questo?
Era entrato nella mia vita,e l’aveva sconvolta,completamente.
Era diventato Lui la mia stessa vita.
Come se vivessi per Lui.
Come se stare con Lui fosse l’unica cosa che volevo ottenere dalla vita.

Mi strinsi in me. No,non ce l’avrei mai fatta,avrei dovuto guardarLo sempre con gli occhi di un’amica,perché Lui avrebbe fatto la stessa cosa.

Quanto avrei voluto che qualcuno potesse bussare alla porta,entrare,farmi compagnia e consolarmi,trasmettermi almeno un briciciolo di quella speranza che solo i sorrisi dei miei tre uomini,dei Placebo,della Loro musica sapevano trasmettermi.
Rimasi circa mezz’ora,credo,a piangere e fissare il vuoto. Forse stavo cercando di guardare me stessa nel profondo,chi lo sa,quando ad un tratto sentii bussare alla porta.
 
Non pensai a chiedere chi fosse,mi alzai e aprii la porta. Steve. Ancora Lui.
 
“Hey! Non mi hai risposto al messaggio e mi sono preoccupato… Ma che hai? Perché stai piangendo?”. Il trucco colato e le lacrime,era tutto così evidente… Mi passai una mano sulla fronte,perché gli mentivo?
 
“D’oh…. Non lo so,è che io… Mi fa male la testa,sono ancora stanca…”
“Allora ti lascio riposare,posso dire a Brian e Stef che tu…”
“No no,tranquillo,non dire niente… Entra pure…”
 
Non Gli lasciai nemmeno finire la frase. E’ che avevo un bisogno così speciale di Lui…
 
Si sedette sul letto,e mi fece accomodare sulle sue gambe.
Allungò una mano quanto bastava per prendere una salvietta umidificata dal pacchetto che era sul comodino.
 
“Guarda qua,tutto il trucco colato… Sono sicuro che era anche bello….” disse passandomi la salvietta sulle guance,sugli occhi.
 
Si tirò su bene a sedere,incrociando le gambe,andando a poggiare le spalle al muro. Io lo seguii,e istintivamente Lo abbracciai.
Lui ricambiò l’abbraccio,e mi strinse forte forte.

Come un padre fa con una figlia,come un fratello fa con la propria sorellina,come un vero amico fa con un’amica che ha bisogno di non essere lasciata da sola.
Sapeva che era uno dei momenti in cui ero più fragile del solito,sapeva che avevo davvero bisogno di qualcuno,sapeva che avevo bisogno di Lui,ma non sapeva che io stavo piangendo per Lui.
Restammo così,per un’infinità di secondi,prima che il sonno s’impossessasse di noi.
  
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