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Autore: Almy_    24/02/2012    0 recensioni
La morte è sempre stata qualcosa di inafferrabile, oscuro, inesorabile, e quando arriva l’uomo non può fare nulla per fermarla e nemmeno il profondo sentimento che lega due persone serve a ricacciarla indietro. L’unica cosa che si può fare è lasciarsi guidare dolcemente da essa, confidando nell’ esperienza che dovrebbe aver acquisito in così tanti millenni.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REQUIESCAT IN PACE (R.I.P.)

Uno spiraglio di luce penetrava nella stanza, attraverso le tendine semichiuse, svelando allo sguardo umano la misteriosa danza
della polvere nell’aria. Quel solo raggio colorava l’intero spazio circostante di arancione-rossiccio, conferendo alla stanza un’atmosfera
placida, immota.
 
Sul pesante letto matrimoniale d’epoca stava stesa una figurina ben imbacuccata nelle coperte. A prima vista poteva sembrare una bambina,
ma, una volta superata la fragile e minuta apparenza, risultava subito chiaro che la sua età si poteva comparare a quella del vecchio letto
su cui era adagiata.
Seduta accanto a lei, sua figlia.
Anch’essa appariva debole, fragile, distrutta, ma in lei rilucevano la forza e la determinazione tipiche dell’età che segue l'adolescenza,
seppur momentaneamente dimenticate.
 
La figlia si chinò sul volto addormentato della sua mamma, osservandola attentamente, riconfermando ogni particolare nella
sua memoria e ricontrollando punto per punto i segni caratteristici che fin da bambina aveva imparato a riconoscere, mentre respiri
sempre più radi sollevavano il petto dormiente.
Ci siamo. Pensò la figlia.
 
Un flusso di emozioni le squarciò il corpo e la mente, rendendola totalmente incapace di poter provare ancora alcunché nel
marasma che l’aveva assalita. Arrivarono i ricordi, rapidi, fulminei, netti, precisi e ognuno portava con sé il suo sentimento
che andava ad aggiungersi a tutti gli altri, perdendosi nel caos.
E lei non poteva fare nulla, se non abbandonarsi  completamente a ciò che sentiva perchè contrastarlo avrebbe richiesto uno
sforzo troppo grosso; alla fine quindi, per eccesso, non riuscì a percepire più nulla se non un turbinio sommesso, paragonabile alla
interminabile e sfrenata danza dei pulviscoli nel raggio di luce.
 
La madre aprì gli occhi, lentamente, volgendo il suo sguardo ancora vivo sulla figlia.
Una vita vissuta insieme; pensieri troppo densi per poter essere espressi con le parole. Un solo, semplice, lungo sguardo.
Una consapevolezza.
Poi la figlia prese tra le sue braccia l’esile busto e la soffice e candida testa della sua mamma e iniziò a cullarla, canticchiando
sommessamente. Restituendo in un certo senso ciò che in passato lei aveva fatto così tante volte. La mamma si abbandonò
beata al cullio chiudendo gli occhi.
Con un sorriso l’ultimo soffio di vita abbandonò il suo petto, addormentata per sempre dalla ninnananna della sua bambina.
  
  
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