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Autore: V e r m o u t h    24/02/2012    2 recensioni
Questo è un racconto che comincia con le singole storie di ciascun personaggio, che poi, come magicamente, si incrociano, incatenati da un’unica grande passione: la musica. Un cantante notturno, un pasticcere, uno psicologo, un barista e uno studente universitario, un unico sogno, un incontro scritto dal fato, un obbiettivo quasi irraggiungibile, ma non impossibile.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nordici
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mathias Køhler
Parte I

 
 
 
«Come sarebbe a dire “non voglio fare l’università”?»
La voce severa del padre si insinuò nella mente del figlio come liquido incandescente attraverso le orecchie; il ragazzo distolse lo sguardo, imbronciato, smangiucchiandosi l’interno della bocca nervosamente.
«E cosa vorresti fare, sentiamo.»
«Voglio diventare un batterista professionista. Voglio suonare sui palchi del mondo.» Esclamò immediatamente.
«Mi stai prendendo in giro, Mathias?» il ragazzo deglutì, sapeva che suo padre non approvava affatto quella scelta, che gli avrebbe dato fastidio, che non l’avrebbe mai accettato.
«Mi hai deluso Mathias, mi hai profondamente deluso. Sei il mio unico figlio maschio, avevo già dei progetti per te, che ti avrebbero assicurato una vita tranquilla e benestante. Ma guardati, adesso, quei capelli da istrice, quei piercing... Quegli alcolizzati con cui esci. Cosa credi di poter fare? La star? Il successo non è immediato e non è facile la vita del musicista.»
Come se non lo sapessi.
«A te importa solo far continuare la tua attività, non t’importa nulla di me e delle mie scelte!»
Il signor Køhler lo guardò severamente, togliendosi il sigaro dalle labbra.
«È proprio perché m’importa di te che voglio levarti dalla testa certe inutili idee.»
Mathias non si arrese.
«Mia sorella partirà tra poco per aprire il suo negozio ad Helsinki. Voglio andare con lei e lavorarci assieme; mi guadagnerò da vivere, troverò una band e farò il mio debutto!» Esclamò deciso, alzandosi dalla sedia, premendo coi palmi sul tavolo, gli occhi illuminati di una strana luce.
Il padre si alzò a sua volta, spegnendo il sigaro nel posacenere e avviandosi fuori dalla stanza, con le mani nascoste nelle tasche, senza voltarsi, dando le spalle al figlio. Quando fu sul ciglio della porta, ricominciò a parlare, risvegliando l’attenzione del ragazzo, che nel frattempo si era seduto, con la testa china.
«Ascoltami bene, Mathias, perché te lo dirò solo una volta, dopodiché non venirmi a piangere addosso. Vai con tua sorella, guadagnati i tuoi soldi, segui i tuoi obbiettivi, ma sappi che se non riuscirai a debuttare, come tanto desideri, non ti rivolgerò mai più la parola.»
Quelle parole martellarono nella testa di Mathias, facendola pulsare e inondandola di confusione. Lo guardava stralunato, non lo riteneva capace di dire simili cose.
«Sono stato chiaro?»
Stette in silenzio ancora un po’ e sentì bruciare la gola, mentre la risposta usciva rotta.
«Sì.»   
 
***
 
«Ti ha detto davvero così?» Chiese Karen al fratello minore, che guardava l’orizzonte attraverso l’oblò dell’aereo, perso in chissà quali pensieri.
«Sì.» Sbuffò affranto, «Sono un figlio deludente.»
«Io credo che te l’abbia detto solo per spronarti.»
«Forse... Ma tu non hai visto la faccia che aveva.»
Karen guardò preoccupata Mathias, che non ne voleva sapere di scollarsi dal finestrino.
«Vedrai, quando arriveremo ad Helsinki potrai farti una vita e, se avrai bisogno, io e Hans ti aiuteremo volentieri...» La premurosa sorella gli appoggiò dolcemente una mano sulla spalla, prima di essere respinta dalla reazione del fratello.
«Oh, ecco! – esclamò Mathias mettendosi le mani nei capelli – Tu sei partita per vivere col tuo fidanzato, io non c’entro nulla con voi... era meglio se restavo a casa e mi iscrivevo ad una qualche università, come avrebbe voluto papà.»
Karen scosse la testa, sorridendo.
«Tu devi seguire le tue scelte, nessuno può dirti se sono giuste o sbagliate, è una cosa che devi giudicare tu. Se davvero senti di poter riuscire a debuttare con una tua band, segui questa sicurezza e vedrai che non rimarrai deluso.»
Mathias sembrò finalmente rincuorato, ma l’immagine degli occhietti accusatori e gelidi di suo padre lo rigettarono nell’abisso della depressione.
«No, non ce la farò mai.»
«Ma allora sei scemo! – Karen gli assestò uno scappellotto sulla nuca, era tornata a galla la sua vera personalità: violenta e tenace – Ascoltami bene, mi hai fatto pagare il tuo biglietto d’aereo, che mi è costato un occhio della testa, QUINDI esigo che tu riesca perfettamente nel tuo intento, sono stata chiara?!»
«Chiarissima, signora!» Le rispose velocemente Mathias, balbettando e mettendo una mano sulla fronte, a mo’ di saluto militare. La ragazza dai lunghi capelli biondi si accarezzò la treccia sinuosa che le scendeva sul petto, sorridendo soddisfatta.
«Bene, sono più tranquilla ora...»
Passarono dieci minuti in silenzio, il fratello non aveva molta voglia di parlare, ancora sotto shock per l’aver abbandonato casa e famiglia in pochissimi giorni e per doversela cavare da solo, da quel momento in poi. Aveva finalmente lasciato il nido, ma la cosa non lo esaltava come prima, soprattutto dopo le parole di suo padre.
«Ti ho già detto che per la casa non devi preoccuparti?» ruppe il ghiaccio la sorella maggiore.
«Dormo da voi, no?»
«Non esattamente. Hans gestisce l’affitto di alcuni appartamenti in città a poco prezzo, diciamo che li mette a disposizione degli studenti o degli audaci avventurieri come te, che tentano la fortuna seguendo le proprie passioni. »
«Grazie tante per il simpatico aggettivo.»
«Quindi – continuò ignorando il commento sarcastico del fratello – non dovrai preoccuparti. Però il gas, la luce e l’acqua li dovrai pagare coi tuoi soldi.»
«Ma io non ho niente!»
«Con il tuo primo stipendio, mi sembra ovvio. Non penso di essere così crudele da lasciarti in mezzo alla strada.»
«Sì, invece.»
Karen alzò la mano.
«SCUSA! Scusa..»
 
***
 
«Hans!»
A vedere i due innamorati sbaciucchiarsi e pomiciare in mezzo all’aeroporto, Mathias si imbarazzò non poco, perciò cercò di interessarsi appassionatamente alla pubblicità dell’Ikea trasmessa da uno schermo addossato al muro. Quando il fidanzato di Karen si avvicinò a lui, il ragazzo poté finalmente guardarli senza diventare paragonabile ad un pomodoro.
«Ecco qua il fratello audace e avventuriero di cui mi ha sempre parlato Karen! È un piacere, io sono Hans.» Mathias guardò di sbieco la sorella, che sghignazzava sotto i baffi.
«Piacere, Mathias, anche se credo che tu sappia già il mio nome, dato che la cui presente signorina ha già spifferato tutto quanto, anche quello che non avrebbe dovuto dire.» A quelle parole i due fidanzati scoppiarono in una sonora risata.
«Venite, mettiamo le vostre valigie in macchina, dopodiché vi porterò fuori a mangiare, è quasi ora di cena. Al ritorno accompagneremo Mathias al suo appartamento.»
 
***
 
«Stora Robertsgatan?»
«Esatto, sei proprio qui. Non è difficile da raggiungere, sei nel centro città e hai un bellissimo negozio di abiti da sposa come punto di riferimento sotto casa!» () Gli spiegò Hans, parcheggiando davanti al condominio. Scese dal veicolo e aiutò Mathias a portare le valigie, contandone, con estrema sorpresa, solo due.
«Incredibile, rispetto a tua sorella non ti sei portato a dietro tanta roba... Ciò renderà felice la mia schiena.»
«Chiudi il becco, Hans.» lo ammonì Karen, da dentro la vettura.
 
 
«Perdona i cinque piani di scale senza ascensore, ma – Hans riprese fiato – era l’appartamento meno caro e, considerando la tua situazione attuale, non ho voluto crearti dei problemi.»
«Figurati...» Rispose a stenti Mathias, raggiungendo assieme al finlandese l’ultimo piano. Hans si avvicinò ad una porta e frugò nella tasca dei pantaloni, da cui estrasse una chiave. Aprì la porta ed entrò, seguito da un Mathias ansimante ed esausto; l’appartamento odorava di chiuso e impacchettato e non era molto grande, ma nemmeno piccolo. Per una persona sola anche troppo spazioso: vi erano una stanza unica come soggiorno e cucina, una camera da letto e un bagno. () Appoggiarono con enorme sollievo le valigie sul pavimento, massaggiandosi la schiena dolente.
«Bene... ti ho già fatto allacciare il gas, quindi puoi cucinare e usare l’acqua calda. Per accendere la corrente, tira su questa levetta, per il resto, buon soggiorno. Ci vediamo domani!» salutando con una mano, Hans chiuse la porta d’ingresso dietro di sé, lasciando Mathias solo nella sua nuova dimora. Accese la corrente e illuminò la stanza grande con una lampada vicino al televisore antiquato. Aprì la finestra accanto alla cucina per far girare l’aria: in quella casa si asfissiava dal caldo.
In fondo si sentiva contento di avere un posto tutto per sé, da mantenere con le sue forze.
Si fece una doccia veloce, stando attento a non consumare troppa acqua.
Domani era il suo primo giorno di lavoro, doveva mettercela tutta!
 
***
 
«Che carino!!» esclamò Mathias entrando nel negozio appena aperto dalla sorella.
«Mettiti questi – gli rispose lanciandogli un grembiule e un cappellino – tra poco apriamo.»
«Hai già fatto tutta questa roba?» nelle teche del bancone sfilavano dolci gustosissimi, da far venire l’acquolina in bocca.
«Io sono venuta qui alle cinque e mezza del mattino per prepararli tutti e non ho ancora finito, quindi...» appoggiò una mano sulla spalla di Mathias, «...Dovrai stare alla cassa e servire i clienti. Io starò in cucina...» Il fratello fece un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
«Conta su di me!»
Dopo l’apertura passarono ore e non si vide l’ombra di un cliente.
«Mi chiedo solo come possano resistere a delle prelibatezze simili esposte in vetrina...»
«Abbi pazienza... Non è ancora mezzo giorno ed è lunedì mattina, sono tutti o a scuola o a lavorare... e poi abbiamo appena aperto. Vedrai che qualcuno arriverà; io torno in cucina, tieni d’occhio la porta.»
Mathias si appoggiò al bancone sbuffando. Attese ancora, tamburellando con le dita sulla cassa. Quando stava per perdere ogni speranza, qualcuno si fermò alla vetrina; guardava come ipnotizzato i dolci esposti. Era un tipo di media statura, capelli biondi e un piercing al labbro con catenella che saltava subito all’occhio, infine un paio di occhiali scuri coprivano gli occhi. In mano teneva una borsa della spesa e aveva tutta l’aria di essere nel bel mezzo di una forte tentazione.
Infatti entrò.
Mathias, eccitatissimo, lo invase completamente di una luce sgargiante e un sorrisone accogliente a trecento denti...forse un po’ eccessivo.
«Buongiornooo!»
Il cliente sembrò spaventato dalla reazione del danese.
In seguito a vari tentativi di convincerlo ad accomodarsi ad uno dei tavolini, dopo che Karen aveva ammonito il fratello, notando la sua estrema esaltazione, il cliente espresse la sua innocente intenzione di prendere qualche dolce da mangiare a casa per pranzo.
«Torna a trovarmi presto, allora!» esclamò il danese, mentre il ragazzo usciva dal negozio.
All’ora di pranzo, come previsto dall’arguta sorella, arrivarono altri clienti. Erano tutti vogliosi di uno spuntino dolce per recuperare energie e il gusto sublime dei manicaretti della sorella fecero ululare i loro palati dal piacere.
 
***
 
A fine giornata erano rimasti solo tre Æbleskiver, che Karen, Mathias e Hans si spartirono, mentre andavano con la macchina in un qualche ristorante per mangiare (dolce prima della cena D:).
«Allora, com’è andato il primo giorno di lavoro?» chiese Hans, mangiando bocconcini di acciughe come antipasto.
«Mat continuava a spaventare i clienti.» rispose prontamente Karen.
«Non è vero!» ribattè il fratello minore.
Hans scoppiò a ridere.
«State sempre a battibeccare voi due, datevi una tregua!»
«Ad ogni modo – continuò la sorella maggiore, tornando seria – è andato meglio di quanto pensassi: sono venuti circa una cinquantina di clienti.»
«Rispetto ai clienti che avevi al negozio nella tua città, devo dire che, per essere il primo giorno, vi è andata parecchio bene!»
«Se ciò va in migliorando – cominciò a dire Mathias, catturando l’attenzione degli altri due – potrò sicuramente stabilirmi pienamente in questa città, cercherò una band e faremo il nostro debutto. Me lo sono promesso e non tornerò indietro; devo dimostrare a papà quello che valgo!»
Hans rimase immobile, sentendo parole così sicure; poi gli scappò un sorriso.
«Non è un obbiettivo facile quello che stai seguendo, ma sei esattamente come tua sorella ti ha sempre descritto: tenace fino alla fine. Magari il mondo avesse più persone determinate come te; sarebbe un posto decisamente migliore.»
«Ma...»
«E sappi – lo interruppe – che ti aiuterò a trovare dei validi membri per la tua band, dovranno essere determinati tanto quanto te. Sono certo che ce la farai, Mathias.»
 
 

 



* N.d.A.
 Eccomi col nuovo capitolo *-* voilà, l’introduzione di Mathias!
 
Ce la farà a trovare i membri, a debuttare e a riappacificarsi col papone?
Boh, speriamo per lui, dai, sennò sai che spreco di soldi (e di fatiche per la sorella) °v° (con amore, s’intende ♥.)
 
Alla prossima e... Grazie a tutti quelli che seguono! Stay tuned!
 
PS: nel prossimo aggiornamento metterò, oltre al disegno finale di Mathias, anche degli schizzi di Hans, Karen e un paio di scene tratte da uno dei capitoli scritti ^^

  
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