Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: takingyourgoodbye    24/02/2012    7 recensioni
'.. and that was the day that i promised i'd never sing of love if it does not exist, but darling, you are the only exception.'
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era in preda al piacere più totale. Sentiva le labbra morbide della ragazza sulle sue, le loro lingue giocavano incastrandosi perfettamente. Fece per allentarle la cintura e lentamente le sfiorò il seno.
«Stasera sei tutta mia.» Sussurrò.
Se ne portava ogni sera una diversa in casa, non gli era difficile. Con quegli occhi color mare e quel sorriso ammaliante nessuno poteva resistergli. Ogni notte una nuova avventura, non era mai stato innamorato, lui. Usava le donne come fazzoletti di carta, senza nessuna vergogna. Le faceva illudere, una botta e poi ognuno per la sua strada. Diceva che ‘le donne sono un gioco’, e lui si divertiva parecchio a giocarci.
«Se proprio devi portare una ragazza a casa, potresti farmi il favore di salire in camera tua? E’ successo anche ieri, e il giorno prima, e il giorno prima ancora. Se permetti mi fa un po’ schifo.»
Kim entrò silenziosamente e interruppe la scena, facendo rimanere Louis e la sua vittima di stucco. Lui avrebbe voluto strozzarla con le sue stesse mani, come sempre d’altronde.
«Ma io ieri non sono venuta da te, e neanche avantieri..» puntualizzò la ragazza. «Quindi mi hai tradita!» concluse poi con aria stupita.
«Wow, perspicace.» Intervenne Kim sarcastica attaccandosi ad una lattina di Coca Cola.
Si alzò e se ne andò, intimando al ragazzo  di non chiamarla più e di non mandarle fiori. «Sei un coglione Louis.» Affermò prima di chiudere violentemente la porta d’ingresso.
«Vedi? Prima o poi tutti riconoscono la tua vera essenza.» Sghignazzò Kim facendo un sorriso bastardo. Lui le tirò uno schiaffo dietro la nuca.
«Devi sempre rovinarmi tutto?»
«Sì.»
I due non erano mai stati molto legati. C’erano giorni in cui avrebbero voluto fare a pugni o uccidersi, altri giorni in cui andavano d’amore e d’accordo –il che accadeva raramente. Molto raramente-
Louis accese la tv e rimase svaccato sul divano, mentre Kim, per farsi perdonare, stava preparando il piatto preferito di lui: penne con panna e prosciutto cotto. Ne andava matto, diceva sempre che ne avrebbe mangiato a quintali. In fondo, pensò lei, è pur sempre il mio fratellastro.
«Vieni a mangiare, ebete.» Sbuffò lei sedendosi. Cominciò a soffiare sulla pasta per farla raffreddare un po’.
«Riconoscerei questo odore tra mille.» Si alzò e si avvicinò al tavolo facendo degli strani passi di danza.
«Zitto e mangia.» Sorrise. Notò che Louis, invece di strafogarsi con il suo piatto di penne, la fissava. E non era minaccioso come di solito. Sembrava, invece.. dolce.
«Che c’è, devo anche imboccarti?» domandò infastidita la ragazza.
«No», scosse la testa per poi afferrare in fretta la forchetta «Volevo solo dirti grazie perché da quando mia madre è morta tu ce la stai mettendo tutta per..»
Non credette a quello che sentiva. Davvero Louis Tomlinson stava chiedendo scusa?
«
Shht, basta smancerie. Mio padre e tua madre si amavano, noi invece non riusciamo nemmeno a fare un discorso pacifico, senza bestemmie o parolacce. Viviamo sotto lo stesso tetto, purtroppo, quindi devo pur far qualcosa per te.» Sogghignò Kim. In cuor suo però sapeva bene che era una balla: in realtà, lei voleva bene a quel donnaiolo fallito. Anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Prese il suo piatto e lo posò sul lavabo, pensò che era troppo stanca per lavare e l’avrebbe fatto il giorno dopo. Diede uno sguardo alla pentola: c’era ancora della pasta.
«Ne vuoi un altro po’?»
Lui annuii. Gli porse la pentola con grazia e poi gli diede la buonanotte.
Arrivata in camera sua accese lo stereo. Partì ‘Mine’ di Taylor Swift; Kim amava quella canzone. Fece un sospiro di sollievo e indossò il suo pigiama di cotone rosso. Spense l’abat-joure che stava sul comò, poi si mise a letto addormentandosi a ritmo di Swift.

Il giorno seguente, il sonno di Harry fu bruscamente interrotto dal suono della sveglia. Allungò la mano alla ricerca di quell’aggeggio infernale così da poter stoppare il rumore fracassante, poi si sdraiò di nuovo. Appoggiò la testa sul cuscino esausto, nonostante avesse dormito per un bel po’. Controvoglia si alzò avviandosi verso il bagno, sciacquò il volto e si lavò i denti. Indossò i suoi jeans strettissimi e una t-shirt blu che aveva acquistato pochi giorni prima, guardandosi allo specchio per circa 10 minuti. Tutti amavano il suo fare narcisista, tutti tranne Kim, che era forse l’unica ragazza della scuola a non cadere ai suoi piedi ogni volta che passava.
Più o meno alla stessa ora anche Zayn si alzò. Spense la sveglia con fare tranquillo e si preparò. Lui, Harry e Louis erano migliori amici, tutte le ragazze si scioglievano guardandoli passare per i corridoi del liceo. Facevano di tutto per farsi notare da loro: alcune erano arrivate al punto di mettere perizomi nei loro armadietti, oppure loro foto mezze nude. I tre ragazzi amavano tutto questo, amavano rifiutare le secchione o le ragazze non tanto belle, amavano sedersi al tavolo dei famosi a mensa, amavano le cheerleaders che li adulavano come eroi.

Anche in casa Horan quella mattina arrivò il momento del risveglio. Niall decise di indossare una camicia bianca e poi un gilet a quadri blu. Ogni volta prima di andare a scuola diceva una preghiera. Era considerato il secchione, il perdente. Nessuno voleva parlargli o stringere amicizia con lui. Aveva pochi amici, piuttosto che uscire preferiva stare davanti al suo pc e navigare in internet, oppure fare i compiti. Non riusciva quasi con nessuno ad esternarsi. Non aveva mai avuto una ragazza, non sapeva attaccare bottone. Invidiava da matti Harry, Louis e Zayn, il trio magico, a volte avrebbe voluto farne parte. Avrebbe voluto essere proprio come loro: seducente, amato, un dio. Ma lui non apparteneva a quel mondo.

«Payne, parlami un po’ della scoperta dell’America.»
La lunga chiacchierata tra Liam e il suo compagno di banco fu interrotta dal docente di storia, il professor Smith. Lo sguardo del giovane vagò per tutta la classe alla ricerca di un aiuto, che gli fu dato da Lea, la migliore amica (e compagna di banco) di Kim. Liam aveva sempre avuto un debole per lei. Ogni volta che la guardava gli brillavano gli occhi, balbettava, spesso sudava. Erano molto amici, ma lui non aveva intenzione di dirle quello che provava. E faceva male, perché anche lei provava qualcosa per lui. Spesso l’orgoglio supera l’amore.
 
«Fate spazio donzelle, il magico trio dei rubacuori è qui.»
Il tragitto fino alla mensa era un inferno per tutti. Regnava il caos assoluto. Spinte, calci, urla.
«Oh, il trio dei mongoflettici.» Puntualizzò Kim, facendo ridere gran parte della gente che era lì davanti. Zayn, con fare provocante, si mise davanti a lei con Harry e Louis vicino.
«Che ne dici di muovere il tuo meraviglioso culo ed entrare a mensa, Kimberlee?»
«Che ne dici di tapparti quella merda di bocca?»
Tutti risero di nuovo. Uno a zero per me, pensò lei.
Zayn fece un’espressione meravigliata e divertita allo stesso tempo. Si girò e verso Harry e Louis e disse loro qualcosa, mentre ognuno pian piano raggiungeva il proprio tavolo.
«Io ho bisogno di Liam.» Lea sbatté la forchetta.
«Andiamo da lui, allora. E’ seduto con Niall, un mio amico, andiamo a salutarli.»
Lea abbracciò calorosamente l’amica ringraziandola, ed insieme si avviarono.
«Ragazze, salve!»
I due le invitarono a sedersi con loro e parlarono a lungo. Liam e Lea erano come ipnotizzati l’uno dall’altra, si guardavano, si sorridevano, erano bellissimi. Intanto, Niall e Kim chiacchieravano animatamente: lei era l’unica persona con cui riusciva ad essere se stesso, era l’unica che lo accettava.
«Sorellina, che ci fai in giro con la plebe? E Payne, mi meraviglio di te.» Louis si appoggiò con entrambe le mani al tavolo, ovviamente seguito dal resto del trio.
«Prima cosa: non chiamarmi sorellina, sarebbe un insulto per me. io non sono tua sorella, solo per qualche assurdo motivo viviamo sotto lo stesso tetto. Secondo: chi ti credi di essere Louis? Quella che tu chiami plebe è decisamente meglio di te e di tutti i babbuini della tua compagnia.» Disse lei, indicando Harry e Zayn. Niall non reagì, come sempre, aveva paura che lo insultassero ancora di più, quindi rimaneva in disparte e in silenzio, sperando che quella tortura un giorno finisse.
«Ma che tenerla Kimberlee che difende quel gay di Horan.» Intervenne Harry spiritoso. Lei si girò verso Niall, notando che stava per piangere. Liam cercò di intervenire a fermare quella situazione, ma fu tutto inutile. «Andiamo via Niall.» Kim lanciò uno sguardo schifato ad Harry e se ne andò, mentre Liam e Lea rimasero al tavolo con il trio.
«Certo che Kim è strana. E’ sempre nervosa. Sembra che mi odi. E’ come se fosse l’unica ragazza che non mi si fila.» Harry, in pensiero, si sedette a peso morto sotto l’occhio attento dei compagni.
«In effetti è così.» Rispose Lea, suscitando una risata collettiva. Harry non riusciva a spiegarsi come quella ragazza riuscisse a resistergli, eppure sapeva che tutto questo lo intrigava da morire.
Liam, intanto, osservava attentamente Lea: le fossette che le si formavano all’angolo della bocca quando sorrideva, la sua chioma biondo cenere mai ben pettinata, i suoi occhi piccoli ma che trasmettevano vitalità. Le sue unghia mangiucchiate, i vestiti colorati che indossava. Nessun dettaglio di lei gli sfuggiva.

«Va meglio?» Kim sorrise a Niall e gli asciugò le ultime lacrime che gli rigavano il viso. Lui annuì, ricambiando il sorriso. Balbettò un ‘grazie’ e si avviarono insieme verso il corridoio.
Niall non si spiegava come quella ragazza che con gli altri sembrava così chiusa e arrabbiata, con lui cambiasse del tutto. Agli occhi di tutti lei era l’anticonformista, la sarcastica, colei che odia ogni essere umano della galassia. In realtà, quasi nessuno sapeva cosa l’aveva portata a comportarsi in quel modo. La madre aveva scoperto di essere incinta di lei a soli quindici anni e sua nonna l’aveva costretta ad abortire. Lei, però, decise di metterla al mondo di nascosto, poi la lasciò al padre che si prese cura di lei. Lui incontrò un’altra donna anni dopo –la madre di Louis- e decise di sposarla. Lei morì in un incidente stradale e lui rimase solo con due figli e una carriera da avvocato da portare avanti.
Anche Louis era visto come lo stronzo, il donnaiolo: lui sentiva il bisogno di rapportarsi con una donna perché non aveva mai goduto di una figura femminile nella sua vita. Mai qualcuna che gli avesse preparato un the, un caffè, che gli facesse trovare il letto pronto. Diceva che le donne non servivano a nulla: beh, non lo pensava davvero. Anzi, forse se l’avesse pensata così per lui le cose sarebbero state più facili.


*note*
Ed eccomi tornata, come promesso! Ho buoni progetti per questa storia, quindi spero che vi piaccia e che recensiate in tanti. Fatemi sapere che ne pensate, ci terrei tanto! Come ben sapete potete dirmi anche su twitter, sono @wishitwastyles.
xoxo, ana.
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: takingyourgoodbye