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Autore: Perfect_Denial    25/02/2012    3 recensioni
“Shannon, ma mi stai ascoltando?” Eravamo seduti a un tavolo di Starbucks per un caffè e mangiare qualcosa, in attesa che chiamassero il nostro volo. E l’avevo fatto di nuovo. Mi ero incantato a guardarla ed avevo completamente perso il filo del discorso.
“Certo che ti ascolto! Mi parlavi di quella volta in cui hai conosciuto Karl Lagerfeld…”
“See, buonanotte…perdi colpi eh? Ti stavo chiedendo di raccontarmi di quando sei stato in Cina, per girare il video di From Yesterday…”
Accidenti a me!
Una storia "on the road" tra i suoni graffianti del rock e le passerelle dell'alta moda, tra amori e tradimenti, successi e clamorose sconfitte.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – This is not reality. This is a dream.


I think I'm paranoid and complicated
I think I'm paranoid
Manipulated
Bend me, break me any way you need me
All I want is you
Bend me, break me
Breaking down is easy
All I want is you

(Garbage – I think I'm paranoid)



Aveva incontrato Jared solo una volta prima d'ora. E non poteva dire che fosse stato piacevole. Lo aveva conosciuto a Los Angeles, la mattina dopo il suo primo appuntamento - se così poteva chiamarlo - con Shannon. Non poteva fare a meno di ridacchiare tra sé come una scolaretta, ogni volta che ci pensava.

Dovrei rapirti in questo stesso istante.” Le aveva detto Shannon, seduto di fronte a lei al tavolo di El Greco, il ristorante più chic e maledettamente borghese di tutta Fifth Avenue.

Andiamocene via da qui. Andiamo dritti al JFK e saliamo sul primo volo per Los Angeles. Vieni via con me.”

Non erano state quelle parole in sé a convincerla. Razionalmente sapeva bene di conoscerlo solo da una manciata di ore. Sapeva anche che era l'idolo di milioni di ragazze in tutto il mondo, il batterista di un gruppo rock (IL Gruppo Rock, per quanto la riguardava) di fama mondiale e, diciamocelo, noto tombeur de femmes. No, non era stato ciò che le aveva detto, né il suo sguardo magnetico, che la trapassava come una lama gelata. Era stato il fatto che, nel momento in cui si erano guardati negli occhi per la prima volta, la mattina di quel banalissimo venerdì 29 ottobre, aveva trovato il posto esatto in cui sarebbe voluta rimanere per tutta la vita: tra le sue braccia, nient'altro che un riflesso nei suoi occhi color nocciola. Per quanto orribilmente sdolcinato potesse sembrarle e per quanto non avesse mai voluto ammettere a sé stessa di desiderarlo. Lei che era sempre così sicura di tutto. Lei che viveva per il suo lavoro, che pensava che ciò che aveva era tutto ciò che avesse sempre voluto e ciò che le sarebbe bastato per tutta la vita. Aveva il controllo di tutto, sé stessa inclusa, fino a poche ore prima. E adesso tutto si era rovesciato irrimediabilmente. Questo è quanto. Era morta ed era risorta.

Ed era lì, di fronte a lui ed alla sua giacca nera e t-shirt bianca e quel sorriso sghembo che le faceva dimenticare chi cazzo era e perché si ostinasse ancora a voler respirare. Cos'altro poteva rispondere?

Ci sto. Quando partiamo?”

Ok, ok. L'ho detto, ora sta' calma. Questo pensava e soprattutto temeva che da un momento all'altro lui le scoppiasse a ridere in faccia dicendo “Ahahaha! Ma ci avevi creduto? Io dicevo così, per dire!” Dannata insicurezza!; scacciò quel pensiero con un'impercettibile scrollata di spalle e attese la sua risposta trattenendo il fiato.

Subito. Senza valige, né niente. Solo tu ed io. Staremo a casa mia a LA e lì c'è tutto quello che ci serve. E per domenica sera prometto di lasciarti tornare a casa. Lo so che un “pezzo grosso” come te, lunedì mattina alle 8 è già in ufficio!” Sogghignò e fece un cenno al cameriere per chiedere il conto.

Per prendere tempo - e coraggio - Serena si riempì il calice di vino rosso e lo tracannò quasi tutto d'un fiato, tanto che Shannon sgranò gli occhi e disse “Questo non me lo sarei mai aspettato da te!” Scherzava, ovviamente, ma lei non poté reprimere un campanello d'allarme che risuonava implacabile nella sua testa. Quell'uomo non la conosceva affatto. Aveva un'immagine di lei completamente errata! Non era la precisetta snob che lui credeva...o era lei a trasmettere un'immagine sbagliata di sé stessa? Non poteva fare a meno di chiederselo: cosa avrebbe fatto, una volta bloccato a LA per tutto il week end, con una donna con la quale si sarebbe accorto di non avere nulla in comune? Smettila Serena! Stop ai film mentali. Le piaci, è più che evidente e se ti conoscerà meglio, di sicuro questo non potrà che migliorare le cose.

Il cameriere si avvicinò e porse il conto a Shannon, il quale pagò prima che Serena facesse in tempo anche solo ad estrarre il portafogli dalla borsa. Non che avessero mangiato niente, a dire la verità. Due Manhattan, una bottiglia di vino rosso californiano, il contenuto quasi intero del cestino del pane e la ultima ora e mezza era fuggita via tra chiacchiere e risate. Il ragazzo davanti a loro arricciò il naso, chiedendo se per caso ci fosse stato qualcosa non di loro gradimento, visto che avevano tenuto il tavolo occupato senza ordinare quasi niente. Shannon rispose che era tutto perfetto, ma “Mi sono accorto che stavo perdendo un'occasione per essere da un'altra parte” e la indicò con uno sguardo ammiccante, al quale il cameriere rispose ironico “Bonne chance!

All'uscita dal ristorante, Shannon era già al telefono per chiamare un taxi per l'aeroporto. Serena era completamente sconvolta ed elettrizzata. Le tremavano le mani, quando si accese una sigaretta e guardando la sua microscopica pochette, si maledisse per aver scelto di abbinarla alle sue nuove Jimmy Choo, visto che dentro era riuscita ad infilare a forza solo il portafogli, le chiavi di casa, il suo rossetto e un pacchetto di sigarette. Due giorni in compagnia di quell'uomo fantastico, che già l'indomani mattina, vedendola senza trucco, se ne sarebbe pentito. Cercando di ignorare questi presagi nefasti, si costrinse a smettere di fissarsi i piedi e sollevare lo sguardo e trovò Shannon che la scrutava con un'espressione interrogativa.

Non ci starai già ripensando, vero?”

No....No! Riflettevo su....che clima ci sarà a Los Angeles?” mentì lei, accompagnando le parole con quello che sperava sarebbe passato per un sorriso enigmatico ed ammiccante. Si sopravvalutava, come al solito.

Ora che erano lì fuori, in piedi uno accanto all'altra, sembrava che la scintilla che si era accesa tra loro si stesse già affievolendo, alla fresca aria autunnale di New York. O forse era solo quello che percepiva lei. Trasse una lunga boccata di fumo e Shannon la imitò accendendosi una bionda.

Tranquilla, dai. Vedrai che ci divertiamo. Non sei mai stata a Los Angeles, vero? “

No. La mamma mi ha sempre detto di stare lontana da luoghi di perdizione del genere.” cercò di spezzare la tensione con una battuta penosa, ma per fortuna lui sembrò trovarla divertente.

Il taxi arrivò. Shannon la precedette per aprirle la portiera con un sorriso rassicurante e dolce, tanto che Serena si ritrovò ad avvicinarglisi per stampargli un bacio sulla guancia, prima di accomodarsi sul sedile posteriore.

No luggages?” chiese il tassista con accento indiano.

Nope. Straight to JFK, please




FINE CAPITOLO 2

Stay tuned per il terzo capitolo. Ci vediamo nella Città degli Angeli!

  
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