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Autore: Perfect_Denial    24/02/2012    5 recensioni
“Shannon, ma mi stai ascoltando?” Eravamo seduti a un tavolo di Starbucks per un caffè e mangiare qualcosa, in attesa che chiamassero il nostro volo. E l’avevo fatto di nuovo. Mi ero incantato a guardarla ed avevo completamente perso il filo del discorso.
“Certo che ti ascolto! Mi parlavi di quella volta in cui hai conosciuto Karl Lagerfeld…”
“See, buonanotte…perdi colpi eh? Ti stavo chiedendo di raccontarmi di quando sei stato in Cina, per girare il video di From Yesterday…”
Accidenti a me!
Una storia "on the road" tra i suoni graffianti del rock e le passerelle dell'alta moda, tra amori e tradimenti, successi e clamorose sconfitte.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – I'm in my head and I'm spinning



Serena era seduta alla scrivania e tamburellava con le dita sulla tastiera del pc. Erano le 7 di un pomeriggio lavorativo qualunque, se non fosse per le tre riunioni, una conferenza stampa e relativa presentazione delle nuove collezioni alle quali aveva dovuto partecipare, in quanto assistente al Managing Director della filiale newyorkese di TOD'S.

Era stata una giornata lunga e stressante e, se non bastassero i tacchi da 12 cm ad ucciderla, di certo ci sarebbero riuscite le rimanenti venti email da leggere, delle quali doveva occuparsi prima di poter andare a casa. Iniziavano a bruciarle gli occhi e la stanchezza incombeva, lenta e inesorabile, come la nebbia di novembre. Alzò gli occhi verso la vetrata di fronte a lei, dalla quale si godeva di una magnifica vista su Madison Avenue e Central Park, nel tentativo di raccogliere le forze rimaste per concentrarsi, riattivare il cervello e terminare il lavoro.

Ma la sua mente era altrove. Tornava sempre a quegli occhi color nocciola, ormai ospiti fissi dei suoi pensieri, che sembravano passarla ai raggi X. Ormai avrebbe dovuto farci l'abitudine, si diceva, ma ogni volta le farfalle nello stomaco si facevano sentire puntualmente.

Con un sospiro e una scrollata di spalle, per riscuotersi da quella fantasia, guardò l'ora sul suo Blackberry: le 19:18. “Fanculo” disse, “Vado a casa, arriverò in anticipo domattina per finire. Le cose più urgenti le ho sbrigate, gli altri si arrangeranno”. Le ultime luci del tramonto irroravano una luce rosso sangue nell'ufficio deserto.

Serena spense il pc, si stiracchiò e iniziò a radunare le sue cose, ormai sparse ovunque sulla scrivania di cristallo, sotto a decine di fogli, cartelline e altre cianfrusaglie. Andando a prendere il trench al guardaroba, passò davanti lo specchio alla parete, e la donna riflessa le restituì lo sguardo: la sua folta chioma di capelli ricci color rosso fuoco non ne voleva sapere di starsene buona al suo posto e gli occhi azzurro-verde erano arrossati per le troppe ore passate davanti allo schermo, ma per il resto, Serena si sorprese nel veder trasparire, nonostante la stanchezza, quella luce nel suo sorriso, che solo le persone innamorate trasmettono.

Indossato il soprabito, prese la borsa ed il Blackberry squillò. Il suo cuore saltò un battito e con un tuffo al cuore constatò che era lui. “Serena datti un contegno, cazzo. Neanche avessi 15 anni!”

Ciao Shan!”

Hey, Kid! What's up?” la chiamava sempre Kid, inizialmente come un tentativo per sminuire il peso degli 11 anni che aveva più di lei e, col tempo, era diventato il suo soprannome.

Hey, hun! I'm off from work, going home....bad day. I miss you, where the hell are you?

Ah! There you go, you know you can't live without me anymore! Anyway, I'm in.....Tomo where the fuck are we? Melbourne?....Melbourne.”

Saluta Tomo da parte mia! Ma che ore sono laggiù? Avete già suonato?”

No, abbiamo ancora un'oretta di libertà prima del soundcheck. Tomo e io ci facciamo un giro in città. Ti ho appena comprato una cosa...più tardi la twitto, così puoi vederla.”

Scherzi? Voglio la sorpresa...e non voglio che la veda mezzo mondo!”

Va bene, va bene, non la pubblico. Forse.” ridacchiò Shannon.

Ok non so di cosa si tratta, ma...non mi provocare. Potrei salire sul primo volo per l'Australia per vendicarmi. Tra l'altro non sarebbe neanche la prima volta che faccio una cosa del genere per te.” Sorrise, maliziosa.

Vero. Magari posso farti arrabbiare apposta, così mi raggiungi qui” Serena sapeva che c'era Tomo lì con lui, quindi cercò di deviare la conversazione su un piano più “neutrale”. Fece una piccola pausa, prima di continuare.

Non posso credere che dovrò aspettare quasi un mese prima di rivederti. Questi giorni sono stati devastanti, ancora devo smaltire il jet lag...”

Non me ne parlare. Volevo chiedere qualche giorno di ferie per raggiungerti, ma in questi giorni Victoria è veramente intrattabile. Capisco che sia sotto pressione per le nuove collezioni, ma è da una settimana che non esco dall'ufficio prima delle dieci di sera! Grazie a dio sarà a LA fino a lunedì, perlomeno non mi toccherà farle da schiava anche questo week end! Ah, ti ho detto che la prossima settimana forse andrò a Milano con lei? “

Sarai contenta di tornartene in patria per qualche giorno. Basta che non cambi idea e non decidi di non tornare più negli States...”

Lo sai che non potrei mai...” Il momento era arrivato. Serena si mordicchiò il labbro inferiore e iniziò a tormentare un bottone precario sul polsino della giacca. Ancora non si erano mai detti “ti amo” esplicitamente e men che meno, aveva voglia di dirlo per telefono...ma la pausa che seguì valse più di mille parole. Sapeva che Shannon aveva capito.

Me too.” disse lui.

L'atterraggio sulla terra, dalla nuvola sulla quale era atterrata, insieme ad unicorni, arcobaleni e cori angelici, fu più repentina del previsto.

INCOMING CALL:

The Bitch

“Merda, mi sta chiamado il Boss, Shan, devo rispondere!”

“Ok, kid. Dille di prendere qualche tranquillante, da parte mia. Ci sentiamo più tardi.”

Bye sweetie!


“Meno male! Ma con chi stavi parlando?”

“Ciao Victoria....scusa, parlavo con il mio ragazzo, che è in Australia” Serena si impose di non arrossire (come se il Boss potesse percepirlo attraverso il telefono) e allo stesso tempo tentò di assumere l'aria “professionale” che usava in campo lavorativo. Principalmente consisteva nel: raddrizzare la schiena, alzare il volume della voce e parlare più chiaramente possibile. Oh e, ovviamente, indossare la maschera da stronza arrivista, inflessibile, sgobbona e ruffiana quel tanto che bastava. Le armi che aveva usato per arrivare dov'era.

“Serena, mi hai girato il file con i prezzi del nuovo campionario? Mi servono subito!”

“Ci stanno ancora lavorando in amministrazione. Ho chiamato poco fa e Jeena mi ha assicurato che te li avrebbe inviati entro stasera.”

“Dille di muoversi, se non mi arrivano la colpa è tua. Stagli addosso, quella è capace di andarsene a casa perché deve raccontare la favoletta della buona notte alla figlia!”

“Ci penso io. Visto che hai chiamato, volevo chiederti: per Milano devo iniziare ad organizzare la trasferta. Se puoi darmi i dettagli....”

“No lascia tutto a Josh in amministrazione, ci pensa lui a sbrigarsela con l'agenzia.”

“Sì, ci ho già parlato, ma gli servono i dettagli del viaggio: le date per il volo, quante persone, eccetera.”

“Ma che significa quante persone? Io e te, no? Chi altri vuoi che porti?” “Comunque si parte venerdì prossimo e si rientra mercoledì. Per il ritorno partiamo da Ancona, visto che dovremo passare in sede centrale per la riunione con i dirigenti. Per il volo, voglio Qantas e prenota il Park Hyatt, come al solito. Dovremo anche affittare una macchina a Malpensa, così martedì andiamo con quella nelle Marche. E ti ho mandato per email i dettagli di una persona che devi contattare per prendermi un'appuntamento a Parigi a fine marzo. Contattalo subito!”

“Va bene. C'è altro?”

“Per ora no, fai tutto entro stasera però, è urgente! E mi raccomando i prezzi!”

“Ok. A lunedì!”

CLICK

Serena mollò un sonoro calcio alla sedia e riaccese il pc. La conferma che sarebbe andata a Milano non la consolava affatto per il momento. Si chiese se era il caso di informare la sua famiglia che sarebbe tornata in Italia. Magari ne avrebbe parlato con sua sorella o suo fratello. Anche se non ne vedeva lo scopo, visto che non avrebbe avuto neanche un momento di libertà per tornare a casa, in giro con quella pazza di Victoria. Erano ormai due anni che non tornava a casa sua. Le mancava da morire, ma dopo quello che era successo non poteva e non voleva rimetterci piede. Il suo orgoglio glielo impediva. E se poi avesse rincontrato lui? No, neanche a pensarci.

Erano quasi le otto, quando sollevò la cornetta e compose il numero dell'interno di Jeena per verificare che il prospetto con i prezzi fosse pronto e nel frattempo aprì l'email di Victoria:


Contatta Emma Ludbrook, l'assistente di JARED LETO al numero …... per inviarle l'invito alla Vogues Fashion Night Out nello show room di Parigi (Saint Honoré) il 7 Giugno. Inoltre vorrei parlarci di persona, quindi chiedile se è possibile fissare un appuntamento il giorno dopo, magari direttamente nell'hotel in cui alloggia. E' per la nuova campagna stampa, Emma lo sa, gliel'ho già accennato e le ho detto che per i dettagli l'avrei fatta contattare da te.

Ciao, Victoria.


Oh, merda!” Esclamò Serena.


FINE CAPITOLO 1

  
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