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Autore: aryCloud_    25/02/2012    1 recensioni
La voce per un artista musicale non è solo la base della sua carriera, ma anche il suo modo di esprimersi. Ed è così che una canzone può diventare un modo piacevole per raccontare agli ascoltatori un pezzo di sè.
Ma cosa sucederebbe se Harry Styles non riuscisse più a trasmetterci le sue emozioni cantando?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Setacciai gli occhi di Harry in cerca di una risposta.
-Non ce la faccio più ad andare avanti così, lo capisci?- disse, dandomi le spalle. Riuscivo a distinguere il suo profilo anche nella penombra: le spalle larghe, i capelli vaporosi, il naso affusolato e la rotondità delle labbra appena accennata. Guardava fuori dalla finestra, le mani premute contro il vetro. A volte allungava la mano come per toccare la neve che scendeva copiosamente per poi ritrarla velocemente , dopo il gelido contatto con l finestra.
-No, non lo capisco Harry. Come puoi buttare tutto all’aria così, solo per un capriccio personale?- risposi io, la voce spezzata.
Harry si voltò di scatto, avvicinandosi a passi rapidi verso di me. Vidi la sua espressione dura e la mascella contratta solo quando mi fu abbastanza vicino. I lineamenti spigolosi contrastavano con la piega armoniosa delle labbra e degli occhi: pareva un bambino cresciuto troppo.
Harry strinse le mani a pugno in un impeto di rabbia, e la sua mano scattò, veloce, colpendo il muro davanti a sé. Quando la ritrasse la pelle sulle nocche era increspata da piccoli taglietti rosso vivo. Vidi il dolore nei suoi occhi quando si guardò la mano, mentre faceva scorrere la punta del dito sulle abrasioni, esaminandole tutte, una per una. Sapevo che era solo un modo per distrarsi da ciò che provava, ma provai comunque l’impulso di correre da lui e abbracciarlo, baciargli la mano dove si era ferito. Ma non potevo.
Harry alzò gli occhi di scatto, scoprendo così che lo guardavo, e fece una smorfia.
-Tu..tu pensi davvero che stia facendo questo solo per un capriccio personale? E’ così che la pensi, Ellen?- disse con voce atona, stringendosi la mano ferita. –Beh, ti sbagli. E se credi questo, vuol dire che non mi hai mai amato-.
Lo guardai, stavolta lampeggiante di collera.
-Come puoi dire una cosa simile? Proprio io non ti ho mai amato? Cosa credi che voglia dire amare, tu? Io penso che significhi quando non puoi vivere senza una persona. Quando tutte le volte che si alza dal letto, rimani con il naso premuto contro il suo cuscino per sentirne l’odore. Quando stai bene solo tra le sue braccia, e da nessun’altra parte: ti stringono forte, e tu ti senti invincibile, perché sai che quella persona sarà sempre al suo fianco. Quando tutte le volte che ti tocca, tu ti senti in paradiso; tutte le volte che ti bacia riesce a farti dimenticare le tue sofferenze. La tua concezione è così diversa dalla mia?- risposi cercando i suoi occhi. Osservai le sue labbra socchiuse, solo per respirare. Le avrei volute sulle mie ora, in quel preciso istante, in un unico bacio.
Harry non disse niente: teneva gli occhi bassi, e le braccia incrociate. Mossi un passo verso di lui, cercando così di farlo parlare, ma ottenni solo uno sguardo torvo che mi fece stare ancora peggio. Qualcosa dentro di me si spezzò nuovamente: credevo che Harry si sarebbe ricreduto, che sarei riuscita a dimostrargli che avremmo affrontato la sua situazione insieme.
   Da quando aveva scoperto che non avrebbe più potuto cantare, era cambiato profondamente. Non gioiva più delle piccole cose della vita, come prima. Non era più sempre allegro, né faceva battute come suo solito. Il ragazzo spensierato e divertente che mi faceva ridere con le sue scemenze non c’era più. Il nuovo Harry era triste, sempre chino su un quaderno rosso, che riempiva di pensieri e chissà cos’altro.
 Ogni tanto estraeva dal cassetto della scrivania di noce uno spartito di una canzone della sua boy band, di quando era ancora insieme agli One Direction. Leggeva le note e le parole, muto, con gli occhi che scorrevano lungo il foglio ancora ed ancora, catturando caratteri su caratteri. Non provava mai a cantare un ritornello: sapeva di non poterlo fare, e cantare non lo avrebbe di certo risollevato il morale.
Gli altri ragazzi della band gli erano stati davvero molto vicini durante l’operazione alle corde vocali, e tutta la convalescenza. Ricordo il giorno in cui Harry avrebbe dovuto cantare per la prima volta, dopo tanto tempo di fermo: era stato dimesso dall’ospedale un giorno prima, e i suoi amici l’avevano subito portato allo studio di registrazione. Era il momento della verità.
Harry era molto euforico quel giorno: aveva voluto che lo aiutassi a scegliere i vestiti, perché “diventeranno i miei portafortuna” aveva detto. In effetti i dottori non ci avevano assicurato che avrebbe riavuto la sua voce uguale a prima, ma pareva che con un po’ di riabilitazione sarebbe tornato tutto a posto, o quasi.
Allo studio erano tutti molto allegri. Harry si era preparato per cantare: aveva socchiuso gli occhi ed iniziato ad intonare il suo assolo in “What Makes You Beautiful”. Ma c’era qualcosa che non andava: la sua voce era roca, e le note sbagliate.
Ricordo che Harry era uscito dalla porta a vetri con un falso sorriso stampato in faccia, come per consolarci. Poi si era avvicinato a me, e mi aveva abbracciata. Io avevo posato la testa sulla sua spalla, e avevo chiuso gli occhi.
-Ti amo- aveva solo detto. Nessun riferimento al suo dolore, niente di niente. Ma si percepiva che stava malissimo, e sembrava che da un momento all’altro potesse scoppiare a piangere, o cadere in depressione.
I ragazzi erano sconcertati: Niall si mordicchiava nervosamente il labbro inferiore, Liam si guardava le scarpe, Zayn si tormentava le mani, e Louis..beh, Louis era il suo migliore amico, ed era sconvolto. Aveva gli occhi sgranati, e guardava fisso Harry. Sapevo che avrebbe voluto consolarlo, ma purtroppo non aveva idea di come fare, esattamente come me.
La sera stessa, uscendo dal bagno dopo una doccia veloce, avevo trovato Harry seduto sul divano, le gambe incrociate ed un cuscino stretto al petto. Guardava la televisione con un’espressione vuota in volto. Sembrava quasi che non assimilasse il notiziario, ma che osservasse un punto al di là dello schermo.
Mi ero avvicinata velocemente, e mi ero seduta accanto a lui silenziosamente. Le sue braccia si erano strette in automatico sui miei fianchi, avvicinandomi a lui. I suoi occhi verdi erano duri, vuoti: la scintilla che li animava quando mi guardava era sparita, e il sorriso che aveva sul volto era tirato. Mi ero appoggiata completamente a lui, sperando di trasmettergli un po’ del mio calore.
-Ne vuoi parlare?- gli avevo sussurrato con dolcezza.
Harry aveva ruotato il viso verso di me, un sorriso falso in viso.
-E di cosa dovremmo parlare?-.
 Era stato un duro colpo per me constatare che Harry stava cercando di seppellire i suoi sentimenti pur di non farmi preoccupare. Io però avrei preferito che si sfogasse: mi sarebbe andato benissimo che urlasse, che tirasse pugni contro al muro, che distruggesse qualcosa. Ma niente: il suo volto era una fredda maschera di dolore che non lasciava filtrare niente, solo la sofferenza.
A quel punto, avevo deciso di fare marcia indietro per non aumentare il suo dolore.
-Di qualsiasi cosa, lo sai- avevo replicato con un sorriso. Lui non aveva risposto, ed aveva continuato a guardare la televisione come se niente fosse accaduto, in quel modo che mi spaventava.
I giorni seguenti erano stati molto difficili: Harry viveva in condizioni pietose, ed aveva continui sbalzi d’umore. Sembrava che fosse sull’orlo del baratro, ma che non riuscisse a saltare e ci ripensasse.
 Gli amici passavano a trovarlo spesso, ma riuscivano solo a ricordargli i bei momenti passati insieme, il successo, e la sua voce di cantante perduta. Eppure non passava giorno in cui non fossero lì con noi, seduti sul divano, a ridere e a scherzare come se niente fosse accaduto. Durante quelle serate, Louis e Zayn cercavano di farlo ridere in tutti i modi: si saltavano in braccio di tanto in tanto, e ricordavano i momenti più divertenti della loro carriera. Gli One Direction erano ormai morti, come era morta la voce di Harry: i ragazzi non se l’erano sentita di continuare senza di lui.
-Ci abbiamo provato, te lo giuro- mi aveva sussurrato velocemente Niall in un momento in cui Harry era assente. –Ma andare avanti senza di lui, vedere la sua poltroncina vuota a casa, e poi sostituire la sua voce con quella di Liam..non ce la facciamo. Non è giusto verso di lui, e nemmeno verso di noi. Ci mancano le sue battute stupide, la sua allegria: riusciva sempre a farci ridere anche quando tornavamo a casa la sera, stanchissimi, dopo un tour. E ora riusciamo solo a sentire il vuoto che ha lasciato-. Mi aveva fatto venire le lacrime agli occhi quel giorno, ed ero scoppiata in un singhiozzo silenzioso per non farmi udire da Harry.
-Ho paura ragazzi- avevo detto rivolta a tutti, le lacrime che mi rotolavano lungo le guance. –Non so se si riprenderà, se peggiorerà..non so cosa fare. Non riesco consolarlo, né a farlo parlare: non si apre con me. Io sono terrorizzata..- poi un singhiozzo mi aveva interrotta, e mi ero gettata tra le braccia di Zayn, che mi aveva stretta forte senza pensarci un minuto.
-Andrà tutto bene, andrà tutto bene- aveva continuato a ripetere, ma anche se era la cosa che avevo bisogno di sentire, non mi aveva per niente fatto sentire meglio.
Quando Harry aveva varcato la soglia della stanza, mi ero asciugata istantaneamente le lacrime, ed avevo sfoderato il sorriso migliore che avevo nel mio repertorio. Sospettavo comunque di avere gli occhi rossi, perché Harry mi aveva guardato in modo strano per tutta la serata.
Nelle settimane seguenti avevo cancellato dalla casa tutti i ricordi degli One Direction: i premi, le canzoni, i poster e le foto che aveva con i ragazzi. Sospettavo che ormai anche essere chiamato Harry gli provocasse dolore.
Ero stata costretta a sostituire nel mio ipod i titoli delle loro canzoni con altri, e me le ascoltavo spesso in segreto, quando mi sembrava di stare per crollare. Chiudevo gli occhi ed assaporavo il tono duro di Harry, la sua voce calda, e mi sentivo meglio. Era così che riuscivo a stringere i denti e ad andare avanti. In fondo all’armadio, sotto un cumulo di vestiti inutilizzati, custodivo segretamente una foto della loro esibizione a Sanremo, incorniciata d’argento: era così allegro allora, così maledettamente grato alla vita per l’opportunità che gli aveva dato. Ed il suo sogno era svanito così, senza preavviso, senza che se lo meritasse.
Gli amici continuavano a farci visita, giorno dopo giorno. Niall portava sempre con sé la chitarra, e Liam e Zayn facevano strambe cover di canzoni esistenti. Harry sorrideva spesso, a volte rideva persino, ma la tristezza non lasciava mai i suoi occhi.
Un giorno, che ricordo come se fosse ieri, Niall aveva per sbaglio attaccato con “One Thing”, ma si era bloccato di colpo come un bambino che sa di aver errato, e non vuole essere rimproverato. Harry lo aveva guardato, e gli aveva intimato di continuare con una determinazione che non vedevo da mesi. Niall aveva obbedito, un po’ titubante.
 Ricordo che il cuore aveva iniziato a battermi all’impazzata: avevo sperato davvero che ci sarebbe stata una svolta, che sarebbe tornato l’Harry di prima, quello che avevo conosciuto tanto tempo prima.
 
I’ve tried to play it cool,
But when I’m looking at you
I can’t ever be brave
‘cause you make my heart race.
 
Liam  concluse la sua parte con disinvoltura. Era arrivato il momento che Harry cantasse senza curarsi di stonare o no, che tirasse fuori tutto ciò che aveva dentro.
 
Shut me out of the sky
You’re my..
 
La voce di Harry era stata la canzone più bella che avessi mai ascoltato. Era roca, e più bassa di diverse ottave, ma dimostrava di avere superato la sua depressione. Poi però si era fermato. Avevo aperto gli occhi, e l’avevo guardato: fissava il pavimento, e respirava rumorosamente con la bocca aperta.
-Oh mio Dio, Harry, stai bene?- avevo gridato mentre mi inginocchiavo  accanto a lui. Niall aveva posato la chitarra, Liam si era interrotto, ed ora eravamo tutti intorno a lui.
Harry aveva gli occhi chiusi, i denti stretti, ma aveva smesso di respirare rumorosamente. Ad un tratto si era alzato, e aveva spalancato gli occhi verdi.
-Scusate, non mi sento molto bene, devo andare in bagno- aveva dichiarato, correndo via dalla stana. Io l’avevo seguito. Avevo spalancato la porta della stanza, e lo avevo trovato appoggiato al lavandino, la testa nascosta nel petto.
-Harry- avevo mormorato, posandogli una mano sulla schiena. Lui non aveva risposto né si era mosso, così ero stata costretta a piegarmi per guardarlo in faccia: gli occhi verdi erano arrossati, le ciglia bagnate così come le palpebre. Non lo avevo mai visto piangere prima di quel momento, e mi ero spaventata non poco.
Lui si era subito nascosto il viso tra le mani.
-Puoi andartene, Ellen?- aveva mormorato, tirando su col naso. Ero rimasta basita.
-Vorrei solo esserti d’aiuto, io..- avevo balbettato.
-Vattene, ti prego- aveva ripetuto, voltandomi le spalle.
Uscendo dalla stanza mi ero sentita inutile, ed ero davvero spaventata: la sua crisi di panico, e la sua reazione avevano confermato ciò che temevo: non era ancora pronto per dimenticare, e non sapevo nemmeno se lo sarebbe mai stato.
Dopo quel giorno, avevo completamente perso la speranza. Sapevo che niente sarebbe mai cambiato nella nostra vita: lui sarebbe sempre stato cupo e tenebroso, e io avrei fatto del mio meglio per consolarlo.
     Ritornai al presente quando vidi Harry seduto per terra, le mani affondate nei ricci castani e le ginocchia strette al petto.
-Io ti amo, Ellen, ma non posso più continuare in questo modo. Quando ti guardo rivedo tutto il mio passato, e io lo voglio dimenticare. Ora sono solo Harry: non sono mai stato ad X-Factor, non ho mai cantato dal vivo né ho mai conosciuto i membri degli One Direction. E in questo modo non ho mai conosciuto neanche te-. Le sue parole mi colpirono come coltelli, e dentro mi sentii morire. In tutti quei mesi gli ero stata vicina, avevo condiviso con lui l’apice del suo successo, e poi la nera disperazione. Mi ero svegliata con lui accanto che mi sussurrava canzoni nell’orecchio, il suo profumo che si mischiava col mio. Non potevo lasciarlo andare così, non dopo tutto quello che avevo passato.
Mi inginocchiai accanto a lui. –Forse dimenticare non è il modo migliore per superare tutto questo. Anch’io ti amo, Harry: ti conosco meglio di chiunque altro, senza di te mi sentirei persa, lo capisci?- dissi.
Harry mi guardò, poi si alzò di scatto.
-Invece per me è la cosa migliore. Mi dispiace tanto: forse un giorno ci rincontreremo,e  io mi innamorerò di nuovo di te come lo sono adesso- ribattè, gli occhi tristi. –Ma ora non me la sento più. Scusami- disse poi, voltandomi le spalle.
Mi avvicinai a lui, posandogli una mano sulla schiena che lui, con mio grande stupore, non scansò. Anzi, si voltò, e io approfittai della situazione per allacciargli le braccia intorno al collo e posare le mie labbra sulle sue. Non appena l’ebbi fatto, un’ondata di calore e sollievo mi travolse. Avevo bisogno di lui, delle emozioni che mi trasmetteva con un solo sguardo, dei baci veloci che mi dava al mattino appena sveglio prima di andare a farsi la doccia.
Harry ricambiò il bacio, poi mi allontanò con delicatezza ma decisione. Vidi quanto gli costava quel gesto e mi sentii meglio, sapendo che anche lui provava ciò che provavo io.
-Scusami Ellen, devo andare. Devo, devo uscire di qui..- disse Harry, e corse verso la porta.
-Aspetta, Harry, non farlo! Non lasciarmi qui, ti prego!- gridai in preda al panico.
Lui si voltò un’ultima volta. –Mi dispiace.- disse solo, poi aprì la porta e se la richiuse alle spalle.
Mi ritrovai sola nella stanza, un peso sul petto: non l’avrei più rivisto. Non mi sarei più specchiata nei suoi occhi verdi, né avrei più provato la sensazione della sua pelle contro la mia. Ero sola. Completamente sola.
Non appena questo pensiero si impossessò di me, la testa iniziò a girarmi vorticosamente: tastai il muro dietro di me per sorreggermi, ma era scomparso. La stanza si annebbiò sempre di più, e in seguito il nero mi travolse: c’era nero ovunque, e la testa mi girava sempre di più..il pavimento sembrò aprirsi sotto i miei piedi, e io caddi, caddi nel nero. Urlai a squarciagola..i miei piedi non trovavano un punto d’appoggio, e io scivolavo giù, sempre più giù..
 
Aprii gli occhi di scatto. La stanza era inondata di una luce calda, la finestra era semiaperta, e l’aria era carica di un piacevole tepore. Qualcosa si mosse accanto a me.
-Buongiorno amore- disse Harry, gli occhi verdi accesi di una scintilla di gioia e i capelli ribelli arruffati da una parte e schiacciati dall’altra. –Scommetto che hai dormito bene dopo la mia performance di ieri sera..- mi sussurrò in un orecchio con un sorriso malizioso dipinto in volto.
-Ma tu sei ancora qui, non te ne sei andato..- mormorai incredula.
Harry avvicinò il suo viso al mio, e mi baciò sulle labbra. Una scarica elettrica si propagò da esse fino alle punte dei miei piedi. –Certo che sono qui, sempre qui per te- disse con un sorriso.
-E sei ancora negli One Direction..- constatai nuovamente. Harry mi guardò incredulo.
-Stai bene Ellen? Stamattina mi sembri un po’ strana..- disse, posandomi una mano sul viso.
-Tutto bene. Probabilmente era solo un sogno- sospirai.
-Già, deve essere così- Harry si alzò dal letto, e si ravvivò i capelli. –Vado a farmi una doccia veloce, poi devo andare a provare con i ragazzi- mi informò. –Vuoi venire anche tu?-.
Gli sorrisi. –Con te verrei ovunque- dissi. Mi alzai dal letto e lo abbracciai, contenta di averlo ancora qui con me.
 
 
 Spazio dell'autrice:
Per cominciare vorrei ringraziare tutti coloro che hanno avuto la forza di arrivare fino in fondo a questa storia. E' la mia prima FF sugli 1D, quindi comprendetemi!
Nonostante tutto, spero di essere riuscita a rendere bene le emozioni dei personaggi, che in questa storia hanno davvero un ruolo fondamentale.
Era un po' che volevo scrivere una FF su di loro, e ieri sera mi sono messa davanti al computer, determinata a riscirci: le parole uscivano da sole, ed è stato molto divertente scrivere questa storia. spero che anche voi vi siate divertiti come me, ma a leggerla.
Se avete qualcosa da dire, qualche critica da fare, o qualsiasi altra cosa esprimetevi! Mi fareste davvero felice :')
Vi ringrazio di nuovo,
aryCloud_
  
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