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Autore: Frayx9    25/02/2012    6 recensioni
Dal PRIMO CAPITOLO:
"Sbuffo. “Che cosa ti è saltato in mente? Rapirmi?!”
Rotea gli occhi. “Non fare la melodrammatica. Un giorno al mare non ha mai ucciso nessuno.”
Lo fisso. “…M…Mare?”
Fa un suo solito mezzo sorriso. “Già. Mare.”
“Non…ci vado da quando…” la voce si rompe.
Diventa serio. “Da quando sono i morti i tuoi genitori?”
Sospiro e muovo il capo in cenno di assenso."
Inspired Fan Fiction DELENA.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8.

ADMIT IT, ELENA!

  


“Passami la colla, Care!”

“…AL VOLO!”

Uno stick di colla vola per la stanza, andando a scontrarsi con il muro…rompendosi addirittura a metà. Caroline ed io seguiamo i movimenti dell’oggetto, e rimaniamo per un attimo zitte davanti a quella scena del delitto.

“Caroline, se continui a rompere le colle, non riusciremo mai a finire!” esclamo esasperata, guardando prima lei poi il cartellone davanti a me, alzando le spalle.

“la colpa non è mia; la devi solo prendere al volo!” replica la bionda, difendendosi.

“E io secondo te riesco a prendere una colla che viene lanciata da una vampira che non sa dosare la propria forza?” reclamo di nuovo, facendola ammutolire.

Scuoto la testa, innervosita; è la terza colla che rompe nella mattinata.

“Non la lancio tanto forte! Sì. A volte mi scappa un po’ la mano, ma potresti prenderla! Diciamo che sei tu che sei distratta, oggi!”

Stizzita mi alzo in piedi, per raggiungere il muro e raccogliere la colla solida rimasta per terra. “Non è vero!” dico agitando un indice mentre con l’altra mano modello la sostanza adesiva.

Caroline mi guarda inclinando il capo. “Sì che è vero!”

“No che non è vero!”

“Sì, è vero. Non dire che non stai pensando a niente, che non ci credo!” dice alzandosi anche lei, prendendo il suo cartellone per posarlo sulla scrivania.

Rimango zitta, fissandola. E’ vero, non posso non pensare alla sera precedente. “Sono solo un po’ansiosa; non so come finire il cartellone e…e la consegna è per domani.”

Caroline si gira, fulminandomi con lo sguardo. “Questo compito l’abbiamo fatto insieme e abbiamo finito di scrivere la ricerca circa mezz’ora fa.” Dice con semplicità, facendomi però arrossire.

“Intendevo dire che…non so come incollare le immagini.” Cerco ancora di difendermi, invana.

“Certo, come no. Ricorda solo che ti conosco quasi da tutta la mia vita, e che capisco facilmente –molto facilmente- quando c’è qualcosa che non va. E tu” dice puntandomi un dito contro “Tu oggi hai qualcosa che non va.”

Corrucciando le labbra mi siedo di nuovo per terra, posando la mia mano sulla carta ruvida, per inumidirla bene di colla.

“Avanti sputa il rospo.” Ordina la bionda dopo pochi secondi davanti a me.

“no.”

“Sì che lo farai invece.”

“No, non puoi obbligarmi.”

“Ah no?”

“No!”

“Va bene.” Per un secondo sparisce dalla mia vista, per poi ritornare subito dopo con un accendino in mano.

“Che cosa hai intenzione di fare, scusa?”

“O tu mi dici ciò che sta accadendo, o… le vedi queste?”  dice accartocciando piano le foto della mia ricerca

“NO!” strabuzzo gli occhi e, rialzandomi in piedi cerco di prenderle di nuovo, senza risultati: Caroline è più alta di me, e non ci mette tanto ad alzare le braccia in alto.

“No?”

“E VA BENE!” esclamo stizzita allargando le braccia.

Caroline abbassa il braccio che ha alzato per impedirmi di prendere il mio ricatto, con aria compunta, come se stesse aspettando con estrema attenzione una mia parola.

Fatico a parlare; vorrei dirle una menzogna, dirle qualsiasi cosa, ma in fondo sento il bisogno di dire a qualcuno cosa mi sta vorticando in testa.

Cerco di nuovo di saltarle addosso, coglierla di sorpresa; ma lei mi scansa senza fatica e rialza il braccio in alto, aspettando.

Apro la bocca parecchie volte, per poi chiuderla, cercando di trovare le parole adatte.

“Allora? Te le ricordi queste?” dice sventolando le immagini.

“LO VUOI SAPERE? DAVVERO? E VA BENE!” urlo, continuando subito dopo.

“HO BACIATO DAMON!”

 

“Stai scherzando.”

“No, non sto scherzando.”

“Hai baciato o sei stata…”

“Tutti e due.”

Caroline spalanca gli occhi, stupefatta. Si sarebbe aspettata tutto –una mia depressione, un voto indecente a scuola, Jeremy.- ma non quello.

“…Adesso lo sai.” Alzo le spalle, come se fosse una cosa da niente.

“Quando è successo?”

“Ieri sera.”

“E hai provato qualcosa?”

“..Io?” chiedo, puntandomi un dito contro.

“No, Dio.”

Scuoto la testa, guardando il copriletto improvvisamente diventato interessante.

“Non hai provato niente?” mi incita, mentre i sentimenti del bacio mi riaffiorano in testa. Il suo profumo, le sue labbra, i suoi capelli, il colore dei suoi occhi prima e dopo; il tremolio alle gambe, le farfalle nello stomaco, il cuore in gola, sentire tutte le cellule muoversi.

“…Ho provato così tanto Caroline, che non so nemmeno da dove iniziare.” Ammetto, arrossendo.

“Non è che stai cambiando fratello, vero?” mi chiede dopo minuti di silenzio.

“C-cosa? No!” aggrotto le sopracciglia, cercando di capire la domanda.

“E..allora perché l’hai baciato?” Mi zittisco nuovamente, cercando di ragionare. Perché l’ho baciato?

“Non lo so, era…la situazione. So solo che per un momento ho voluto baciarlo, ecco.”

Caroline ghigna, divertita da quella conversazione. “Ammettilo, Elena!”

Continuo a guardarla, non capendo. “Ammetti cosa?”

“Dio! Ammettilo, Elena: Damon ti è entrato dentro.” La ragazza i avvicina e punta un indice lì, dove dovrebbe stare il cuore.

 “Ti sbagli, voglio bene a Damon quanto a mio fratello.” Dico convincendo più me stessa, che lei.

“D’accordo, ti faccio una domanda come amica che si preoccupa per te tutti i giorni: cosa c’è tra te e Damon?”

“Non c’è nulla!” rispondo prima ancora di pensare, innervosita.

“Oh, avanti! Sei attratta da lui! In tutta la sua gloria da fratello maggiore!”

“No” sussurro, capacitandomi del fatto che Caroline ha pienamente ragione.

“Aspetta, il tuo ‘no’ deve essere interpretato come un no, non sei attratta da lui oppure no, non hai intenzione di ammetterlo?”

“Non posso, Caroline! Se lo ammetto, se lo penso anche solo per un secondo…io…Stefan…”

“Stefan se n’è andato, e non ha intenzione di ritornare presto.” Conclude Caroline, alzandosi dal letto e strofinando le mani sui jeans.

“…Lo so.” Annuisco, deglutendo. Non so perché mi stia facendo tanti problemi ora, quando un giorno prima non mi lasciavo distruggere da nessuno.

Quando un giorno prima, non faticavo ad ammettere i sentimenti che provo per Damon.

Serro le palpebre: non dovrei pensare a lui.

Ma pochi istanti dopo due occhi azzurri si formano nella mia testa.

“BASTA! NON CE LA FACCIO PIU’!” urlo, portandomi le mani tra i capelli, massaggiandomi la cute. “Dopo tutto ciò che è successo, dopo…dopo due anni, sono ancora qui, a piangermi addosso!”

“Elena…”

“No, Caroline hai ragione!” rialzo lo sguardo su di lei, inspirando profondamente. Sento già le lacrime formarsi, gli occhi pungere. “Stefan non c’è più, non esiste più, e-e io non ho mai capito perché in realtà non ho mai provato dolore, perché da quando Damon me ne ha informato, non ho pianto una notte. Perché quando c’era ancora Stefan al mio fianco, io mi preoccupavo del fratello; perché provavo più dolore e delusione per lui, rispetto a quando Stefan mi lasciava. Anche se tecnicamente io amo Stefan, allo stesso tempo provo qualcosa di forte per Damon, e non so dire se è amore; non so dire se…se quando ieri l’ho baciato, l’ho fatto solo perché volevo stare bene; non so se ogni volta che lo guardo sto male perché non posso averlo o non voglio averlo. Non so se amo più lui che Stefan, non so se è solo un affetto innaturale, so solo che io non vivo senza sentire il suo profumo, senza le sue braccia che mi sostengono, senza le sue parole, le sue carezze, se non lo sento accanto a me, se non so come stia. E sento una strana morsa, sento uno strano spasimo che mi lacera dall’interno, sapendo che lui è lì, davanti a me, e io non posso avvicinarmi più di tanto. Sento i battiti accelerare, la vista offuscarsi, e le gambe che stanno per cedere ogni volta che mi attrae a sé, o ogni volta che io lo attraggo a me. E non capisco. Non capisco soprattutto perché se amo così tanto anche Stefan, queste cose con lui non accadevano più da tempo! Non capisco come Damon si sia così impossessato di me!

Caroline mi guarda, gemente. A anch’io mi sono accorta di aver cominciato a piangere.

Quelle parole continuano a vorticarmi in testa, e di colpo, come la sera precedente, mi ricordo di tutte quelle volte in cui mi ha salvata, in cui abbiamo ballato, in cui mi è stato accanto; tutte le volte in cui mi ha fatto intendere ‘ti amo’ e io l’ho rifiutato. E ora, tutte queste parole liberate, non fanno altro che confondermi.  E un sentimento strano comincia a farsi strada dentro di me, sento rimorso, dolore, sollievo, liberazione.

La ragazza si avvicina a me e mi accoglie tra le sue braccia, lasciandomi bagnarle la maglia che indossa.

E anche ora, in questo momento, vorrei che queste fossero le braccia di Damon.

 

 

Non penso.

Agisco.

Non valuto le conseguenze che potrei avere, ma solo i benefici che posso trarre.

Porto i piedi uno davanti all’altro, incurante della pioggia incessante che mi scivola sui vestiti.

Corro corro e corro.

Non mi importa dell’ora, non mi importa del tempo: corro.

Corro verso un’unica destinazione.

E lo sento; sento di amarlo ogni passo che percorro, sento ogni cellula viva dentro di me, mi sento bene.

Non importa il dolore alle gambe, non importa il dolore ai piedi.

Importa solamente lui.

Damon.

E il mio cuore perde i battiti pensando al suo nome, perde i battiti pensando a lui.

E io corro, corro più veloce.

I capelli mi si incollano al collo; sento il freddo penetrare nei vestiti.

Il cuore che pompa scoordinato, le farfalle iniziano già a formarsi nello stomaco.

Ed è difficile, difficile spiegare cosa provo quando mi fermo nel vialetto della casa.

Come sento le lacrime calde mischiarsi alle gocce fredde della pioggia, come sento le orecchie fischiarmi, come sento il desiderio di averlo di nuovo tra le mie braccia.

E cammino veloce allora, dandomi la tregua di riprendere il respiro, che mi si mozza di nuovo quando energicamente busso al portone.

E quando sento i passi avvicinarsi mi appoggio al muro per la paura che ho di cadere.

E quando si apre la porta, cesso ufficialmente di vivere.

Deglutisco più e più volte, sbattendo anche le palpebre.

Entro veloce nella casa e mi stropiccio gli occhi, venendo accolta da due braccia familiari.

Ma non sono quelle di Damon; il profumo è diverso.

 Sento comunque la felicità morire quando vedo il volto del ragazzo.

“E-ELENA!” esclama lui, con voce roca.

Fatico a pensare, a collegare i neuroni. Forse sto sognando, è impossibile che lui sia lì.

E sussurro, confusa, il suo nome. “S…Stefan?”

 

 

 

 

Saaaaaaalve *-*

Visto, ho aggiornato :D

Okay, non uccidetemi. Lo so, Stefanuccio non ve lo aspettavate, vero? D:

La mia mente è malefica, lo so.

Ma non può essere tutta spianata la strada, no? J

Comunque, Elena l’ha capito, un po’ spinta da Caroline un po’ spinta da sé che a Damon ci tiene eccome.

E diciamo che se lei lo ama veramente, non si farà influenzare da Stefan, no? :D

Comunque, penso che nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle **

Grazie ai 3 che hanno recensito comunque la storia, e anche agli altri che l’hanno letta e inserita nei preferiti.

Questa storia sta diventando di nuovo una delle storie più belle a cui abbia mai lavorato, e voi non potreste farmi più felice!

Quindi grazie di cuore.

Spero che la storia continui a piacervi! ;D

Ora vado a rispondere alle recensioni!

Alla prossima settimana :DDD

_Frayx.

  

  
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