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Autore: FRC Coazze    25/02/2012    8 recensioni
E se in una notte di fine ottobre 'qualcuno' fosse corso in aiuto ai Potter? E se questo qualcuno fosse riuscito a salvare la giovane Lily? E se sempre questo qualcuno fosse una persona innamorata da sempre di lei? E se Harry fosse scomparso?
Troverete risposta (forse) a queste domande nelle mia ff!
Dal primo capitolo: "Silente si era accostato ancora. La sagoma che giaceva accanto alle ginocchia della professoressa ora aveva un volto… e, per la miseria, anche un nome! Oh, Albus conosceva bene il colore di fuoco di quei lunghi capelli… conosceva bene i lineamenti freschi di quella giovane donna: Lily Evans giaceva lì, sul freddo pavimento, svenuta e con una sanguinante ferita sul petto… ma viva!"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe della Notte'
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Capitolo 37

LA SPADA DI GRIFONDORO

(Parte II)


 

Lily e i due ragazzi sentivano gli schianti colorati della battaglia farsi più vicini mentre correvano lungo i corridoi vuoti. Correvano. Ormai non importava più la segretezza, dovevano raggiungere l’ingresso della villa… c’erano quasi… tutte le forze di Voldemort avevano lasciato i lugubri corridoi di villa Riddle per prendere parte alla battaglia all’esterno. Soltanto più i passi dei tre ragazzi echeggiavano nel rimbombo delle sale spoglie, mischiandosi agli incitamenti degli scontri e agli schiocchi improvvisi degli incantesimi.

Lily seguiva Severus decisa, la bacchetta stretta in pugno, gli occhi colmi di fragori verdi, il Cappello infilato nell’orlo dei pantaloni. Ormai la resa dei conti era vicina… lo sentiva. Presto tutto sarebbe finito, ingoiato dai lampi degli incantesimi. Sperava solo che Harry fosse al sicuro…

Imboccarono un corridoio laterale che li condusse in quello che avrebbe dovuto essere un salotto, ma in cui le chiacchiere, le vite stesse di chi aveva abitato quella casa, erano ormai soltanto delle immagini perdute nella polvere. Oltre una porta che si trovava sulla loro destra si apriva l’ampio, freddo ingresso della villa, infiammato dalle luci sfolgoranti degli incantesimi che saltavano a destra e a manca come grilli impazziti dalle ali colorate e venefiche.

Severus si fermò a pochi passi dalla porta, ponendosi di lato ad essa, protetto dal muro. Lily si fiondò subito accanto a lui mentre Sirius si portava sul lato opposto, sbirciando appena nel salone e lasciandosi sfuggire un sospiro carico di tensione e risolutezza.

Severus fece lo stesso, analizzando bene la situazione al di là dello stipite della porta divelta. Deglutì, riprendendo fiato. Chiamando a sé tutto il suo coraggio, tutto ciò che la maledizione Imperius aveva gettato nel profondo pozzo nero dentro di lui… tutti i ricordi, tutti i sentimenti… la rabbia, l’odio verso Voldemort… il desiderio di riparare al male che lui stesso aveva fatto… per Lily. Ancora. Sempre per lei. Il suo amore che si dibatteva in lui come una cerva etera e d’argento, dandogli la forza per andare avanti ancora.

“Sev?” Fece Lily, alle sue spalle, ponendogli appena una mano chiara sull’avambraccio sinistro.

Il ragazzo sussultò a quel tocco. Ritirò in fretta il braccio, scottato da quelle dita appena poggiate su di lui, allontanando il Marchio Nero dalla purezza di quella mano. Si voltò verso la ragazza, guardandola con occhi profondi, aperti sul suo cuore, ormai finalmente libero davanti a quegli occhi verdi. Quegli occhi che erano stati la sua via d’uscita dall’oblio delle catene di Voldemort.

“Lily”, fece Severus sorridendo appena, “mi dispiace per…” Ma non riuscì a finire la frase che la ragazza gli pose leggermente un dito sulle labbra, zittendolo.

“Questo lo hai già detto.” Gli ricordò Lily sorridendo. La mano abbandonò le labbra di Severus per posarsi sulla sua spalla.

“Mi rimarrai vicino?” Le chiese quasi ingenuamente Severus, senza potersi impedire di abbassare appena lo sguardo, colto da un’improvvisa paura di perdere di nuovo Lily.

La giovane gli fece alzare il viso verso di lei, ponendogli dolcemente una mano sotto al mento. Sorrise. “Sempre.” Gli disse.

La mano lentamente salì verso la guancia del ragazzo, sfiorandone la pelle in una lieve carezza. Gli incantesimi nella sala accanto sibilavano e schioccavano impazziti, empiendo gli occhi di Lily di sprazzi di verde e di rosso, come un’improvvisa aurora sulla foresta, un’aurora terribile e di fuoco che rendeva quel verde ancora più splendente.

Lily passò la mano tra i capelli neri di Severus, attirando il viso del giovane verso di lei. Le loro labbra sempre più vicine, separate soltanto dal soffio dei loro respiri. Gli occhi di ognuno chiusi sul cuore dell’altro, e le loro labbra sempre più vicine…

“Ehi, amorini!” Gridò improvvisamente Sirius, facendo sobbalzare entrambi i ragazzi. Lily lo guardò scombussolata da sopra la spalla di Severus mentre questi si voltava verso Black con aria confusa.

“Potete rimandare queste smancerie a più tardi?” Ringhiò Sirius, una smorfia disgustata e canzonatoria sul viso. Fece un cenno col capo verso la battaglia a pochi passi da loro. “C’è una battaglia da vincere qui.”

***

Albus e compagni erano riusciti ad entrare nell’ampio salone della villa soltanto per scoprire che pullulava di Mangiamorte. Ma quanti erano? Non potevano essere stati tutti a Villa Riddle… erano stati chiamati a raccolta. Silente fece una smorfia, a quanto pareva Tom preferiva fare lo spettatore, ma qualcosa gli diceva che sarebbe venuto. Doveva venire. Silente non se ne sarebbe andato di lì senza aver avuto la possibilità di affrontare il suo ex allievo. Doveva andare fino in fondo.

Si premette di più contro la colonna del salone dietro la quale si proteggeva. Moody si trovava a poca distanza da lui, riparato dietro un’altra colonna bianca. Aberforth, Brix e Minerva si trovavano invece sul lato opposto alle prese con altri Mangiamorte. La professoressa McGranitt era a poca distanza da loro, si riparava come poteva dietro un cumulo di macerie- creato da un’esplosione che aveva colpito la volta- e combatteva, davvero è il caso di dirlo, come una leonessa. 

Un incantesimo si abbatté contro il marmo a poca distanza dal volto del preside, lasciando una lunga ferita nera sulla colonna. Albus si protese a sinistra scagliando una fattura contro il Mangiamorte più vicino e colpendolo al ventre, mandandolo a gambe all’aria alcuni metri più indietro. Non potevano andare avanti così. Dov’erano Lily e gli altri?

Minerva si espose per colpire un Mangiamorte, che ruzzolò a terra perdendo la maschera d’argento. Tuttavia, un secondo Mangiamorte approfittò della situazione, scagliando una maledizione contro la professoressa, mentre questa tentava di colpire un secondo avversario.

“Minerva!” Gridò improvvisamente una voce allarmata. Minerva si sentì afferrare per le spalle e trarre al sicuro dietro il cumulo di macerie giusto in tempo, la maledizione destinata a lei rimbalzò sui detriti con un sibilo. La professoressa levò svelta la bacchetta contro chi l’aveva afferrata, ma abbassò presto la bacchetta, gli occhi colmi di incredulità, quando si ritrovò davanti il volto di Severus.

“Severus…” Disse. Non riusciva a crederci… no, doveva esser un’allucinazione… Ma non era così. Severus le sorrise appena, poggiandole una mano sul braccio. Dietro di lui fecero improvvisamente la loro comparsa anche Lily e Sirius, affannati dalla corsa.

“Tutto bene?” Le domandò il ragazzo, accorato, chinandosi verso di lei, mentre allentava la presa sulle sue spalle, poggiandovi semplicemente le mani.

“Sì. Grazie.” Rispose Minerva con un leggero sorriso. Severus accennò semplicemente col capo, prima di balzare oltre le macerie per scagliarsi contro il Mangiamorte che aveva tentato di colpire la professoressa.

Silente, dall’altro lato della sala, poggiò stancamente la schiena contro la colonna, sorridendo; ringraziando il cielo o chiunque avesse condotto i passi dei tre ragazzi da loro.

L’arrivo di Lily e degli altri ragazzi aveva colto di sorpresa i Mangiamorte, molti dei quali vennero colpiti dagli incantesimi lanciati da Lily e Sirius prima ancora di rendersene conto. Alastor, Brix e Aberforth avevano a loro volta approfittato della situazione e si erano azzardati ad uscire allo scoperto cogliendo i Mangiamorte alle spalle. Questi cominciarono lentamente a ritirarsi, cercando di ripararsi dagli attacchi dei membri dell’Ordine, spinti da un nuovo ardore.

Albus ne approfittò per raggiungere Severus, che aveva appena Schiantato un avversario. Gli poggiò una mano sulla spalla facendolo sobbalzare. Severus si voltò verso di lui, sorridendogli, non appena ebbe riconosciuto quegli occhi azzurri che lo scrutavano. Albus sorrise di rimando, scuotendo appena il capo.  Non disse nulla. Non c’era nulla da dire. Sì: quel ragazzo era davvero straordinario. Era riuscito a sconfiggere la maledizione… ma quella non era proprio una sorpresa per Albus Silente. Non aveva mai smesso di sperare… sperare che l’amore per e di Lily potesse aiutare Severus… e così era stato. Non era forse vero?

Severus aprì la bocca per dire qualcosa, ma si sentì improvvisamente spingere di alto dal preside. Si voltò giusto in tempo per vedere una fattura saettare verso il punto in cui si trovava poco prima e infrangersi contro l’incantesimo di protezione lanciato da Silente. Albus levò la bacchetta, pronto a rispondere all’attacco, ma non scagliò mai l’incantesimo.

“E così, Silente…” Fece improvvisamente una voce gelida. “Credi di aver vinto?” In tutto il salone era improvvisamente calato un silenzio gelido. Tutti, sia i Mangiamorte che gli uomini dell’Ordine, si erano bloccati, le bacchette a mezz’aria, come colpiti dallo sguardo pietrificatore di Medusa. Una Medusa che se ne se stava là, ai piedi della scalinata che portava ai piani superiori. Una Medusa che di serpentino non aveva i capelli, ma il viso stesso… gli occhi rossi brillanti come fornaci infernali. E in braccio, un bambino.

“Harry!” Gridò improvvisamente Lily. Non poteva essere… non era possibile. No. Harry era al sicuro… Remus lo aveva portato via… no… non poteva essere. Fece un passo in avanti decisa, gli occhi colmi di stupore e incredulità.

“Harry. Sì, proprio Harry.” Le fece il verso Voldemort, sorridendo appena. “Patetico tentativo… farlo portar via.”

Silente fece un passo avanti, tranquillo, potente. Il viso tirato in un’espressione decisa, battagliera, la mano stretta sulla bacchetta, affrontando l’uomo che era stato suo allievo.

Severus fece per imitare Silente facendo un passo avanti, ma il braccio del preside lo trattenne ponendosi come una barriera di fronte al suo petto, nel tentativo quasi di proteggere il ragazzo dietro di sè. Severus si bloccò di colpo, gettando un’occhiata svelta al suo mentore.

“Oh.” Fece questi. “E così… due volte tu mi tradisci.” Disse rivolgendosi a Severus. Il giovane non rispose.

“Chissà perché questo non mi stupisce… mi rammarico solo di doverti uccidere.” Continuò Voldemort, con fare tranquillo.

“E tu, Albus… tieni così tanto a questo traditore?” Chiese poi duramente a Silente.

“Basta così, Tom.” Disse questi tranquillamente, ma con voce profonda, inflessibile. “Lascia andare il bambino.”

Voldemort fece scattare la lingua, passandola appena sul labbro superiore. Quindi abbassò gli occhi sul bimbo che teneva in braccio con fare teatralmente pensieroso.

“Sia così.” Disse infine. Si voltò e fece un leggero cenno col capo come richiamare qualcuno. Alle sue spalle avanzò Bellatrix Lestrange, la bacchetta premuta contro il collo di Remus Lupin di cui stringeva forte i polsi dietro la schiena serrandoli in una morsa d’acciaio. Sul volto della donna si apriva un sorriso ampio che pareva quasi una muta risata, mentre sfiorava appena la guancia di Remus con la sua.

Bellatrix gettò un’occhiata verso il suo signore, quindi spinse via Remus liberandolo dalla presa e facendolo ruzzolare in avanti sul pavimento. Sirius si precipitò subito verso di lui, preoccupato; si inginocchiò di fianco a lui aiutandolo ad alzarsi.

Voldemort poggiò il piccolo Harry a terra, con fare indifferente. Lily fece per correre verso il bambino, ma si sentì afferrare per le braccia, alle spalle. Cercò di divincolarsi, ma chi la tratteneva non allentò la presa.

“Aspetta.” Le sussurrò Severus all’orecchio, lottando per trattenere la ragazza. Lily smise di divincolarsi all’udire quella voce, ma i suoi occhi rimasero puntati verso il bimbo in lacrime alle spalle di Voldemort.

“Bene, vecchio. Come desideri.” Fece sarcastico Voldemort, accennando una riverenza. Levò svelto la bacchetta contro Silente.

“Avada Kedavra!” Gridò. La maledizione sfrecciò sibilante e mortale verso il vecchio preside. Silente la schivò gettandosi di lato, agitò appena la bacchetta scagliando contro Voldemort un getto di luce rossa.

Nel frattempo, la battaglia nell’androne era ricominciata. I Mangiamorte, rincuorati dalla comparsa del loro signore si erano scagliati con nuova forza contro i membri dell’Ordine. Severus aveva lasciato andare Lily per difendersi da una maledizione scagliata contro di lui da Bellatrix Lestrange e la ragazza aveva cercato di raggiungere Harry, prima che un Mangiamorte la trattenesse, obbligandola a duellare con lui.

“Ma guarda”, ridacchiò Bellatrix. “Il principino si è svegliato.” Rise mentre scagliava una maledizione contro il ragazzo. Severus riuscì a proteggersi nell’istante stesso in cui un incantesimo di Albus passava sopra la sua testa diretto verso Voldemort.

Severus vide con la coda dell’occhio il Signore Oscuro ergere uno scintillante scudo di fronte a sé parando l’incantesimo di Silente.

“Non vuoi uccidermi, Albus?” Fece Voldemort in un ghigno. Silente non rispose e Riddle fece schioccare la lingua scuotendo il capo. “Già, come dimenticare! Tu sei al di sopra di certe cose… vero, Silente?” Chiese poi sibilando malvagio scagliando una seconda maledizione contro Silente, verde e impietosa. Albus fu nuovamente costretto a gettarsi di lato per evitarla, rischiando di cadere a terra.

“Crucio!” Esplose Bellatrix. La maledizione centrò Severus, distratto dallo scontro tra Albus e Voldemort. Il ragazzo si piegò in due per il dolore, le fitte lancinanti si spansero come fuoco nelle sue vene tra le risate di Bellatrix. Cercò di levare la bacchetta contro di lei, ma la mano gli tremò e l’incantesimo serpeggiò a terra, innocuo.

“Uuh, il mezzo principe si è fatto cogliere impreparato…” Ghignò Bellatrix, stringendo forte la bacchetta, gli occhi castani invasi dal fuoco, decisa a provocare sempre più dolore al giovane.

“Expelliarmus!”

L’incantesimo colpì Bellatrix al fianco facendola rotolare a terra, sotto gli occhi stupiti di Severus, il dolore della Cruciatus svanì in fretta non appena la donna sbattè sul pavimento.

“Mi devi un favore, Mocciosus!” Gli gridò Sirius; i capelli sudati appiccicati alla fronte, la bacchetta levata.

Severus lo guardò incredulo per un attimo, poi fece scattare il capo in un cenno di ringraziamento. Si voltò svelto verso Bellatrix, che si stava alzando con fatica da terra, schivando in tempo un incantesimo vagante che gli sfiorò il braccio sinistro.

“Avada Kedavra!” Gridò improvvisamente Bellatrix puntando la bacchetta contro Severus. Il ragazzo fu costretto a balzare di lato per evitare la maledizione che saettò oltre di lui per andarsi a schiantare, in un fragore di folgori contro il muro.

“Stupeficium!” Gridò Severus di colpo, svelto, senza dare a Bellatrix la possibilità di riflettere. Lo Schiantesimo colpì la donna in pieno petto dipingendo sul suo viso un’espressione di pura sorpresa, prima che lei crollasse nuovamente a terra priva di sensi.

Severus si guardò intorno in cerca di Lily. Ne intravide la chioma rossa, al capo opposto del salone, agitarsi tra le scintille e le luci. Era là, poco lontano da Lupin che era riuscito a recuperare una bacchetta e duellava con un Mangiamorte., cerando di raggiungere la ragazza.

Lily si batteva con tutte le sue forze, mentre Rabastan Lestrange la spingeva sempre più contro il muro, in trappola. La ragazza gettava occhiate svelte verso il piccolo Harry, in lacrime e terrorizzato. Doveva riuscire a raggiungerlo, metterlo al riparo… forse… c’era una porta poco lontano da lei, che si apriva su una stanza attigua… se fosse riuscita a prenderlo e portarlo-

La bacchetta le sfuggì improvvisamente di mano. Si voltò verso il suo avversario, confusa. Rabastan sorrideva, gli occhi azzurri accessi dal fervore del combattimento.

“Expelliarmus!” Gridò il Mangiamorte. Lily non fece in tempo a scostarsi, l’incantesimo la colpì al petto facendola ruzzolare a terra. Il Cappello le scivolò via dalla cinta dei pantaloni e giacque a terra, a poca distanza da lei.

Lily si portò una mano al capo dolorante. Vide Rabastan sopra di lei, la bacchetta stretta in pugno, pronto a colpire.

La ragazza si guardò intorno disperata. Dov’era la sua bacchetta? Che cosa poteva fare. Gli occhi le caddero per caso sul Cappello, attirati da uno strano scintillio… rotolò sul fianco nell’istante stesso in cui Rabastan levava la bacchetta. Le sue mani scattarono verso l’elsa della spada. L’elsa d’argento scintillante che sbucava dal Cappello. Lily strinse le dita intorno alla superficie cesellata sentendo uno strano calore sfiorare i suoi palmi. Con un movimento svelto, estrasse la spada dal Cappello ponendo la lama davanti a sé mentre Rabastan scagliava la maledizione. Lily chiuse gli occhi mentre il lampo verde si abbatteva su di lei, sentì un colpo violento alle braccia, la spada tremò nella sua presa. Poi, tutto finì.

La ragazza di azzardò a socchiudere gli occhi. Rabastan giaceva incosciente poco lontano da lei, sdraiato compostamente a terra: l’incantesimo era rimbalzato sulla lama della spada ritorcendosi contro il suo creatore. Lily era senza parole. Rimase qualche istante a terra, boccheggiante, la spada di Grifondoro ancora tesa di fronte a sé.

Si riscosse, levandosi a sedere. Si guardò intorno cercando la sua bacchetta, la bacchetta di James. Eccola. Poco lontano da lei. Si lanciò in avanti per afferrarla, reggendo la spada nella mano sinistra. Le sue dita si chiusero sul legno familiare della bacchetta, la strinse forte, quindi balzò in avanti diretta verso il piccolo Harry.

Un incantesimo la raggiunse al fianco, facendole schizzare via la spada di mano. La lama volò alta, lontano da Lily, cadendo poi a terra con un tintinnio d’argento nell’indifferenza di tutti. Lily colpì il Mangiamorte che l’aveva attaccata, colpendolo alla spalla, quindi schizzò di nuovo verso Harry. Non le importava della spada. Il suo unico pensiero era Harry.

Severus la vide e scattò in avanti, deciso a raggiungerla, ma ebbe appena il tempo di fare un passo che una maledizione gli tagliò la strada. Severus sentì un brivido corrergli lungo la schiena al passaggio di quella folgore verde tanto possente e denso era la sua potenza. Si voltò. Voldemort era a qualche metro da lui, sorridente, come se avesse appena sentito una barzelletta. Silente, a pochi passi dal Signore Oscuro, guardava anch’egli nella direzione di Severus con occhi spalancati.

“Nuovo gioco, Silente.” Fece Voldemort allegro. “Vediamo se riesci ad impedire che uccida il tuo pupillo.” Detto questo scagliò una seconda maledizione contro Severus. Il ragazzo fece in tempo a scansarsi, ma nella furia del movimento, inciampò sul corpo di un Mangiamorte steso a terra e cadde rovinosamente sul pavimento. Severus gemette quando tutto il suo peso cadde sul suo braccio, provocandogli una forte scossa di dolore che gli invase tutta la spalla.

Voldemort stava per colpire di nuovo, quando dalla bacchetta di Silente scaturì una bollente lingua di fiamme che si avvolse intorno al mago oscuro, obbligandolo in una prigione di fuoco. Severus osservò la scena senza sapere cosa fare, bloccato, per un attimo, dal peso degli eventi.

Voldemort lottava contro la corda di fiamme che lo avvolgeva, il suo volto ridotto alla smorfia adirata di un demone bianco. Lily era dall’altro del salone… Severus vedeva i suoi capelli vermigli danzare tra gli incantesimi… Harry piangeva terrorizzato a terra, protetto soltanto dalla balaustra di marmo della scalinata.

Il Signore Oscuro si liberò con un grido dalla ragnatela di fuoco. La sua bacchetta si levò alta, terribile quando la maledizione che scaturì da essa, questa volta rivolta contro il preside.

“Expelliarmus!” Gridò Severus, senza pensare. L’incantesimo colpì Voldemort alla spalla facendogli perdere l’equilibrio. La maledizione deviò, mancando di molto l’anziano preside e colpendo un Mangiamorte alle sue spalle che crollò a terra  morto, rivelando la figura stupita di Brix che si era visto il suo avversario crollare a terra senza motivo apparente.

Voldemort si voltò di scatto verso di lui, il volto ridotto ad un ringhio di ira pura. Ritrasse la bacchetta e la mosse in avanti come una frusta, con furia. La maledizione colpì Severus in pieno petto prima ancora che il ragazzo se ne rendesse conto. Il sangue schizzò nell’aria, rosso, caldo. Il giovane gemette appena prima di crollare a terra con un tonfo, il petto squarciato da un lungo taglio che sanguinava copiosamente. Il respiro gli mancò quando impattò col pavimento, incredulo. Sentiva il sangue caldo fluire dalla ferita portando con sé il calore stesso del suo corpo. Severus deglutì. Percepì un velo bianco calargli sugli occhi, non sapeva se fossero lacrime o le dita fredde della Morte che gli sfioravano le iridi.

Sentì appena una voce gridare il suo nome, lontana, nitida, come perduta in una realtà non più sua. I suoi occhi colsero la figura di Lily, laggiù, oltre quella coltre di colori… i suoi capelli una macchia di rosso puro tra i fasci della battaglia.

“Severus!” Gridò di nuovo Silente, incredulo. Negli occhi azzurri gli schizzi vermigli che gli bruciavano il cuore.

“Severus!” Gli fece il verso Voldemort. “L’amore… una debolezza.” Sogghignò poi. Levò la bacchetta contro il preside, ancora immobile, scombussolato, gli occhi azzurri fissi sulla figura boccheggiante di Severus. Silente fece per correre verso il ragazzo, ma la fattura di Voldemort lo colpì violentemente, sbalzandolo indietro contro la colonna alle sue spalle.

Albus gemette sotto il colpo, accasciandosi poi al suolo, stordito dalla botta, un dolore lancinante che gli invadeva il fianco.

Voldemort sorrise compiaciuto alla vista del suo avversario a terra, quasi incosciente, che si stringeva forte il fianco dolorante. Avrebbe potuto finirlo… ma perché interrompere così presto il gioco? Si guardò intorno in cerca della sua piccola preda. Aveva ancora una faccenda da chiudere.

Eccolo lì, il marmocchio! A quanto pareva la Sanguesporco non aveva perso tempo… Sorrise, quindi, con passo tranquillo, si diresse verso la ragazza che stringeva a sé il bambino. Finalmente era riuscita a raggiungerlo.

Voldemort sorrise… era lì, la Sanguesporco… giusto a pochi passi da lui… non gli prestava alcuna intenzione, troppo intenta a stringere a sé il suo bambino, cercando di proteggerlo dagli incantesimi.

Lily strinse forte Harry, mentre scagliava un incantesimo di protezione per proteggerlo dagli attacchi dei Mangiamorte.

“Bene, bene.” Fece improvvisamente una voce alle sue spalle. Una voce che aveva sentito già troppe volte in quegli ultimi giorni… una voce che odiava con tutta sé stessa.

Si voltò. Voldemort era di fronte a lei, la bacchetta tesa. Sorrideva… quel suo sogghigno perverso che raggelava i cuori di chi gli stava intorno. Lily si gettò un’occhiata intorno, improvvisamente spaventata: dov’era Silente?

“Dammi il bambino…” Le disse mellifluamente Voldemort.

“Dovrai uccidermi, prima.” Gli vomitò contro Lily, stringendo forte il bimbo in un movimento involontario.

Voldemort ridacchiò, divertito. “O per ucciderti ti ucciderò. Ma dopo.” Disse scoprendo i denti bianchi, zanne colme di serpentino veleno.

“Non ci sarà un dopo per te.” Gli disse allora Lily, facendo appena un passo indietro.

“Guardati intorno, Lily.” Le disse allora Voldemort. “Silente è battuto, l’Ordine sta soccombendo, e il tuo ragazzo sta morendo dissanguato. Fossi in te ci penserei su.”

Lily sussultò, un’improvvisa morsa scesa sul suo cuore parve stritolarglielo. No… non era vero… Si guardò intorno allarmata. Non poteva essere vero… Altri membri dell’Ordine erano riusciti ad entrare nel salone, ma nel complesso, l’Ordine sembrava davvero in difficoltà. Sirius era stato messo spalle al muro da due Mangiamorte. Remus combatteva disperatamente riparandosi dietro una colonna. Aberforth si stringeva forte il fianco dove si apriva un’ampia ferita sanguinante. Gli occhi verdi di Lily colsero la figura di Silente, incosciente, la schiena appoggiata contro una colonna. I suoi occhi verdi videro Severus, a terra… una ferita sanguinante sul suo petto. Anche lui sembrava incosciente. Quell’immagine le ferì gli occhi come una lama nera. Sentì le lacrime lasciare i suoi occhi… bagnarle la guancia, portando via il sangue e lo sporco su di essa; scie bianche  e perfette di dolore.

“No…” mormorò, gli occhi scintillanti puntati sul corpo inerme di Severus. Vide la spada di Grifondoro: giaceva a poca distanza dal giovane ferito… era troppo lontana.

Voldemort sorrise malvagio di fronte allo sconforto della giovane.

Alzò la bacchetta. Gli occhi violentati dalle fiamme.

Lily si accorse del movimento del Signore Oscuro. Vide la bacchetta puntata contro di lei. Di nuovo. Ancora una volta. Si piegò in avanti, cerando di proteggere Harry col suo corpo mentre voltava le spalle a Voldemort.

“Avada Kedavra!” Gridò questi.

La folgore verde scaturì dalla sua bacchetta. Saettò veloce, perversa, il bisbiglio della Morte stessa ad accompagnare la sua corsa. Si frantumò con un grido di vittoria contro il corpo morbido. La vittima sussultò appena, poi giacque a terra, immobile. Gli occhi spalancati sul vuoto.

Severus si riscosse dal gelo che lo attanagliava. Il grido del Signore Oscuro aveva rimbombato come tuono nella sua testa. Aveva aperto gli occhi, scacciando da essi il bianco dell’oblio. Aveva visto gli occhi verdi di Lily lampeggiare nel verde maledetto della maledizione. No. Sentì le lacrime riempirgli gli occhi, altro sangue che usciva dal suo corpo, un sangue bianco, argenteo… il sangue che scaturiva direttamente dal suo cuore. E insieme al dolore, odio. Odio si spanse come un incendio dentro di lui. Non poteva perdere Lily. Non avrebbe lasciato vivere quel Serpente perverso. E poi, lì, davanti ai suoi occhi… un brillio d’argento… una spada…

Voldemort strabuzzò gli occhi stupido.

“Ma che cosa…?” Disse incredulo. Ai suoi piedi, gli occhi castani spalancati, vitrei tra le lenzuola della morte c’era… un elfo domestico? Uno stupido elfo domestico si era frapposto fra lui e la sua preda!

Lily era a terra. Piegata su sé stessa, Harry stretto a sé. Le lacrime di lei che si mischiavano a quelle del bimbo. La maledizione l’aveva colpita? No… o sì… Tentò di aprire gli occhi, confusa… Era viva. Anche Harry era vivo! Ma allora… cos’era successo?

Si voltò lentamente verso Voldemort. Vide, attraverso il velo caldo delle lacrime, un corpicino, inerme a terra, piccolo… Brix…

“Stupido elfo.” Ringhiò Voldemort, gettando un’occhiata irata verso il corpo senza vita del povero elfo.

Levò la bacchetta. “Nessuno ti salverà questa volta, lurida Sanguesporco!” Gridò. Lily spalancò gli occhi… non sapeva cosa fare… voleva solo proteggere Harry.

“Avada-” Cominciò Voldemort spalancando la bocca come le fauci di un serpente pronto ad ingoiare la sua preda. Ma la seconda parola della maledizione non arrivò mai: svanì, trucidata in un rantolo di dolore…

Voldemort sentì un dolore lancinante invadergli il petto, sentì la parola mortale morire lei stessa nella sua gola, distrutta da un improvvisa mancanza di fiato. Abbassò lo sguardo incredulo sul suo petto: una lama bianca, scintillante usciva dalle sue carni.

Gridò. Gridò forte. Gridò tutta la sua ira, mentre il sangue stillava dalla ferita. Cercò di voltarsi, una smorfia orribile sul volto. Voleva vedere. Voleva sapere chi avesse osato colpire il Signore Oscuro, e la sua rabbia, la sua indignazione si trasformò in odio puro quando colse due occhi neri alle sue spalle. Due occhi neri che conosceva molto bene. Due iridi colme d’odio verso di lui, specchi d’ossidiana dell’incendio nei suoi occhi. Due sguardi colmi d’odio reciproco.

Lily alzò di nuovo lo sguardo. Incredula. Ancora una volta Voldemort aveva fallito nel lanciare la maledizione. I suoi occhi si riempirono di stupore quando vide la punta della Spada di Grifondoro spuntare dal petto di Riddle come una stella splendente nella notte.

Voldemort rantolò, cercando di deglutire.

“Folle.” Gracchiò. “Io non posso morire.”

“Ma puoi sparire dalla circolazione per un po’.” Mormorò Severus al suo orecchio. La voce distorta dal dolore quanto quella del Signore Oscuro.

Il ragazzo estrasse la spada con un movimento deciso accompagnando dal rantolo di dolore di Voldemort. Riddle spalancò gli occhi rossi, la bocca aperta in un grido muto, le braccia spalancate come ali di un volo interrotto. La bacchetta gli scivolò di mano mentre un nero fumo gli avvolgeva il corpo, l’aria tremò intorno a lui, spaventata e ripugnata da quello spettacolo; resa frizzante dalla magia che sgorgava come torrenti in piena dal corpo di Voldemort, insieme con il sangue caldo e viscido. Erano fumi neri, corrotti, quelli che fuoriuscivano dalla ferita sul petto di Tom Riddle. Magia nera. Un potere delle tenebre che lasciava il corpo che l’aveva ospitato.

Il corpo di Voldemort tremò tra gli spasmi, poi, tutto di lui svanì, in un sospiro di fumo nero. E Lord Voldemort scomparve di fronte agli occhi atterriti degli uomini e delle donne in quel salone.

E poi ci fu il silenzio. Un silenzio attonito. Le grida, i rumori della battaglia fagocitati dallo sbuffo nero che aveva portato via con sé il Signore Oscuro, rapiti anch’essi dalla Sorella silenziosa.

Gli occhi di tutti erano fissi su Severus. Là in piedi, il capo appena chinato, la spada sporca di sangue stretta in mano. Ma Severus non se ne curava. Per lui esisteva soltanto la ragazza davanti a lui, a terra,  che lo fissava ancora a bocca aperta dalla confusione e dallo stupore. Incapace di credere che tutto quello a cui aveva appena assistito fosse realmente accaduto. Era stato tutto così veloce… riusciva a malapena a ricordare di aver respirato in quei brevi istanti. Boccheggiò, cercando di dire qualcosa, ma le parole le si gelarono in gola di fronte agli occhi neri del ragazzo di fronte a lei. Sorrideva. Sorrideva, nonostante la ferita sul petto. Sorrideva, nonostante il sangue che sgorgava da essa.

Lily gli sorrise di rimando, ma il suo sorriso si trasformò in terrore quando vide gli occhi di Severus offuscarsi. Le ginocchia del giovane cedettero e Severus cadde in ginocchio, per poi piegarsi su un fianco e giacere a terra, immobile ed esausto.

Quando il corpo di Severus toccò terra, il mondo parve improvvisamente risvegliarsi… riscuotersi da quel torpore allibito che lo aveva rapito. I Mangiamorte cominciarono a darsi alla fuga, gettati nella confusione dalla scomparsa del loro signore. Fuggirono verso il giardino, abbandonando i feriti sul pavimento mentre gli uomini dell’Ordine li inseguivano, scagliando incantesimi contro di loro. Sirius e Moody furono tra i primi a lanciarsi all’inseguimento gridando e sbeffeggiando i Mangiamorte.

Lily lasciò andare il piccolo Harry, poggiandolo dolcemente a terra. Guardò il corpo di Brix steso inerme di fronte a lei… quegli occhi castani che erano sempre stati così allegri, per sempre vuoti, spogli di quella sana allegria che lei aveva conosciuto. Lily sentì le lacrime scorrerle lungo il viso mentre superava quel corpicino senza vita per raggiungere Severus.

Si chinò di fianco al ragazzo. Severus giaceva su un fianco, gli occhi chiusi, il volto contratto da una smorfia di dolore.

“Sev…?” Balbettò Lily, sfiorando il viso del giovane. Lui non rispose.

“Sev!” Lo chiamò più forte. Non poteva perderlo… no… lui non poteva lasciarla. Le aveva chiesto di non lasciarla mai… ora non poteva essere lui a lasciarla.  

“Mi rimarrai vicino?”

 “Sempre.”

Quelle parole le spaccarono il cuore in due. Si chinò su di lui, poggiandogli le mani sulla spalla. Lo scosse, come se stesse cercando di svegliarlo. Svegliarlo da un sonno che, forse, non lo glielo avrebbe più restituito.

“Severus!” Disse ancora, la voce rotta dalle lacrime. “Sev, ti prego… non mi lasciare così!” Lo supplicò. Il petto le scoppiava… le sembrò improvvisamente di essere stata catapultata in un sogno… in un incubo, e di stare affondando sempre di più in esso. Voleva che Severus si svegliasse… voleva che aprisse gli occhi…

“Sev…” Sussurrò ancora, poggiando il capo sulla spalla del ragazzo. Dolcemente, scostò i capelli neri dal suo volto, per poterlo vedere… per poter seguire le linee di quel volto… gli sfiorò ancora la guancia, passò appena le dita sulle sue labbra…

“Sev!” Lo chiamò di nuovo, alzando il capo e scrollandolo di nuovo.

“Lily.” Disse una voce alle sue spalle. La ragazza non si voltò, non le importava di quella voce… non le importava di nulla.

Silente si chinò dolorosamente accanto a lei, lasciandosi sfuggire un gemito, la vista ancora appannata dall’ incoscienza, il braccio stretto forte al fianco dolorante. Poggiò una mano sulla spalla della ragazza con fare incoraggiante.

“Lily…” Cominciò, ma la giovane lo interruppe.

“Non mi dica che così dovevano andare le cose!” Gli urlò quasi contro mentre continuava a sfiorare i capelli di Severus.

Silente scosse il capo, raggiungendo la mano di Lily sul viso di Severus con la sua. “No, Lily…”

“Non può morire! Non deve morire!” Gridò Lily disperata. “Gli avevo detto che gli sarei rimasta vicino… non può andarsene!”

“Lily...” Disse dolcemente Silente. “Lily, guardami.”

Prese tranquillamente il viso della giovane nelle sue mani, portando gli occhi verdi di lei ad incontrare i suoi bracchi azzurri, bagnati delle stesse lacrime.

“Severus non è morto. Non morirà. Te lo prometto.” Le disse, dandole un buffetto sulla guancia, mentre sorrideva dolcemente.

L’esplosione nel petto di Lily si ripiegò su sé che stessa con un bagliore colorato, mentre le parole del preside le scaldavano un poco il cuore ghiacciato dalla paura. Non sapeva perché lo stesse facendo, ma si gettò tra le braccia di Albus, strappandogli un gemito di dolore, affondando il viso nel suo petto. Silente rimase stupito per un istante, poi le sue braccia avvolsero la ragazza, stringendola nel loro calore confortante. Da sopra la spalla della giovane, gli occhi azzurri colsero la piccola figura di Harry, stretta al sicuro tra le braccia di Remus Lupin. Il ragazzo osservava la scena preoccupato, ma aveva il sorriso sulle labbra.

“Gli auror stanno arrivando, Albus.” Informò il preside. “Madama Chips è con loro.”

Albus annuì, socchiudendo gli occhi. Alastor era stato svelto ad avvertire gli auror e lo staff di Hogwarts… non avrebbe mai ringraziato Merlino abbastanza per l’efficienza dei suoi collaboratori. Severus sarebbe stato curato… presto. Perché Severus doveva vivere. Per lui. Per Lily. Per Harry.

“Albus…” Mormorò appena una voce.

Silente si voltò subito verso Severus. Il ragazzo lo guardava con occhi vacui, cercando di delineare i contorni della figura davanti a sé.

“Va tutto bene, ragazzo mio.” Gli disse Silente, allontanando una mano dalla schiena di Lily per fare una carezza al giovane.

“E' finita.” Disse ancora Silente, ma Severus non lo ascoltava più: i suoi occhi neri erano stati rapiti da quello sguardo verde, umido di lacrime, che lo guardava al di là della folta barba del preside.

Lily gli sorrise, felice di rivedere quegli occhi neri. Tese appena una mano verso di lui, stringendo in essa quella del ragazzo, sporca di sangue. Severus strinse quelle dita calde nelle sue, cercando di afferrare un po’ di quel calore per scaldare il gelo della sua mano. Sorrise.

Era finita.
 

*******

Eh sì, è finita. Beh, non proprio: manca ancora l’epiloghino per fare il punto della situazione, ma tempo qualche giorno e arriverà.

Scusatemi se ci sono degli errori di battitura, ma ammetto di non aver riletto il capitolo. Non ce la facevo più. Chiedo venia.

Spero che il capitolo finale sia stato all’altezza delle aspettative. Io ho fatto del mio meglio… certo, è un capitolo enorme, quindi è stato parecchio difficile tenere i fili; della battaglia soprattutto.



La parte del duello tra Voldemort e Silente, dove Tom dice 'Non vuoi uccidermi, Albus?' e  'Già, come dimenticare! Tu sei al di sopra di queste cose... vero, Silente?' sono un piccolo tributo ai libri. In particolare le due battute sono tratte dall'Ordine della Fenice, durante la battaglia al Ministero. Anche se sono un po' diverse. Nel libro Voldy dice: "Non vuoi uccidermi, Silente? Sei superiore a tanta brutalità, vero?". Riferimenti allo stesso duello al Ministero sono la corda di fuoco di Silente e lo scudo luminoso di Tom.

Appuntamento tra qualche giorno con l’epilogo!

Ciao a tutti!
 
  
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