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Autore: Beads and Flowers    25/02/2012    1 recensioni
Attenzione! Questa è la terza delle Saghe MEREH. Leggere solo questa può causare effetti collaterali anche gravi, non sottoministrare sotto ai 6 anni (a meno che non vogliate bloccare al vostro seccante fratellino minore la crescita).
In questa saga, i MEREH e la Tata Arianna andranno in una piacevole vacanza attorno al mondo insieme, chi per una ragione, chi per un' altra.
L' ultima Tata, quella dolce ed apprensiva, riuscirà finalmente a domare le cinque forze dell' adolescenza? Scopritelo, con l' aiuto delle 10 regole per una bella vacanza, il vostro PC, tanta pazienza per ritardi e simili e (naturalmente)una voglia matta d' andare in vacanza con i MEREH!!!
Genere: Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Tate contro i MEREH'
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9) Partecipare alle Attività Proposte ai Campi Estivi. 


Se c’ era una cosa che la Tata Arianna AmorProprio detestava, quelli erano i nudisti. Anzi, forse c’ era qualcosa che odiava di più: dei nudisti cannibali. E se qualcuno avesse ipoteticamente provato a chiedere ad Arianna AmorProprio il perché di quell’ odio profondo, proprio in quel momento la povera giovane donna gli avrebbe con molto rispetto mostrato il dito medio.
 Il perché era senz’ altro dovuto all’ evidente difficoltà in cui la suddetta Tata ed i suoi cari compagni di viaggio, i MEREH, si trovavano. Nel bel mezzo della Foresta Nera, nella parte d’ Africa più sconosciuta ed inesplorata, erano senza cibo ne’ acqua, privi di alcuna protezione di qualsiasi genere e circondati da un gruppo di cannibali armati di proiettili avvelenati e giganteschi bazooka, i quali erano a loro volta nudi come la mamma li aveva messi al mondo.
 I MEREH e la loro Tata, avendo lasciato Terron de Tierra con le valige felicemente piene di ogni tipo di droga, avevano attraversato l’ Oceano Atlantico in circa una settimana e si erano addentrati nella Foresta Nera, alla ricerca delle misteriosa organizzazione che aveva invitato Roberta MitraMente a raggiungere i membri il prima possibile per un raduno. L’ organizzazione ACARO, ovvero ‘Associazione Cannibale Alternativamente Rispettosa Ovunque’. Ed i suoi componenti non sembravano particolarmente disponibili al dialogo, quanto piuttosto al massacro.
 “A’ Robe’, ma chi cazzo so’ ‘sti figli de ‘na puttana!? Tengono dei bazooka che so’  più grossi de’ tuoi, e ciò è leggermente preoccupante. Ma che cazzo vogliono? Nun potresti mica chiederli de’ abbassa’ le armi, vero? Parli ‘a loro lingua?”
 “Oh, sì, certo! Come no, Nik! Io parlo il cannibalese/metallarese in maniera eccellente! Vuoi che ti dica qualcosa in questa lingua?”
“A me piacerebbe ’n casino!”
Roberta lo colpì con un pugno nello stomaco, facendo sì che il rapper cadesse a terra, piegato in due.
“Questo, in cannibalese/metallarese, vuol dire ‘Statti zitto e lascia fare a me, rapper delle mie borchie’! Ora, vediamo un po’ che effetto hanno avuto le mie democratiche parole ed intenzioni su di questi gentilissimi cannibali alternativamente rispettosi ovunque.”
I membri dell’ ACARO, in effetti, sembravano particolarmente soddisfatti del gesto di Roberta MitraMente. Alcuni di loro sorridevano, altri invece si erano uniti in un piccolo applauso. Abbassarono subito le armi velenose e si accerchiarono con simpatici sorrisi ai ragazzi e la loro Tata. Dal gruppo di cannibali si fece avanti un uomo alto e muscoloso, dai capelli biondi ed una barbetta simile a quella dei vichinghi. Sorrideva cortesemente, tendendo verso Roberta una mano metallica. Si vociferava nel campo che avesse perso quella originale lottando nel Nilo con una graziosa bimbetta di sei anni, rapita da un  malvagio pirata. Il cannibale stava tentando disperatamente di  salvare il pirata, in preda ai colpi furiosi cha la bambina gli assettava con la sua casetta dei Little Pony.
 “Io essere capo qui! Io capo di ACARO, mio nome Bob Kirjassa! Io aver vissuto in Foresta Nera tutta mia vita. Io ucciso a mani nude la pantera nera della giungla est, il sacro macaco urlatore della foresta sud e la bambina Little Pony durante una vacanza in Egitto. Io qui capo, io dire!”
 Gabriele non mancò di puntualizzare:
 “Com’ è possibile che un finlandese sia nato e cresciuto nella Giungla Nera? Non vi pare una bugia un po’ scontata? Insomma, un po’ di originalità non guasta mai, giusto? Oh, ma che mi lamento a fare? Il mondo non ha più bisogno dell’ originalità, non ha più bisogno della cultura e della ragione che dovrebbero alimentare l’ uomo, ma che invece vengono semplicemente gettati in un freddo oblio. Mi chiedo, dunque, se vale davvero la pena di vivere? Perché invece non dedicarci tutti ad un sano suicidio di massa, così da far vedere al mondo ch-”
 Tutti i membri dell’ ACARO incitarono Gabriele al silenzio, utilizzando la loro lingua natia.
 Condussero attraverso la Giungla Nera i MEREH e la Tata. Bob, molto emozionato, indicava qua e là le più grandi meraviglie della sede della sua organizzazione a Roberta:
 “Lì essere grande foresta dalle liane ricordanti peli di ascella puzzolenti! Lì grande pozzo profondo di antichi antenati rinoceronti. Lì grande magazzino Mondo Convenienza. Sua grande forza risiedere in prezzo, ogni vero metallaro comprare lì i suoi centrini per tavola da pranzo. Ah, e qui essere nostro campo! Noi essere arrivati! Piacere a voi questo luogo?”
 I ragazzi erano in effetti molto soddisfatti da quel luogo: tante piccole capanne di fango dal tetto di paglia marcia; donne sequestrate dai villaggi vicini ed occupate a fuggire da alcuni cannibali in preda ad un forte desiderio sessuale; mosche e zanzare di ogni genere che succhiavano il sangue e trasmettevano malattie; scarsità di cibo e acqua rugginosa.
 “ ‘Sto posto è ‘n paradiso su ‘a Terra!”
 
 Già! E’ incredibile, e trasmette un grande senso di tranquillità e relax! Dove avete trovato i fondi per costruire questo luogo?
 
 “Noi avere derubato banca… e noi non pagare canone, noi essere trasgressivi e odiare pubblicità false e mielose! Comunque, voi stare qui! Io dare a voi programma di oggi! Oggi essere ultimo giorno di Festival del Cannibalismo! Ecco a voi!”
 I MEREH lessero con emozione il programma:
 
  1. 11:30 / 13:00 Corsa a traguardo saltando in sacchi di pelle umana.
  2. 13:00 / 14:45 Pranzo a base di cacciatore e donna di villaggi vicini, aperitivo di sangue ben denso con aggiunta di limone.
  3. 14:45 / 16:00 Pittura di quadri con mani e piedi, con tema lo squartamento di una vergine (i colori verranno composti con le varie tonalità del sangue della vergine che utilizzeremo come modella).
  4. 16:00 / 19:00 Discussioni su come abbattere il razzismo e porre fine alla fame nel mondo. Il nostro ospite, un rappresentante dell’ ONU, verrà in seguito servito a cena.
  5. 19:00 / 21:00 Votazione e premiazione della nuova Miss FleshEater 2011.*
 
Gli occhi di Roberta si illuminarono, carichi di sincera emozione.
 “Questa sarà la giornata più bella della mia vita…”
 
Che cosa è Miss FleshEater 2011, Roberta?
 
“Come dici? Oh, be’, si tratta di un premio assegnato al migliore cannibale dell’ anno. Sarebbe un sogno vincere e ricevere il premio! Ogni piccola cannibale o metallara sogna di diventare Miss FleshEater, un giorno… Ehi! E se mi iscrivessi? Che ne dite?”
 “Bummino bum!”
 “Bella sore’! Siamo co’ te! Yo!”
 “Tanto perderai, cosa ti iscrivi mai a fare?”
 “OK, allora è ufficiale: mi iscriverò, anche solo per dare una delusione a Gabriele se dovessi vincere! Forza! Andiamo ad iscriverci!”
 Erano già le cinque del pomeriggio. Avevano solo due ore e mezza per iscriversi e prepararsi per le tre prove che Roberta avrebbe dovuto sostenere per divenire Miss FleshEater. Attraversarono velocemente le capanne di fango, passando anche di fronte a quella in cui si teneva la discussione sulla fame nel mondo. Tutti i presenti al dibattito fissavano il rappresentante dell’ ONU, rapiti dalle sue parole o forse dall’ odore di carne fresca che emanava.
 Quando, infine, i MEREH giunsero alla capanna in cui si tenevano i fascicoli per le iscrizioni, Roberta si diresse con fare deciso verso uno dei moduli e prese a compilarlo con una penna fatta d’ osso (umano, naturalmente).
 Non appena ebbe finito, la ragazza tese il modulo ad un membro dell’ ACARO lì vicino, con un sorriso. Ma, non appena si rivolse ai MEREH, quel sorriso scomparve immediatamente dalle sue labbra. I suoi amici la guardarono con aria interrogativa e quando capirono che la ragazza stava fissando un punto preciso alle loro spalle, si girarono anche loro.
 E la videro.
 Capelli corti e rossi, pelle diafana e grandi occhi azzurri. Una finta aria innocente nascondeva una gran quantità di odio verso il mondo ed un innato istinto omicida. Rosicchiava con gusto un cosciotto di bèbè, sorridendo con grazia furiosa a tutti coloro che incontrava e rincorrendo con in mano una mannaia un bambino indifeso. Gli occhi di tutti erano fissi su di lei, pieni di meraviglia.
 Ma Roberta la guardava con odio.
 “Armanda Pussycat” sibilò “La mia più acerrima nemica.”
 Non appena udì la voce di Roberta la ragazza si fermò di colpo, voltandosi verso di lei con sorpresa.
 “Oh! Guarda un po’ chi si rivede! Roberta MitraMente, è da un po’ di tempo che non ci si vede, carissima!”
 “Ehrm… già, proprio così, Armanda. Direi che questo è davvero un incontro inaspettato… oserei dire insperato. Come mai da queste parti?”
 “Sono qui per partecipare al concorso Miss FleshEater 2011. Questo sarebbe il quinto anno di vittorie consecutive. Immagino tu abbia letto gli articoli sulla Gazzetta dello Scarnificatore. Ogni brava cannibale dovrebbe leggere quel giornale e tenersi informati sulle ultime notizie del mondo degli squartamenti.”
 “Devo avere evitat- Ehrm… saltato inconsciamente gli articoli in questione.”
 “Ero in prima pagina.”
 “In Giappone ed in Cina si legge da destra verso sinistra. Da brava appartenente all’ associazione ACARO, sono rispettosa verso le culture altrui e cerco di praticare anche altre usanze. La tua pagina mi appariva dunque come l’ ultima.”
 “Ih ih! Sempre con queste idee da sciocchina in testa! Allora, cara, tu invece che cosa ci fai qui?”
 “Sono, ehrm… in vacanza.”
 “In vacanza? In effetti non ti ho mai visto alle riunioni dell’ ACARO. Non ti devono tenere in grande considerazione… Va bene, allora mi raccomando: non mancate di venire alla mia premiazione, questa sera! E votate per me, d’ accordo?”
 La ragazza si allontanò via, riprendendo il suo inseguimento del bambino innocente ed indifeso. Roberta sospirò, sconsolata. Non avrebbe mai potuto competere con Armanda Pussycat, lei era bellissima e piena di grinta. Senza contare che aveva anche un delizioso accento straniero. E lei, invece, che cosa aveva?
 Una mano le si posò sulla spalle, facendola voltare la testa. Gabriele, Nik, Klara, Bummino e Mitruccio le stavano sorridendo con fiducia (la Tata con preoccupazione). L’ emo la fissò a lungo, prima di affermare:
 “Ti aiuteremo a vincere, dovessimo uccidere questa Armanda pur di riuscire nell’ impresa. Vincerai perché ti aiuteremo noi. Perché ti aiuterò io. Anche se lo faccio solo per veder scomparire quel sorrisetto smorfioso dal volto disgustosamente soddisfatto di Armanda.”
 
 Il titolo di Miss FleshEater non era affatto facile da acquisire. Le concorrenti erano molto competitive e dovevano sostenere tre durissime prove, che cambiavano ogni anno. Roberta si guardava attorno, nervosamente e studiando le avversarie. Una più graziosa e feroce dell’ altra, tutte più esperte di lei. Ognuna aveva partecipato già ad almeno cinque concorsi di questo genere. Erano le più forti, le più agguerrite donne e ragazze che esistessero sulla faccia della terra.
 La prima delle tre prove iniziò alle sette in punto di sera.
 Le partecipanti si diressero alle rive di un fiume vicino al campo, incitate da molti uomini robusti e dai capelli lunghi, ce indicavano agli altri le proprie fidanzatine o sorelle. Il fiume era abitato da miriadi di coccodrilli voraci e le sue rive erano illuminate da alcune torce di bambù, a causa del buio della sera. La prova consisteva nel giungere a nuoto all’ altra sponda del fiume, trascinando con sé un coccodrillo vivo, catturandolo con una semplice fune.
 Roberta, in un costume da bagno di nylon nocivo, fissava l’ acqua con aria di sfida. Aveva sempre odiato l’ acqua, e non era quella che si poteva esattamente definire una nuotatrice provetta. Ma se la cavava. Si guardò attorno, notando con piacere che le donne e ragazze attorno a lei avevano i fianchi larghi e grassi a causa dell’ eccessiva ciccia umana e del poco esercizio fisico. C’ era, dunque, qualche possibilità.
 Ma, come non detto, eccola arrivare.
 Armanda, terribilmente bella nel suo costume da bagno in pelle di yeti firmato ‘Cannibalistic’, si pavoneggiava di fronte ad un giovane ragazzo dal sangue ancora incrostato agli angoli della bocca. Gli occhi le brillavano di fiera crudeltà. Tutti gli occhi erano posati su di lei.
 “Bastarda…” sibilò Roberta, guardandola con odio “Bastarda, spero che tu crepi nella maniera più dolorosa che vi sia al mondo… magari di fronte a Gabriele, così l’ ultima cosa che sentirai saranno i suoi noiosi lamenti carichi di desiderio per il tuo destino mortale. Brutta piccola…”
 Immersa nella sua riflessione, la ragazza non si era resa conto del suono di una trombetta che aveva lanciato il segnale di partenza a lei ed alle concorrenti. Senza esitare ulteriormente, la giovane cannibale si tuffò subito nel fondo delle acque gelide e nere.
 Prese a nuotare sott’ acqua, verso la riva opposta, attendendo pazientemente che un coccodrillo la individuasse e si avvicinasse a lei. Ogni tanto, il nero delle acque assumeva una sfumatura più oscura, dai riflessi vagamente rossastri. Un ottimo segno: la concorrenza incominciava a diminuire.
 Ad un certo punto, Roberta individuò la sagoma oscura di un coccodrillo gigantesco. Era perfetto, proprio quello che le serviva, e si trovavano anche abbastanza vicini alla riva opposta del fiume.
 C’ era un solo problema: non era stata la sola ad aver adocchiato il coccodrillo. Un giovane donna si stava pericolosamente avvicinando alla bestia, le funi saldamente tenute in mano. Allora, senza esitare, Roberta si diresse subito verso la donna sconosciuta. Era stata molto fortunata: dalla sagoma non sembrava una persona molto robusta. Sfruttando l’ effetto sorpresa, si posizionò dietro alla donna e l’ afferrò improvvisamente per le spalle. La donna si ribellò, ma Roberta era più forte e nuotando la trascinò sul fondo del fiume. Spinse giù con un piede, sulla sabbia scura e fresca, il corpo della donna. Se Klara aveva svolto bene il suo dovere, la donna sarebbe certamente…
Il corpo della donna continuò ad agitarsi per un po’, tenuta ferma sulla sabbia dal piede di Roberta. Ma, ad un certo punto, si fermò improvvisamente e non oppose più resistenza. Il corpo prese a galleggiare, privo di vita, tenuto sul fondo del fiume solo dal piede della metallara.
 Ghignando, la ragazza si diresse verso il coccodrillo, prendendo a lottare contro di lui per riuscire a legarlo e controllandolo con la forza del pensiero. Avrebbe molto probabilmente potuto fare lo stesso con la donna, ma non le sembrava poi così divertente. Senza contare che tutto il lavoro di Klara sarebbe stato allora inutile.
 Poco prima dell’ inizio della gara, infatti, Klara nuotando si era diretta sul fondo del fiume per posare miriadi di aghi avvelenati sporgenti tra i granelli di sabbia. Nessuno l’ aveva notata e lei aveva svolto il suo lavoro alla perfezione, anche grazie al fatto che non avendo polmoni non aveva bisogno di respirare sott’ acqua. Quel piccolo trucco si era rivelato molto utile, considerando che era stato uno di quei aghi ad uccidere la giovane donna.
 Quando, finalmente, Roberta riuscì a legare completamente il coccodrillo, la ragazza prese a nuotare velocemente verso la riva del fiume opposta a quella della partenza.
 Ma c’ era anche un’ altro problema.
 Armanda.
 L’ acerrima nemica di Roberta, infatti, aveva catturato anche lei un coccodrillo e stava nuotando con tutte le sue forze verso la riva del traguardo. La metallara, allora, prese a nuotare con tutte le sue forze, cercando di superare la rivale. Era una battaglia, una guerra.
 E Roberta vinse. Giunse per prima a riva col coccodrillo.
 Prese un grande respiro e riempì i suoi polmoni di aria fresca. Aprì gli occhi, avvertendo minuscole goccioline di acqua che cadevano a terra, scivolando lungo le sue ciglia. Di fronte a lei, un’ orda di cannibali, i MEREH e la Tata si scatenavano in un applauso selvaggio (naturalmente tranne Arianna AmorProprio, la quale continuava ad affermare che la troppa competenza non era salutare per lo già smisurato ego della ragazza). Roberta si voltò con aria vittoriosa verso la povera Armanda, ormai sconfitta.
 Bob Kirjassa si avvicinò alla metallara, la medaglia della prima prova in mano. Sorridendo, la incitò con queste parole:
 “Tu avere fatto ottimo lavoro e quasi ottenuto medaglia. Ma tu ora dovere uccidere coccodrillo per ricevere definitivamente medaglia di prima prova.”
 Roberta lo guardò, mantenendo il sorriso sulle labbra per qualche momento. Poi, improvvisamente, il sorriso sparì del tutto, e la ragazza continuò a fissarlo, seria come la morte, incredula di fronte a ciò che sentiva.
 “Come, scusi? In che senso, uccidere il coccodrillo?”
 “Tu dovere dimostrare grande coraggio e forza di spirito. Uccidere coccodrillo per superare prima prova, Roberta MitraMente.”
 Roberta spostò lo sguardo da Bob al povero coccodrillo dagli occhi rossi e dai guizzi assassini. La fissava con odio, trasmettendole una disperata richiesta di aiuto con il suo immutabile silenzio, la corda avvolta strettamente attorno al muso. Alla metallara venne subito in mente Ticchete, il coccodrillo che aveva allevato con tanto affetto ed amore nel cesso della sua casetta diroccata.
 No, non poteva uccidere un animale assassino innocente!
 “M- mi dispiace ma io… io… non posso farlo.”
 Abbassò lo sguardo, sconfitta, attendendo pazientemente il coro di proteste e di insulti. Venne, lapidario, soffocante, quasi quanto il rumore del pugnale di Armanda che uccideva un altro coccodrillo. Roberta aveva vinto la gara, ma non aveva superato la prova.
 
 La seconda prova consisteva in un duello all’ ultimo sangue tra le concorrenti. Le ultime due sopravvissute alla prova si sarebbero naturalmente incontrate in finale. La prima prova era servita unicamente come eliminatorie, ma aveva comunque avuto un buon effetto ed aveva risvegliato la sete di sangue e la fame di carne umana negli spettatori.
 Roberta, leggermente abbattuta a causa della vittoria mancata durante la prima prova, si stava preparando con grande ansia per la seconda. Non faceva che chiedere consigli i suoi amici, di ordini la Tata e di baci Mitruccio. Il suoi compagno le stava accanto come poteva, ma era leggermente freddo nelle parole di conforto. Ma erano comunque parole che penetravano nel cuore di Roberta, come dei proiettili nel cuore di un soldato che va a morire.
 E lo scopo della prova era più o meno quello. Uccidersi a vicenda in sanguinosi e violenti cat-fights era causa di grande divertimento da parte del pubblico, e molte erano le scommesse sulle vincitrici delle lotte. Erano lotte da eseguirsi a mani nude, le quali non erano esattamente la specialità di Roberta, abituata ai combattimenti a lunga distanza, durante i quali sfruttava spesso la sua telecinesi.
 “Be’, sono qui proprio fare nuove esperienze. In fondo, le vacanze servono a questo, o no?”
 “Cara, dovresti cercare di redimerti e di non partecipare a queste attività barbariche. La Bibbia ci insegna chiaramente che la violenza non è mai la strada giusta. Se continuerai di questo passo, presto sarai su tutte le prima pagine dei giornali, definita una malvivente ed una donna di malaffare?”
 Gli occhi di Roberta, prima carichi di preoccupazione e frustrazione, ora si riempirono di lacrime amare.
 “D- dici davvero, Tata? Credi che io finirò davvero su tutte le pagine dei giornali?”
 Arianna AmorProprio fu mossa istintivamente da una grande pietà. Strinse a sé Roberta, avvolgendola in un abbraccio protettivo e materno, cullandola per calmarle i singhiozzi.
 “Puoi ancora salvarti, Roberta! Non combattere, andiamocene via da questo posto abbandonato da Dio!”
 Roberta si scansò da lei, indignata.
 “Ma come ti salta in mente di dire una cosa del genere? Sei molto contraddittoria, lo sai? Sì, proprio la persona più contraddittoria che io abbia mai visto!”
 “C- come?”
 “Sì! Insomma, andiamo! Prima mi inciti al combattimento, mi prometti il mio nome sul giornale, mi dipingi un futuro pieno di promesse nel mondo dell’ illegalità e della fama come malvivente. Poi demolisci tutto questo sogno in un sol colpo, parlandomi di cose come ‘Dio’ e ‘pace’ e ‘redenzione’. Ma sai che sono proprio questo genere di discorsi che confondono i giovani e che riempiono la nostra mente di confusione e dubbi? Ma che razza di persona saresti, me lo vuoi spiegare?”
 La Tata tacque, incapace di parlare. Roberta scosse la testa, incapace di credere alle sue orecchie. E fu proprio questa rabbia a frustrazione a darle la forza e l’ energia necessarie per vincere e superare a pieno la seconda prova. Roberta sapeva che avrebbe dovuto essere raggiante e felice. C’ era un solo problema: anche Armanda Pussycat si era qualificata tra le finaliste.
 “Oh, la odio! La odio! Quella meretrice schifosa! Guardatela! Guardatela come si compra il favore del pubblico!”
 In effetti, Armanda era tutta intenta ad offrire della cosciotti di gemelli siamesi agli spettatori, un ghigno diabolico dipinto sul volto angelico. Un modo come un altro per prepararsi alla terza prova:
la sfilata di moda.
 
Una passerella composta da ossa bianche come la Luna piena in una notte senza stelle. Due ragazze dalle bellezze completamente differenti, eppure molto simili. Sguardi maliziosi, carichi di sfida e di veleno dal più profondo dello spirito. Una sola camminata per ciascuna. Cinque soli minuti per la votazione finale. Chi sarebbe divenuta Miss FleshEater 2012?
 “Buongiorno, Signori! Prender posto! Prendere posto, prego! Dunque… per chi non conoscere me, io essere Bob Kirjassa. Voi forse conoscere me per mie grandi imprese, come ad esemp-”
 Un cosciotto di bèbè lo colpì in pieno viso, facendolo immediatamente tacere. Si diede così via alla sfilata di moda.
 “Dunque, per prima noi avere Armanda Pussycat! Oh! Lei… lei essere bellissima! Capelli rossi contrastare a pieno suo vestito nero alla greca. Per coprire macchie di sangue, geniale! E bracciali in oro bianco e giada, trovati in tempio maledetto di dio azteco Quetzalcóatl. Sandali di cuoio causare provocanti e sexy piaghe ai piedi, ma lei mantenere camminata perfetta, mai vacillare! Ogni capo è firmato ‘Cannibalistc’! Ottimo lavoro! Un applauso per Armanda, gente!”
 Armanda sorrise al pubblico, ignorando i fischi indignati dei MEREH e le preghiere della Tata, evitando prontamente i proiettili di Mitruccio. La ragazza uscì con grazia dalla tenda adibita a locazione della terza prova, studiando con disinvolta naturalezza i passi sulla passerella di ossa.
 L’ applauso continuò per un po’, fino a che non calò il silenzio nella tenda. Tutti attendevano. Attendevano Roberta MitraMente.
 “Ed ecco a voi, finalmente, direttamente da penisola italica, un nuovissimo membro del nostro club ACARO! Cannibali e cannibalesse, ecco a voi Roberta MitraMent-”
 Ma Bob Kirjassa non terminò mai quella frase. Era troppo occupato a fissare, meravigliato, la ragazza che era aveva appena messo piede sulla passerella.
 
 
Angolo dell’ Autrice:
 
* OK, considerate che ai bei tempi andati in cui ho iniziato questa saga (che poi, a causa di problemi tecnici, non ho potuto terminare in tempo per la fine dell’ Estate), l’ anno era ancora il 2011.
 
Uuh! Che cosa è successo in questo capitolo? Come andrà a finire? Non lo so. So solo che…
 
Aaaargh! Il prossimo capitolo… il prossimo capitolo sarà l’ ultimo in assoluto! Oddio, no Klara, no! Non devi piangere, tu non puoi piangere, sei fatta di silicone! E invece no, posso piangere e ci riesco anche particolarmente bene. Sniff! Ragazzi, MEREH, recensori, tizi che seguono e tizi che sono qui solo per caso! Mi mancherete tutti, dal primo all’ ultimo!
Comunque, facciamoci coraggio!
Al prossimo capitolo! L’ ultimo!
Beads.
   
 
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