Centosettantaquattro
Assassino per la Rivoluzione, assassino della sua famiglia
Fammi passare, fammi
capire
Sono solamente stanco da morire
Forse sto sognando, fate qualcosa per me
Perché io sto perdendo lei…
(Sono solamente
stanco da morire, Roberto Vecchioni)
-Tu sei diversa da lui…-
Gliel’aveva
sussurrato tirandole i capelli fino alle lacrime, strattonandola per la stoffa
nivea del vestito.
-Natal’ja
mia… Lui non è niente, davanti a te-
No…
Lei non
era diversa da Nikolaj, perché?
Lei non
aveva niente in più del suo Niko!
-Perché…-
soffiò, con un fil di voce.
-Lui non
è niente, piccola Alja, niente…-
-Io gli
voglio bene…-
-T’inganna, Natal’ja mia! Lui non ha il tuo coraggio, la tua
forza…-
-Siete
pazzo, zio…-
-Perché
mi parli con questo timore, piccola stella? Sei mia nipote, la mia bellissima
nipote… La mia bellissima Rivoluzione… Non
lo vuoi sapere, quanto splende, quanto acceca la Rivoluzione?-
-Nikolaj…
Non potete fargli del male… E’ vostro figlio…-
-E io
quando mai l’ho voluto, un figlio come lui? Io ho sempre aspettato te. Non credevo
che sarebbe stata proprio quell’inutile sgualdrina di Julyeta, tua madre, ma
sono felice… Sono felice di averti qui-
-Non è
vero… Io sono solo una bambina, e la mamma… Non chiamatela più così. Le voglio
bene, tanto… Voi non potete…-
-Lo so, sogno mio, non
posso. Ma da chi credi che l’abbia ereditata, Niko, quest’ossessione per
te? Tu sei di più…
Ma lui
non capisce, non ti sa capire… Ti vede come la sua malattia, la sua ferita. La
scossa delle sue convulsioni, il sangue sotto le sue cicatrici. Tu sei il fuoco del suo fucile. Sei
l’angelo e la maledizione di quel piccolo sciocco.
Ma ti
perderà, lui ti perderà… Troppo in fretta, ti perderà. Soffrirà, ne morirà… Ma a noi cosa importerà?
Guardati,
Alja, che luce sei. Oseresti dubitare d’essere nata
per la Rivoluzione?
E lui,
ingenuo, codardo, con il suo pianoforte… Il
pianoforte! Anche mia moglie aveva questo strano capriccio.
Lui è
solo un tasto nero, non vedrà mai i colori… Non
vedrà mai te-
-I
tasti neri sono i miei preferiti. Hanno un suono così leggero, acuto… Lui è così bravo…-
-Bravo,
eh? Lo immaginavo. Tutti quelli come lui cercano il sole in sciocchezze
spaventosamente ridicole-
-No, lui
no… E’ lui, il sole. E’ così bello,
il mio Niko, così straordinario… Così unico, così felice, quando suona…-
-Ma
suonare lo renderà cieco! Lo è già, credimi! Non lo vedi, non lo senti, quant’è
malsano il suo sguardo, il suo sorriso?
Non c’è
più niente da bruciare, in lui. Non c’è
più niente-
-Tutto
quello che aveva, gliel’avete portato via voi-
-Questo
non è vero, Nataljetshka. Lui non ha mai accettato il mio modo di vivere. Io mi
sono fidato… Ha ferito il mio orgoglio, sai? Io credevo in lui-
-Voi non
l’avete fatto mai!-
-Sei così
crudele con me, Natal’ja! Proprio tu che riscatterai i miei ideali!-
-Quali ideali, zio?-
-Alja, tu
non lo sai… La Polonia deve averla, l’Indipendenza-
-Lo so.
Sono andata con Niko a combattere, a manifestare, nel 1830…-
-E hai
fatto bene, luce mia. Ma non l’hai capito, in quei
giorni, che l’unica a crederci eri tu?-
-L’eroe di quei giorni è stato
Nikolaj-
-Oh, piccola mia…-
-E poi,
zio, voi non ci pensate, alla Russia? Certo, la Polonia, l’Ungheria…
Prigioniere di guerra, cicatrici troppo dolorose.
Ma la
Russia, massacrata, soffocata dal suo stesso autocrate? La Russia va vendicata-
-Lui non
ti avrebbe mai insegnato a parlare così…-
-Ma non
siete stato voi! Dove volete arrivare, zio? Io con voi non ci vengo, di voi non
mi fido. Io credo solo a Nikolaj. A
Nikolaj e a Feri, ai miei sogni… Al mio
George-
-Stai zitta, Natal’ja. Dimentica ogni cosa che ho detto. Torna da
lui, corri! Il tuo Nikolaj… E tutti
quegli altri che hai nominato… Non ti meriteranno mai! Quanto sei testarda,
angelo mio… Testarda ed incosciente!-
-Saranno loro ad avere la mia
vita, sempre-
Ogni
notte si consumava la solita tragedia.
Era
Nikolaj, nonostante i suoi ventitré anni e il suo metro e ottantuno, ad essere
picchiato a sangue dal padre.
Natal’ja
nemmeno la sfiorava, Vasilij.
Era la sua protetta.
Ma ogni volta le lanciava uno
sguardo ch’era un coltello nel cuore.
Mia dolce Natal'ja,
Tu sentirai le lame della
ghigliottina affondarti nella pelle e scintillarti negli occhi ogni volta che
mi vedrai.
Tu avrai una croce sul cuore ogni
giorno della tua vita.
La Rivoluzione ti porterà alla
follia.
Vasilij Zirovskij, Varsavia, 2 Aprile 1836.
Vasilij
Zirovskij era morto il 25 Luglio 1826, impiccato con i
capi dei Decabristi, a San Pietroburgo.
Di lui
gli spettatori ricordavano il portamento regale, militare, da soldato.
Era
salito sul patibolo con l’uniforme dell’esercito polacco.
Capelli
d’un biondo luminoso, scompigliati, e occhi tormentati, feroci.
Occhi
d’un azzurro straordinariamente intenso, come la divisa degli ussari, come
l’impeto del Wisła
che sfiorava casa sua.
Brillavano,
ricordavano.
Ma non si pentivano di niente.
Era bello
e spaventoso, il giovane varsaviano a cui gli Zaristi stavano per strappare i
battiti dal cuore.
Non aveva
ancora compiuto ventotto anni.
Nel 1836 avrebbe dovuto averne
trentotto.
Le sue
ultime parole, strette tra i denti come gl’ideali che
aveva sputato in faccia all’autocrate dell’Impero di Russia, per la libertà del
suo Paese, per i suoi dannati diritti, le aveva sentite solo il boia, e
l’avevano fatto rabbrividire.
-Nikolaj e Natal’ja…-
La sua
ultima immagine, sfocata e squarciata dalla luce e dal dolore…
Natal’ja impiccata davanti al
pianoforte di Nikolaj.
Ho venduto la mia croce per non essere io
Questo amore che fa male non c'è più
(Sono solamente
stanco da morire, Roberto Vecchioni)
Note
Wisła (polacco): Vistola, fiume che attraversa Varsavia.
Assassino per la Rivoluzione,
assassino della sua famiglia.
Ecco
spiegata, almeno in parte, la frase dello scorso capitolo.
Varsavia, 2 Aprile
1836.
Il giorno della morte di Niko, ma il posto no, lui era a Liverpool.
Varsavia l'ha vista per l'ultima volta nel 1833.
Questi
sono i pensieri di Nikolaj.
Questo è
il mondo che vede, che vive.
Lui sa
che, se Alja avesse conosciuto suo padre, le cose sarebbero andate così.
Le righe sull’esecuzioni di Vasilij, invece, sono vere.
Anche le
sue ultime parole sono vere.
Nikolaj
non può averle sentite, anche se lui c’era,
quel giorno, ma qui i ricordi si mescolano alla realtà.
E’ la
realtà che Niko confonde, il giorno che non riesce a ricordare e immaginare.
Suo padre
è stato impiccato il 25 Luglio 1826, Natal’ja aveva un
anno, non l’ha mai conosciuto.
Nikolaj
ne aveva tredici, quasi, Vasilij
ancora ventisette.
Nel ’36
ne avrebbe avuti, logicamente, dieci di più, ma nel ’36 lui non c’è.
A Niko
questo non importa, lui lo vede, lo sente, lo
vive lo stesso.
Solo una
manciata di parole sussurrate, ha legato i veri
Natal’ja e Vasilij, ma quelle parole le ha sentite
solo Niko, le ricorda solo lui.
E’ su
quelle che costruisce questo incubo, questa sorta di malìa.
Lo so, è
difficile capirlo, Nikolen’ka.
E’
difficile seguire l’illusione che lega Alja e Vasilij nella sua mente, anche
per me.
Ogni
volta che ha fatto soffrire Natal’ja, è stato per paura di suo padre.
Per paura che lei fosse davvero
stata stregata da suo padre.
Per paura di perderla, la sua Natal'ja.
Non
c’entra, l’epilessia.
E’ il
colpo di grazia, forse, ma non c’entra.
Nikolaj è
pazzo, è pazzo per davvero.
La sua
vera malattia non la conosce neanche lui.
E’ suo padre, la sua malattia.
E
Natal’ja, Natal’ja è davvero il suo
angelo e la sua maledizione.
Di
Natal’ja si fida, ma di Natal’ja ha paura, Natal’ja è…
Non lo sa, lui, non lo capisce.
Le vuole
bene, tanto… Troppo, forse.
L’adora, ma
sarà lei, alla fine, ad ucciderlo.
Sono sempre stati troppo legati, loro, anche nell'ultimo giorno: Nikolaj è morto a ventitré anni -non ancora compiuti, ma mancava un mese- nel '36, e Natal'ja nel '48, alla stessa età.
Abbiamo ancora
tre passaggi da attraversare per conoscere davvero Niko, anzi, per conoscerlo quanto possibile.
Tre
passaggi per entrare nella sua mente.
Di anni ne attraverseremo tanti, e saranno da prendere in considerazione tutti, ma i più importanti sono anch'essi tre: 1825, 1836 e 1848.
Nel secondo
passaggio, in particolare, ci sarà anche George.
Io…
Spero che
vi sia piaciuto, spero che non vi abbia fatto troppo male.
Perché io
mi uccido, ormai lo sapete, a scrivere questi capitoli ;)
Ultima cosa... Domani, 27 Febbraio 2012, è il compleanno di Alja e Gee! ;)
187 anni per Alja e 191 per Gee... Oh, insomma, sono tantini, ma è un dettaglio! ;)
A presto!
Marty