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Autore: Natalja_Aljona    26/02/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Centosettantaquattro


Centosettantaquattro

Assassino per la Rivoluzione, assassino della sua famiglia

 

Fammi passare, fammi capire
Sono solamente stanco da morire
Forse sto sognando, fate qualcosa per me
Perché io sto perdendo lei…

(Sono solamente stanco da morire, Roberto Vecchioni)

 

-Tu sei diversa da lui…-

Gliel’aveva sussurrato tirandole i capelli fino alle lacrime, strattonandola per la stoffa nivea del vestito.

-Natal’ja mia… Lui non è niente, davanti a te-

No…

Lei non era diversa da Nikolaj, perché?

Lei non aveva niente in più del suo Niko!

-Perché…- soffiò, con un fil di voce.

-Lui non è niente, piccola Alja, niente…-

-Io gli voglio bene…-

-T’inganna, Natal’ja mia! Lui non ha il tuo coraggio, la tua forza…-

-Siete pazzo, zio…-

-Perché mi parli con questo timore, piccola stella? Sei mia nipote, la mia bellissima nipote… La mia bellissima Rivoluzione… Non lo vuoi sapere, quanto splende, quanto acceca la Rivoluzione?-

-Nikolaj… Non potete fargli del male… E’ vostro figlio…-

-E io quando mai l’ho voluto, un figlio come lui? Io ho sempre aspettato te. Non credevo che sarebbe stata proprio quell’inutile sgualdrina di Julyeta, tua madre, ma sono felice… Sono felice di averti qui-

-Non è vero… Io sono solo una bambina, e la mamma… Non chiamatela più così. Le voglio bene, tanto… Voi non potete…-

-Lo so, sogno mio, non posso. Ma da chi credi che l’abbia ereditata, Niko, quest’ossessione per te? Tu sei di più…

Ma lui non capisce, non ti sa capire… Ti vede come la sua malattia, la sua ferita. La scossa delle sue convulsioni, il sangue sotto le sue cicatrici. Tu sei il fuoco del suo fucile. Sei l’angelo e la maledizione di quel piccolo sciocco.

Ma ti perderà, lui ti perderà… Troppo in fretta, ti perderà. Soffrirà, ne morirà… Ma a noi cosa importerà?

Guardati, Alja, che luce sei. Oseresti dubitare d’essere nata per la Rivoluzione?

E lui, ingenuo, codardo, con il suo pianoforte… Il pianoforte! Anche mia moglie aveva questo strano capriccio.

Lui è solo un tasto nero, non vedrà mai i colori… Non vedrà mai te-

-I tasti neri sono i miei preferiti. Hanno un suono così leggero, acuto… Lui è così bravo…-

-Bravo, eh? Lo immaginavo. Tutti quelli come lui cercano il sole in sciocchezze spaventosamente ridicole-

-No, lui no… E’ lui, il sole. E’ così bello, il mio Niko, così straordinario… Così unico, così felice, quando suona…-

-Ma suonare lo renderà cieco! Lo è già, credimi! Non lo vedi, non lo senti, quant’è malsano il suo sguardo, il suo sorriso?

Non c’è più niente da bruciare, in lui. Non c’è più niente-

-Tutto quello che aveva, gliel’avete portato via voi-

-Questo non è vero, Nataljetshka. Lui non ha mai accettato il mio modo di vivere. Io mi sono fidato… Ha ferito il mio orgoglio, sai? Io credevo in lui-

-Voi non l’avete fatto mai!-

-Sei così crudele con me, Natal’ja! Proprio tu che riscatterai i miei ideali!-

-Quali ideali, zio?-

-Alja, tu non lo sai… La Polonia deve averla, l’Indipendenza-

-Lo so. Sono andata con Niko a combattere, a manifestare, nel 1830…-

-E hai fatto bene, luce mia. Ma non l’hai capito, in quei giorni, che l’unica a crederci eri tu?-

-L’eroe di quei giorni è stato Nikolaj-

-Oh, piccola mia…-

-E poi, zio, voi non ci pensate, alla Russia? Certo, la Polonia, l’Ungheria… Prigioniere di guerra, cicatrici troppo dolorose.

Ma la Russia, massacrata, soffocata dal suo stesso autocrate? La Russia va vendicata-

-Lui non ti avrebbe mai insegnato a parlare così…-

-Ma non siete stato voi! Dove volete arrivare, zio? Io con voi non ci vengo, di voi non mi fido. Io credo solo a Nikolaj. A Nikolaj e a Feri, ai miei sogni… Al mio George-

-Stai zitta, Natal’ja. Dimentica ogni cosa che ho detto. Torna da lui, corri! Il tuo Nikolaj… E tutti quegli altri che hai nominato… Non ti meriteranno mai! Quanto sei testarda, angelo mio… Testarda ed incosciente!-

-Saranno loro ad avere la mia vita, sempre-

 

Ogni notte si consumava la solita tragedia.

Era Nikolaj, nonostante i suoi ventitré anni e il suo metro e ottantuno, ad essere picchiato a sangue dal padre.

Natal’ja nemmeno la sfiorava, Vasilij.

Era la sua protetta.

Ma ogni volta le lanciava uno sguardo ch’era un coltello nel cuore.

 

Mia dolce Natal'ja,
Tu sentirai le lame della ghigliottina affondarti nella pelle e scintillarti negli occhi ogni volta che mi vedrai.

Tu avrai una croce sul cuore ogni giorno della tua vita.

La Rivoluzione ti porterà alla follia.

Vasilij Zirovskij, Varsavia, 2 Aprile 1836.

 

Vasilij Zirovskij era morto il 25 Luglio 1826, impiccato con i capi dei Decabristi, a San Pietroburgo.

Di lui gli spettatori ricordavano il portamento regale, militare, da soldato.

Era salito sul patibolo con l’uniforme dell’esercito polacco.

Capelli d’un biondo luminoso, scompigliati, e occhi tormentati, feroci.

Occhi d’un azzurro straordinariamente intenso, come la divisa degli ussari, come l’impeto del Wisła che sfiorava casa sua.

Brillavano, ricordavano.

Ma non si pentivano di niente.

Era bello e spaventoso, il giovane varsaviano a cui gli Zaristi stavano per strappare i battiti dal cuore.

Non aveva ancora compiuto ventotto anni.

Nel 1836 avrebbe dovuto averne trentotto.

 

Le sue ultime parole, strette tra i denti come gl’ideali che aveva sputato in faccia all’autocrate dell’Impero di Russia, per la libertà del suo Paese, per i suoi dannati diritti, le aveva sentite solo il boia, e l’avevano fatto rabbrividire.

-Nikolaj e Natal’ja…-

 

La sua ultima immagine, sfocata e squarciata dalla luce e dal dolore…

Natal’ja impiccata davanti al pianoforte di Nikolaj.


Ho venduto la mia croce per non essere io
Questo amore che fa male non c'è più

(Sono solamente stanco da morire, Roberto Vecchioni)

 

 

 

Note

 

Wisła (polacco): Vistola, fiume che attraversa Varsavia.

Assassino per la Rivoluzione, assassino della sua famiglia.

Ecco spiegata, almeno in parte, la frase dello scorso capitolo.

Varsavia, 2 Aprile 1836.

Il giorno della morte di Niko, ma il posto no, lui era a Liverpool.
Varsavia l'ha vista per l'ultima volta nel 1833.
Questi sono i pensieri di Nikolaj.

Questo è il mondo che vede, che vive.

Lui sa che, se Alja avesse conosciuto suo padre, le cose sarebbero andate così.

Le righe sull’esecuzioni di Vasilij, invece, sono vere.

Anche le sue ultime parole sono vere.

Nikolaj non può averle sentite, anche se lui c’era, quel giorno, ma qui i ricordi si mescolano alla realtà.

E’ la realtà che Niko confonde, il giorno che non riesce a ricordare e immaginare.

Suo padre è stato impiccato il 25 Luglio 1826, Natal’ja aveva un anno, non l’ha mai conosciuto.

Nikolaj ne aveva tredici, quasi, Vasilij ancora ventisette.

Nel ’36 ne avrebbe avuti, logicamente, dieci di più, ma nel ’36 lui non c’è.

A Niko questo non importa, lui lo vede, lo sente, lo vive lo stesso.

Solo una manciata di parole sussurrate, ha legato i veri Natal’ja e Vasilij, ma quelle parole le ha sentite solo Niko, le ricorda solo lui.

E’ su quelle che costruisce questo incubo, questa sorta di malìa.

Lo so, è difficile capirlo, Nikolen’ka.

E’ difficile seguire l’illusione che lega Alja e Vasilij nella sua mente, anche per me.

Ogni volta che ha fatto soffrire Natal’ja, è stato per paura di suo padre.

Per paura che lei fosse davvero stata stregata da suo padre.
Per paura di perderla, la sua Natal'ja.

Non c’entra, l’epilessia.

E’ il colpo di grazia, forse, ma non c’entra.

Nikolaj è pazzo, è pazzo per davvero.

La sua vera malattia non la conosce neanche lui.

E’ suo padre, la sua malattia.

E Natal’ja, Natal’ja è davvero il suo angelo e la sua maledizione.

Di Natal’ja si fida, ma di Natal’ja ha paura, Natal’ja è…

Non lo sa, lui, non lo capisce.

Le vuole bene, tanto… Troppo, forse.

L’adora, ma sarà lei, alla fine, ad ucciderlo.
Sono sempre stati troppo legati, loro, anche nell'ultimo giorno: Nikolaj è morto a ventitré anni -non ancora compiuti, ma mancava un mese- nel '36, e Natal'ja nel '48, alla stessa età.

Abbiamo ancora tre passaggi da attraversare per conoscere davvero Niko, anzi, per conoscerlo quanto possibile.

Tre passaggi per entrare nella sua mente.

Di anni ne attraverseremo tanti, e saranno da prendere in considerazione tutti, ma i più importanti sono anch'essi tre: 1825, 1836 e 1848.

Nel secondo passaggio, in particolare, ci sarà anche George.

Io…

Spero che vi sia piaciuto, spero che non vi abbia fatto troppo male.

Perché io mi uccido, ormai lo sapete, a scrivere questi capitoli ;)
Ultima cosa... Domani, 27 Febbraio 2012, è il compleanno di Alja e Gee! ;)
187 anni per Alja e 191 per Gee... Oh, insomma, sono tantini, ma è un dettaglio! ;)

 

A presto!

Marty

  
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