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Autore: Carla Volturi    26/02/2012    6 recensioni
Lei, Lucilla insegnante di italiano trentanovenne, sposata con due figli; lui, Antonio, avvocato quarantenne divorziato. Tutto avviene a Vietri, città del sole, del mare e di un incontro: il loro!
ATTENZIONE: I PERSONAGGI DI QUESTO RACCONTO SONO PRESENTI NELLA MIA ULTIMA STORIA “LA STAGIONE DEL CUORE-PARTE SECONDA-”.
TUTTAVIA “SOLO PER AMORE” PUO’ ESSER LETTO INDIPENDENTEMENTE DAL RACCONTO APPENA CITATO, POICHE’ I PROTAGONISTI PRINCIPALI CAMBIANO, DUNQUE NON SI PUO’ PARLARE DI UN VERO E PROPRIO SEGUITO.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Buongiorno e buona domenica, posto un nuovo capitolo della mia storia e mi scuso in anticipo per i francesismi presenti all'interno!
Un bacio da Carla.

CAPITOLO 4- COME EDUCARE I TUOI FIGLI


Le mie classiche abitudini quotidiane non son proprio cambiate nel corso del tempo. Mi sveglio di buon ora, di solito per le 8 e mezza (quando sono in ferie, s’intende) e mi dedico alla colazione. Essendo sola in casa non spendo molto tempo nella preparazione del pasto mattutino, piuttosto preparo il caffè attendo che la cucina si inondi di quel magnifico odore di espresso. Nel frattempo accendo la tv e vedo un telegiornale, giusto perché amo tenermi aggiornata su ciò che accade in Italia e nel mondo. Bevuta la bevanda calda, lavo le poche stoviglie nel lavabo, utilizzando quintali di detersivo per i piatti, rigorosamente al limone. Non so quante volte mia madre mi ha sgridata a tal proposito, ma è piu’ forte di me: la schiuma bianca abbondante è sinonimo di igiene, secondo il mio cervello perverso. Passo un canovaccio bagnato sul tavolo, sul quale adagio un piccolo centrotavola, giusto per abbellire un po’ la mia umile dimora.
Passo alla seconda fase: doccia, trucco e parrucco. Dopo aver preso la biancheria intima e un vestito, mi reco in bagno. La stanza appena indicata è molto grande: vi sono due lavelli in ceramica bianca con ampio specchio, che occupa quasi tutta la parete. Sopra un paio di faretti di diverso colore: ad Adriano piaceva cosi, a me sinceramente non molto, soprattutto perché una delle lampade è rossa…io odio il rosso, il rosso per me è sinonimo di malaugurio. Ogni qualvolta ho indossato o semplicemente comprato un oggetto rosso mi è successa una disgrazia. Ve ne cito una: ero a Napoli, periodo universitario, ed avevo acquistato un pantaloncino del colore appena citato, per poterlo sfoggiare durante le mattinate estive. Morale della favola come uscii dal negozio un tipo stava per buttarmi sotto con il motorino. Ora voi direte: e vabbè Lucilla può capitare, siamo sotto il cielo! No, amici miei, è stato il rosso, è stato lui che mi ha portato sfiga…per tal motivo ho una bella forbice formato gigante, dietro la porta, a prova di malocchio!.
Raccontato uno dei tanti aneddoti della mia vita, decido di aprire la fontana della doccia, attendo un cinque minuti, tempo che si attivi la caldaia e che faccia uscir fuori dell’acqua calda. Mi ci fiondo sotto, incurante del fatto che indosso ancora il mio pigiama a giro maniche. Ok, lasciamo stare: lo tolgo ormai fracido ed afferro il mio bellissimo bagnoschiuma al latte. Sapete quei bagnoschiuma densi, bianchi, dal profumo intenso? Ecco, questo è il mio: cospargo sul mio corpo quasi tutto il contenuto della bottiglia, ovvero 750 ml e inizio a coccolarmi, detergermi, schiumarmi…e quasi soffocarmi, a causa delle centinaia di bolle che si son create. Alcune si rompono a contatto con i faretti pocanzi descritti: vai, vai…rompete il rosso! Chi se ne frega del costo, tanto ha pagato Adriano…rompete, rompete!.
Un quarto d’ora di doccia, un quarto d’ora per togliere tutto quel sapone, leggermente sprecato ad essere onesti. Ma poco importa: si campa una sola volta. Esco fuori e prendo un asciugamano giallo. Tolgo via l’acqua in eccesso ed infilo slip e reggiseno color carne.  Apro la porta, cosi da far uscire un po’ di vapore acqueo, che riempie la stanza. Sul WC bianco il mio vestito verde lungo senza spalle. Sotto il seno porta un ampia fasciatura del medesimo colore, dal quale partono del veli trasparenti. A piedi scalzi mi avvio nella stanza da letto, ove sono le mie scarpe con tacco non eccessivamente alto.
Abbigliatami, mi siedo di fronte alla mia toeletta, composta da specchio incastonato in cornice bianca abbastanza spessa e da una base, sotto la quale partono due cassetti spaziosi. L’anno scorso, essendo sempre sola, dunque senza Adriano e senza bambini,  mi è venuto lo spiri pizio di cambiare il mobilio della mia stanza. Ho acquistato un letto matrimoniale senza cassettone sotto, sulla cui superficie in legno chiaro è poggiato il materasso. Schienale a strisce. In ambo i lati vi è un comodino a due scomparti color beige, sopra il quale è stata collocata una lampada argento molto luminosa. Tappeto ampio del medesimo colore, cosi come l’armadio a quattro ante. Cassettiera con quadro dipinto da Bianca e lampada da terra posta a destra del balcone. Dalla toeletta tiro fuori correttore, mascara, matita per gli occhi rigorosamente nera. Un po’ di cipria, giusto per infondere un tocco di colore sulle gote. Capelli corti sin alla spalla, mossi: tiro la frangetta di lato con una forcina. Un po’ di rossetto e sono pronta. Che faticaccia, eh?.
Sbuffo, stringo le mani alla base del mobile dinanzi al quale mi trovo e spingo all’indietro la sedia. Mi alzo. Chiudo il balcone, abbasso la tenda. Prendo la borsetta, controllo che ci sia telefonino (potrebbero chiamarmi sempre i miei piccini) e soldi (babbo mi ha sempre detto che non si esce mai di casa senza denaro!). Dopo essermi dedicata ai dettagli, apro la porta. Doppia mandata ed è chiusa. Nel camminare sul terrazzo, porto lo sguardo verso il portone dell’abitazione di Rossella: chi sa che persona è il Pecci!. Certo che tristezza mi fa non vederla piu’ sulle scale, mentre mi aspetta magari per uscire insieme. Quei scalini vuoti sono peggio di una fitta al cuore. Rossella era l’unica persona su cui potessi contare nell’immediato. Ovvio che ci sono anche mio fratello e mia cognata, ma non mi va di disturbarli sempre…hanno una loro vita, magnifica per giunta!.
Mi ritrovo per strada ed inizio a deambulare: però, i turisti sono pochi ma ci sono. Eh furbacchioni avete capito che a Giugno le vacanze costano meno!.  Il bar è come di consueto strapieno, a maggior ragione di Domenica: i ragazzetti ventenni fanno gli splendidi della situazione con la classica frase “Cara ti offro qualcosa?”. Mezza volta mi sentii dire una cosa del genere e non vi dico la rabbia: ma che si conquista cosi una donna, con un cocktail al bar? Tu come minimo mi devi mandare rose rosse tutti i giorni, di mattina. Mi devi sorprendere con gesti galanti e frasi ad effetto. Mi devi dire a macchinetta che sono io la piu’ bella del mondo. Ed infine dimmi “Lucilla svegliati che questo è solo un sogno”: vallo a trovare uno cosi!.
Piano piano giungo nella curva senza accorgermene. Tentenno: che faccio salgo o non salgo, salgo o non salgo. Una voce femminile urla: “Sali!”. E’ Bianca, mi ha vista dalla finestra che sporge sulla strada.
Fatte le scale a piedi, me la ritrovo li, con il suo pancione megagalattico…a stento riesco ad abbracciarla.
Lo sfioro: “Quanto è cresciuto!”. E’ solo di cinque mesi, eppure ho quasi l’impressione che stia per partorire da un momento all’altro, visto le dimensioni esagerate. Ma nel suo grembo ce ne sono due di bambini, dunque siamo nella norma. Mi viene da ridere solo quando ripenso a po’ di tempo fa, o meglio il giorno in cui Bianca precisò che avrebbe avuto un'altra coppia di gemelli: Cristiano, il mio Cristianuccio, steso morto a terra, con i figli che gli saltavano addosso, senza comprendere che al padre gli era preso un coccolone. E Bianca con un ventaglio, che tentava di rianimarlo. E’sempre cosi: Cristiano diventa padre, uguale svenimento. Pensate che ha avuto questa stessa reazione anche quando sono nati i miei di figli.
Mi siedo vicino al tavolo, dopo aver aiutato mia cognata ad accomodarsi sul divano.
Ma non era meglio per te restare nell’altra casa? Qui ci sono pure le scale!”, le chiedo preoccupata per la sua condizione.
Scuote la testa, sorridente: “No, va bene cosi e poi mi aiuta tanto Cristiano: pensa, ora ha portato i bambini alla barca, pur di farmi stare un po’ tranquilla”. Guarda il calendario: “Massimo tra un mese e i lavori dovrebbero finire”.
Mano sulla tempia e gomito appoggiato: “Si ma non ti strapazzare”.
Accarezza il pancione: “No, ma che! Penserò al mobilio del secondo piano piu’ in là. Per il primo annetto i bambini staranno con noi, quindi non avrò problemi”.  Tende il braccio destro: “A proposito ma Marta e Luca?”.
Stanno bene, anzi Luca è senza voce: Marta mi ha detto che è dovuto al casino che fa ogni giorno”, rispondo alla sua domanda.
I miei amori…mi mancano tanto”: la vedo pensierosa per un istante: “Non appena tornano organizziamo una festa, che dici?”.
Annuisco: “Lo sai che è una bella idea. Si dai facciamola!”.
E diventa seria tutto d’un tratto. Si aggiusta meglio, posizionandosi perfettamente di fronte a me: “Adriano?”.
Abbasso lo sguardo verso terra. E vengo presa dalla tristezza. Da una forte sensazione di fallimento. Respiro ed ispiro. Lascio che l’amarezza si impossessi di me. Punto gli occhi verso Bianca e schietta come sempre in vita mia le dico: “A Settembre gli chiedo la separazione”.
Sgrana le pupille, sorpresa e senza parole: “Ma che dici?”.
Eh che dico Bià! Dico che cosi non si va piu’avanti, sono tre anni che prende le ferie a scuola e invece di stare un po’ con la sua famiglia se ne va in giro per la Campania a lui e questi maledetti progetti estivi. Si è vero son soldi che entrano in casa, ma è anche affetto che va via”. Gesticolo animatamente: “Senza contare proprio la scuola, che qui ci posso spendere parole per tutto il giorno. Cioè tu che fai, chiedi il trasferimento a Napoli, perché sei un insegnante di storia e vuoi esercitare in un liceo classico? Anche io sono laureata, anche io ho le mie ambizioni, ma la famiglia viene prima di tutto, dunque preferisco lo stipendio di una comune docente di scuola media, piuttosto che quello di un professore dei superiori”.
Stropiccio la pelle del mio viso con le mani e scuoto la testa: “Cosi non va, cosi non va piu’”.
Bianca si avvicina, sedendosi accanto a me. Mi consola. Cerca in tutti i modi di trovare le giuste parole per porre fine ai miei pensieri, ma la realtà è questa: tra me e Adriano non c’è piu’ amore, ne passione, non ricordo neanche piu’ l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore insieme. D’inverno torna a casa solo nel fine settimana: Giovedì, Venerdì, Sabato. Domenica pomeriggio parte per Napoli e ritorna il Giovedì della settimana entrante, dopo l’orario scolastico. Dedica poco tempo alla famiglia…pensate ora Marta e Luca sono in colonia, lui è impegnato con il suo progetto: si vedranno il 15 di Agosto, quando i ragazzi torneranno. Ma che razza di padre sei tu? Ma che razza di marito sei diventato? Ed io per quanto ancora potrò sopportare questo?. Anzi no, non lo sopporto piu’.
Bianca io mi sento frustata. Ho trentanove anni e non mi sento amata. Non sento piu’ il calore di quello stronzo di mio marito. Lo chiamo e che mi dice: “Lu’ sono occupato, ti chiamo dopo”. Ma col cazzo che mi chiami dopo, io vengo fino a Napoli ti spacco la testa coglione”. Tiro un forte respiro e continuo: “Tutto questo da quando ha pubblicato il suo libro del cavolo “Come educare i tuoi figli”…diamine ma se tu non lo sai fare con i tuoi, come pretendi di farlo con quelli degli altri? Ora è il maestro piu’ bravo del mondo, tutti i ragazzini vanno da lui”. Sbuffo: “Coglione!”.
Sfiora la mia spalla: “Dai ora calmati”. Prende la mia mano: “Lo sai che tu sei come una sorella: ci sono sempre per te”. Strizza l’occhio: “Soprattutto ora che sono extra-large”.
Ridiamo di gusto. Quando mi sposai a 25 anni mai avrei pensato di ritrovarmi in una situazione del genere…credevo che fosse per sempre ed invece non è stato cosi. Ho speso ogni energia in questo matrimonio, ogni mia singola azione solo per salvare il nostro rapporto. Ma ora basta, ci rinuncio: a legare me ed Adriano è solo un foglio di carta e i nostri figli, forse piu’ miei che suoi negli ultimi tre anni. Non si è neanche accorto che Marta è diventata signorina…e non perché come ogni donna ha il ciclo mestruale, ma perché le stanno spuntando le forme femminili, si è aggraziata, canta e volteggia per casa, sorride come fanno tutti gli adolescenti. E Luca? Otto anni da poco, ha smesso di giocare con i pupazzi, ora confabula con i suoi amici e prima di uscire controlla che i suoi capelli abbiano la giusta quantità di gel. Tutte queste cose un genitore dovrebbe osservarle, ma lui non c’è…per il momento. Perché farò ogni cosa in mio potere per evitare che i miei bambini subiscano ciò che ho provato io tempo addietro, quando mio padre mi ha abbandonata per quei due lunghi anni. Loro non se lo meritano ed io, da brava mamma, non permetterò ad Adriano di distruggere ciò che è piu’ bello dei nostri figli: la loro anima!.
  
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