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Autore: Yuki_o    26/02/2012    6 recensioni
10 parole. 10 parole sul nulla. 10 parole su chi non conosci. Il nulla è bianco come questo foglio.
Senza pretese, spero che vi piaccia. Buono lettura!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Quando mancano le parole …



 
Quella sera Sasuke tornò a casa particolarmente pensieroso e si chiuse subito in camera sua.
Seduto  alla scrivania si mise a riporre i libri, mantenendo sempre quell’aria corrucciata: non era mai stato un bambino espansivo, ma raramente aveva motivo di essere in pensiero per qualcosa, soprattutto riguardo la scuola. Era un allievo modello, il migliore di tutta l’Accademia, eccelleva in ogni campo e tutti i professori lo stimavano. Uno come lui non aveva nulla di cui preoccuparsi. Di solito.
Ma quel giorno per la prima volta in vita sua Sasuke Uchiha, 10 anni, era seriamente preoccupato per un compito scolastico.
Fissava la pagina bianca del suo quaderno, occupata solo da poche parole. La maestra aveva assegnato quel piccolo lavoro con il sorriso sulle labbra, senza alcun dubbio pensando che tutti nella classe sarebbero riusciti a portarlo a termine senza molti problemi. Già nel momento in cui aveva iniziato a scrivere quelle poche parole però, Sasuke si era reso conto che lui non ne sarebbe stato in grado.
Per la prima volta nella sua vita c’era qualcosa che aveva la certezza non sarebbe mai stato capace di fare.
Rilesse per l’ennesima volta la consegna sulla pagina bianca:
 


Descrivi in una frase tuo padre, usando al massimo 10 parole.
 
   

Nessun suo compagno di classe aveva avuto alcun problema con quel compito: l’unica lamentela che aveva sentito pronunciare era stata che 10 parole erano troppo poche …
Troppo poche. A lui non ne veniva in mente nemmeno una, figuriamoci dieci!
Si sentiva così incapace: suo padre era il suo modello, un riferimento per tutto il Clan, come si poteva non trovare le parole per descrivere un uomo così?
Ma non era quello il problema. Sasuke avrebbe avuto mille parole per descrive il grande jonin Fugaku Uchiha, ma era il padre di Sasuke a sfuggirgli … chi era?
Ci pensò con tutto se stesso per tutto il pomeriggio ma non trovò risposta, non trovò le parole.
Alla fine, frustrato, volle uscire dalla sua stanza e prendere un po’ d’aria.
Il giardino era silenzioso e ordinato, ormai era scesa la sera e non si sentivano nemmeno gli insetti ronzare. Si lasciò andare e provò a rilassarsi, respirando lentamente per ritrovare la concentrazione. Poi lo sentì, un colpo netto, come di metallo.
Corse lungo il portico verso la fonte del suono già immaginando di cosa si trattasse … e non si sbagliava: era Itachi che lanciava degli shuriken contro un bersaglio con una precisione spaventosa. Rimase lì a fissarlo, e si sentì un po’ meglio.
Itachi era diverso da qualunque altro essere umano avesse mai conosciuto. Nessuno aveva occhi come i suoi, che sembravano sempre stanchi eppure brillavano. Nessuno aveva un sorriso come il suo, onnipresente eppure quasi impalpabile. Nessuno aveva il profumo di Itachi e non c’era modo per descriverlo. Sapeva di lui, come il mare sa di mare, come il vento sa di vento. Era lui.
Quando smise con il suo allenamento lo vide rimanere per un po’ in piedi in mezzo al giardino, immobile, prima di voltarsi, osservando da sopra la propria spalla Sasuke seduto sotto la veranda. Gli sorrise.
 Si sedettero l’uno a fianco dell’altro fissando il giardino davanti a loro, in silenzio.
-Cosa c’è otouto*?- chiese infine Itachi.
Sasuke non sapeva se voleva raccontare il suo problema a suo fratello: lui, così bravo, di sicuro non aveva mai avuto simili problemi. Eppure nonostante tutto aveva bisogno di sentire ancora la voce di Itachi: se anche lo avesse preso in giro non importava, in fondo sentiva di meritarselo.
Gli raccontò tutto: della scuola, del compito e del suo pomeriggio infruttuoso e suo fratello non rise né lo schernì mai. Il solo parlare fece sentire il ragazzo meglio, anzi, lo fece sentire quasi bene.
Alla fine Itachi non rispose subito, si prese qualche momento come per ponderare la risposta.
-Sasuke- raramente lo chiamava per nome, preferiva ‘otouto’- se non trovi le parole io purtroppo non posso aiutarti, ma comunque non è così grave, penso. Con il tempo arriveranno da sole, come il giorno segue la notte. In fondo è tuo padre.-
-Lo so Onii-chan**, ma io come faccio ora con il compito?- gli rispose mogio.
Itachi gli sfiorò piano il capo, accarezzandogli leggero i capelli.
-Se non puoi scrivere di come è tuo padre, perché non scrivi di come vorresti che fosse? La tua maestra non lo scoprirà mai.-
Detto ciò si alzò ed entrò in casa, sorridendo lieve come solo lui sapeva fare. Sasuke invece rimase ancora un po’ lì.
Il padre che avrebbe voluto …
Provò a immaginarselo: il tono della voce, la forma delle mani, il modo di sorridere, ma l’unico volto che continuava a tornargli in mente era sempre e solo quello di suo fratello. Non era possibile!
Tornato alla sua scrivania fissò di nuovo e con rinnovato astio la pagina bianca piena di cancellature. Alla fine era stufo di impegnarsi così tanto per una cosa così insulsa. Prese la biro e si ripromise di consegnare qualsiasi cosa fosse uscita da essa in quel momento.
Si concentrò, liberò la mente e scrisse.
Quando ebbe terminato si sentiva così stanco che non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti. Si addormentò quasi subito, abbandonandosi al torpore, ma nel dormiveglia gli sembrò di sentire qualcuno entrare piano nella sua stanza e mettergli addosso una coperta … ma forse fu solo un sogno.
-Oto-san*** … -
                                                                                             
 
***
 
    
 
Anche quella mattina la lezione si era svolta nella consueta tranquillità. I ragazzi stavano giocando fuori nella pausa pomeridiana dopo pranzo e sulla cattedra, ben impilati, vi erano i compiti consegnati dai ragazzi.
Davanti alla finestra osservava i suoi alunni rincorrersi e ridere, spensierati. Era una giovane maestra e amava vedere in ognuno dei volti dei suoi studenti un raggio di speranza. Tornò al tavolo e iniziò a leggere gli elaborati, procedendo in fretta: si trattava solo di una frase.
Più volte le capitò di sorridere leggendo: attraverso gli occhi ingenui di quei ragazzi erano emersi ritratti di dolcezza e affetto famigliare quasi commoventi. Di proposito aveva lasciato il lavoro di Sasuke per ultimo: quel ragazzo era straordinario.
Fu con una certa aspettativa che prese in mano quel foglio e si apprestò a leggere. La giovane donna rimase fissandolo per un tempo estremamente lungo. Percorse i tratti sottili ed eleganti di quella grafia più volte, con attenzione.
Si alzò con calma, sempre con il foglio in mano, e tornò a guardare il giardino, con sguardo sorpreso e perplesso: non era quello che si era aspettata.
I ragazzi stavano ancora correndo ed erano totalmente immersi nei loro giochi. Tutti … tranne lui. Come sempre Sasuke se ne stava tranquillo seduto sotto un albero in fondo al giardino, vicino alla cancellata.
Era quasi ora, quasi le 13.40.
Eccolo.
Sasuke si alzò di scatto dal tronco a cui era appoggiato e si diresse verso la cancellata, sorridendo. Quel sorriso che normalmente non mostrava mai. La donna riportò l’attenzione al foglio per l’ennesima, guardando alternativamente gli ideogrammi ordinati e la cancellata, dove il piccolo Uchiha sorrideva e chiacchierava con qualcuno.
Qualcuno …
Ora aveva capito.
Per l’ultima volta prima di riporre il foglio insieme agli altri rilesse l’elaborato di Uchiha Sasuke, quello che
 
 


 
Descrivi in una frase tuo padre, usando al massimo 10 parole.
 
Alto, forte, con i capelli un po’ lunghi.
 
 
***
 
 
 
Sasuke lo vide staccarsi dal cancello attraverso cui stavano parlando e voltarsi, incamminandosi lentamente. Aspettò che avesse percorso qualche metro e lo richiamò ancora –forse solo per vedere se avrebbe risposto.
-Ci vediamo stasera, Itachi! Ricordati che devi aiutarmi con gli shiriken!-
-Va bene, otuoto. Promesso.-
Sasuke guardò suo fratello allontanarsi con il solito passo tranquillo, gli occhi sulla sua schiena, percorrendola con lo sguardo come faceva spesso. L’immagine della schiena di Ithachi … avrebbe potuto tracciarla ad occhi chiusi.
Un uomo alto, forte, con i capelli un po’ lunghi …
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Angolo dell’autrice
 
La cosa che più mi piace in questa shot è il lay-out … seriamente, è molto ariosa, vero? *_*
Hihi …
Va beh, torniamo a noi! Piccolo missing moment  decisamente non-sense sui fratelli più sfortunati degli ultimi manga-anni… forse solo Ken Shiro, Toki e Roul  li battono … ma loro erano tre! U_U
Vaneggiamenti a parte (sempre che io sia capace di fare altro che vaneggiare, ovvio) il tutto è nato dal libro che la mia dolce(?) sorellina di 7 anni sta leggendo, il cui titolo, indovinate un po’ è proprio “Alto, forte, con i capelli un po’ lunghi” e l’autore è Ruben Marini.
Bene, ora che mi sono messa al sicuro da ogni eventuale denuncia di plagio solo qualche nota:
*otouto: fratellino, fratello minore
**Oni-chan: fratellone, fratello maggiore
***oto-san: padre
 
Voglio solo aggiungere che ovviamente ogni recensione è gradita-desiderata-sperata-amata e potrei continuare *_*
Inoltre, visto che son qua, vi dico anche che nel caso vi interessasse, io e la cara La Pessimista Cosmica abbiamo creato una pagina su face book, Struggle, dove scriviamo, folleggiamo sulle nostre storie e su tutto quello che ci sembra in qualche modo interessante … se vi va saremmo felicissime di accogliervi xD
 
Ora me ne vado davvero ^_^
 
Alla prossima
 
Bacio
 
Yuki_o 
  
  
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