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Autore: Levineisabitch_    26/02/2012    8 recensioni
Long-fic.
Si trova sotto Green Day perchè questo gruppo farà un po' da sfondo alle vicende dei protagonisti e perchè questi ultimi si chiamano Christian e Gloria.
-π raggio alla seconda per .. trovare l’area? O la circonferenza?- inveì contro il libro di geometria analitica Gloria, chiudendolo di scatto.
-Desisti già? Comunque è l’area. Mancano ancora sette problemi, non puoi lasciar perdere così.- sbottò Christian. (PRIMO CAPITOLO.)
-Se non fosse tuo cugino sarebbe più semplice e da qui a una settimana sareste fidanzati, ma non è così, quindi non ci devi nemmeno pensare.- chiarì la ragazza. (CAPITOLO QUATTRO.)
“Indovina chi torna in città.” Era l’unica cosa che le aveva inviato Simone.
(CAPITOLO DIECI.)
-Oh, piccola Gloria, la pagherai. Cara, ti dico. Perché hai voluto mettermi i bastoni tra le ruote? Hai voluto giocare a questo gioco, ma ti sei dimenticata di leggere le istruzioni.- s’incoraggio, come se ne avesse bisogno, la ragazza. (CAPITOLO QUINDICI.)
La prese per una mano, la strinse forte. La mano di lei era fredda, come il granito.
Si avvicinò a lei con furia, dolore, rabbia, tutto rimescolato insieme e la baciò, un bacio diverso da quello di quel 3 gennaio lontanissimo nella memoria. Un bacio diverso di quello a casa di Gloria, al gioco della bottiglia. (CAPITOLO DICIASSETTE.)
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Siediti e guarda la tua vita, come fosse un film.'
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Puke.

Se qualcosa può andar male, lo farà.
Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a guasto o errore, allora prima o poi esso si verificherà.
(Legge di Murphy.)
 

 


-Perché ti sei fatta i capelli verdi? Assomigli a .. no, nessuno, scusa.- iniziò a parlare con Eleonora Christian.
La ragazza evitò accuratamente di dare spiegazioni e si diresse verso la sala da pranzo, invitando gli ospiti a fare lo stesso.
Presero tutti posto alla grande tavolata, in silenzio. Qualsiasi discussione era stata troncata.
Eleonora, a capotavola, si alzò in piedi con in mano un bicchiere di champagne. Prese una forchetta e ci tintinnò contro.
Si sentiva parecchio goffa: quella cena non era roba da lei.
-Ehm, scusate. Posso dire due parole?- chiese ai presenti, che annuirono all’unanimità.
-Grazie.- introdusse il discorso Eleonora –Molti di voi sanno già cos’è successo quindici anni fa, subito dopo che Christian e Paolo sono partiti. Altri non credo. E penso abbiate anche notato che manca qualcuno, oggi.-
Christian si mise una mano sulla fronte. Quel discorso, di qualsiasi tipo fosse, conduceva a Gloria.
Non sapeva se poteva farcela ad ascoltare, ma ci provò.
-Megan, Lidia,Simone, Lucrezia. Voi sapete com’è finita per.. lei. Ecco, Alice, Paolo e Christian non lo sanno.- proseguì Eleonora, non sapendo come comunicare la notizia.
-Non so come dirvelo, ragazzi. Gloria... è morta. Si è suicidata il giorno in cui voi due ve ne siete andati.- sparò tutto di un botto, buttandosi a sedere sulla propria sedia e trattenendo i singhiozzi.
Le mancava terribilmente Gloria. Era la sua migliore amica d’altronde.
Christian stava ancora fissando il piatto davanti a lui. Aveva gli occhi strabuzzati.
Paolo stringeva forte i pugni sulla tovaglia, un’espressione di rabbia sul viso.
Alice non aveva capito molto dell’avvenuto, era scossa.
Il cugino di Gloria, d’impeto, si alzò e corse fuori dalla villa. Non poteva sopportare gli sguardi della gente. Non poteva sopportare di sapere che Gloria non c’era più, da tempo. E che non lui non era riuscito a impedire che avvenisse.
Era un fulcro di sensi di colpa, dolore, collera verso se stesso.
-Vaffanculo.- urlò, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.
La persona dietro di lui si sedette su un gradino, come lui, non curandosi del fatto che avesse reagito così.
-Scusami.- sussurrò quella che sembrava una ragazza.
Christian non alzava gli occhi, non poteva farcela.
-Vaffanculo.- ripete il ragazzo, sempre urlando, senza rendersene veramente conto.
-Non so perché non te l’ho detto. Avrei dovuto, ma non riuscivo.- spiegò la ragazza, che era Eleonora.
-Fa niente.- rispose fievolmente Christian. Non riusciva a concepire la situazione.
-Scusa, scusa, scusa.- e lo abbracciò, sapeva di avergli fatto male, ma non poteva farci niente.
Sperava che il tempo potesse curare tutto, ma non è sempre così.
Fu in quel momento che successe il meno prevedibile. Eleonora non se l’aspettava, per niente.
-Sei Gloria, vero?- le chiese Christian. Aveva capito tutto, fin troppo bene.
Ed era anche un po’ stordito, il che aiutò parecchio.
Si girò verso di lei, senza realmente vederla e le si avvicinò lentamente.
Il suo viso era quello di Gloria, vedeva solo Gloria. Eleonora non c’era. Chi era Eleonora?
Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, Gloria. Quella era Gloria. Non poteva essere nessun altro.
Lui aveva bisogno che quella fosse la cugina.
Era lo stesso identico bacio di quindici anni prima, sulla porta di casa di Gloria, eppure così diverso.
Eleonora tentava di staccarsi, ma Christian era troppo forte. Non riusciva ad allontanarsi.
Appena il bacio finì a Eleonora scappò uno schiaffo sulle guancie del ragazzo.
Non avrebbe dovuto, anche perché aveva voluto essere un’altra persona e Christian rientrava nelle credenziali della persona che era voluta diventare.
Eleonora sospirò e frugò nella tasca dei jeans. Aveva un pacchetto di sigarette. Era sempre nervosa e in un certo senso la aiutavano a calmarsi, seppur per poco tempo.
Christian stava cercando disperatamente di capire qualcosa, senza esito positivo.
Aveva la mente vuota, non riusciva a pensare a niente.
L’unica cosa che sentiva era una sensazione strana, intrappolata tra il fegato e l’intestino.
Anche se probabilmente non sapeva dove si trovassero.
Peccato che la strana sensazione fosse nausea. E quella nausea, due minuti dopo, si ritrovò parcheggiata sulle scarpe di Eleonora, in un festival di colori.
-Mi hai vomitato sulle scarpe.- commentò secca la ragazza, rientrando nella villa.
Non era andata come voleva, quella sera, per niente.
Sperava che almeno nella sala da pranzo, qualcosa stesse procedendo per il verso giusto.
Come dice Murphy, però, se qualcosa può andare male... stai tranquillo che andrà male.
-Ma cosa c’era dentro gli antipasti?- si lagnava Lucrezia, tenendosi la pancia con le mani.
-Allora non lo sento solo io.- concordò Simone che si stava massaggiando le tempie, mentre il suo viso attraversava diverse tonalità.
-Decisamente no.- esclamò Lidia, alzandosi di botto dalla sedia e portandosi una mano alla bocca.
Si mise a correre, sperando di trovare un bagno.
Tutti gli altri ospiti la seguirono a ruota.
-Dove diamine è il bagno?- urlò Paolo.
Finalmente trovarono quello che più che un bagno sembrava una stanza gigantesca.
-Ma sembra una sala da ballo.- disse sorpresa Megan, per poi ficcare la testa nel gabinetto e vomitare allegramente.
La puzza di vomito prese tutta la stanza a poco a poco, anche perché ognuno degli ospiti stava rigettando in un posto diverso.
Chi nel lavandino, chi nella vasca e persino chi nel bidè.
Sempre meglio del pavimento.
In quel momento apparve sulla soglia del bagno Eleonora che li stava cercando da parecchio tempo, non trovandoli al loro posto. La ragazza si portò, esausta, una mano alla fronte.
-Andiamo bene, devo dire.- borbottò e se ne andò in lavanderia, in cerca di salviette pulite.
Ci mancavano solo gli antipasti avariati.
-Stupida rosticceria.- si lamentò la padrona di casa.


Note autrice.
Facciamo vomitare tutti, yeeeah.
Colpa di Ylenia, l'idea malsana è sua.
Oggi sono andata al lago *O* Non ve ne frega niente, ok.
Stavo per volare via, c'er aun vento ._.
Siamo sempre più vicini alla fine, eh!
Mi dispiacerà lasciarvi, sinceramente. Parecchio.
Ma son cose che succedono!
   
 
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