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Autore: nals    27/02/2012    3 recensioni
James/Lily
Lily sospirò, fissando lo sguardo oltre la finestra del corridoio vuoto. Sorrise. Era fuggita dalla sala gremita, dalla follia di Mary e da quell’incredibile trambusto...
A Sara
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Loro”.


A te.
Perché oggi è un giorno meraviglioso.
A te.
Perché te ne auguro altri mille.
A te.
Perché farò in modo di esserci
Sempre.

Ti voglio bene, sorellina.
<3









Musica, alcol e schiamazzi.
Ecco cos’era diventata quella festa di Carnevale. Baldoria, in parole semplici. Non che Lily pretendesse qualcosa di diverso dai Malandrini, certo; eppure, mentre l’assurdo e stridulo vociare della sua coscienza le ordinava – a chiare e autoritarie lettere – di esibire la spilla e mettere in punizione chiunque le si trovasse a tiro, il sorriso esasperato che faceva mostra sul viso – e negli occhi – raccontava ben altro.
Ci voleva. Ci voleva eccome. Erano ragazzi in fondo, solo ragazzi. Ragazzi costretti a dimenticare di esserlo; ragazzi costretti a ricoprire il ruolo di adulti vissuti e coscienziosi in un gioco senza regole e colori; ragazzi costretti a temere e combattere un demonio senza volto – come erano soliti fare da bambini al caldo delle proprie camerette. Vivere? Neanche per sogno. Arrancare forse e scegliere. Scegliere  e basta. Scegliere quando spesso non lo si è in grado. Scegliere. Ma cosa esattamente?
Baldoria. Baldoria e risate. E sorrisi autentici, idioti anche, considerati i boccali di Whisky e Idromele trangugiati…ma autentici.
Ci voleva. Ci voleva, sì.
 Per una sera. Per una sera soltanto, ma sarebbe bastato. Sarebbe bastato a respirare meglio e ad alleggerire il mondo. Un mondo corrotto, traballante, spezzato. Sarebbe bastato a rianimare una fiammella di speranza in tutto quel buio gelido e opprimente. Come le candele. Le candele.



Lily sospirò, fissando lo sguardo oltre la finestra del corridoio vuoto. Sorrise. Era fuggita dalla sala gremita, dalla follia di Mary e da quell’incredibile  trambusto.
In fondo la sua normalità stava tutta lì. Non le servivano musica ed urla per stare bene, le bastavano il silenzio e un buon libro. Un abbraccio. Il suo di abbraccio. Ma quello – il suo abbraccio – non sarebbe rientrato propriamente  nel concetto di normalità che aveva. Lui…Merlino! In lui non c’era nulla di normale. Lui era tutto meno che normalità.
A dirla tutta non ce ne sarebbe mai stata nemmeno in “loro” di normalità.
“Loro”. Esisteva un “Loro”. “Loro”.
Sorrise, ancora.
 “Dov’è il broncio? E l’espressione addolorata, mia dolce Amata?!” le sussurrò qualcuno - Lui - prima di abbracciarla.
Lily non fece in tempo a metabolizzare lo spavento per quell’arrivo improvviso, troppo impegnata ad insultare il suo stupido, debole cuore, a lasciarsi cullare da quelle braccia e a cercare di capire come James avesse indovinato il suo travestimento così su due piedi e al buio per di più.
“Come…Merlino! Come diavolo hai fatto a capirlo?!” sussurrò incredula, allontanandosi un po’ da lui per guardarlo. Mary aveva costretto lei ed Alice ad imbacuccarsi in quel modo. E Lily aveva implorato per ore affinché quelle, troppo indaffarate ad armeggiare con stoffe ed incantesimi, gli raccontassero la storia per intero, dato che le uniche fiabe che lei conoscesse fossero quelle babbane.
James scoppiò a ridere di gusto “Conosco tutti i racconti di Beda il Bardo a memoria, dolcezza. Credo che mia madre abbia incendiato - volutamente - il mio libro di fiabe, considerate le volte che io l’abbia costretta a leggerlo. Sai, ero un bambino testardo, allora.” Ricordò James, accarezzandole la guancia con le dita.
“Posso immaginare, Potter. E, se permetti, non ti definirei affatto testardo, o non solo, almeno. Direi petulante, piuttosto. E viziato. Senz’altro odioso e… Ossessivo! Ossessivo, certo! Concordi?!”
“Mhm...” mugugnò James, avvicinando le labbra al collo di lei, “ Ci aggiungerei anche brillante, se fossi in te. E non tralascerei nemmeno divertente ed espansivo, nonché bellissimo e...” le baciò la spalla scoperta “dannatamente sexy.”
Un brivido, un altro bacio.
“Come siamo modesti, Potter?!”
“Oh, giusto. Avevo tralasciato questo particolare, tesoro.”
“Scemo.”
“E tu chi saresti, invece?” chiese lei, incuriosita.
“No.”
“No?!”
 “No, Lily. Così mi deludi!”
“Ma…”
“Niente ma. Mi sento profondamente offeso. Mai sentito parlare del grandissimo Bowman Wright? Dai, Evans!”
“Mai.”
“Sacrilegio!” sillabò James, portandosi, tragicamente, una mano al petto.
“Chi diavolo è questo?!” sbuffò, Lily irritata.
“Rispettabile mago, nonché mio vicino - abitava anche lui a Godric’s Hollow – ma soprattutto inventore del velocissimo boccino d’oro!” recitò solennemente, agitandone una perfetta imitazione in stoffa che aveva appuntata alla divisa.
Lily lo guardò con sufficienza ed esasperazione. In realtà avrebbe voluto prendersi a schiaffi e piangere. Piangere.
“Oh, giusto. Come ho potuto non notare la splendente pallina alata?! Scusami, Potter. Avrei dovuto accorgermene. Del resto non te ne separi mai.” Sbuffò, ingoiando lo strano magone.
“Gelosa di un boccino, Evans?! Morgana, non ti facevo così…possessiva.” Le sussurrò ammiccante ad un soffio dalle labbra, facendola arrossire furiosamente.
“Come, sempre travisi le mie parole, Potter. Intendevo affermare quanto tu sia banale, monocorde, invariato. Non esiste altro oltre al Quidditch, o ai tuoi stupidi scherzi. Scontato. Terribilmente ovvio.” Snocciolò, ostentando una convinzione quasi reale. Coerenza senza pari, Evans?!
“Certo, certo. Gelosona!” sussurrò James, sogghignando.
“Smettila.” Sibilò Lily, scostandosi bruscamente dal ragazzo, che però, continuò a stringerla, trattenendola per i fianchi.
“Su, Evans. Non è una cosa tanto orribile, sai?!” ridacchiò lui, abbracciandola.
Lily non trovò la forza di rispondere alcunché. Semplicemente lasciò che lui la stringesse e continuasse a soffiarle la sua risata sul collo, troppo inasprita e risentita con se stessa; verso quell’improvvisa mancata capacità di far in modo che la ragione volgesse dalla sua, nonostante, in realtà, non risultasse affatto così. Era sempre stata estremamente abile in questo, nonostante, nella maggior parte dei casi, utilizzasse questa sua dote per avvalorare quelle che, fondamentalmente, erano le sue idee, i suoi ideali. Ci sapeva fare con le parole, era in grado di giocarci alla perfezione, di spuntarla in ogni conversazione. Sempre. O quasi. Con Potter c’erano sempre stati problemi. Metteva a dura prova la sua razionalità, il suo equilibrio. Era in grado di far traballare il buon senso e la pacatezza che solitamente caratterizzavano le sue discussioni e di farle perdere le staffe come nessun altro sarebbe stato capace. Ultimamente, a dirla tutta, le cose erano addirittura peggiorate. James la sconvolgeva, continuamente. E questo, Lily, aveva faticato ad accettarlo sin da bambina. Con il tempo ha imparato a conviverci – ci ha provato, almeno –, a valutarne le sfumature positive ed esilaranti, fino a considerarle un pregio e ad innamorarsene completamente.
 James era novità, colpi di testa, risate, passione.
James era rossore sulle guance e cuore a mille. Amore ed esasperazione. Amore, amore, amore.
Sospirò.
“Lils?!”
Era gelosa. Sì. Tragicamente e puerilmente gelosa. E lo stupido boccino non c’entrava assolutamente nulla.
Era gelosa del fascino che l’idiota ostentava ventiquattr’ore al giorno, persino raggomitolato sotto le coperte, con tanto di bava alla bocca e mugugni infantili – russava, James russava- ; gelosa del suo essere ammirato e stimato da gran parte degli studenti; gelosa degli odiosi e languidi  sguardi che svariate specie di volatili continuavano a rivolgere al suo ragazzo, gelosa di qualunque mano – non sua – lo sfiorasse o pretendesse qualsiasi tipo di attenzione. Aveva persino finito col detestare tutti i sorrisi non destinati a lei. E non era servito che Alice gliene confermasse i sintomi. Aveva capito. Era gelosa marcia. E i livelli di acidità e malumore improvvisi non erano che indirette conseguenze di questa sconveniente situazione. Voleva Potter tutto per sé. E pensare che la maggior parte della gente in quella sala conoscesse la sua maschera, tutti  probabilmente, tranne lei, l’aveva sentire abbastanza inadatta e stupida.
Egoista anche. Era stata lei ad impedirgli di invitarla alla festa, no? Era stata lei a costringerlo ad andarci con i Malandrini, giusto?
Per cosa poi? Perché non avrebbe retto alle occhiate incredule o assassine, a seconda dei casi, che gli avrebbero rivolto? Perché insabbiare tutto – verità, sentimenti, battiti, - sarebbe stato più semplice?
Complimenti, Evans. Coraggio e fegato da vendere, vedo!
James non meritava quel cumulo di costrizioni e compromessi, non lui. James.
James che si era fatto in quattro per organizzare quella stupida festa, pur di alleggerire l’atmosfera di terrore e paura creatasi a causa dell’alito nocivo e marcio spirato dalla guerra da poco scoppiata; James che aveva accettato di starle alla larga pur di salvarla dall’imbarazzo; James che l’amava, che continuava a stringerla e a scuoterla nel profondo.
James. James. James. Sempre e solo lui. Sempre.
“Sì.”
“Sì?!”
“Sono gelosa. E non nominare Pluffe, Bolidi e Boccini. Te ne prego. Sono gelosa, nel senso pieno della parola. Ok?!” prese un respiro profondo,  “Sono gelosa di te. Delle ragazze che ti girano intorno, di quelle che si sono complimentate con te per il costume. Di quelle che possono dire di conoscerti meglio di me. Sono gelosa. E NO!  Non ridere, Potter.”
E James Potter non rise. Con foga si frugò nelle tasche estraendone un pezzo di pergamena ingiallito e…appellò una piuma?!
“Che diavolo stai facendo, di grazia?”
“Raccolgo le prove, Evans.” Sussurrò James scarabocchiando qualcosa lì sopra, ignorando l’espressione incredula e scioccata della sua ragazza.
“C…Cosa?!”
E James scoppiò a ridere sul serio, lasciando cadere i suoi strumenti ed abbracciandola forte.
 “La mia dolce, Evans.”
“Da quand’è che sono diventata dolce? Non ricordi? Ero acida, noiosa…e Merlino sa cos’altro.”
“E io ero troppo infuriato con te per farti qualche complimento decente. Sai ero cotto allora. E tutti quei “no”, con insulti vari annessi e connessi, facevano male.”
“…”
“Cos’è, ti senti in colpa?” ridacchiò il moro.
“Affatto. Li hai meritati tutti.”
“Lily!” pigolò, fintamente offeso, facendola scoppiare a ridere. “E ora? Qual è l’attributo che mi accosteresti?” chiese indagatore.
Lily finse di pensarci su, sciogliendo l’abbraccio.
“Idiota.”
“Cosa?!”
“Chi altri si concerebbe in questa maniera se non un idiota?! Banale. Banale. Banale.”
“N...non lo hai detto per davvero.”
“Sì invece.”
“Bene.”
Lily ridacchiò.
“Ridi anche?!”
“Scemo.”
“Oh, bene! Idiota, scemo…cos’altro, Evans?”
“Ti amo.”
“Oh, ecco, perché non ci aggiungiamo un…cosa?”
“Ti amo.”
E James sorrise, poggiando il mento sulla testolina rossa di lei.
“Sei una strega.”
“Modestamente.”
“In senso Babbano del termine, Lil.”
“Oh, non ne dubito.”
Una risata.
“Ti amo anch’io.”
“Sì, Potter. So anche quello.”
Ma le parole non avrebbero certamente potuto nulla contro il battito furioso che aveva preso a tormentargli il petto.
“Rallenta il cuore, Evans.” Sussurrò James, intenerito.
“Fallo tu, Potter.” mormorò Lily, arrossendo.
E James la baciò, stringendola con tutta la forza che aveva. La baciò. La baciò come la prima volta, come tutte le volte che c’erano state, come tutte quelle che sarebbero venute. A nessuno dei due importò che quel corridoio non sarebbe rimasto vuoto per molto; dimenticarono qualsiasi cosa prescindesse dalle loro labbra e dai loro sospiri, dimenticarono completamente che avrebbero dovuto nascondersi.
Insabbiare tutto – verità, sentimenti, battiti.
Battiti.
C’erano solo loro due. “Loro”.
“Messer Senzafortuna al suo servizio, madama.”
 “E il boccino?”
“Non morirà di certo.”
E labbra su labbra. Ancora. E ancora.

Esisteva un “Loro”.
“Loro”.
Come le candele. Come la speranza.
E sarebbe stato normale per una sera. Come la festa, le urla, gli schiamazzi. Come Vitious ubriaco.
“Loro”  
Come le candele. Come la speranza.
 Come l’amore.















****

Ho (QUASI) lacrimato e riso, scrivendo. Come la più patetica tra gli idioti. Non chiedetemi il perché.
E’ tutta tua, Sara. Piccola, scema, banale, insignificante….ma tuuutta tua ù.ù
Compreso il mare inquinato di cliché in cui naviga T____T  <3


Notine (^^”)
Il costume di Lily è quello di Amata (leggere qui). Mary ed Alice, di conseguenza, vestiranno i panni di Asha e Altheda. ù.ù
James, banalmente – a detta di Lily - (xD) si è conciato in una perfetta , e decisamente più affascinante – aggiungerei IO-, imitazione di Bowman Wright.
Sono una pazza, lo so. Ma, capitemi! Non avevo alcuna intenzione di lasciare che i Malandrini rappresentassero i tre fratelli ù.ù Troppo comune e scontato, direi. E poi sono ancora in quattro. Peter cosa avrebbe dovuto fare?? La morte. Beh, ci sarebbe anche stato. Vabbè. Accetto consigli, comunque. ^^
Ahhhhhhh! Dimenticavo. Nelle ultime battute James dice:- “Messer Senzafortuna al suo servizio, madama.” Bene.
Leggendo “La fonte della buona sorte” ( link sopra) da “le Fiabe Di Beda il Bardo” vi sarà tutto chiaro, ammesso che non lo abbiate già fatto! :D
Grazie per aver letto! **
GRAZIE, davvero ù.ù


Ps: “E sarebbe stato normale per una sera.” Devo spiegare, temo. Ù.ù

Lily definisce loro due anormali, in quanto coppia. E come darle torto?! Hanno tentato di assassinarsi a suon di schiantesimi per sei anni – o meglio lei ha tentato di uccidere il suo James. ù.ù  
E sicuramente Hogwarts vedendoli in questi nuovi panni crederà di star sognando.
Cioè! Evans e Potter insieme: cose da pazzi.
Ma per quella sera anche il loro stare insieme suonerà normale, ecco. Del resto nessuno sarà talmente lucido da rendersi conto che i due impegnati a tubare nel mezzo di un corridoio siano proprio loro. ù.ù
Potrebbero essere chiunque e poi si sa, le maschere non servono solo per decoro! :P
  Spero di aver chiarito meglio. Il mio cervello è bacato,  sappiatelo , e se riterrete questa mia logica totalmente infondata, beh vi capirei. -.-
Del resto nemmeno la Fic e' definibile normale!:( stiamo parlando di una festa di Carnevale ad Hogwarts . T___T Mi sono bevuta il cervello, si.
Grazie ancora!**    
Nalì


Pps…<3 Tu, Mississippi, perdona questa Pulce ingrata ç_ç
Avrei voluto fare molto di più. Ma sono un impiastro. Sempre.
   
 
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