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Autore: Clahp    27/02/2012    2 recensioni
Il ragazzo non ricevette risposta; si girò e si allontanò, di nuovo. Dallo stadio davanti a loro risalivano le urla degli studenti e qualche coro: la partita sarebbe iniziata fra pochi minuti. Ma la ragazza sapeva benissimo che ci sarebbero voluti solamente pochi secondi…
Tre…
Due…
Uno.
«Ehi, Evans.»
Appunto.
«Esci con me oggi?»
Lily sorrise: probabilmente non si sarebbe mai arreso… ma era così divertente giocare a quel gioco, soprattutto ora che lui era una persona così –come dire?-… interessante…

[...Ovvero, la vera storia delLA coppia della saga.]
[Terza classificata al concorso "Science&Faith" di Ciara90]
[L'ultimo loro Halloween, il giorno di Halloween.]
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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One (blue) day

 

One (blue) day

 

 

 

 

 

 

 

Prima parte.

1973 - 1975

 

 

I would call you up everyday Saturday night
And we’d both stay out ’til the morning light
And we sang, “Here we go again”
And though time goes by,
I will always be
In a club with you
In 1973
Singing, “here we go again”…

 

[James Blunt, 1973]

 

 

 

 

 

31 Ottobre 1973

 

 

 

 

Tutto iniziò con un’occhiata –una semplice, rapida occhiata.

Quegli occhi, quegli occhi… lo facevano semplicemente impazzire. Vagavano nella folla, disinteressati e quasi annoiati, alla ricerca di qualcosa, o qualcuno; ogni tanto si fermavano su di lui, e il suo cuore sobbalzava, ma era solamente per fermarsi dal gran cercare, per poi ripartire, ancora.

Non avrebbe mai smesso di osservare quegli occhi così belli… Ma la solita pacca sulla spalla lo bloccò, seguita dall’usuale risata roca.

«Su, su, ragazzi, fate silenzio» mormorò una voce accanto a lui, evidentemente divertita «Ramoso si sta concentrando sulla prossima preda…»

Sul gruppetto dei quattro ragazzi solitari cadde uno strano silenzio; il diretto interessato, tuttavia, sbuffò (reazione quanto mai insolita) e si mise a dondolare sulla sedia, imitando l’amico al suo fianco. Si stiracchiò, con l’evidente intenzione di lasciar cadere l’argomento, ma lo sguardo interrogativo –e il ghigno sarcastico- dell’altro non lasciavano scampo… e lui lo sapeva bene, .

«Mi stavo solo guardando intorno…» mormorò James, come per scusarsi, stiracchiandosi ancora per occupare quel silenzio imbarazzante.

Ancora quella risata.

«E hai finito col puntare per caso quegli occhi verdi, per la… uhm, quindicesima volta di fila?»

Un paio di mani ben smaltate, che reggevano un vassoio, fermarono la discussione in atto; la barista guardò i quattro, sorrise civettuola e consegnò a ognuno di loro un boccale di Burrobirra fumante.

«Oh, Rosmerta… se tu non ci fossi, bisognerebbe inventarti!» esclamò Sirius, adulante, ponendosi velocemente su tutti e quattro i sostegni della sedia, e passandosi distrattamente una mano in mezzo ai capelli scuri.

«E tu sai benissimo di essere fin troppo piccolo per i miei gusti!» rispose la ragazza, ridendo ancora; riprese il vassoio, scrutò il locale ricolmo di persone, e, notati dei nuovi clienti, si allontanò da loro; prima di andarsene, tuttavia, fece un occhiolino al ragazzo.

Sul tavolo calò di nuovo il silenzio; ognuno di loro sembrava intensamente concentrato su qualcosa.

«Mh, credo proprio che sia cotta di me, sapete?» disse infine Sirius, riprendendo a dondolare sulle gambe posteriori della sedia mentre sorrideva.

«Sirius, è più grande di te di parecchio… senza offesa» commentò il ragazzo dagli occhi chiari seduto dinnanzi a lui, ridendo e distendendo i muscoli della faccia che fino ad allora erano rimasti tesi. «Avrà una ventina d’anni, eh.»

L’altro si limitò a sbuffare.

«Diciannove.» lo corresse, per poi sogghignare.

«Quel che è. E’ sempre un po’ troppo, considerando la nostra età…»

Ma le sue parole si persero nel clamore generale; oltretutto, Sirius era intento a seguire con lo sguardo i tacchi alti e la voce accattivante della ragazza che passava fra i tavoli del locale ricolmo di ragazzi, professori, strane creature, goblin, folletti, Mezzogiganti o quant’altro. Quella notte era Halloween, e chiunque era ansioso di entrare a I Tre Manici di Scopa anche solo per ripararsi dal vento e dal freddo; lì dentro, in effetti, ardeva uno splendido fuoco e una magnifica atmosfera; inoltre, la figlia del proprietario del locale, Rosmerta, era nota più o meno a tutti i ragazzi che studiavano a Hogwarts per il suo fisico tornito o per i bei lineamenti, e alle ragazze per la sua sorprendente capacità di camminare su un tacco di venti centimetri in mezzo a centinaia di persone. James si guardò intorno: era la prima volta che loro quattro avevano il permesso di visitare Hogsmeade (e a pensarci bene, come diavolo faceva Sirius a conoscere quella barista?), e doveva ammettere che quello era un locale molto accogliente: era caldo, spazioso, comodo, e offriva ottime bevande; in più, quella sera era decorato in maniera magnifica, con piccole zucche stregate parlanti a ogni tavolino e pipistrelli (veri o stregati, impossibile dirlo) che svolazzavano fra soffitto, quadri parlanti, tavoli e cameriere. Il tutto dava un’impressione di accoglienza e di rilassamento: era inoltre il luogo ideale per parlare di faccende private… o per fare incontri interessanti.

«Ma come si fa a lavorare qui dentro?» mormorò Peter a Remus, sottovoce. Remus fece spallucce e riprese a bere; e dopo una generosa sorsata sbatté allegramente il pugno sul tavolino, esclamando:

«Insomma, vogliamo tornare a ciò che stavamo dicendo?!»

I due ragazzi davanti a lui, entrambi soprappensiero, sobbalzarono –Sirius quasi cadde dalla sedia su cui era appollaiato– e mormorano qualcosa; le zucche stregate sul loro tavolino borbottarono. Remus si schiarì la voce e si guardò intorno; quando vide che nessuno era in ascolto (ovvero, che intorno a loro c’era fin troppo baccano perché qualcuno potesse udire i loro discorsi) disse, ora più pacato:

«Come va il vostro studio…? Insomma» si schiarì ancora la voce, guardando i due ragazzi davanti a sé con fare significativo «quello studio.»

Sirius sbuffò; James lo imitò rapidamente.

«Remus, puoi dire tranquillamente la parola Animagi, con questo casino nessuno capirà che…» iniziò il primo, con fare annoiato; ma non appena vide il colorito di Remus divenire più bianco, troncò il discorso a metà e aggiunse, guardandolo in modo serio:

«Comunque… a me va, ma procedo a rilento. E’ un casino.»

James annuì, piano.

«Per me è uguale. E’ la cosa più complicata che abbia mai fatto… anche se ci stiamo appresso da un anno, mi sembra di non aver fatto un singolo miglioramento.»

Peter mandò una risatina nervosa, mormorando:

«S-se per loro due va male, figurati per me… mi dispiace, Remus…»

I tre guardarono Remus, visibilmente preoccupato. Il ragazzo poneva spesso quella domanda ai suoi amici; e, ottenuta puntualmente quella risposta, diveniva sempre più angosciato e ansioso. Tuttavia era evidente agli occhi di tutti e quattro come quel progetto totalmente folle gli avesse ridato quasi una speranza in una vita migliore; e, infatti, non di rado Remus era allegro, gioviale, e –soprattutto quando si trovavano loro quattro soli- sempre più espansivo; appena si toccava quell’argomento, tuttavia, iniziava a tornare la persona inquieta e tormentata che in buona parte aveva dimenticato di essere.  D’altra parte James, Sirius e Peter (soprattutto quest’ultimo, a onor del vero) ce la stavano mettendo tutta a studiare, fare i compiti, condurre una vita piuttosto normale e contemporaneamente portare avanti l’ambizioso progetto di divenire un Animagus a soli tredici anni; e, in tutto questo, giocava un’importanza fondamentale il non lasciar trapelare nessuna informazione che potesse farli scoprire. Per questo motivo non potevano leggere approfonditamente i libri che James era riuscito a “trovare” nel Reparto Proibito sugli Animagi, e riuscivano ad esercitarsi nella Trasfigurazione (anche se naturalmente il divenire Animagus non consisteva né in una Trasfigurazione né in un semplice incantesimo che si faceva su di sé) solo una volta a settimana in un luogo sempre diverso.

«Capisco.»

La discussione morì lì, fin quando Peter non ebbe l’accortezza di cambiare argomento chiedendo a Remus se e come avesse svolto i compiti di Pozioni; e così questi si lanciò in un dettagliato e preciso resoconto della pozione che avrebbero dovuto consegnare al professor Lumacorno quella settimana… dando finalmente a James il tempo di pensare. Il fatto che quella sera fosse fin troppo silenzioso era evidente: Sirius stesso lo bersagliava di occhiate di sbieco e di cenni d’intesa, ma, preso da quella Rosmerta, non aveva evidentemente voglia di approfondire fin troppo l’argomento (altrimenti, e James lo sapeva, non ci sarebbe stato scampo).

Si sentiva semplicemente strano, inquieto, ansioso; non era tipo da agitarsi per interrogazioni o per gli esami di Giugno (ci teneva ai suoi voti, questo sì, ma assolutamente non in modo angoscioso, visto poi quanto tempo passava in punizione per i guai che creava), né lo preoccupava più di troppo il fatto di fare qualcosa di potenzialmente mortale come il diventare un Animagus… era qualcos’altro. Deglutì, passandosi distrattamente una mano nei capelli, e guardandosi di nuovo intorno… finché il suo cuore, per l’ennesima volta, non saltò un battito e lo stomaco non gli si contrasse. Aveva guardato di nuovo quegli occhi…

Il carattere non propriamente malleabile di Lily Evans era piuttosto noto a Hogwarts, in quegli anni: era un peperino, si innervosiva per qualsiasi idiozia, era piuttosto autoritaria e soprattutto doveva avere sempre l’ultima parola…qualità, questa, che primeggiava su tutte le altre e che la rendeva totalmente insopportabile agli occhi di James Potter. Era tuttavia una ragazza piuttosto popolare a scuola, sebbene fossero solo al terzo anno, e godeva di una discreta fama fra i loro coetanei; non accadeva mai che fosse da sola, ma era anzi sempre attorniata da qualcuno, in classe, nei corridoi, nella Sala Comune, o in Biblioteca… ed era per l’appunto il fatto che quella sera lei fosse da sola ad aver attirato l’attenzione del ragazzo. Era seduta a poca distanza dal gruppetto di lui, in un angolo piuttosto buio, e aveva un’espressione leggermente tesa; aveva un calice davanti a sé che sorseggiava ogni tanto mentre guardava fra la folla, poiché evidentemente stava aspettando qualcuno. James sembrava essere incapace di distogliere gli occhi da lei; era così strano il fatto che fosse sola, ad Halloween poi… Era una ragazza testarda, orgogliosa, autoritaria e veramente pesante; ma era così carica, vivace, spontanea, e quella sera era vestita tutta di nero, leggermente truccata, con i corti capelli ramati lasciati sciolti sulle spalle, ed era anche davvero carin–

Il cuore di James perse un battito.

Quegli occhi, gli occhi più belli che avesse mai visto, stavano guardando proprio lui; e non solo lo guardavano, sembravano perfino ammiccargli… la mano di lei lo salutò con entusiasmo… ma certo, era ovvio. James si passò ancora una volta una mano fra i capelli e si rilassò sulla sedia, ghignando: ed era stato per quel motivo così idiota che era stato angosciato tutto il pomeriggio? Lily lo stava guardando sempre più intensamente, e ora sorrideva, invitandolo platealmente a sedersi accanto a lei. Ancora una volta, il suo ego si gonfiò; altro che Madama Rosmerta, chissà la faccia che avrebbe fatto Sirius appena avesse capito con chi stava per andare a sedersi… trascinò indietro la sedia con fare rude, sogghignò ancora una volta e si alzò con un sorriso sardonico stampato in faccia, per poi essere sbalzato via da una figura nera e ricadere sul tavolino mentre inciampava sui propri passi. Si girò di scatto e si ritrovò davanti un ragazzo che stava proseguendo dritto nella direzione in cui lui doveva andare, e che evidentemente gli aveva dato una spallata senza neanche accorgersene; impotente, assistette al sorriso di Lily per l’altro, alla apparente freddezza di quest’ultimo, e al sedersi l’uno accanto all’altra.

James imprecò; Sirius mandò un fischio basso.

Evidentemente era proprio quel ragazzo la persona che Evans stava aspettando; James si domandò come diamine avesse fatto ad essere così cretino. Ma che cosa gli era preso? Lui e la Evans non erano mai andati troppo d’accordo, visto il carattere non propriamente malleabile di lei; tuttavia facevano parte della stessa Casa, Grifondoro, e perciò si vedevano spesso. Eppure… era strano, ma il vederla così solitaria quella sera… lo aveva attirato, gli aveva proprio stuzzicato la mente… sembrava più pacata, meno rompiscatole e pesante del solito; e quella sera era così carina che effettivamente egli si chiese come non avesse fatto a notarla prima di allora. Squadrò il ragazzo seduto vicino a lei: aveva un naso pronunciato, un colorito pallido, e capelli se possibile perfino più neri dei suoi… lo aveva visto spesso a scuola (era un Serpeverde, se ricordava bene) ma non ci aveva mai fatto caso più di troppo…

«Severus Piton» mormorò Sirius accanto a lui, ancora dondolandosi sulla sedia.

James sbuffò; gli altri due sollevarono la testa (Remus era evidentemente piccato di essere stato interrotto nel bel mezzo di una spiegazione). Non che la cosa lo disturbasse, conosceva a malapena quello lì, e quei capelli neri così appiccicati gli davano veramente il voltastomaco, e poi era un Serpeverde… Tuttavia Evans sembrava trovare piacere dalla sua compagnia, anche se questi era piuttosto freddo e apparentemente non esprimeva il benché minimo trasporto in ciò che lei faceva o diceva; James ebbe un moto di stizza… ma come diavolo faceva una come lei a stare con quello anche solo per una serata?

«Non era uno di quelli che girava sempre con quel Malfoy? …Il prefetto di Serpeverde al nostro primo anno, se n’è andato l’anno scorso, sapete. Era lui o no?» chiese Remus, interessato.

«Questo non lo so, ma quel Malfoy l’ho sentito nominare piuttosto spesso –è figlio di amici di infanzia dei miei, sapete…» rispose Sirius, con un evidente moto di fastidio. «E’ di Serpeverde, e si conoscono tutti… sarà come dici tu.»

Il discorso morì lì, tant’è che Lunastorta ricominciò a spiegare a Codaliscia come finire i compiti di Pozioni; Sirius riprese a guardarsi intorno; e James rimuginò su quegli splendidi occhi verdi, e su quella strana sensazione che lo rendeva tanto inquieto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alcune note.

-Madama Rosmerta nei libri ha circa quarant’anni; dunque ho assunto all’epoca dei Malandrini potesse averne 19 senza problemi. Il fatto che sia figlia del proprietario del locale l’ho inventato.

-Su Leaky Cauldron è esplicitamente detto che il colore degli occhi di Remus non è mai menzionato, ma (semplicemente) io lo immagino con gli occhi chiari, perciò ho scritto che ha gli occhi chiari.

-Il fatto che Lucius sia “figlio di amici di infanzia” dei genitori di Sirius l’ho inventato, ma credo sia anche credibile. I genitori di Sirius e Narcissa sono fratelli: magari il matrimonio con Lucius è stato “combinato” proprio perché i genitori di Sirius lo hanno consigliato a quelli di lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

**********

 

E finalmente, eccola qua! Sono così contenta di essere *finalmente* riuscita a uppare questa fanfic, uff O__O Si vede che ho appena finito gli esami e che sono in vacanza? XD

 

Cooomunque! Questa fan fiction si è classificata terza al concorso “Science and Faith indetto da Ciara 90. Non riporterò subito il giudizio della giudicia per evitare spoiler e perché ho cambiato intere frasi (…sì, ho consegnato alle cinque di mattina senza neanche rileggerlo, visto il pochissimo tempo che ho avuto per questa università maledetta >___>), riporterò tutto poi :)

Il pacchetto di base su cui dovevamo scrivere era una coppia, un colore e una canzone; a me sono capitati James/Lily, blu, e una certa canzone (che ho tolto dal capitolo in questione, quindi mi sembra inutile dire qual è).

Avevo comunque in mente da molto tempo di fare una JamesLily. Questi due non mi sono mai quadrati tanto, nel senso… da quel che traspare dai libri (e soprattutto dall’ultimo!) James sembra una specie di mostro che serve solamente a far nascere l’eroe dell’intera saga, ma che per il resto ruba Lily al vero ammmore.

Be’, NO.

Io non la vedo minimamente così, e questa fanfic nasce (lo dico tranquillamente) come rivalsa per le continue e ONNIPRESENTI SevLily, che mi hanno proprio rotto e__e E come forma di protesta contro chi dice che James è un idiota arrogante senza cervello.

Non espongo ora le mie teorie in merito, perché diventerebbe un discorso a senso unico (a meno che voi non commentiate…….. *messaggio subliminale*) e perché tanto lo affronterò ampliamente nei prossimi capitoli. Lo stesso vale per i personaggi; qui sono solo abbozzati, verranno fuori pian piano nei prossimi capitoli.

 

 

Insomma, la fanfic nasce come un tentativo di rivalsa nei confronti delle SevLily, sì, ma anche come un mio tentativo di capire come diamine hanno fatto questi due a finire insieme. Dunque mi sono andata a spulciare qualunque (q u a l u n q u e) straccio che riguardasse i due: interviste della Row, micro pezzi dei libri, dei film… e quello che è uscito è questo, insomma. Ma vedrete poi bene fin dove mi sono spinta :) (potete già vedere le “note” qui sopra, fatte per una mia questione di pignoleria).

Dunque, volevo creare qualcosa che rappresentasse fedelmente la loro storia, ma dovevo farlo in un arco di tempo di quasi 10 anni; così ho preso spunto da un espediente piuttosto carino, che è quello del libro One Day di David Nicholls (da cui la fanfic prende anche il nome), e semplicemente descrivere ciò che accade a Lily e James il 31 ottobre di ogni anno. Ho scelto questa data perché in tutti i libri ogni Halloween succede qualcosa di particolare, dunque ho pensato che magari questa “tradizione” potesse venire già dai genitori del protagonista, in qualche modo (e poi non sapevo che altre date prendere, insomma).

 

Questo primo 31 ottobre non è che mi piaccia molto, ma d’altra parte non sapevo cos’altro creare. Ho preso spunto dalla canzone di James Blunt (che ho sentito per caso e mi è preso un colpo per quanto era perfetta!) e l’ho ambientata ai Tre Manici di Scopa, il primo giorno che James nota Lily; sono partita dal 3° anno perché i primi due sarebbero stati ancora più noiosi, e poi i due sarebbero stati troppo piccoli…

 

 

In ogni caso! Spero veramente, veramente, veramente che vi piaccia. Lo so, in questa sezione ho speranze infime che venga notata questa storia, ma vabbè, io intanto ci provo. >___>

E spero ancor di più in una vostra recensione… :)

 

Clahp

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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