NOTE:
Aggiornamento
puntuale come un orologio: contenti?
Angolo
dell’auto-spam: questa (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=966237&i=1)
è la prima parte di una one-shot in due atti sempre su
Sherlock, ma decisamente
angst. Se vi andasse di farci un salto e darmi un vostro parere,
qualunque esso
sia, mi fareste un regalo.
Buona
lettura e a risentirci a fine capitolo!
“Dici
che è una buona idea presentarci a casa loro
così, senza
preavviso?” domandò dubbioso il più
giovane dei due, giocherellando
nervosamente con il fiocco di seta blu che chiudeva il pacchetto posato
sulle
sue ginocchia.
“Di
certo lui non
farà i salti di gioia vedendomi, ma confido nel fatto che
sarà troppo occupato
a tenere a bada due neonati per impedirmi di entrare”
meditò vagamente
machiavellico il secondo uomo. “In fondo sono lo zio e devo
ancora conoscere il
mio nipotino maggiore: è inaudito!”
esclamò indispettito, aggrottando le
sopracciglia.
“Sì,
ma non capisco cosa c’entri io”.
“Non
essere ridicolo, Greg. Sei il padrino di Boswell nonché
amico degli orgogliosi genitori, è tuo dovere passare a
congratularti e a
conoscere i gemelli” gli sorrise sornione Mycroft Holmes.
“Ok,
hai ragione tu” si arrese Lestrade.
“Però, se non
ricordo male, avevamo deciso di aspettare ancora un poco prima di farci
vedere
insieme in pubblico” si strinse nelle spalle.
“Aspetta
un attimo”, scoppiò a ridere l’altro,
“per te il
mio scostante fratellino, quel martire di John ed i loro tre pargoli
sono il
pubblico? Seriamente?”
“Sai
benissimo a cosa mi riferisco, Mycroft. Si tratta pur
sempre di un membro della tua famiglia; è chiaro che tieni
al parere di
Sherlock e che gli vuoi bene… Insomma, sei proprio sicuro di
voler presentare
me, un comunissimo ispettore, come tuo compagno? Potresti avere di
meglio. E poi
non è nemmeno detto che tra noi due possa durare, in fondo
ci frequentiamo solo
da sei mesi” si passò una mano nella folta chioma
precocemente grigia,
abbassando gli occhi.
“Capisco”,
gli rivolse uno sguardo pungente, “non mi ritieni
capace di impegnarmi in una relazione”.
“Cosa?”
alzò la testa di scatto. “Mycroft, che
diavolo-”
“Siamo
arrivati, Mr. Holmes: 221B, Baker Street” annunciò
la
voce stentorea dell’autista della berlina nera a bordo della
quale stavano
viaggiando.
“Grazie,
Alfred. Anthea”, si rivolse alla bella fanciulla
nerovestita seduta sul sedile del passeggero, “rimanete in
zona. Non dovremmo
impiegarci più di un paio d’ore, in caso contrario
ti manderò un messaggio”.
“Sissignore”
replicò lei, intenta come sempre a digitare
ininterrottamente sul palmare.
“Perfetto”
si slacciò la cintura di sicurezza e impugnò il
manico del fedele ombrello, materializzatosi come per incanto alla sua
sinistra.
“Mycroft”.
Con
una mano già sulla levetta per aprire la portiera, si
volse verso Lestrade che lo fissava con occhi imploranti.
“Non preoccuparti,
Greg. Non me la sono presa e non metterò il broncio per
farti dispetto” mormorò
rassicurante, allungandosi in avanti per posargli un bacio sulla bocca.
“Porti
tu la busta con i regali per i bambini?”
“Che
delizioso quadretto famigliare” commentò il
maggiore
dei fratelli Holmes subito dopo aver salito i diciassette gradini che
separavano la porta d’ingresso dal salotto.
Lo
scenario che si parò davanti agli occhi dei due
visitatori, però, non aveva niente di delizioso
né tantomeno idilliaco.
Sherlock e John tenevano tra le braccia un gemello urlante a testa
(avevano dei
polmoni niente male, considerando il loro scarso mese di vita) e
Boswell, serio
ed impettito come un soldatino, stava energicamente succhiandosi il
pollice
aggrappato al polpaccio del dottore. Non appena riconobbe Lestrade si
diresse
con aria determinata verso di lui e gli afferrò trionfante
la gamba dei
pantaloni, il tutto senza smettere di ciucciare.
“Su
su su, zio Ghegg” pretese, allungando le braccine verso
l’alto, e il poliziotto lanciò ai genitori
un’occhiata interrogativa.
“Ciao,
Greg. Prendilo pure in braccio, sembra felice di
vederti” lo invitò John, alzando la voce per
sovrastare il pianto dei neonati,
sorpreso da quella visita inaspettata ma ospitale come sempre.
Gregory
sollevò il bambino in modo un po’ maldestro e gli
diede il proprio mazzo di chiavi per giocare. Il piccolo si
illuminò come un
raggio di sole, rivolgendogli un gran sorriso e mettendo in mostra una
chiostra
quasi completa di denti simili a perline. L’uomo si accorse
di avere ricambiato
con un sorriso da orecchio a orecchio solo quando avvertì su
di sé lo sguardo
penetrante di Mycroft, che lo studiava con curiosità venata
di tenerezza.
Rimase spiazzato, ma prima che potesse reagire in qualche modo venne
distratto
da una musica sconosciuta.
Riportò
l’attenzione sui suoi amici e notò che adesso le
braccia del dottore erano entrambe occupate dai gemelli. Sherlock
invece stava
facendo scorrere l’archetto sullo Stradivari, producendo una
melodia
accattivante e dolcissima. I bambini, Boswell compreso, si quietarono
all’istante e nel giro di qualche minuto erano profondamente
addormentati.
“Incredibile”
sussurrò il poliziotto, muovendosi con cautela
per non svegliare il figlioccio.
“Un
Lieder di Mendelsshon, se non sbaglio. E’ sempre stato
il tuo preferito, Sherlock” osservò Mycroft
amabilmente.
“I
bambini lo trovano molto rilassante” interloquì
John,
vedendo che il detective sembrava intenzionato ad ignorare la presenza
del
fratello. “E’ l’unica ninna nanna che
abbia effetto su di loro” spiegò.
“Vogliate scusarmi, porto le belve a
dormire e sono subito da voi. Mettetevi comodi, fate come se foste a
casa
vostra” e si eclissò nel corridoio.
“Sherlock”
esordì Lestrade a mo’ di saluto. “Posso
restituirti Boswell? Ho paura di svegliarlo, goffo come sono”
confessò
timidamente.
“Ciao,
Gregory. Accomodati” lo invitò con un gesto della
mano il detective, ben contento di riprendere in braccio il figlio.
Prese posto
sulla sedia della scrivania e accavallò le gambe.
“Come
mai qui? Hai un caso da sottoporci?” chiese,
sistemando con le dita i soffici riccioli scuri del bimbo.
“Fratellino,
nostra madre non ci ha forse insegnato che è
indice di grave scortesia ignorare un ospite?” lo
rimproverò non senza sarcasmo
Mycroft, sedendosi sul divano accanto all’ispettore,
l’ombrello stretto tra le
ginocchia.
“Mycroft”
lo salutò con voce gelida. Non lo aveva ancora
perdonato per averlo obbligato a vestirsi decorosamente durante la loro
visita
a Buckingham, costringendolo a disfarsi del suo amato lenzuolo.
In
quel mentre ricomparve John, cui bastò una manciata di
secondi per analizzare la situazione. Sospirò rassegnato,
poi stirò le labbra
nel sorriso più gioviale e conciliante del suo repertorio.
“Beh, cosa mi sono
perso? Non stavate sparlando di me, spero”.
Fece
per raggiungere la poltrona, ma venne intercettato
lungo il cammino da una mano di Sherlock che gli ghermì il
polso, con il chiaro
invito a fermarsi al suo fianco; sbuffando impercettibilmente egli
obbedì,
appoggiandosi al ripiano della scrivania, ma non cercò di
liberarsi dalla presa
del compagno.
“Assolutamente
no, cognato. Per l’uomo che ha avuto il
coraggio -o l’incoscienza?- di convivere e figliare con mio
fratello non posso
che avere parole di ammirazione” lo prese bonariamente in
giro il governo
britannico fatto persona. Con sua sorpresa fu Sherlock, e non il
dottore, ad
arrossire.
“A
dire la verità siamo venuti qui per giocare un po’
agli
allegri zietti, ma dato che al momento i bimbi non sono disponibili
temo che
dovremo rimandare” continuò garrulo.
“C’è un annuncio, però, che
ci terremmo a
farvi” e così dicendo posò una mano
sulla gamba del compagno.
John
strabuzzò gli occhi, Sherlock dal canto suo
borbottò un
“Lo sapevo” senza palesare neanche un briciolo di
sorpresa.
“Mycroft,
forse non-” provò a fermarlo Lestrade.
“Greg
ed io ci sposiamo”.
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Doppio
colpo di scena: Gregory & Mycroft (non sembrano
anche a voi un duo di architetti d’interni o di stilisti?) in
avanscoperta e
l’annuncio delle loro imminenti nozze! Cos’altro
succederà? Il capitolo
successivo è in fase di stesura, spero di terminarlo il
più celermente
possibile.
Per
amor di precisione, vi linko il Lieder Mendelsshon sopraccitato
(http://www.youtube.com/watch?v=wR3t6vJOMe0).
Questa,
se vi interessa, è la mia pagina autore su Facebook, per
seguire in diretta i
miei scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Alla
prossima, miei sherlockiani! <3