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Autore: Il_Genio_del_Male    27/02/2012    13 recensioni
John non si sente troppo bene, e la colpa è di Sherlock.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie ''We're not a couple'. 'Yes you are'.'
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NOTE: Aggiornamento puntuale come un orologio: contenti?

Angolo dell’auto-spam: questa (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=966237&i=1) è la prima parte di una one-shot in due atti sempre su Sherlock, ma decisamente angst. Se vi andasse di farci un salto e darmi un vostro parere, qualunque esso sia, mi fareste un regalo.

Buona lettura e a risentirci a fine capitolo!

 

 

 

 

 

“Dici che è una buona idea presentarci a casa loro così, senza preavviso?” domandò dubbioso il più giovane dei due, giocherellando nervosamente con il fiocco di seta blu che chiudeva il pacchetto posato sulle sue ginocchia.

“Di certo lui non farà i salti di gioia vedendomi, ma confido nel fatto che sarà troppo occupato a tenere a bada due neonati per impedirmi di entrare” meditò vagamente machiavellico il secondo uomo. “In fondo sono lo zio e devo ancora conoscere il mio nipotino maggiore: è inaudito!” esclamò indispettito, aggrottando le sopracciglia.

“Sì, ma non capisco cosa c’entri io”.

“Non essere ridicolo, Greg. Sei il padrino di Boswell nonché amico degli orgogliosi genitori, è tuo dovere passare a congratularti e a conoscere i gemelli” gli sorrise sornione Mycroft Holmes.

“Ok, hai ragione tu” si arrese Lestrade. “Però, se non ricordo male, avevamo deciso di aspettare ancora un poco prima di farci vedere insieme in pubblico” si strinse nelle spalle.

“Aspetta un attimo”, scoppiò a ridere l’altro, “per te il mio scostante fratellino, quel martire di John ed i loro tre pargoli sono il pubblico? Seriamente?”

“Sai benissimo a cosa mi riferisco, Mycroft. Si tratta pur sempre di un membro della tua famiglia; è chiaro che tieni al parere di Sherlock e che gli vuoi bene… Insomma, sei proprio sicuro di voler presentare me, un comunissimo ispettore, come tuo compagno? Potresti avere di meglio. E poi non è nemmeno detto che tra noi due possa durare, in fondo ci frequentiamo solo da sei mesi” si passò una mano nella folta chioma precocemente grigia, abbassando gli occhi.

“Capisco”, gli rivolse uno sguardo pungente, “non mi ritieni capace di impegnarmi in una relazione”.

“Cosa?” alzò la testa di scatto. “Mycroft, che diavolo-”

“Siamo arrivati, Mr. Holmes: 221B, Baker Street” annunciò la voce stentorea dell’autista della berlina nera a bordo della quale stavano viaggiando.

“Grazie, Alfred. Anthea”, si rivolse alla bella fanciulla nerovestita seduta sul sedile del passeggero, “rimanete in zona. Non dovremmo impiegarci più di un paio d’ore, in caso contrario ti manderò un messaggio”.

“Sissignore” replicò lei, intenta come sempre a digitare ininterrottamente sul palmare.

“Perfetto” si slacciò la cintura di sicurezza e impugnò il manico del fedele ombrello, materializzatosi come per incanto alla sua sinistra.

“Mycroft”.

Con una mano già sulla levetta per aprire la portiera, si volse verso Lestrade che lo fissava con occhi imploranti. “Non preoccuparti, Greg. Non me la sono presa e non metterò il broncio per farti dispetto” mormorò rassicurante, allungandosi in avanti per posargli un bacio sulla bocca. “Porti tu la busta con i regali per i bambini?”

 

 

“Che delizioso quadretto famigliare” commentò il maggiore dei fratelli Holmes subito dopo aver salito i diciassette gradini che separavano la porta d’ingresso dal salotto.

Lo scenario che si parò davanti agli occhi dei due visitatori, però, non aveva niente di delizioso né tantomeno idilliaco. Sherlock e John tenevano tra le braccia un gemello urlante a testa (avevano dei polmoni niente male, considerando il loro scarso mese di vita) e Boswell, serio ed impettito come un soldatino, stava energicamente succhiandosi il pollice aggrappato al polpaccio del dottore. Non appena riconobbe Lestrade si diresse con aria determinata verso di lui e gli afferrò trionfante la gamba dei pantaloni, il tutto senza smettere di ciucciare.

“Su su su, zio Ghegg” pretese, allungando le braccine verso l’alto, e il poliziotto lanciò ai genitori un’occhiata interrogativa.

“Ciao, Greg. Prendilo pure in braccio, sembra felice di vederti” lo invitò John, alzando la voce per sovrastare il pianto dei neonati, sorpreso da quella visita inaspettata ma ospitale come sempre.

Gregory sollevò il bambino in modo un po’ maldestro e gli diede il proprio mazzo di chiavi per giocare. Il piccolo si illuminò come un raggio di sole, rivolgendogli un gran sorriso e mettendo in mostra una chiostra quasi completa di denti simili a perline. L’uomo si accorse di avere ricambiato con un sorriso da orecchio a orecchio solo quando avvertì su di sé lo sguardo penetrante di Mycroft, che lo studiava con curiosità venata di tenerezza. Rimase spiazzato, ma prima che potesse reagire in qualche modo venne distratto da una musica sconosciuta.

Riportò l’attenzione sui suoi amici e notò che adesso le braccia del dottore erano entrambe occupate dai gemelli. Sherlock invece stava facendo scorrere l’archetto sullo Stradivari, producendo una melodia accattivante e dolcissima. I bambini, Boswell compreso, si quietarono all’istante e nel giro di qualche minuto erano profondamente addormentati.

“Incredibile” sussurrò il poliziotto, muovendosi con cautela per non svegliare il figlioccio.

“Un Lieder di Mendelsshon, se non sbaglio. E’ sempre stato il tuo preferito, Sherlock” osservò Mycroft amabilmente.

“I bambini lo trovano molto rilassante” interloquì John, vedendo che il detective sembrava intenzionato ad ignorare la presenza del fratello. “E’ l’unica ninna nanna che abbia effetto su di loro” spiegò. “Vogliate scusarmi, porto le belve a dormire e sono subito da voi. Mettetevi comodi, fate come se foste a casa vostra” e si eclissò nel corridoio.

“Sherlock” esordì Lestrade a mo’ di saluto. “Posso restituirti Boswell? Ho paura di svegliarlo, goffo come sono” confessò timidamente.

“Ciao, Gregory. Accomodati” lo invitò con un gesto della mano il detective, ben contento di riprendere in braccio il figlio. Prese posto sulla sedia della scrivania e accavallò le gambe.

“Come mai qui? Hai un caso da sottoporci?” chiese, sistemando con le dita i soffici riccioli scuri del bimbo.

“Fratellino, nostra madre non ci ha forse insegnato che è indice di grave scortesia ignorare un ospite?” lo rimproverò non senza sarcasmo Mycroft, sedendosi sul divano accanto all’ispettore, l’ombrello stretto tra le ginocchia.

“Mycroft” lo salutò con voce gelida. Non lo aveva ancora perdonato per averlo obbligato a vestirsi decorosamente durante la loro visita a Buckingham, costringendolo a disfarsi del suo amato lenzuolo.

In quel mentre ricomparve John, cui bastò una manciata di secondi per analizzare la situazione. Sospirò rassegnato, poi stirò le labbra nel sorriso più gioviale e conciliante del suo repertorio. “Beh, cosa mi sono perso? Non stavate sparlando di me, spero”.

Fece per raggiungere la poltrona, ma venne intercettato lungo il cammino da una mano di Sherlock che gli ghermì il polso, con il chiaro invito a fermarsi al suo fianco; sbuffando impercettibilmente egli obbedì, appoggiandosi al ripiano della scrivania, ma non cercò di liberarsi dalla presa del compagno.

“Assolutamente no, cognato. Per l’uomo che ha avuto il coraggio -o l’incoscienza?- di convivere e figliare con mio fratello non posso che avere parole di ammirazione” lo prese bonariamente in giro il governo britannico fatto persona. Con sua sorpresa fu Sherlock, e non il dottore, ad arrossire.

“A dire la verità siamo venuti qui per giocare un po’ agli allegri zietti, ma dato che al momento i bimbi non sono disponibili temo che dovremo rimandare” continuò garrulo. “C’è un annuncio, però, che ci terremmo a farvi” e così dicendo posò una mano sulla gamba del compagno.

John strabuzzò gli occhi, Sherlock dal canto suo borbottò un “Lo sapevo” senza palesare neanche un briciolo di sorpresa.

“Mycroft, forse non-” provò a fermarlo Lestrade.

“Greg ed io ci sposiamo”.

 

 

 

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Doppio colpo di scena: Gregory & Mycroft (non sembrano anche a voi un duo di architetti d’interni o di stilisti?) in avanscoperta e l’annuncio delle loro imminenti nozze! Cos’altro succederà? Il capitolo successivo è in fase di stesura, spero di terminarlo il più celermente possibile.

Per amor di precisione, vi linko il Lieder Mendelsshon  sopraccitato (http://www.youtube.com/watch?v=wR3t6vJOMe0).

Questa, se vi interessa, è la mia pagina autore su Facebook, per seguire in diretta i miei scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

 

Alla prossima, miei sherlockiani! <3

   
 
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