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Autore: romilda    01/10/2006    10 recensioni
Amo la pioggia.
Amo il suo profumo, il suo rumore, l’atmosfera che crea…
Quel lieve picchiettio contro i vetri delle finestre… oppure il violento scrosciare, il boato di tuoni, il guizzare di fulmini…
Il cielo plumbeo, la Natura che sembra tormentarsi, che s’infuria e si rattrista…
Amo la pioggia, e amo i giorni di pioggia… come questo.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Lavanda Brown | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Amo la pioggia.
Amo il suo profumo, il suo rumore, l’atmosfera che crea…
Quel lieve picchiettio contro i vetri delle finestre… oppure il violento scrosciare, il boato di tuoni, il guizzare di fulmini…
Il cielo plumbeo, la Natura che sembra tormentarsi, che s’infuria e si rattrista…
Amo la pioggia, e amo i giorni di pioggia… come questo.


Hermione Jane Granger se ne stava seduta alla finestra, lo sguardo sognante perso nel vuoto, le ginocchia tirate al mento, le braccia a circondare i polpacci e la testa reclinata di lato, con la tempia sinistra che poggiava sul ginocchio destro…
Fuori pioveva, e una densa nebbia aveva avvolto le montagne intorno ad Hogwarts, così che all’orizzonte nient’altro si poteva scorgere che un indistinto ammasso di nubi grigio-indaco.
Era giovedì sera, e il dormitorio del sesto anno era vuoto: Calì e Lavanda erano sicuramente uscite, e sarebbero rientrate tardi.
Hermione, già in pigiama, si godeva placidamente quel silenzio e quella tranquillità inusuali, con solo il lieve picchiettio della pioggia contro gli spessi vetri del finestrone gotico a farle compagnia…
Non pensava a niente in particolare…
Una volta tanto, la sua mente vagava libera, fantasticando pigramente su questo e quello… tenendosi volutamente lontano da quelle amare riflessioni che, da un po’ di tempo a quella parte, erano diventate per lei un habitué…
Se qualcuno le avesse chiesto d’indicare il periodo più desolante e malinconico della sua vita, lei avrebbe detto quello…
Mai, mai, in sedici anni, si era sentita tanto depressa, tanto a terra… tanto sconfitta.
Sconfitta… Esatto, sconfitta…
D’improvviso, uno scroscio di risatine ruppe quel silenzio estatico; un attimo dopo, Calì e Lavanda fecero irruzione nella stanza, ridacchiando ed emettendo gridolini acuti come due scimmiette:
-Merlino!- stava sghignazzando Calì, il volto contratto dalle risa, -non posso crederci!-.
-E invece sì!- confermò Lavanda, rossa in volto come una ciliegia, prendendo Calì per le spalle, -e poi lui…- s’interruppe immediatamente, quando si accorse di Hermione.
Rimase per un attimo a fissarla, sbigottita, nemmeno si trattasse della Dama Grigia. Poi:
-E tu, perché non sei a studiare?!- sbottò, ed entrambe scoppiarono a ridere sguaiatamente.
Hermione inarcò appena un sopracciglio, ma non disse niente; scivolò silenziosamente giù dal davanzale, leggera e agile come un gatto, e si trascinò ciabattando fino al proprio baldacchino, tirando immediatamente le tende.
Si stese sul letto, attenta a non schiacciare Grattastinchi, che dormiva accoccolato sul cuscino, occupandone – grosso e peloso com’era – una buona metà, e chiuse gli occhi, affondando le dita nel pelo morbido dell’animale, che ebbe un leggero sussulto; Hermione prese ad accarezzarlo affettuosamente, e Grattastinchi cominciò subito a fare le fusa; poi si sollevò, si stiracchiò, e andò ad accoccolarsi all’altezza delle sue spalle, affondando il musone schiacciato nell’incavo del suo collo, e aumentando le fusa quando Hermione gli depositò dei piccoli baci sulle orecchie pelose; la ragazza cercò d’isolare la mente dalla conversazione delle due, ma era impossibile: ciangottavano e sghignazzavano così forte che, anche volendo, non avrebbe potuto fare a meno di sentire ciò che dicevano, o meglio: ciò che Lavanda stava raccontando a Calì…
-E poi mi ha stretta tra le sue forti braccia e mi ha accarezzato piano la testa…-.
Calì emise una squittìo deliziato.
Hermione desiderò ardentemente che un fulmine piovesse dal cielo e la incenerisse, liberandola da quella stucchevole tortura.
-… e allora io gli ho chiesto “Ron-ron, ma tu mi ami?”…-.
Hermione smise di coccolare Grattastinchi e spalancò gli occhi; un brivido freddo le corse giù per la schiena…
-E lui che ha detto?!-.
-E lui… be’, per la verità non ha detto niente… però ha ricominciato a baciarmi e mi ha trascinata di nuovo sul letto!-.
Un nuovo scroscio di risatine accompagnò quell’ultima affermazione; Hermione sentì le viscere contorcersi per l’odio, il dolore, la gelosia, la rabbia… l’invidia e l’impotenza…
Riuscì a stento a soffocare un singhiozzo con la mano, e affondò la faccia nel cuscino, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio e silenzioso…
Le risatine finalmente si acquietarono e, mentre Lavanda cominciava a scendere nei particolari di cosa avevano fatto lei e Ron, a Calì venne fame, così le due decisero di scendere nelle cucine a prendere qualcosa…
-Hermione, vuoi che ti lasciamo la luce accesa?- chiese Lavanda, con un tono di voce ancora abbastanza ilare, prima di oltrepassare la soglia.
-No, spengila pure, grazie…- rispose lei, con un tono di voce incredibilmente fermo per le condizioni emotive in cui si trovava, -e chiudi la porta, per favore- aggiunse, prendendo un bel respiro.
Lavanda fece come da lei richiesto, e lei e Calì scesero le scale che portavano alla Sala Comune, continuando a ridacchiare e squittire.
Hermione si girò supina e sospirò pesantemente, passandosi una mano sugli occhi umidi: non c’era dubbio che Lavanda fosse tornata di sopra per farle sentire ciò che poi aveva affettivamente sentito… Hermione lo sapeva bene.
Ma perché Lavanda ci tenesse tanto a mortificarla e a renderla folle di gelosia, questo Hermione non riusciva a capirlo…
Insomma, come poteva sapere Lavanda quello che lei provava per Ron? Hermione non era tipo da confidare agli altri i propri sentimenti, né da renderli evidenti…
Lei e Lavanda non erano mai state amiche, ma nemmeno nemiche…
Un comportamento del genere Hermione l’avrebbe ritenuto plausibile da parte di Pansy Parkinson, che la odiava a morte… non da parte di Lavanda!
Che male le ho fatto per meritarmi questo?!
Non le bastava avere Ron?! Non le bastava essere la sua ragazza, limonarselo e spupazzarselo ovunque in pubblico e in privato?! Non le bastava aver fatto letteralmente a pezzi il cuore di Hermione, non le bastava farla sentire uno schifo, non le bastava averla gettata sull’orlo di un esaurimento nervoso?!
Hermione doveva anche sorbirsi i raccontini a luci rosse di quello che combinavano in camera di lui quando Harry e gli altri erano fuori?!
Hermione sospirò nuovamente, un sospiro tremulo e vibrante, pieno di sofferenza e di sentimenti troppo a lungo trattenuti.
Nel buio e nel silenzio della camera, con la pioggia che batteva sui vetri con veemenza crescente, Hermione strisciò lentamente al calduccio e al sicuro sotto le coperte assieme a Grattastinchi, che si accoccolò contro il suo ventre, facendo le fusa, unico conforto in quel momento di assoluta disperazione.
Hermione si coprì fino al mento, serrando gli occhi e obbligando le proprie membra a distendersi.
Mentre scivolava fra le braccia di Morfeo, un’ ultima riflessione galleggiò silenziosa sull’onda dei suoi pensieri:

A volte m'illudo che un giorno tutto questo cambierà…
Che il sole comincerà a splendere anche per me…
Ma so che è impossibile: per me ci saranno sempre pioggia, grigiore e freddo…
Tristezza, solitudine… e sopportazione.
  
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