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Autore: Querthe    02/10/2006    5 recensioni
Le Sailors non esistono, ma i personaggi sì. Non so se sono esattamente degli OOC, ma non sono le ragazze che conoscete, come età e come ambientazione. Una base lunare, degli esoscheletri potenzianti e dei demoni venuti dal nulla (oltre a un pizzico di follia da parte dell'autore). E' la mia prima FF SF sulle Sailor. Sappiatemi dire.
29/12/2015: su gentile informazione dell'utente _Agata_87 del forum, specifico che il titolo non ha nulla a che vedere o rimanda all'omonimo romanzo di Pasquale Festa Campanile del 1984 vincitore del premio Campiello.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Makoto/Morea, Minako/Marta, Rei/Rea | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Sailor soldiers'
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- Sì papà, sono viva...
- Tutti questi anni, tutto il mio dolore... - singhiozzò l'uomo, mentre gli Yoma che aveva creato dal suo corpo rientravano, così come il colore della sua pelle che riprese un colorito normale. Profondi occhi scuri e capelli neri e curati ne facevano un uomo molto affascinante, merito anche del tonico, vagamente muscoloso corpo al momento nudo.
- Presto svanirà per sempre, te lo posso assicurare. La mamma?
- Sta bene. Credevo che queste donne l'avessero traviata... - le rispose sollevando la sua sposa, che sembrava respirare dolcemente.
Le quattro giovani si erano fatte da parte, stupite dell'improvviso cambiamento non solo fisico nel loro nemico.
Chibiusa scese quasi zoppicando dai rottami fumanti del mezzo con cui era giunta, fece qualche passo quindi sembrò inciampare, ma riprese immediatamente il controllo. Si avvicinò, guardando glaciale i resti dei Soldiers e le quattro combattenti, quindi si fermò a un paio di metri dai suoi genitori. In quel momento la bionda dai lunghi codini mugolò, riprendendo i sensi.
- Mamoru, cosa...
- Avevi ragione, cara. Avevi ragione. E' viva... - le disse sorridendo, una mossa leggera della testa ad indicare Lady Chibiusa.
Usagi voltò il viso, che si illuminò come solo quello di una madre poteva fare. Suo marito la mise a terra, stringendola alla vita, entrambi persi nell'osservare la donna che era diventata la ragazza lasciata dieci anni prima.
- Quel segno... L'occhio... Cosa?
- Un ricordo di quel pomeriggio, papà. Ero là, assieme a Luna e alla dottoressa Setsuna. Sapevo cosa vi avrebbero fatto, volevo vedere...
- Tu sapevi?
- Certo. Se su di voi i Desideri avessero funzionato, sarei stata il primo soldato ad usufruire della nuova arma.
- Ma non andò esattamente come se lo immaginava, vero Lady Chibiusa?
- No Ami, non andò come volevo. Ma questo lo sapevi già. Ho visto, sfortunatamente tardi, la tua intrusione nel mio computer. Lo credevo sicuro.
- E lo è. Ma non può fermarmi con così poco.
- Già. Non è certo un problema per te un semplice programma. - Fece una smorfia, come un sorriso sghembo. - Non andò come previsto, e l'esperimento sfuggì al controllo degli scienziati.
- Gli sperimentatori non avevano considerato che i naniti avrebbero agito su ordine del subconscio principalmente, non della razionalità. - disse la donna metallica.
- Io ero nervoso, avevo paura, per cui...
- Hai provocato lo scoppio. - disse monocorde la donna.
- Già. Credevo di averti ucciso, credevo che quello che ci avevano fatto ti aveva ucciso, e ho... ho perso la testa...
- Ma ora... - lo interruppe Usagi, accarezzandogli una guancia. - Ora è tutto finito, la guerra, il nostro dolore. Tutto.
- Già. Solo una cosa manca da fare...
- Cosa, piccola? Siamo di nuovo una famiglia.
Un rumore secco, come un colpo di una pietra su un'altra ruppe l'aria. Gli occhi sgranati dei coniugi si erano uniti a quelli delle quattro ragazze mentre un filo di caldo e viscoso sangue usciva dal petto di entrambi, ghiacciando in piccoli rubini sfaccettati che si infransero al suolo.
- Chibiusa? - mormorò la madre.
- Dagli archivi voi siete morti nell'esperimento. Ho solo fatto in modo che fosse vero. Vi ho odiati, con tutto il cuore vi ho odiati, vi ho odiati per ciò che eravate e ciò che non sarò mai, e... - si toccò la cicatrice. - per ciò che mi avete fatto.
- Chibiusa, siamo... i tuoi... genitori... - mormorò Usagi accasciandosi a terra.
- Cavie! - urlò sparando altri tre colpi al padre ancora in piedi. Siete solo cavie ora. Nulla di più, nulla di meno. E siete inutili! Non avete alcuna utilità per il governo, per la base, per me!
- No. - Sussurrò Mamoru. - A qualcosa posso ancora essere utile.. Rei, Minako e voi altre, siate testimoni della fine di una famiglia morta dieci anni fa.
- Cosa stai dicendo, pazzo? Sei già morto, solo il fatto di essere qualcosa di inumano ti permette ancora di respirare...
- E' vero. Solo qualcosa di mostruoso può avere una figlia come te. Ma a tutto c'è rimedio.
Con un guizzo fulmineo un tentacolo dotato di un acuminato puntone partì dal braccio destro dell'uomo, concludendo la sua corsa nella gola di Lady Chibiusa, che tossì sangue mentre veniva sollevata di una decina di centimetri dal suolo.
- Mostro... - gorgogliò.
- Mai... - si accasciò, le ginocchia a colpire pesantemente il terreno. - ...quanto... - il tentacolo si sgretolò, facendo cadere il cadavere del comandante. - ...te. - concluse, il volto nella polvere.
Rei cadde a terra, tornando normale. Come lei, le sue amiche si sedettero, osservando come i due coniugi avessero iniziato a disgregarsi come gli Yoma che così a lungo avevano combattuto.
- E' finita. - mormorò Minako dopo quelle che sembrarono ore di silenzio angosciante.
- E ora? - chiese Makoto.
- Torniamo a casa.
- Non ci lasceranno mai andare. Siamo cavie per loro Rei. E per il mondo siamo morte.
- Non abbiamo bisogno di loro. Ami?
- Le probabilità sono poche, ma è possibile. Ci vorrebbe un miracolo, direbbe la mia parte organica.
- O dei Desideri... - sorrise Rei.

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Circa un anno dopo la fine della guerra con gli Yoma, la mano tremante di Makoto schiacciò il campanello di casa sua. La porta si aprì, e lei si ritrovò di fronte suo marito, la bocca aperta per lo stupore, gli occhi lucidi.
- Ciao. - gli disse ridendo mentre le lacrime le rigavano il volto. - Sono tornata...
Le tre figure poco lontano sorrisero e si incamminarono lungo il viale alberato nella grande megalopoli di Tokio.
   
 
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