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Autore: Daicchan    27/02/2012    3 recensioni
Spezzone di vita quotidiana di Remus Lupin e Ninfadora Tonks, nel Dicembre del 1997, quando un futuro padre deve soddisfare le voglie della moglie incinta.
Gli erano sempre piaciuti i dolci, per il loro sapore e per i ricordi che risvegliavano in lui. Ma, diversamente dal solito, i suoi pensieri non assunsero una piega malinconica, andando verso i pomeriggi trascorsi da Mielandia con i Malandrini, bensì di speranza, nel fantasticare sulle volte in cui suo figlio gli avrebbe chiesto di comprargli delle Bacchette di Liquirizia o delle Cioccorane, in cui avrebbe provato le varianti più disgustose delle gelatine tutti gusti+1, un must per ogni giovane mago.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Di voglie, ormoni e cioccolato.

 

 

 

 

 

La campanella appesa alla porta tintinnò, quando Remus entrò nella bottega.

Subito, fu raggiunto dalle dolci fragranze della merce in vendita - dall’odore forte e squisito delle mosche al caramello fino a quello più pungente e speziato delle Api Frizzale- e dalle occhiatacce dei clienti.

Sapeva di non avere un bell’aspetto, coi capelli ingrigiti, il volto smagrito, ed il lungo, grigio e malandato mantello da mago che gli andava un po’ largo, tuttavia sperava che l’aria giovale con cui si avvicinava agli scaffali servisse a migliorare la visione d’insieme.

Gli erano sempre piaciuti i dolci, per il loro sapore e per i ricordi che risvegliavano in lui. Ma, diversamente dal solito, i suoi pensieri non assunsero una piega malinconica, andando verso i pomeriggi trascorsi da Mielandia con i Malandrini, bensì di speranza, nel fantasticare sulle volte in cui suo figlio gli avrebbe chiesto di comprargli delle Bacchette di Liquirizia o delle Cioccorane, in cui avrebbe provato le varianti più disgustose delle gelatine tutti gusti+1, un must per ogni giovane mago.

Aggirandosi tra gli scaffali in legno, Remus si chiedeva quali tipi di dolci avrebbe preferito, che gusti avrebbe avuto, se sarebbe diventato un fedele fan del cioccolato come lui o meno.

“In effetti, piccolo Lupin, è a causa tua se giro da un negozoi di dolci all’altro da stamattina.”  pensò, stancamente.

Non diversamente dal solito, infatti, Remus si sentiva sfinito, ma a differenza di quella provocata dalla sua licantropia, questo tipo di stanchezza gli lasciava un senso di gioia e appagamento.

Trovava buffo e bellissimo il fatto che si trafelasse da ore per soddisfare una delle voglie di sua moglie, che portava in grembo il suo bambino.

No, non era masochista. Riteneva solo che prendersi cura della sua famiglia… che avere una famiglia, fosse meraviglioso.

E dire che c’era stato un tempo –era successo due volte, per l’esattezza- in cui si era fatto indietro, quando prima aveva respinto Ninfadora e poi l’aveva abbandonata a causa della gravidanza, credendo di agire per il bene di entrambi.

E sì, quelli erano tempi duri, tempi di guerra, di odio, tuttavia Remus aveva anche qualcosa per cui essere felice, in grado di fargli dimenticare, anche per pochi attimi, il dolore ed il male che lo circondavano.

Con questo calore nel cuore, riempiva il cestino, appositamente messo a disposizione della clientela, di dolcetti vari, perché bisognava festeggiare il solo fatto di essere lì ed insieme, in attesa di quello splendido dono che sarebbe stato loro figlio.

Trovò la sua preda, si riservò qualche momento in più del necessario nel reparto del cioccolato, pagò coi pochi galeoni che aveva in tasca e tornò a casa.

 

 

 

Trovò sua moglie seduta sul divano, l’attenzione rivolta ad un libro dalle pagine ingiallite, poggiato sulle ginocchia leggermente reclinate verso il petto.

Remus sorrise, si tolse il mantello ed entrò silenziosamente in casa. Si avvicinò di soppiatto al divano, pronto a cogliere la donna di sorpresa e a scoccarle un bacio sulla guancia, ma lei lo precedette, mandando a monte i suoi piani.

<< Sono incinta, Remus, non sorda. >> disse, continuando a dargli le spalle. Lui rise, annotandosi mentalmente che il suo essere un lupo mannaro non gli assicurava un passo felpato. Poi scosse la testa, si chinò sulla moglie e la baciò comunque.

<< Ciao, Ninfadora. >>

<< … Guarda, forse saranno gli ormoni, ma ormai nemmeno mi arrabbio più. >> sospirò Tonks, alludendo al vizio del marito di stuzzicarla chiamandola col suo orribile nome di battesimo. Remus, dal canto suo, rise, sedendosi accanto a lei e passandole un braccio attorno alle spalle. << Per quel che ne so, gli ormoni dovrebbero renderti più irascibile che mai, e non rabbonirti. Che stai leggendo? >>

<< Charles Dickens, l’ho rubato dalla tua piccola e losca libreria segreta. >> rispose lei, con un sorrisetto malandrino << Da quando sei così esperto in medicina? >>

<< Da quando la futura madre dei miei figli si trascura, e preferisce passare le giornate ad abbuffarsi sul divano piuttosto che andare al San Mungo per gli appuntamenti col dottore. >> ghignò lui, dandole un buffetto sul naso. I capelli di Tonks assunsero un colorito rossastro, un probabile misto di imbarazzo e stizza.

<< E’ successo solo una volta, ed è stato a causa di una riunione dell’Ordine. >> protestò lei, sbuffando.

<< Riunione che ti era concesso saltare, date le tue condizioni. >> replicò Remus, sbirciando il titolo del libro sulla copertina. << David Copperfield, un classico, direi. Sei sicura di sentirti bene? >>

<< Certo! Non sono mica ignorante, sai? Sono pur sempre un Auror che lavorava per il Ministero. >>

<< Proprio per questo. >> annuì Remus, l’aria solenne << L’ultima volta che ti lo lasciato qui da sola stavi testando la forza distruttrice dei tuoi Schiantesimi sui quadri del soggiorno. >>

Tonks rise.

<< Touché. >> disse << E comunque, li avrei riparati tutti dopo, lo giuro. Ora fammi vedere cosa hai portato. >> aggiunse, sbirciando oltre il marito per guardare ammirata la busta ricolma di dolci accanto a lui.

Aveva già l’acquolina in bocca.

Remus spostò il sacchetto al centro, ne estrasse una scatola blu dalle medie dimensioni e con essa diede un leggero colpetto sulla testa della moglie.

<< Questi sono per te, golosona. >>

<< Twinkie! >> esclamò la donna, gli occhi che le brillavano nel vedere la confezione. << Sei riusciti a trovarli! >>

<< E’ stata dura. >> sospirò lui, seppur con un sorriso << Poche delle botteghe qui in giro vendono merce babbana. Ho persino pensato di smaterializzarmi in un supermercato babbano, ad un certo punto. >>

<< Il mio eroe. >> rise lei, stampandogli un bacetto veloce sulle labbra << Che altro hai preso? >>

Questa volta, fu il turno di Remus di illuminarsi come un bambino: << Cioccolata. >> rispose, entusiasta.

Sulle labbra rosee di Tonks si disegnò un ghigno impertinente che, con una fitta di nostalgia, gli ricordò così tanto Sirius. Ma durò solo un attimo, giusto il tempo di immaginare il suo vecchio amico seduto su una nuvoletta insieme a James, a guardarlo dall’alto, facendo, magari, anche qualche battutina maliziosa ed indecente sulla sua vita coniugale.

Rabbrividì all’idea.

<< Cioccolata? Ma non mi dire. >> commentò Tonks, intanto, sorniona. Anche la bocca di Remus –il quale, dopo un’adolescenza trascorsa da Malandrino, non era da meno- si aprì in un ghigno, mentre i loro visi si avvicinavano. << Taci, cicciona. >>

<< Remus! >> esclamò lei, indignata << Insultare così una donna incinta! Sei un vile! >> aggiunse, buttandosi sul marito. Lui l’afferrò delicatamente per i polsi, in modo da tenerla a bada, ridendo.

<< Altro che lupacchiotto gentiluomo! Sei un maleducato! >> protestò Tonks, cercando di liberarsi, poi l’occhio le cadde sul contenuto della busta. << E per cosa, poi? Del semplice cioccolato al latte? >>

<< Siamo in pochi ad apprezzarne le qualità. >>

<< Tra tutte le varianti possibili, scegli quello al latte? E ti definiresti un amante del cioccolato? >>

<< Tu non capisci, Dora. >> rispose lui, lasciandola andare. Mentre la donna si ricomponeva, mettendosi seduta sul divano, Remus sollevò l’indice, assunse un’aria calma ma al contempo coinvolta dall’argomento che si preparava a trattare.

Il professor Lupin era tornato.

<< Il cioccolato al latte viene sottovalutato. Io, al contrario, ritengo che meriti più apprezzamento. A parte l’esigua aggiunta del latte, di fatto, non vi è niente che celi il sapore del cioccolato. Né pistacchio, né ripieni alla frutta, nocciole o mandorle. Insieme al cioccolato fondente e a quello amaro, è decisamente il migliore. Non ha bisogno di artifizi per piacere, per essere buono. C’è solo il cioccolato, nient’altro. E’ meravi.. -Che hai da ridere? >>

Tonks aveva cercato di trattenersi con tutta sé stessa, portandosi una mano davanti alla bocca e mordendosi la lingua, ma il risultato ottenuto fu uno sghignazzare impossibile da non notare.

<< Non stai parlando di grandi gesta o di Difesa contro le Arti Oscure, Rem >> disse, sul punto di scoppiare in una fragorosa risata << Stai parlando di cioccolato. >>

<< Che donna inetta. >>

<< Merlino, vorrei avere una bacchetta magica per riportare indietro l’orologio e vedere tutto daccapo. Sei stato ridicolo. >>

<< … Tesoro, sei una strega, tu hai una bacchetta magica. >>

<< Ma non a portata di mano, sciocchino. E rimango del parere che il cioccolato al latte sia un gusto per poppanti. >>

Remus fece spallucce: << Vorrà dire che lo terrò tutto per me. >>

Tonks inarcò un sopracciglio, con un sorriso.

<< Nonostante i tuoi precedenti, dubito che riusciresti a mangiare da solo tutta questa cioccolata. >>

Il mago si trattenne a stento dall’accettare la sfida.

<< Non importa. Cederò le barrette rimanenti alla mia prole, dato che è un gusto per poppanti. >>

Lei storse il naso, contrita. Non voleva che fosse la passione del marito a prevalere nello scontro genetico che avrebbe determinato le ossessioni alimentari del figlio in arrivo.

<< Se mangerà cioccolato, allora dovrà mangiare anche merendine babbane. >> decretò, come compromesso << E i twinkie, ovviamente. Così crescerà brillante ed avvenente, come la madre. >>

<< E coi capelli rosa, quindi. >> scherzò Remus, rabbrividendo frattanto all’idea << Dio, in caso spero che sia una femmina. >>

Lei sorrise, stando al gioco. << E’ un colore che dona a tutti. In ogni caso, non sono una sprovveduta. >> esclamò, per poi indicarsi i capelli con un dito. << Vedi? Li sto portando blu, così, che sia un lui o una lei, andrà bene comunque. Il blu è unisex. >> aggiunse dopo, con l’espressione di una che la sa lunga.

Remus rimase in silenzio. Gli sembrava quasi di vederlo già, un bimbo frenetico scorazzare per tutta casa in groppa ad una scopa giocattolo, simile a quella che Sirius –oh, Sirius, come gli mancava- aveva regalato una volta ad Harry, lasciandosi dietro una scia di distruzione; o una graziosa bambina sorridente, dalla trecce azzurre, che lo costringeva a prendere il tè con le sue bambole di pezza.

Sorrise, ansioso ed entusiasta di entrambe l’alternative, ed istintivamente poggiò una mano sul ventre della donna che amava.

Lei lo guardò, sentendosi commossa per la sua espressione addolcita, che lo faceva apparire più giovane e rilassato, più felice. La sua mano si andò a sovrapporre su quella più grande e pallida del marito, segnata da piccole cicatrici che le rammentavano ogni giorno la sofferenza che la vita aveva riservato a Remus –e come poteva essere così piena di tagli la mano che soleva accarezzarla con tanto amore e dolcezza?-

Ma non era quello il momento di essere tristi.

<< Cosa preferiresti? >> sussurrò, non sollevando lo sguardo dalle loro mani congiunte, percependo il lieve gonfiore della pancia, simbolo della nuova, piccola e fantastica vita che portava in grembo. << Un maschio o una femmina? >>

L’espressione di Remus, quando rispose, era assorta, piena d’amore. Anche lui non riusciva a distogliere lo sguardo dal ventre della donna.

<< Non importa, >> disse << Davvero. Non importa, perché sarà il nostro piccolo tesoro. >>

Dora, lentamente, gli accarezzò il viso, con dolcezza, i capelli di lui che le sollecitavano il dorso della mano destra, l’altra a contatto con quella del marito, a percepirne la forza e l’amore.

Sorrise.

<< Sai, se la tua orazione sul cioccolato al latte è veritiera, allora credo che ti somigli. >>

<< Chi? >>

<< Il cioccolato al latte. >> replicò lei, con ovvietà.

Sulle labbra di Remus si delineò un sorriso, accompagnato da un’espressione divertita: << In che senso? >>

<< Forse non tutti lo apprezzano, ma sono dei cretini, perché, in realtà, è tanto, tanto buono. Più di molti altri… Il migliore, probabilmente. E per quelli che non lo capiscono, be’, peggio per loro, perché –per riprendere le tue parole- lui è meraviglioso. Non c’è altro modo di definirlo, e che si fottano quelli che non se ne rendono conto. >>

Remus sorrise. Dora era così, fantasticamente schietta, capace di esprimere i pensieri più puri ed onesti tramite i modi più bizzarri, all’improvviso ed inaspettatamente. L’adorava. Anzi no, l’amava.

E tuttavia, a causa del comportamento vivace e spensierato di lei, e del suo essere così riservato, non erano mai stata una coppia particolarmente romantica, e quella situazione lo fece arrossire un po’, come se il quindicenne sarcastico ma pudico ed innocente, che era stato un tempo, fosse riaffiorato dal passato.

<< Ma non era un gusto per poppanti? >>

Un ghigno malizioso apparve sul viso della donna, mentre si chinava su di lui. Potevano entrambi sentire il respiro dell’altro sul volto. << Ed io non sono forse un’eterna bambina? >>

<< …Forse. Spero. Ti piace il cioccolato al latte, piccola Dora? >>

<< Senz’altro, dottor Lupin. >> sussurrò lei, rifacendosi alla scoperta dell’inaspettata cultura medica del marito avvenuta poco prima -riguardo gli ormoni-. Remus riconobbe, nel suo tono di voce, il tentativo di apparire seducente –tentativo che ottenne buon esito, tra l’altro-.

<< Mi sento poco bene, dottore, perché non mi misura la febbre? Sono sicura che ha uno setocopio nascosto nelle mutande. >>

<< Stetoscopio,  Dora. >> la corresse lui << E i babbani non lo usano  per la febbre, ma per ascoltare i battiti del cuore. La febbre si misura col termometro. >>

<< Pensa meno ad essere così puntiglioso e di più a darci alla pazza gioia, scemo. >>

Remus, contrario, frenò le avancé della moglie dandole un buffetto sul naso. Aveva un sorriso e l’espressione serena, quando declinò gentilmente la proposta. << Non se ne parla. Non lascerò che la tua perversione sessuale traumatizzi a vita il nostro bambino. >>

Tonks allora sbuffò, si ritrasse e si poggiò con la schiena al bracciolo del divano, su cui sedeva a gambe incrociate, e guardò l’uomo di traverso. << E’ grazia alla mia perversione –come la chiami tu- sessuale, che la nostra bambina esiste, quindi credo che lei sia perfettamente d’accordo. Vero, piccolina? >> domandò poi, rivolta alla sua stessa pancia, e sollevò lo sguardo verso il marito, per sbirciarne le reazioni.

Lui resisteva stoicamente, e tuttavia sul suo volto apparve un’espressione perplessa.

<< Perché “piccolina”? Hai già deciso che sarà una femminuccia? >>

Tonks alzò le spalle.

<< Certe volte sento che sarà un maschio, altre una femmina. >> poi annuì con decisione, assumendo un’aria risaputa e scherzosamente superiore << Sono cose che solo la mamma può capire. Ora ridammi i miei twinkie, che sto morendo di fame. >>

Remus obbedì, ridendo.

Osservò per un po’ sua moglie lottare contro la confezione delle merendine, i capelli blu che le ricadevano davanti agli occhi.

Sorrise, e pensò che anche Ninfadora Tonks aveva molto in comune col cioccolato al latte.

Entrambi erano buoni, semplici e genuini, e tuttavia lui ne andava decisamente pazzo.

  
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