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Autore: Anto1    27/02/2012    4 recensioni
Gabriel ha fatto la sua scelta ed è ormai a capo del Direttorio. Non risolve più casi sul paranormale e ha dei sottoposti che lavorano per lui. Ma cosa succederebbe se una persona a lui molto cara fosse direttamente minacciata? Perché continua a vedere in sogno Serventi? Cosa vuole davvero da lui? Ma soprattutto, cosa vuole dalla sua Claudia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Furono svegliati dai primi raggi del sole mattutino. I begli occhi castani di lei si tuffarono all’istante in quegli azzurri di lui. Anche nel sonno quel filo conduttore con cui erano unite le loro menti, non era svanito, e avevano sognato di essere ancora lì, stesi su quel prato, in un eterno abbraccio. Ma col sole del mattino, tutto questo era stato spazzato via, lo sentivano. Perché al posto di quell’amore, quel giorno ci sarebbe stata una guerra, una guerra che avrebbe deciso il destino di molti, e ne sarebbero stati i protagonisti principali. Non sapevano se dopo quel momento si sarebbero più rivisti. Con questo pensiero nella mente e con lo sconforto nel cuore, Claudia si alzò, aiutata da Gabriel. Il suo uomo doveva andare in guerra, e lei doveva essere forte, doveva aspettarlo, e sperare. Cercò i loro vestiti, e li trovò poco distanti da loro, ai piedi dell’enorme albero; li prese, e cominciò a vestirlo. I suoi movimenti erano accorti, scrupolosi: stette attenta che i pantaloni seguissero una piega ordinata, ad attaccare bene, bottone dopo bottone, quella camicia nera, stirandola sul suo busto, sulla perfetta tartaruga dell’addome, raddrizzando le maniche, sentendo ancora le braccia muscolose che l’avevano stretta quella notte, aggiustandogli il colletto. Mancava la striscia di stoffa bianca: la cercò con gli occhi. Eccola lì, quasi nascosta dall’erba, fra le radici dell’albero. Ma… sorrise.
“Non so come mettertela.”
Lui fece per mostrarglielo, poi, bloccato da un pensiero improvviso, fece una cosa che Claudia non si sarebbe mai aspettata: mise quell’oggetto che lo classificava come prelato fra le mani di lei, chiudendole le dita intorno a quello che lui pensava non sarebbe stato un troppo gradito pegno d’amore.
“Voglio che lo tenga tu. Quando sarò lì, in battaglia, e tu vorrai sentirmi vicino, stringi questa stoffa fra le tue mani, e io saprò di essere nei tuoi pensieri. Questo mi darà la forza di andare avanti” disse, guardandola intensamente negli occhi.
Lei guardò pensierosa quel pezzo di stoffa, che fino ad un momento fa odiava, ma che ora era l’unica cosa di lui che le avrebbe tenuto compagnia durante quell’attesa brutale, l’unica cosa che le avrebbe lenito l’angoscia di pensarlo combattere contro un mostro. Alzò gli occhi per guardare il suo viso. Era sereno, e pieno d’amore. Tuttavia, intravedeva della tristezza nel profondo dei suoi occhi blu.
“Io… non ho niente che mi appartenga adesso, non ho niente da darti, ma…” gli prese la testa fra le mani, che reggevano ancora la stoffa “desidero che questo mio bacio ti porti fortuna.”
Un attimo, un tempo infinito, due labbra che si incontravano, si intrecciavano, si gustavano, si dicevano di amarsi e di essere una cosa sola, che speravano di ritrovarsi. Mai due labbra furono così compatibili.
Dopo quello che sembrò l’eternità, si separarono, e Gabriel la guardò negli occhi. Quel bacio non aveva saziato la sua voglia, ma gli aveva dato una ragione per fare quello che si era prefissato da molto tempo.
“In nome di questo bacio mi getterei nell’Inferno per affrontare il diavolo in persona” disse, sorridendo mestamente, prendendole le mani e chinandosi per darle un leggero bacio sul collo.

Erano tutti lì, nel salone d’ingresso, aspettandolo. Molti avevano fatto una notte insonne, troppo ansiosi per chiudere gli occhi e rischiare di fare incubi, di sognare quel corvo maledetto. Tuttavia, erano determinati, decisi: sarebbero andati fino in fondo. Con lui al loro fianco, non avrebbero fallito. Nadia era seduta in un angolo, lo sguardo perso nel vuoto: sapeva cos’era la guerra. Aveva visto le persone trucidate per le strade, sentito il rumore delle bombe, avvertito l’odio profondo di un essere umano che ne annienta un altro, e non aveva nessuna intenzione di rivedere quelle scene. Ma questa volta, era per una giusta causa. Soprattutto, non sarebbe stata lì a subire come civile, ma avrebbe agito come soldato. La cosa la eccitava, perché sapeva che i suoi poteri si erano triplicati, soprattutto dopo quella strana notte, inspiegabilmente; ma la spaventava anche, ancora non conosceva l’entità della sua nuova forza. Gli altri stavano facendo pressappoco i suoi stessi pensieri, anche se non avevano mai visto la guerra. Elisa stava con la testa sulle gambe di Agatha: durante l’allenamento avevano scoperto che i loro poteri erano quasi affini ed erano diventate amiche, ma ora nemmeno le arti potevano sollevare loro il morale. L’unica quasi completamente calma era Giada: seduta comoda a gambe incrociate, gli occhi chiusi a fissare l’oscurità, avvolta da una sfera invisibile che la isolava dal resto del mondo e le permetteva di ascoltare il vuoto intorno a sé, riusciva ad accantonare ogni sua emozione, e a liberare la mente. Era in uno stato di serena tranquillità. Sentiva due presenze avvicinarsi, a passi lenti, verso l’androne della Villa. Quelle due anime durante la notte erano diventate una sola. E tuttavia c’era qualcosa di strano: riusciva a sentire anche un’altra presenza, seppure piccola e flebile, che li accompagnava, ma non era un essere umano, non poteva esserlo. Si concentrò… possibile che? “Sì” pensò, sorridendo “dev’essere per forza così.”
Si liberò dal campo di protezione, svegliandosi dal torpore. Loro erano lì, erano arrivati, e tutti gli astanti si alzarono in piedi. Gabriel avanzò a passo lento verso di loro, fermandosi al centro della stanza. Notarono che non aveva la stoffa bianca al collo. Sembrava pallido in viso, ma quando aprì la bocca la sua voce non tradì un minimo di esitazione: era carismatica, potente, virile.
“Presto arriveranno. Questa sarà una battaglia impegnativa, cruenta. Chiunque voglia tirarsi indietro, lo faccia ora, perché fra poco non potrà più farlo!”
Tutti si guardarono in viso, come per domandare all’altro quale fosse la sua decisione. Poi si voltarono verso di lui, rimanendo al loro posto. Avevano già deciso.
“Alcuni di voi” continuò allora “resteranno qui, nella Villa: i bambini, Anna, Giada e Alonso e…” si voltò a guardarla “Claudia.”
Lei scosse la testa “no, io non ti lascio da solo!”
“E’ troppo pericoloso” le disse, avvicinandosi a lei “non c’è niente che tu possa fare, rischieresti la vita inutilmente, e io non voglio perderti ancora. Ti prego, fa’ come ti chiedo.”
La donna sospirò “va bene.”
Gabriel sorrise. Sapeva che gli avrebbe obbedito: era l’altra metà della sua anima.
Continuò a dare istruzioni “quegli che resteranno qui, avranno il compito più arduo: voglio che costruiate un campo di forza con le vostre menti intorno alla Villa e che proteggiate Alonso e Claudia. Nessuno dovrà entrare, avete capito?”
Gli interpellati annuirono.
“Inoltre… dovete controllare la battaglia attraverso la mente, dovete combattere dall’interno. Con gli occhi della mente, dovrete vigilare sui vostri compagni che combatteranno in prima fila, aiutandoli nel momento del bisogno con i vostri poteri, come vi ho insegnato, e comunicare con loro e fra di voi. So di chiedervi molto, ma vi prego, non deludetemi! I vostri poteri possono fare la differenza fra la vita e la morte… quanto a questo, finché ci sarò io, posso riportarvi in vita, ma se dovessi… se non dovessi farcela…”
In quel momento sembrò che il sangue dalle facce degli astanti fosse colato via dall’interno; Claudia soffocò un grido di paura.
“Cercherò di non farmi uccidere” concluse, sorridendo.
“Gabriel” era stato Alonso a parlare.
Il giovane lo guardò.
Alonso si schiarì la voce “spediscilo al Creatore!”
Gabriel rise di gusto “lo farò.”
Poi s’immobilizzò di colpo, e, assieme a lui, le persone con poteri telepatici: la tigre stava arrivando. Si stava avvicinando velocemente, ma non era sola: era accompagnata da dieci persone dai poteri speciali, e da un’altra normale, molto probabilmente una donna. Stettero in attesa, ad aspettarlo, con tensione sempre crescente.
“Vieni fuori!”la sua voce si diffuse per la Villa, eppure lui non era lì dentro, era fuori “stai giocando a nascondino? Vieni fuori, vieni a combattere, Gabriel! E’ il giorno della resa dei conti!”
Al suono di quella voce le schiene di tutti erano state percorse da un brivido; Claudia si abbracciò le spalle, timorosa al ricordo di quella voce nella sua testa, e di quello che le aveva fatto.
Gabriel guardò i suoi allievi “Incominciano le danze. Date il meglio di voi!”
Fu con questa frase, e con un ultimo sguardo e un pensiero telepatico d’addio a Claudia “sta’ al sicuro, amore mio!” che Gabriel guidò il suo piccolo esercito fuori dalla porta, per andare ad affrontare la più difficile battaglia che avesse mai combattuto.




Ed ecco a voi l’inizio della battaglia! Ho pensato di fare prima una specie di prologo, e poi di iniziarla definitivamente. Spero vi piaccia questo capitolo.
  
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