I can see it in your eyes
How proud you were to fight
For freedom in this land
Posso vedere nei
tuoi occhi
Quanto sei fiero di
aver combattuto
Per la libertà di
questa terra
(Fernando, Abba)
Centosettantotto
Too much love
will kill you
You know
the future is casting a shadow
Rigid and restrained, blue eyes filled with pain
Time, time, time
See what’s become of me
Tempo, tempo, tempo
Per sapere cosa sarà
di me
(A hazy shade of winter, Simon & Garfunkel)
…
Are you sure you wanna hear more?
Sei sicuro di voler
sapere di più?
(That’s me, Abba)
Parte Prima
La ragazzina sembra
appesa a un palloncino
E sulle guance in fiamme le si accendono domande
(Tutto il calcio
minuto per minuto, Claudio Baglioni)
Budapest, 11 Febbraio
1846
La donna guarda l'uomo
E vede un pezzo di suo figlio
E il loro vecchio modo di chiamarsi
E di giocare
(Tutto il calcio minuto per minuto,
Claudio Baglioni)
Céline
aveva sette anni da tredici giorni, Natal’ja venti e George ventiquattro.
Lui però
era con i Kléftes sull’istmo di Corinto a scontrarsi con una falange oplitica
della Beozia.
Line
rilesse ancora la sua ultima lettera, era così bella…
Di tanto
in tanto gettava uno sguardo al Danubio, poiché Feri e Jànos volevano portarla al Balaton.
Si erano
appena lasciati alle spalle la Capitale ungherese, e Lys, affacciata al
parapetto del battello, sorrideva debolmente.
Era
stanca, quella sera, e aveva negli occhi una luce così fioca…
Niko,
seduto sul ponte, leggeva l’Odissea e ogni tanto tirava Jànos per una manica
della camicia e recitava allo scettico Desztor qualche passaggio delle imprese
del Laertide.
In un
altro momento sarebbe andata anche lei ad ascoltarlo, perché Nikolaj,
nonostante avesse solo sei anni, gli esametri d’Omero li declamava come un aédo
d’altri tempi, come Gee, ma lei non lo sapeva, Céline aveva rubato una lettera…
Quella ch’era arrivata all’alba e
sua madre non aveva avuto il coraggio di portarle.
Alcesti,
Sono Theodorakis, tuo padre mi ha
chiesto di scriverti queste righe…
Ed io davvero non so cosa dire, piccina.
E’ partito ieri per l’Arabia, lui.
Rajit, il suo amico turco, lo
vuole a capo di una rivolta nei pressi di Riyadh, e sai quanto Gee tenga alla
Rivoluzione.
E’ stato a Damasco a difendere i
Siriani dalla minaccia di Mehmet Alì, non ricordo se eri già nata o se te l’ha
raccontato…
Io non lo so, sospetto che anche
stavolta possa rivedere quegli infami, ho paura che lo stiano ingannando.
E’ il mio migliore amico, l’ho
sempre seguito, l’ho sempre difeso…
Ma ora devo rimanere in Grecia,
stiamo aspettando le truppe da Livadeia e non possiamo perdere, non perderemo…
Geórgos non ci ha mai lasciato prima
di una battaglia, non l’ha mai fatto così.
-Fai gli
auguri a Céline, Theo, te ne prego. E dì a Natal’ja, dì a Natal’ja…-
George
strinse i denti, tra le lacrime.
Poi
scosse la testa e salì sul suo veliero.
La ragazzina ha
sguardi lenti
Che le cadono giù dalle ciglia
Due ali piccole che imparano a volare
(Tutto il calcio minuto per minuto,
Claudio Baglioni)
-Mamma…-
Céline
sfiorò lievemente il gomito di Natal’ja, chiamandola.
La
giovane madre si scostò gli arruffati capelli biondi dagli occhi, voltandosi.
La
bambina le sorrise, trovando l’immagine incredibilmente pittoresca.
-Stai
benissimo- sussurrò, ammirata.
-Ti supplico, Signora: sei una dea
o una creatura mortale?- le gridò dunque Niko, alzando gli occhi dalle pagine stropicciate del
suo adorato poema epico.
Lo
sguardo di Natal’ja oscillò dal visino luminoso di Céline a quello ridente del
ragazzino bruno che, in quel momento, pareva il ritratto di suo padre.
-Sembri appena uscita di galera- la gelò Jànos, giusto perché i
suoi figli le stavano facendo troppi complimenti.
-Sono appena uscita di galera, Jàn. C’eri
anche tu, eh-
-Come no?
Ci siamo subito prodigati a seguirti, io e il mio angelico fratellino. Ma la prossima
volta il regalo di compleanno se lo ruba da sola, Line-
-Sei
ingiusto- protestò la diretta interessata, guardandolo male.
-Ma se
sei una leggenda, per il carcere di Budapest!-
Jànos
scrollò le spalle, ma Lys sapeva quanto fosse fiero
della sua fama in Ungheria.
Era stato
contento di rivedere i suoi vecchi compagni di cella -che in quegli anni non
avevano messo la testa a posto, ovviamente-, prima che Feri gli soffiasse il
momento di gloria.
Dopo i
sorrisi, però, ci fu la verità.
Il buio
negli occhi di Natal’ja, la stretta di mano di Céline.
-Piangeva, Line. Cosa lo stanno
costringendo a fare?-
Theodorakis
aveva scritto a Céline.
Natal’ja e George ai loro figli
non nascondevano niente.
Aiace,
Céline e Nikolaj sapevano tutto di loro.
I Desztor
e i Dounas li trattavano al pari dei loro genitori, da sempre.
Dall’11 Febbraio 1846 avevano condiviso ogni preoccupazione, ipotesi
e paura celata tra le righe dell’ultima lettera arrivata da Sparta.
Da Sparta, non da Riyadh.
La ragazza si volta
E il vestito si incolla
Sulle gambe e il seno
Lui si conta le parole in tasca
E la sua voce
Come dietro un vetro
(Tutto il calcio minuto per minuto,
Claudio Baglioni)
Parte Seconda
E a un dio senza
fiato non credere mai
(Coda di lupo,
Fabrizio De André)
Krasnojarsk, 26 Luglio
1847
Out on the ocean sailing away
I can hardly wait
To see you to come of age
But I guess we’ll both
Just have to be patient
Yes, it’s a long way to go
Fuori c’è un oceano
di distanza
Sarà difficile
Che io ti veda
diventare grande
Ma posso sperare che
ci saremo entrambi
Basta avere pazienza
Sì, c’è un lungo
cammino da percorrere
(Beautiful Boy, John
Lennon)
Najl Sayf
era un allegro ed ingenuo quindicenne dell’Oman.
Sapeva di
dover annunciare la morte di un eroe di guerra, ma al dispiacere si alternava
la curiosità di conoscere la sposa di un uomo simile.
Non gli era sfuggita l’ammirazione del soldato biondo che l’aveva mandato sia per
il ragazzo ucciso che per la Natal’ja di Krasnojarsk che stava andando a
cercare.
La moglie
russa di Geórgos dei Kléftes.
Il gelo
della Siberia era qualcosa di sconcertante.
Non aveva
i vestiti adatti né il denaro per procurarseli, alla famosa Krasnojarsk c’era
arrivato per miracolo.
Non era
un ladro, lui.
Geórgos dei Kléftes, a quanto
pareva, sì.
Chissà
che sguardo aveva la donna di un ladro.
Sognante, l’avrebbe definito.
Sconvolgente.
Era
bella, Natal’ja, bella e triste, sconfitta.
La
speranza che c’era nei suoi occhi, lui stava per spezzarla.
Ecco com’era, la donna di un eroe.
Aveva
fatto un passo indietro, davanti a Natal’ja.
Troppo coraggiosa, distrutta.
-Io…-
-Lui dov’è?-
Si era
ritrovato a tremare, Najl Sayf.
L’amore per quel brigante l’aveva
quasi uccisa.
Lei è già
quell’altra
Che ha la stessa
voce
Ma un po’ meno
scaltra
E un po’ più feroce
(Quei
due, Claudio Baglioni)
-Vostro
marito era il navarca della flotta di Sparta…-
Era la
prima frase ch’era riuscito a formulare, perché, effettivamente, prima ancora
del corpo esanime del ragazzo, aveva visto il suo veliero, l’Iliade, attraccato al
Porto di Al-Dammām.
-Era?-
No, non
era una voce umana, quella.
Avrebbe voluto scappare, Najl Sayf.
Lui vede sé
Dentro un riflesso
Lei che non c’è
Sempre più spesso
(Quei
due, Claudio Baglioni)
-Il Capitano Geórgos Zemekis della stirpe de’ Kléftes, nato Brian George
Gibson il 27 Febbraio 1821 a Sparta, è stato impiccato in data 2 Aprile 1847 a
Riyadh, per ordine del Governatore d’Egitto-
La
giovane siberiana annuì.
-Bene,
adesso dov’è?-
-Come…-
-E’ stato
condannato a morte tre volte. E’ sempre scappato, è sempre tornato da me. Adesso dov’è?-
Oh, Dio…
-Lui…-
Najl Sayf
sostenne il suo sguardo finché la disperazione di Natal’ja glielo permise.
-E’ morto?-
-Io… Ve
lo giuro, io…-
Non volevo.
Non sapevo che voi…
Non sapevo che lui…
Non avrei dovuto…
-Perdonatemi-
Poi, il
gelo.
Natal’ja
allentò il nastro della treccia, e una cascata di capelli biondissimi le
precipitò lungo il corpicino esile, oltre le ginocchia.
Un fruscio quasi impercettibile.
Sollevò
su di lui gli occhi più azzurri e feriti che il cielo
avesse mai avuto in memoria.
Una luce straziante.
-Voi
l’avete visto?-
-Io… Sì, l’ho visto-
-Com’era?-
-Morto…-
Cielo,
era un cretino.
-Com’era?-
ripeté lei, gelida.
-Bello… Fiero-
-Lo so. Era il mio Georgij, lui-
-Il
vostro…-
-Gee. Lo
chiamavamo tutti Gee-
-Gee…-
Anche i
briganti avevano nomi affettuosi sussurrati dall’amore di una vita, dai
compagni di battaglia.
Un eroe,
un delinquente, un uomo.
-Mi manda
un ragazzo biondo… Non so se voi…-
-Theodorakis Dounas. Era il suo migliore
amico-
-Ma lui,
in Arabia Saudita…-
-Un inganno.
Una vendetta-
-Un
conto in sospeso…-
-Voi cosa ne sapete?-
-Vi sbagliate, io…-
Aveva
solo avanzato un’ipotesi, Najl Sayf.
Si chiese
tante cose, in quel momento.
Si chiese
se gli fosse mai capitata un’esperienza più struggente di quella.
Così dolorosa.
Era stato
mandato a portare una notizia.
La morte di un uomo.
Un uomo
di cui aveva visto di sfuggita il cadavere e le ferite ancora calde di sangue.
Impiccato e poi massacrato.
Aveva
solo quindici anni, lui, della storia di quell’uomo non sapeva niente.
Era greco e aveva ventisei anni.
Come la
sua Patria, i suoi amici più cari, sua moglie e i suoi figli, non l’avrebbe mai dimenticato.
Nessuno l’avrebbe dimenticato.
Ma lui,
lui…
Non sarebbe più tornato indietro.
E sono aghi di pino
al vento
Che ha soffiato su un momento
Per buttarli lì vicino
E illuderli di aver volato
(Quei
due, Claudio Baglioni)
Natal’ja
aveva un pugnale, uno xiphos, Natal’ja
aveva il sole infranto negli occhi, un
fuoco tradito.
Una croce sul cuore, un nome sulle
labbra.
-Hai
detto che è morto, ragazzino? Il grande Geórgos, mio marito? Il padre dei miei figli è morto? Gee è morto?
Il mio amore…-
Non
l’aveva fermata, non aveva fatto niente per impedirle di conficcargli in gola
quella lama.
Niente.
Lui non
lo poteva sopportare, un dolore del genere…
Prima
della sua morte, la morte di quell’uomo.
Geórgos e
Natal’ja.
Come avrebbe potuto dimenticarli?
Era
finita così, per Najl Sayf.
Ucciso da una ragazza troppo innamorata.
Il mondo
poteva continuare.
E lei?
Non è niente
E tutto sta in quel niente
E tutto sembra
Come sempre
(Quei due, Claudio Baglioni)
Jànos le tirò
uno schiaffo, vedendo il corriere arabo ucciso sulla porta di casa.
-Alja, cos’hai fatto?-
Lei,
scuotendo la testa, rientrò di corsa.
-L’ha fatta soffrire. Avrebbe dovuto ringraziarlo?-
Feri sparò
al ragazzo esanime, per scherno.
-Tu ami punire gli innocenti, vero?-
C’erano
mille schegge di ghiaccio, nella voce di Szöcske.
Lui non poteva sopportare gesti
del genere.
Gli
rispose con un sorriso triste, Feri.
-E noi?-
-Noi
siamo ancora qui…-
-Natal’ja
ha perso il suo amore! Dio,
ma perché?-
Jànos sgranò
gli occhi.
Lo guardò
quasi con tenerezza, quel suo coraggiosissimo e follemente innamorato fratello.
-Non
credevo che avresti mai parlato così…-
-Non mi
sono mai arreso. Non ci siamo mai arresi,
Jàn. E perché, poi, alla fine, ci portano sempre via tutto, tutto, e ci lasciano qui a gridare al
diavolo che quegl’infami hanno di nuovo calpestato il nostro mondo, e la
dannata forza di rialzarci la dobbiamo trovare sempre noi… Perché non gliel’hanno lasciato, George, a Lys?-
-Perché
nel 1830 hanno fucilato nostra madre, perché non l’abbiamo ancora vinta, la
Rivoluzione, perché ogni giorno ci distruggono i sorrisi, perché a quelli come
noi rimane solo la galera… Perché Alja ha ucciso quel ragazzino e adesso noi la
perdoneremo, adesso noi non sapremo come consolarla…
E perché, poi, per quanto
l’abbia amato, George non meriterà mai le sue lacrime?-
-Lei non
piangerà…-
No.
Un’altra
ragazza sarebbe scappata, lei aveva ucciso.
Un’altra
ragazza sarebbe crollata, lei era impazzita.
-Ditemi perché lui viveva per la
guerra ed io vivevo per lui…-
Céline e
Nikolaj la strinsero forte, quella madre forse più fragile di loro, Feri e
Jànos le giurarono che George l’amava non solo più della guerra, ma più della
sua stessa vita.
Era sempre stata l'unica, l'unica, per lui.
E bastò, poi,
bastò?
La
ragazzina bionda di Krasnojarsk avrebbe sorriso, il giorno dopo?
Aveva
ventidue anni ed era vedova, vedova, non
aveva più fiato né sangue, non aveva più lacrime né azzurro negli occhi.
Ma aveva
ancora una vita, una vita così bella, così intensa, così vera…
Aveva ancora la Rivoluzione.
Keep thinking 'bout his angel eyes
Continuando a pensare ai suoi occhi d'angelo
(Angeleyes, Abba)
Eppure
quella sera vinse il cielo, il cielo strinse tra le sue grinfie di raggi e di
nuvole il cuore distrutto di Natal’ja.
Le parole di Najl Sayf, le parole
di Lachesi…
-Il
Capitano Geórgos Zemekis della stirpe de’ Kléftes, nato Brian George Gibson il
27 Febbraio 1821 a Sparta, è stato impiccato in data 2 Aprile 1847 a Riyadh,
per ordine del Governatore d’Egitto-
Troppo amore l’avrebbe uccisa.
But in the meantime
Before you cross the
street
Take my hand
Life is just what
happens to you
While your busy
making other plans
Ma nel tempo che ci
rimane
Prima di
attraversare la strada
Prendi la mia mano
La vita è proprio
quello che ti succede
Mentre fai mille
altri progetti
(Beautiful Boy, John
Lennon)
…
You can take the future even if you fail
Riuscirai ad
accettare il futuro anche se fallirai
(I have a dream, Abba)
Note
Livadeia: Capitale della Beozia (Grecia).
"Ti supplico, Signora: sei una dea o una creatura mortale?": Ulisse a Nausicaa, Odissea, Omero.
Too much love will kill you: Troppo amore ti ucciderà,
Brian May (Queen).
You know
the future is casting a shadow: Tu sai che il futuro sta gettando un'ombra. Cassandra, Abba.
Rigid and
restrained, blue eyes filled with pain: Rigida e riservata, occhi azzurri pieni
di dolore. Cassandra, Abba.
Allora…
No, non
voglio dire niente, su questo capitolo.
Lo lascio
a voi, con tutto quello che ho provato scrivendolo.
Il mio regalo di compleanno per Alja e Gee, in un certo senso.
A presto!
;)
Marty