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Autore: Natalja_Aljona    27/02/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Centosettantotto


I can see it in your eyes
How proud you were to fight
For freedom in this land

 

Posso vedere nei tuoi occhi

Quanto sei fiero di aver combattuto

Per la libertà di questa terra

(Fernando, Abba)

 

Centosettantotto

Too much love will kill you

You know the future is casting a shadow

Rigid and restrained, blue eyes filled with pain

 

Time, time, time

See what’s become of me

 

Tempo, tempo, tempo

Per sapere cosa sarà di me

(A hazy shade of winter, Simon & Garfunkel)

 

 

Are you sure you wanna hear more?

Sei sicuro di voler sapere di più?

(That’s me, Abba)

 

Parte Prima

 

La ragazzina sembra appesa a un palloncino
E sulle guance in fiamme le si accendono domande

(Tutto il calcio minuto per minuto, Claudio Baglioni)

 

Budapest, 11 Febbraio 1846

 

La donna guarda l'uomo
E vede un pezzo di suo figlio
E il loro vecchio modo di chiamarsi
E di giocare

(Tutto il calcio minuto per minuto, Claudio Baglioni)

Céline aveva sette anni da tredici giorni, Natal’ja venti e George ventiquattro.

Lui però era con i Kléftes sull’istmo di Corinto a scontrarsi con una falange oplitica della Beozia.

Line rilesse ancora la sua ultima lettera, era così bella…

Di tanto in tanto gettava uno sguardo al Danubio, poiché Feri e Jànos volevano portarla al Balaton.

Si erano appena lasciati alle spalle la Capitale ungherese, e Lys, affacciata al parapetto del battello, sorrideva debolmente.

Era stanca, quella sera, e aveva negli occhi una luce così fioca…

Niko, seduto sul ponte, leggeva l’Odissea e ogni tanto tirava Jànos per una manica della camicia e recitava allo scettico Desztor qualche passaggio delle imprese del Laertide.

In un altro momento sarebbe andata anche lei ad ascoltarlo, perché Nikolaj, nonostante avesse solo sei anni, gli esametri d’Omero li declamava come un aédo d’altri tempi, come Gee, ma lei non lo sapeva, Céline aveva rubato una lettera…

Quella ch’era arrivata all’alba e sua madre non aveva avuto il coraggio di portarle.

 

Alcesti,

Sono Theodorakis, tuo padre mi ha chiesto di scriverti queste righe…

Ed io davvero non so cosa dire, piccina.

E’ partito ieri per l’Arabia, lui.

Rajit, il suo amico turco, lo vuole a capo di una rivolta nei pressi di Riyadh, e sai quanto Gee tenga alla Rivoluzione.

E’ stato a Damasco a difendere i Siriani dalla minaccia di Mehmet Alì, non ricordo se eri già nata o se te l’ha raccontato…

Io non lo so, sospetto che anche stavolta possa rivedere quegli infami, ho paura che lo stiano ingannando.

E’ il mio migliore amico, l’ho sempre seguito, l’ho sempre difeso…

Ma ora devo rimanere in Grecia, stiamo aspettando le truppe da Livadeia e non possiamo perdere, non perderemo…

Geórgos non ci ha mai lasciato prima di una battaglia, non l’ha mai fatto così.

 

-Fai gli auguri a Céline, Theo, te ne prego. E dì a Natal’ja, dì a Natal’ja…-

George strinse i denti, tra le lacrime.

Poi scosse la testa e salì sul suo veliero.

 

La ragazzina ha sguardi lenti
Che le cadono giù dalle ciglia
Due ali piccole che imparano a volare

(Tutto il calcio minuto per minuto, Claudio Baglioni)

 

-Mamma…-

Céline sfiorò lievemente il gomito di Natal’ja, chiamandola.

La giovane madre si scostò gli arruffati capelli biondi dagli occhi, voltandosi.

La bambina le sorrise, trovando l’immagine incredibilmente pittoresca.

-Stai benissimo- sussurrò, ammirata.

-Ti supplico, Signora: sei una dea o una creatura mortale?- le gridò dunque Niko, alzando gli occhi dalle pagine stropicciate del suo adorato poema epico.

Lo sguardo di Natal’ja oscillò dal visino luminoso di Céline a quello ridente del ragazzino bruno che, in quel momento, pareva il ritratto di suo padre.

-Sembri appena uscita di galera- la gelò Jànos, giusto perché i suoi figli le stavano facendo troppi complimenti.

-Sono appena uscita di galera, Jàn. C’eri anche tu, eh-

-Come no? Ci siamo subito prodigati a seguirti, io e il mio angelico fratellino. Ma la prossima volta il regalo di compleanno se lo ruba da sola, Line-

-Sei ingiusto- protestò la diretta interessata, guardandolo male.

-Ma se sei una leggenda, per il carcere di Budapest!-

Jànos scrollò le spalle, ma Lys sapeva quanto fosse fiero della sua fama in Ungheria.

Era stato contento di rivedere i suoi vecchi compagni di cella -che in quegli anni non avevano messo la testa a posto, ovviamente-, prima che Feri gli soffiasse il momento di gloria.

Dopo i sorrisi, però, ci fu la verità.

Il buio negli occhi di Natal’ja, la stretta di mano di Céline.

-Piangeva, Line. Cosa lo stanno costringendo a fare?-

 

Theodorakis aveva scritto a Céline.

Natal’ja e George ai loro figli non nascondevano niente.

Aiace, Céline e Nikolaj sapevano tutto di loro.

I Desztor e i Dounas li trattavano al pari dei loro genitori, da sempre.

Dall’11 Febbraio 1846 avevano condiviso ogni preoccupazione, ipotesi e paura celata tra le righe dell’ultima lettera arrivata da Sparta.

Da Sparta, non da Riyadh.

 

La ragazza si volta
E il vestito si incolla
Sulle gambe e il seno
Lui si conta le parole in tasca
E la sua voce
Come dietro un vetro

(Tutto il calcio minuto per minuto, Claudio Baglioni)

 

Parte Seconda

 

E a un dio senza fiato non credere mai

(Coda di lupo, Fabrizio De André)

 

Krasnojarsk, 26 Luglio 1847

 

Out on the ocean sailing away

I can hardly wait

To see you to come of age

But I guess we’ll both

Just have to be patient

Yes, it’s a long way to go

 

Fuori c’è un oceano di distanza

Sarà difficile

Che io ti veda diventare grande

Ma posso sperare che ci saremo entrambi

Basta avere pazienza

Sì, c’è un lungo cammino da percorrere

(Beautiful Boy, John Lennon)

 

Najl Sayf era un allegro ed ingenuo quindicenne dell’Oman.

Sapeva di dover annunciare la morte di un eroe di guerra, ma al dispiacere si alternava la curiosità di conoscere la sposa di un uomo simile.

Non gli era sfuggita l’ammirazione del soldato biondo che l’aveva mandato sia per il ragazzo ucciso che per la Natal’ja di Krasnojarsk che stava andando a cercare.

La moglie russa di Geórgos dei Kléftes.

Il gelo della Siberia era qualcosa di sconcertante.

Non aveva i vestiti adatti né il denaro per procurarseli, alla famosa Krasnojarsk c’era arrivato per miracolo.

Non era un ladro, lui.

Geórgos dei Kléftes, a quanto pareva, sì.

Chissà che sguardo aveva la donna di un ladro.

Sognante, l’avrebbe definito.

Sconvolgente.

Era bella, Natal’ja, bella e triste, sconfitta.

La speranza che c’era nei suoi occhi, lui stava per spezzarla.

Ecco com’era, la donna di un eroe.

Aveva fatto un passo indietro, davanti a Natal’ja.

Troppo coraggiosa, distrutta.

-Io…-

-Lui dov’è?-

Si era ritrovato a tremare, Najl Sayf.

L’amore per quel brigante l’aveva quasi uccisa.

 

Lei è già quell’altra

Che ha la stessa voce

Ma un po’ meno scaltra

E un po’ più feroce

(Quei due, Claudio Baglioni)

 

-Vostro marito era il navarca della flotta di Sparta…-

Era la prima frase ch’era riuscito a formulare, perché, effettivamente, prima ancora del corpo esanime del ragazzo, aveva visto il suo veliero, l’Iliade, attraccato al Porto di Al-Dammām.

-Era?-

No, non era una voce umana, quella.

Avrebbe voluto scappare, Najl Sayf.

 

Lui vede sé

Dentro un riflesso

Lei che non c’è

Sempre più spesso

(Quei due, Claudio Baglioni)

 

-Il Capitano Geórgos Zemekis della stirpe de’ Kléftes, nato Brian George Gibson il 27 Febbraio 1821 a Sparta, è stato impiccato in data 2 Aprile 1847 a Riyadh, per ordine del Governatore d’Egitto-

La giovane siberiana annuì.

-Bene, adesso dov’è?-

-Come…-

-E’ stato condannato a morte tre volte. E’ sempre scappato, è sempre tornato da me. Adesso dov’è?-

Oh, Dio…

-Lui…-

Najl Sayf sostenne il suo sguardo finché la disperazione di Natal’ja glielo permise.

-E’ morto?-

-Io… Ve lo giuro, io…-

Non volevo.

Non sapevo che voi…

Non sapevo che lui…

Non avrei dovuto…

-Perdonatemi-

Poi, il gelo.

Natal’ja allentò il nastro della treccia, e una cascata di capelli biondissimi le precipitò lungo il corpicino esile, oltre le ginocchia.

Un fruscio quasi impercettibile.

Sollevò su di lui gli occhi più azzurri e feriti che il cielo avesse mai avuto in memoria.

Una luce straziante.

-Voi l’avete visto?-

-Io… Sì, l’ho visto-

-Com’era?-

-Morto…-

Cielo, era un cretino.

-Com’era?- ripeté lei, gelida.

-Bello… Fiero-

-Lo so. Era il mio Georgij, lui-

-Il vostro…-

-Gee. Lo chiamavamo tutti Gee-

-Gee…-

Anche i briganti avevano nomi affettuosi sussurrati dall’amore di una vita, dai compagni di battaglia.

Un eroe, un delinquente, un uomo.

-Mi manda un ragazzo biondo… Non so se voi…-

-Theodorakis Dounas. Era il suo migliore amico-

-Ma lui, in Arabia Saudita…-

-Un inganno. Una vendetta-

-Un conto in sospeso…-

-Voi cosa ne sapete?-

-Vi sbagliate, io…-

Aveva solo avanzato un’ipotesi, Najl Sayf.

Si chiese tante cose, in quel momento.

Si chiese se gli fosse mai capitata un’esperienza più struggente di quella.

Così dolorosa.

Era stato mandato a portare una notizia.

La morte di un uomo.

Un uomo di cui aveva visto di sfuggita il cadavere e le ferite ancora calde di sangue.

Impiccato e poi massacrato.

Aveva solo quindici anni, lui, della storia di quell’uomo non sapeva niente.

Era greco e aveva ventisei anni.

Come la sua Patria, i suoi amici più cari, sua moglie e i suoi figli, non l’avrebbe mai dimenticato.

Nessuno l’avrebbe dimenticato.

Ma lui, lui…

Non sarebbe più tornato indietro.

 

E sono aghi di pino al vento
Che ha soffiato su un momento
Per buttarli lì vicino
E illuderli di aver volato

(Quei due, Claudio Baglioni)

 

Natal’ja aveva un pugnale, uno xiphos, Natal’ja aveva il sole infranto negli occhi, un fuoco tradito.

Una croce sul cuore, un nome sulle labbra.

-Hai detto che è morto, ragazzino? Il grande Geórgos, mio marito? Il padre dei miei figli è morto? Gee è morto?

Il mio amore…-

Non l’aveva fermata, non aveva fatto niente per impedirle di conficcargli in gola quella lama.

Niente.

Lui non lo poteva sopportare, un dolore del genere…

Prima della sua morte, la morte di quell’uomo.

Geórgos e Natal’ja.

Come avrebbe potuto dimenticarli?

Era finita così, per Najl Sayf.

Ucciso da una ragazza troppo innamorata.

Il mondo poteva continuare.

E lei?

 

Non è niente
E tutto sta in quel niente
E tutto sembra

Come sempre

(Quei due, Claudio Baglioni)

 

Jànos le tirò uno schiaffo, vedendo il corriere arabo ucciso sulla porta di casa.

-Alja, cos’hai fatto?-

Lei, scuotendo la testa, rientrò di corsa.

-L’ha fatta soffrire. Avrebbe dovuto ringraziarlo?-

Feri sparò al ragazzo esanime, per scherno.

-Tu ami punire gli innocenti, vero?-

C’erano mille schegge di ghiaccio, nella voce di Szöcske.

Lui non poteva sopportare gesti del genere.

Gli rispose con un sorriso triste, Feri.

-E noi?-

-Noi siamo ancora qui…-

-Natal’ja ha perso il suo amore! Dio, ma perché?-

Jànos sgranò gli occhi.

Lo guardò quasi con tenerezza, quel suo coraggiosissimo e follemente innamorato fratello.

-Non credevo che avresti mai parlato così…-

-Non mi sono mai arreso. Non ci siamo mai arresi, Jàn. E perché, poi, alla fine, ci portano sempre via tutto, tutto, e ci lasciano qui a gridare al diavolo che quegl’infami hanno di nuovo calpestato il nostro mondo, e la dannata forza di rialzarci la dobbiamo trovare sempre noi… Perché non gliel’hanno lasciato, George, a Lys?-

-Perché nel 1830 hanno fucilato nostra madre, perché non l’abbiamo ancora vinta, la Rivoluzione, perché ogni giorno ci distruggono i sorrisi, perché a quelli come noi rimane solo la galera… Perché Alja ha ucciso quel ragazzino e adesso noi la perdoneremo, adesso noi non sapremo come consolarla…
E perché, poi, per quanto l’abbia amato, George non meriterà mai le sue lacrime?-

-Lei non piangerà…-

No.

Un’altra ragazza sarebbe scappata, lei aveva ucciso.

Un’altra ragazza sarebbe crollata, lei era impazzita.

-Ditemi perché lui viveva per la guerra ed io vivevo per lui…-

Céline e Nikolaj la strinsero forte, quella madre forse più fragile di loro, Feri e Jànos le giurarono che George l’amava non solo più della guerra, ma più della sua stessa vita.
Era sempre stata l'unica, l'unica, per lui.

E bastò, poi, bastò?

La ragazzina bionda di Krasnojarsk avrebbe sorriso, il giorno dopo?

Aveva ventidue anni ed era vedova, vedova, non aveva più fiato né sangue, non aveva più lacrime né azzurro negli occhi.

Ma aveva ancora una vita, una vita così bella, così intensa, così vera…

Aveva ancora la Rivoluzione.

Keep thinking 'bout his angel eyes

Continuando a pensare ai suoi occhi d'angelo

(Angeleyes, Abba)


Eppure quella sera vinse il cielo, il cielo strinse tra le sue grinfie di raggi e di nuvole il cuore distrutto di Natal’ja.

Le parole di Najl Sayf, le parole di Lachesi…

-Il Capitano Geórgos Zemekis della stirpe de’ Kléftes, nato Brian George Gibson il 27 Febbraio 1821 a Sparta, è stato impiccato in data 2 Aprile 1847 a Riyadh, per ordine del Governatore d’Egitto-

Troppo amore l’avrebbe uccisa.

 

 

But in the meantime

Before you cross the street

Take my hand

Life is just what happens to you

While your busy making other plans

 

Ma nel tempo che ci rimane

Prima di attraversare la strada

Prendi la mia mano

La vita è proprio quello che ti succede

Mentre fai mille altri progetti

(Beautiful Boy, John Lennon)

 

 

You can take the future even if you fail

Riuscirai ad accettare il futuro anche se fallirai

(I have a dream, Abba)

 

Note

 

Livadeia: Capitale della Beozia (Grecia).
"Ti supplico, Signora: sei una dea o una creatura mortale?": Ulisse a Nausicaa, Odissea, Omero.
Too much love will kill you: Troppo amore ti ucciderà, Brian May (Queen).

You know the future is casting a shadow: Tu sai che il futuro sta gettando un'ombra. Cassandra, Abba.

Rigid and restrained, blue eyes filled with pain: Rigida e riservata, occhi azzurri pieni di dolore. Cassandra, Abba.

 

Allora…

No, non voglio dire niente, su questo capitolo.

Lo lascio a voi, con tutto quello che ho provato scrivendolo.
Il mio regalo di compleanno per Alja e Gee, in un certo senso.

 

A presto! ;)

Marty

 

 

  
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