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Autore: MarchesaVanzetta    27/02/2012    3 recensioni
Ascoltavo Favola mia di Renato Zero, pensavo all'omofobia e alla mia Challenge di Carnevale.
Ho coccolato un po' l'idea prima di metterla giù e non sono ancora soddisfatta. Ma, tant'è, non lo sono mai.
Lascio la parola a Lucia.
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai;
con le gioie, le amarezze ed i problemi suoi.
E mi trucco perché la vita mia,
non mi riconosca e vada via
(Favola mia, Renato Zero)

 

Le scarpe alte sono volate via non appena siamo entrati in casa, scalciate via in un attimo insieme ai tuoi orrendi mocassini cammello. Tacchi a spillo rossi e mocassini marroni, davvero un pessimo abbinamento.
Adesso siamo nella mia camera(può essere definita mia una camera in cui passano più tempo altre persone che non io?), sul letto a due piazze che ho comparato apposta per quelli come te. Quelli che vogliono illudersi, perdendosi dietro le scarpe alte quelle che abbiamo lanciato in salotto, i collant quelli che stai abbassando senza il minimo riguardo, la gonna che fascia i fianchi quella che hai alzato al punto che mi arriva a metà petto, lo stupido reggiseno imbottito quello che hai appena tastato violentemente e i capelli biondi, lunghi e liscissimi che si stanno rovinando a causa della tua rudezza.
Quelli che si accontentano del fuori, quando in realtà vogliono quello che c’è sotto a tutto questo trucco e questi vestiti attillati. Quelli che fingendo di cercare Lucia, desiderano Lucio. E io sono il compromesso ideale, perché tanto sono a metà.
Ma non è vero. Io sono intero e al tempo stessa intera.
Solo, era più facile seguire quello che sentivo di essere che non sopprimerlo completamente. Sono le mie scelte che ti portano –sì, proprio tu, uomo medio, padre di famiglia e marito affettuoso- tra le mie braccia profumate di cipria e sul mio uccello che di femminile non ha nulla.
Sei solo uno dei tanti (alla fine, cambiate solo viso: dentro, siete tutti uguali) che cerca di illudersi, godendo nell’andare con un uomo e trovando subito qualcosa con cui placare l’anima, giustificandosi per il mio aspetto femmineo.
Ma io sono qui. Quello che faccio lo faccio per me, tu sei solo una pedone che serve al mio piano.
Perché, ogni volta che lasci quelle banconote –sgualcite, lisce, lise, pulite, sporche- sul tavolo della mia cucina, tu mi permetti di vivere, di comprare libri e vestiti, di andare al cinema e per negozi.
Forse sono solo pensieri che cercando di distogliermi dallo squallore della mia vita, fatta di scopate insoddisfacenti –tu non fai eccezione: sembri un verginello alle prime armi- e malelingue pronte a colpire ogni istante.
Finalmente, vieni. Ora te ne andrai, lascerai i soldi sul tavolo, ti sistemerai un po’ e tornerai dalla tua famiglia, dimenticandomi. E io resterò qui inerme, finché non troverò la forza di fare il bucato e riordinare la casa.
Sento la porta sbattere. Sparito anche tu.
Addio straniero, Lucia ti aspetta sempre qui.
  
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