Capitolo 8
“Buongiorno,
dormiglione!” Naruto lanciò un cuscino che colpì in pieno volto il povero Sayan
dormiente; quest’ultimo balzò in piedi, con gli occhi ancora chiusi,
sull’attenti.
“Chi è? Freezer? Cell?” Iniziò
a colpire alla cieca e uno dei suoi violenti pugni finì dritto in faccia al
biondo, che si portò le mani al naso sanguinante.
“Ma tu sei tutto suonato!
Ti faccio dormire in casa mia, per giunta molto modesta, come vedi, nel mio
letto, e tu mi ringrazi così?” Si allontanò dolorante e intento a medicarsi,
lasciando Goku da solo.
Il sayan assunse
un’espressione corrucciata, ma al contempo divertita. “Urca, gli ho fatto
male.” E giù a ridacchiare come suo solito.
Il campanello suonò.
“Vado io, non scomodarti
straniero!” Esclamò Naruto, dirigendosi verso la porta.
“Mah, quello è tutto
strano! Io stavo per l'appunto … Oh, Kakashi, giusto?” Sul volto del sayan si
dipinse un largo sorriso, che contagiò, seppur non si vedesse, Kakashi.
“Sì, proprio così, Goku.
Ehi, Naruto, Buongiorno! Be’, come è andata? Bene?” Domandò amichevole
all’allievo, che gli dava le spalle.
Naruto emise un sonoro sospiro e digrignò i denti. “Molto bene, maestro!
Vede, questo le sembra bene? Sì, sto proprio bene! Davvero bene! Bene! Bene!”
Naruto si voltò e mostrò al ninja dalla folta chioma grigio metallico la ferita
al naso.
Kakashi iniziò a ridere,
notando con quanta enfasi l’allievo ripetesse la parola bene. “Sono molto
contento che vada bene, Naruto.” Quest’ultimo sospirò. “Eh … Ma-.” Non fece in
tempo a controbattere che Kakashi parlò ancora.
“Avevo una proposta per
voi. Che ne dite di andare ad allenarci ...”
“Allenarci? Sì! Evviva!
Dove andiamo? Che si fa? Dai su, andiamo!” Il sayan interrupe il ninja non
appena questi ebbe pronunciato la parola più cara alle sue orecchie.
“Wow, siete proprio
uguali. Non ve lo dico.” Chiuse gli occhi e chinò la testa, prese il libro che
aveva in mano e lo tenne chiuso fra l’indice e il pollice, per tenere il segno
della pagina.
Naruto decise di mettersi
in mezzo, troppo stufo di tutte quelle chiacchiere. “Io vado! Volete muovervi?”
Teneva la mano destra appoggiata sulla maniglia e l’altra indicava il maestro e
Goku.
“Urca, ma io sono
curioso. Fammici pensare.” Si mise a braccia conserte, con una mano sul mento e
le sopracciglia, l’una alzata, l’altra abbassata.
“Un monte?” Batté il
pugno sulla mano e schioccò le dita.
“No.” Rispose atono
Kakashi.
“Una collina?”
“No.”
“Una pianura?”
“No.”
“Una distesa rocciosa
allora!” Esclamò sicuro più che mai. Glielo diceva il suo sesto senso, che mai
falliva.
“No.”
“Urca! Ma io ero sicuro.
Uffa.” Si grattò la testa, un po’ triste.
“Ve lo dirò per strada.
Ora andiamo.” Kakashi alzò lo sguardo e
finalmente aprì gli occhi. Naruto era rimasto alla porta e ,sul suo volto, si
era fatto largo un sorrisetto furbo.
Goku sospirò sonoramente.
Questi ninja sono proprio
strani!
Però una foto, appoggiata
sul comodino, attirò la sua attenzione. “E questi chi sono? Vedo Naruto,
Kakashi … Ma questi due non li conosco.” Prese in mano la fotografia e la
guardò, cercandovi una risposta.
“Lasciala subito.” Naruto
si fiondò e strappò dalle mani di Goku quel piccolo pezzo di vita.
“Ma …”
Kakashi gli fece
l’occhiolino e si diresse all’uscita, Goku lo seguì, ancora sbigottito; Naruto
rimase dentro, con la compagnia dei suoi ricordi.
“Ma che gli ha preso?”
Domandò molto curioso di capire quella strana reazione. Aveva solo preso una
semplice foto fra le mani, aveva persino reagito meglio al pugno.
“La ragazza si chiama
Sakura ed è la sua migliore amica. Il ragazzo dai capelli scuri e lo sguardo
serio è Sasuke. E’ un ninja traditore, ma in passato faceva parte del team. E’
stato il primo e vero amico che abbia mai avuto. Cerca di capirlo.” Kakashi chiarì
a grandi linee la situazione. Il Sayan assunse un’espressione seria. Crilin. Amico mio.
“Lo cerca. E’
testardo e non vuole arrendersi. E’ Naruto.” Continuò volgendo lo sguardo
lontano, quasi a rivolgerlo a Sasuke.
Naruto li raggiunse e
Goku notò che sorrideva.
“Non arrenderti, mai.”
Gli sussurrò sorridente e con il pollice alzato. Naruto lo guardò sorpreso, poi
capì e,a sua volta, sorrise. “Mai.”