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Autore: TheComet13    28/02/2012    2 recensioni
Sembrava una missione come tante altre per Maya, assassina professionista al servizio di un'organizzazione segreta. Eppure nei diciassette giorni in cui Maya ha osservato il suo bersaglio, qualcosa è iniziato a cambiare. Come può terminare la missione, quando il suo bersaglio è una donna che è inspiegabilmente riuscita a farle battere il cuore come nessun altro prima? Maya deve capire cosa conta di più per lei: l'amore verso quella donna misteriosa, o la lealtà nei confronti dell'organizzazione?
[ Questa storia si è classificata terza al concorso Love (Never) Fails]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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NOTE DELL'AUTRICE: Fortunatamente per voi (sempre che qualcuno stia leggendo questa storia), non ho molto da dire su questo capitolo. Solo dei chiarimenti su alcune cose che magari qualcuno di voi può non capire. Interstate è una delle reti autostradali qui negli Stati Uniti. MI-6 (o SIS)  è il corrispettivo britannico della CIA americana. Il sito del 411 che Kathryn nomina è come il sito delle pagine bianche/gialle italiano. Un diner (penso che quasi tutti lo sappiano, ma è meglio essere sicuri) è una specie di tavola calda, che fa di tutto, dalla colazione, panini, hamburger, piatti, ecc.
Ho cambiato il rating di questa storia da rosso a arancione perchè ho deciso di non scendere nei dettagli nella scena di sesso (cosa assolutamente nuova per me, quindi chiedo scusa se il tutto sembrerà un po' sbrigativo. Sono abituata a descrivere ogni dettaglio delle scene di sesso, ma sinceramente pensavo che non si addicesse a questa storia).
Tutto qui. Buona lettura e VI PREGO, lasciatemi qualche recensione. Non sono abituata a brancolare nel buio quando posto storie a capitoli, ho bisogno di sapere se chi le legge le trova interessanti, se ci sono parti che non sono chiare o che non sono piaciute ecc. Quindi mi fareste MOLTO felice lasciandomi qualche parola nelle recensioni...senza contare che mi aiutereste a migliorarmi.


Parte 2 – Half way to anywhere
 
I have dreamt of a place for you and I
No one knows who we are there
All I want is to give my life only to you
I’ve dreamt so long, I cannot dream anymore
Let’s run away, I’ll take you there
We’re leaving here tonight
There’s no need to tell anyone, they’d only hold us down
So by tbe mornings light we’ll be half way to anywhere
Where love is more than just your name
 
“Allora” ragionò pratica Maya non appena mise in moto la macchina. “Abbiamo un vantaggio, e cioè che fino a domani mattina non verranno a cercarci. Il problema è che hanno installato alla mia macchina un localizzatore GPS, quindi sapranno dove trovarci. La mia idea è che, non appena si fa mattina, cerchiamo di recuperare un’altra macchina e abbandoniamo questa. Certo, la localizzeranno, ma spero che nel tempo che si rendono conto che non ho fatto rapporto e che li ho traditi, noi saremo già in viaggio. Ho lasciato il mio telefono nell’appartamento, e così anche l’altro localizzatore è sistemato. Per ora possiamo mantenerci sulle strade principali, ma da domani mattina credo sia meglio iniziare a deviare il più possibile dalla rotta più ovvia. Ci metteremo più tempo per raggiungere New York, ma almeno saremo meno prevedibili e più al sicuro.”

“Io credo, invece, che sia meglio prendere l’Interstate. Più le strade sono trafficate, e meno possibilità LORO hanno di identificarci.” replicò Kathryn che intanto stava studiando una cartina.

“Forse hai ragione.” sospirò Maya. “Senza contare che sono LORO che mi hanno addestrata, conoscono il mio modo di ragionare in queste situazione e probabilmente si aspettano di trovarci sulle strade secondarie.”

Era una notte piena di stelle, eccezionalmente fresca per essere estate. Si fermarono solo una volta durante tutta la notte, per darsi il cambio alla guida. Maya era esausta, tutta la stanchezza accumulata da quando aveva iniziato la missione si stava finalmente facendo sentire, e non appena il suo corpo toccò il sedile del passeggero, si addormentò.

Era ormai mattina quando arrivarono nei pressi di Clear Lake, Iowa. Era una cittadina di modeste dimensioni, abbastanza grande per far si che Maya e Kathryn riuscissero a trovare una macchina da comprare senza dare troppo nell’occhio.

Prima di entrare nella città, si fermarono a una stazione di servizio per cambiarsi velocemente d’abito (entrambe indossavano ancora i vestiti eleganti della sera prima e fare il proprio ingresso in un diner, alle otto del mattino, tirate a lucido come se fossero a una serata di gala, non era il modo migliore per passare inosservate).

Mentre Maya era in bagno a cambiarsi, Kathryn iniziò a smanettare con il circuito elettrico della macchina.

“Che stai facendo?” chiese Maya sdubbiata.

“Sto cercando di disattivare il localizzatore GPS. Mentre dormivi, non ho fatto altro che pensare a un modo per riuscirci, e penso di averlo trovato. Dammi solo qualche minuto.” spiegò Kathryn brevemente.

“Vuoi dire che possiamo continuare a usare questa macchina allora?”

“No.” rispose la donna. “Anche senza il localizzatore, LORO conoscono questa macchina e hanno la targa. È più prudente trovarne un’altra. Ma se riesco a disattivare il GPS, non riusciranno a ritrovare questa e non potranno essere sicuri che l’abbiamo abbandonata. Potrebbero pensare che abbiamo semplicemente manomesso il localizzatore e continueranno a cercare questa macchina, che noi porteremo a demolire. In questo modo, non la troveranno mai.”

Maya era colpita dall’ingegno dell’altra donna. Con un velo di tristezza, si rese conto che l’intelligenza di Kathryn aveva giocato solo una minima parte nel farla diventare così pratica…il vero motivo per cui era riuscita a farsi venire in mente un’idea così brillante era il fatto che aveva passato anni a nascondersi e scappare da LORO. Maya sperava con tutta se stessa che in pochi giorni quella fuga potesse finalmente giungere al termine, e Kathryn potesse vivere la vita tranquilla che meritava. Maya era fermamente intenzionata a far diventare questa possibilità una realtà, non importava a quale costo. Avrebbe sacrificato la sua stessa vita per permettere a Kathryn di raggiungere l’Inghilterra.

Le due donne fecero velocemente colazione in un diner, e Kathryn approfittò della connessione internet wireless del posto per ricercare un concessionario di auto usate. Sarebbe stato molto più semplice chiedere informazioni a uno dei camerieri del diner, ma Kathryn non voleva lasciare nessuna traccia della loro intenzione di cambiare macchina.

“Non hai paura che LORO riescano a entrare nella cronologia del tuo computer in qualche modo? I tecnici dell’organizzazione ne sanno una in più del diavolo.” chiese Maya.

“Impossibile.” rispose Kathryn. “Innanzittutto, questo computer ha così tanti firewalls, passwords, e sistemi di sicurezza da fare invidia al Pentagono. E anche se riuscissero a entrare, non troverebbero nulla. Ogni volta cancello ogni traccia di qualunque operazione abbia effettuato da qui. Si ritroverebbero davanti un computer completamente vuoto e nemmeno i loro tecnici potrebbero recuperare quelle informazioni.”

“Wow!” Maya era veramente colpita. “Come fai a sapere tutte queste cose?”

“Ero una dei tecnici dell’organizzazione.” disse Kathryn.

“Che cosa?” urlò Maya sconvolta. Tutto si sarebbe aspettata, ma non questo.

“Una cosa alla volta, cara. Prima troviamo un mezzo di trasporto, poi ci liberiamo del tuo SUV e ti prometto che una volta in viaggio ti racconterò tutto. Non sto cercando di nasconderti niente, Maya, ma ora non è il momento giusto. Dobbiamo continuare a muoverci, a quest’ora LORO si staranno chiedendo perchè non hai ancora fatto rapporto. Non ci metteranno molto a cercare di localizzare il tuo telefono e la tua macchina e, rendendosi conto che il segnale del SUV è sparito, manderanno qualcuno a cercarti.”

Maya annuì, ancora sotto shock per la rivelazione di Kathryn. Mai e poi mai avrebbe pensato che Kathryn avesse lavorato per l’organizzazione in passato. Una parte di lei temeva che, una volta ascoltata la storia di Kathryn, avrebbe potuto riconsiderare la sua decisione di scappare insieme.Non sapeva quali altri segreti Kathryn le stesse nascondendo. E se l’organizzazione avesse avuto delle ragioni valide per volere quella donna morta? Ma no, doveva fidarsi di Kathryn. Non sapeva come, ma era certa che Kathryn non meritasse la fine che l’organizzazione aveva in mente per lei. Maya doveva solo aspettare qualche ora per sapere finalmente la verità.

Trovarono una vecchia station wagon in vendita per un paio di migliaia di dollari, che Kathryn pagò in contanti, guadagnandosi uno sguardo sospettoso da parte del venditore.

“Non mi fido delle banche” spiegò Kathryn, e questo sembrò convincere l’uomo.

Con Kathryn al volante del suo nuovo acquisto e Maya che conduceva il SUV, arrivarono dall’autodemolitore, che non riusciva a capire il motivo per cui quelle due forestiere volessero demolire un SUV praticamente nuovo e in perfette condizioni e tenersi una macchina che dimostrava almeno dieci anni, se non di più. Ma Kathryn sapeva essere convincente, così in breve tempo il SUV di Maya fu demolito e le due donne ripresero il viaggio.

Nonostante tenesse lo sguardo puntato sulla strada di fronte a sè, Kathryn riusciva a percepire gli occhi di Maya che la scrutavano, in attesa che iniziasse a parlare.

“Non c’è bisogno di fissarmi in quel modo, tesoro, ti ho promesso che ti avrei raccontato tutto e io mantengo le mie promesse.” sospirò. “Ma prima ho bisogno che anche tu mi faccia una promessa. Quando avrò finito con la mia storia, sarà il tuo turno di raccontarmi come sei finita all’organizzazione. D’accordo? Niente segreti, se vogliamo che questa cosa tra di noi, qualunque cosa sia, funzioni.”

Maya annuì, e Kathryn iniziò a raccontare. “Come sicuramente avrai capito dal mio accento, sono nata in Inghilterra. I miei genitori erano entrambi agenti della MI-6, sono cresciuta vedendoli partire per le missioni a turno, o a volte anche insieme, e nell’ansia di non vederli tornare. Non ho mai avuto molti amici, perchè la mia vita era fondamentalmente un unico grande segreto e mi sentivo così distaccata da tutti gli altri. Quando avevo sedici anni, i miei genitori sono stati entrambi incaricati di trasferirsi negli Stati Uniti e fare da relazione tra la MI-6 e la CIA. Era una mansione decisamente meno rischiosa di quella che avevano in Inghilterra e quindi accettarono.  Io intanto avevo sviluppato un amore per la tecnologia, quindi iniziai a studiare e nel giro di un paio d’anni fui accettata all’interno della CIA. È lì che ho acquisito tutte le mie capacità tecniche.
Intanto, non si sa come, tra studio, missioni e consulenze tecniche, ero riuscita anche a innamorarmi. Emma era tutto quello che avessi mai desiderato, o che neanche sapevo di desiderare. Sapeva del mio lavoro alla CIA e dei miei genitori e ha sempre mantenuto il segreto. In quel periodo ero felice come non credevo si potesse essere. Ci sposammo…non legalmente, ovvio, non era ancora consentito, ma a noi non interessava. Non dimenticherò mai quel giorno…la cerimonia fu splendida; più guardavo Emma e più mi rendevo conto che non importava quanto le altre persone ci continuavano a ripetere che eravamo ancora troppo giovani per quel tipo di impegno nei confronti l’una dell’altra…io sapevo che avrei voluto passare tutta la mia vita con lei. Ovviamente le cose iniziarono a precipitare…i miei genitori furono uccisi, non durante una missione ma semplicemente tornando a casa da un viaggio, e in quel momento capii che c’era qualcosa che non andava, che qualcuno li aveva voluti morti e probabilmente volevano morta anche me. Sapevo che avrei dovuto allontanarmi da Emma, che se io ero in pericolo, lo era anche lei, forse anche più di me perchè non sapeva difendersi. Ma non ci riuscii…provai tantissime volte ad andarmene, ma ogni volta tornavo. Non potevo stare lontana da lei. Speravo solo che, se proprio qualcosa doveva succedere, sarebbe successa solo a me, senza coinvolgere lei. Purtroppo non fu così. Diedero fuoco alla mia casa, pensando che io fossi all’interno. Ero uscita dalla porta sul retro per andare a far la spesa e probabilmente chiunque stava osservando la casa non se n’era accorto, ma…Emma…Emma era dentro. Mi dissero che non era rimasto praticamente più niente di lei. Impazzii dal dolore e chiesi alla CIA di aiutarmi a vendicare mia moglie e i miei genitori. Non sapevo chi fosse il responsabile della loro morte, ma sapevo che l’avrei trovato e l’avrebbe pagata cara. Ma la CIA non era interessata alla vendetta e mi negò le risorse per ricercare i colpevoli. Fu in quel momento che l’organizzazione mi trovò. Mi dissero che mi avrebbero aiutato a fare giustizia, che mi avrebbero dato ogni risorsa per trovare quei figli di puttana che mi avevano distrutto l’esistenza, che mi avrebbero protetta, e che in cambio avrei solo dovuto prestare i miei servizi alla loro organizzazione. Accettai. Ero così sconvolta dal dolore di aver perso tutto che non mi fermai a pensare alle implicazioni, non mi feci domande…non avevo più niente, quindi non avevo niente da perdere. Quindi iniziai a lavorare come tecnico, e in seguito, iniziarono a mandarmi in missione. Dicevano che era un modo per prepararmi al momento in cui avrei finalmente trovato chi aveva ucciso i miei genitori ed Emma. Quando finalmente riuscii a rintracciare i colpevoli, volevo subito correre a vendicarmi, ma LORO cercarono di convincermi ad aspettare. Io ero sempre più impaziente e  così, non mi chiedere come, riuscirono a trovare il modo per tenermi buona: mi dissero che avevano scoperto che Emma era viva, che in qualche modo era riuscita a scappare dalla casa in fiamme, solo per essere catturata da quelli che erano stati mandati per uccidermi, e che se fossi andata a vendicarmi in quel momento li avrei proabilmente massacrati senza riuscire a sapere dove tenessero nascosta Emma. Mi sono lasciata convincere, forse perchè ai tempi ogni volta che c’era di mezzo Emma, io perdevo la ragione. Ovviamente, non era vero che Emma era ancora viva. Ci ho messo poco a scoprirlo e quando l’ho fatto, ho capito che l’organizzazione aveva usato il mio dolore per i suoi scopi. Così scappai. Nessuno era mai riuscito a scappare dall’organizzazione, ma io non ero come tutti gli altri lì dentro. Metti insieme il mio addestramento CIA, le conoscenze tecniche che non avevo mai condiviso con nessuno di LORO e una buona dose di disperazione e puoi facilmente intuire come fossi diventata inarrestabile. Scappai, rintracciai gli assassini di Emma e dei miei genitori e finalmente ebbi la mia vendetta. E da lì in poi, la mia vita è stata tutta una fuga dall’organizzazione. Mi vogliono morta perchè so troppo. Grazie a dio, dopo anni sono riuscita a riprendere i contatti con la MI-6. I miei genitori sono stati agenti fedeli per anni e quindi ora si sono offerti di proteggermi, una volta arrivata in Inghilterra. Ora sai tutto. Non sono una santa, Maya. Ho ucciso quegli uomini nel modo più doloroso che potessi inventarmi…ma dal mio punto di vista se lo sono meritati. E per quanto riguarda l’organizzazione…ho pensato più volte di utilizzare i loro segreti per distruggerli, ma se devo essere sincera, non mi interessa più la vendetta. Voglio solo una vita tranquilla, senza dover scappare, senza dovermi guardare alle spalle ogni passo che compio. Non sogno altro che il mio cottage in Cornovaglia e la persona con cui condividerlo…e spero che tu voglia essere quella persona, Maya. Ci conosciamo da così poco, eppure sento nei tuoi confronti un legame che non avevo mai sentito con nessun altro, nemmeno Emma.”

Maya rimase in silenzio, a processare le parole di Kathryn. Dopo aver ascoltato la sua storia, sentì dentro di sè sentimenti contrastanti. Riusciva a capire lo scopo dell’organizzazione…punire e eliminare le persone che erano un pericolo per altri…quegli uomini che avevano portato via a Kathryn la sua famiglia avevano meritato di morire…ma dall’altra parte, Maya sentì dentro di sè un odio crescere. Odio verso l’organizzazione, che aveva ingannato Kathryn per poterla usare e che ora le stave dando la caccia solo per paura che rivelasse al mondo i suoi segreti, quando Kathryn non aveva la minima intenzione di farlo. Maya non aveva mai avuto molta fede nell’organizzazione, ma almeno le aveva dato la sua lealtà. Ora, era certa che non meritassero neanche quella. Di una cosa era assolutamente sicura: avrebbe aiutato Kathryn ad ottenere quella vita che sognava…e l’avrebbe condivisa con lei.

“Stai cambiando idea, vero?” chiese Kathryn preoccupata dal silenzio che era calato tra di loro. “Dopo aver scoperto che cosa ho fatto a quegli uomini, stai considerando l’idea di non aiutarmi…forse pensi che io sia un mostro, ma Maya, mi avevano portato via tutto quello che avevo, e sapevo che non avrei mai avuto giustizia seguendo altre vie. Era l’unica cosa che potevo fare ai tempi…”

“Non penso che tu sia un mostro” la interruppe Maya. “Lo so che secondo i canoni comuni non bisognerebbe ripagare la violenza con la violenza, ma il mondo non è mai così del tutto bianco o nero. Mi hai chiesto di raccontarti come sono finita a lavorare per l’organizzazione…ho ucciso un uomo. Un uomo che mi aveva violentata. Come è successo a te, anche a me è stato portato via qualcosa…non la mia famiglia, ma una parte di me. E io mi sono vendicata. L’organizzazione mi ha prelevata prima che la polizia mi trovasse e mi ha portata alla base. Mi ha dato una scelta: la prigione o lavorare per loro e io ho scelto di lavorare per loro. E fino a diciotto giorni fa, non mi ero mai fermata a pensare se quello che stavo facendo era sbagliato. Poi ti ho vista, ti ho seguita, ho osservato la tua vita e ho capito che non meritavi quello che stava per succederti. In quel momento ho iniziato a dubitare di LORO. Sapevo che non eri un bersaglio come gli altri. Sapevo che non eri pericolosa. Kathryn, quel legame che senti nei miei confronti…lo sento anche io, e ti prometto che ti farò arrivare in Inghilterra sana e salva…e ti resterò accanto per quanto tempo vorrai.”

“E se ti volessi per sempre?” chiese Kathryn.

“Allora rimarrò per sempre!” rispose Maya sorridendo e stringendo la mano della donna.

Ora che si erano chiarite e avevano confessato tutta la verità, il viaggio proseguì con un’atmosfera più leggera. Chiacchierarono del più e del meno e iniziarono a condividere tutti i dettagli del loro passato che si erano tenute nascoste la sera prima a cena. Kathryn raccontò della sua infanzia in Inghilterra e degli anni nella CIA, Maya ricambiò condividendo la sua esperienza del college (molto meno eccitante di quella di Kathryn, ma la donna sembrava estremamente interessata alla descrizione di tutte le feste, le partite di football, le lezioni) e raccontandole della sua famiglia e della sua infanzia.

Quando si fermarono a pranzare, Kathryn comunicò a Maya che avrebbero dovuto fare una deviazione e fermarsi a Detroit. Le spiegò che aveva un contatto che avrebbe potuto procurare loro dei documenti falsi per il viaggio (non che Kathryn ne avesse bisogno, aveva più identità di quante riuscisse a ricordarne, ma l’unico documento in possesso di Maya era quello che l’organizzazione le aveva procurato e non era prudente utilizzarlo).

“Come mai fino a Detroit?” chiese Maya. “Non potevi trovare qualcuno a New York?”

“Questo tipo di contatti non si trovano sul sito del 411, Maya!” rise Kathryn. “Non è stato facile trovare qualcuno disposto a collaborare. Inoltre, se andassimo dirette a New York arriveremmo lì in largo anticipo rispetto alla partenza della nave, ed è più prudente se non rimaniamo nella stessa città troppo a lungo.”

Prima di rimettersi in macchina, Kathryn si fermò in un supermercato a comprare provviste, così che non si sarebbero dovute fermare per cena, un paio di coperte e cuscini, tre o quattro giornali e del nastro adesivo.

“A che ci servono?” chiese Maya.

“Dormiremo in macchina stanotte. Non hai ancora il documento falso e non voglio rischiare. I giornali e il nastro adesivo servono per coprire i vetri.”

Era tardi quando arrivarono nei pressi di Detroit. Kathryn pensò che fosse meglio trovare un posto per fermarsi a dormire prima di entrare in città. Trovarono un parcheggio per camionisti, dove si erano fermate già un paio di macchine e dei camion e decisero che avrebbero dato meno nell’occhio se ci fossero state altre macchine, quindi si fermarono lì.

Ricoprirono i vetri con le pagine di giornale e Kathryn tirò giù i sedili posteriori in modo che diventassero un tutt’uno con il lungo bagagliaio, poi stese le coperte e i cuscini.

Si sdraiarono sotto le coperte, vicine ma senza toccarsi, il silenzio era calato tra di loro. Nessuna delle due riusciva a prendere sonno e rimasero nell’oscurità della macchina con gli occhi spalancati, entrambe immerse nei loro pensieri.

“Oh per la miseria!” disse improvvisamente Kathryn a un certo punto, prendendo la mano di Maya. “Vieni qui!”

Maya ridacchiò e si rannicchiò tra le braccia di Kathryn, che la baciò teneramente.

“Eri seria quando hai detto che mi terresti con te per sempre?” chiese Maya sussurrando quando le loro labbra si staccarono.

“Non sono mai stata più seria in vita mia.” rispose Kathryn baciandola ancora, e questa volta il bacio era più passionale, più profondo.

La mano di Kathryn stava per andarsi a infilare sotto la maglia di Maya, quando si fermò improvvisamente, ricordandosi del racconto di Maya e dello stupro.

“Perchè ti sei fermata?” chiese Maya con la voce rotta. “Non…non vuoi?”

Kathryn si tirò su sulle braccia e cercò gli occhi della sua compagna nell’oscurità. “Maya, non c’è niente che io voglia di più che fare l’amore con te stanotte. Ma non voglio metterti pressione. Dopo quello che hai passato, è normale se tu non ti senta di farlo…”

Maya attirò Kathryn nuovamente a sè e la baciò. “Kathryn, non devi preoccuparti. È passato molto tempo da quello che è successo…e mi fido di te. Mi fido completamente. Voglio darti tutto quello che ho. Mi dispiace solo se ti sembrerò impacciata e inesperta…sono più di quattro anni che non…”

“Oh per quello non devi preoccuparti!” rise Kathryn. “L’ultima persona con cui ho fatto l’amore è stata Emma. La vita della fuggitiva non lascia molto spazio per il sesso o il romanticismo. Sono passati nove anni dall’ultima volta…è come se fossi tornata vergine!”

A sentire nominare Emma, Maya si sentì assalire dai dubbi. “Kathryn, sei sicura di volerlo? Perchè è vero che voglio darti tutto, ma…non vorrei che tu stessi ancora pensando a Emma…non mentre fai l’amore con me.”

Kathryn le accarezzò la guancia. “Ho amato Emma, e una parte di me la amerà sempre. Mi è stata strappata via in modo brutale e ho passato anni a disperarmi per quella perdita. Ma lei fa parte del mio passato. Non possiamo smettere di vivere la nostra vita perchè abbiamo perso qualcuno a noi caro. Il mio presente, e il mio futuro, sei tu Maya, e non potrei mai pensare a lei mentre sono con te. Sono qui con te perchè voglio esserci. Voglio te, Maya, e nessun altro.”

Quelle parole furono sufficienti per rassicurare Maya.

Continuando a baciarsi, si tolsero lentamente i vestiti e iniziarono a esplorare l’una il corpo dell’altra. In quell’istante, non c’era più niente che contasse, se non loro due e i loro corpi che si muovevano all’unisono. La fuga, l’organizzazione, il loro passato, la paura di essere prese prima di arrivare alla nave…era tutto scomparso.

“Sai” disse Maya quando finalmente ripresero fiato e si rivestirono. “Ho sempre pensato che quella dell’amore a prima vista fosse una cazzata…ma sin dalla prima volta che ho posato lo sguardo su di te, ho sentito qualcosa crescere dentro di me. Quando mi hai baciata l’altra sera…è stato come se finalmente tutti i pezzi di me fossero andati al loro posto…e allora ho capito, ho capito che innamorarsi a prima vista può succedere una volta nella vita, quando incontri la tua anima gemella, l’altra metà di te. Forse per te sarà troppo presto, e magari non ricambi questo mio sentimento…non mi aspetto che tu me lo dica, ma io non posso tenermelo dentro. Ti amo, Kathryn.”

Kathryn la strinse forte a sè. “Ti amo anche io, Maya.”
  
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