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Autore: SweetRose    28/02/2012    0 recensioni
Un mondo artificiale, anno 4012. Rora combatte, ma per cosa?
« … Se hai sempre pensato che gli altri popoli vivessero bene come voi ti sbagli di grosso. A noi nessuno c' ha raccontato favole per farci addormentare, nessuno ci ha mai curato, se per caso stavamo male, a noi fino dai 3 anni c' hanno insegnato a combattere. Non a giocare con le bambole tesoro. »
« Anch' io ho imparato a combattere fin' da piccola. » Rora si fece sentire.
« Quindi vuoi negare che tua madre ti rimboccava le coperte quando andavi a dormire?»
« No, non ho detto questo ma..»
« Allora TACI! Sei tu che hai voluto questo. »
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rora corre veloce, vuole correre più veloci di tutti, le gambe si muovono automaticamente, come il respiro va a anche da se, la vista è normale, ma guarda il basso. Vuole superare se stessa, lo vuole fare troppo. Il sudore c’è, e anche tanto, di lì a uno o due km vi è la piccola cittadina di Kert, dove vi abita la ragazza, ma non vuole tornare a casa, vuole correre, e non fare altro. Chiude gli occhi, aumenta di 5k la velocità, mancherebbero solamente 2k per superare il proprio limite, ma niente, qualche cosa glielo impedisce. Diminuisce, ancora, e ancora, fin’ che non si ferma. Le manca il fiato. Poggia le mani sulle ginocchia facendoci peso con il proprio corpo. Muove la testa come per dire no, mentre respira piuttosto affannosamente. Dopo alcuni minuti si rimette in una posizione retta. A pensare. Il bracciale Choker che ha addosso sprigiona una leggera luce bluastra, che sta succedendo? La sedicenne la guarda in modo strano, incuriosita da quel fatto. Quindi posa l’ indice nell’ apposito scanner delle impronte digitali, e apre il Choker. Non ci sono nuove chiamate, per quello la luce sarebbe stata verde, nemmeno avvisi importanti di qui sarebbe stata una luce rossastra, e nemmeno richiami, che sarebbe stata rosso intenso. La cosa è inspiegabile. Mentre il Choker si apre facendo apparire uno schermo semi invisibile da esso, la ragazza si guarda intorno. Kert è di lì a mezzo chilometro a corsa piano, come avrebbe corso Rora in tre minuti sarebbe arrivata, soprattutto se avrebbe usato metà dei suoi poteri, ma si era ripromessa di non tornare a casa prima di cena. La ragazza in qualche modo forse troppo ribelle, s’ avvicina ad un albero, e ci sale, facendo leva sulle braccia, e spingendosi con le gambe. La grande cupola blu sopra la sua testa ora è gialla, e sprigiona un’ energia tale come il sole. Sa che di li non si può uscire, da quell’ impresa di sette villaggi, da dove nemmeno si sa che arrivi l’ aria per respirare. Cerca nei dati del Choker, forse superiori a quelli di uno computer, ma niente, niente rilevamenti di qualche cosa di pericoloso, nulla. Sospira. La voglia di allenarsi, e correre è sparita, le mancano le forze. Inizia a vedere doppio, sicuramente centra qualche cosa col Choker blu. Passa una mano sugli occhi, ancora una volta, ma niente. La vista è ormai appannata, le manca il respiro. Buio. E’ tutto nero.


« Hauu… » la voce flebile di Rora si fa sentire. E’ distesa, a terra, non è in una casa, infatti si vede la cupola rossiccia, che starebbe a significare il tramonto, e si sente un silenzio da far paralizzare. Non sa che fare… alzarsi? Stare li distesa? Si staziona in ginocchio, dopo un po’, ad osservare il tutto, si ricorda solamente di una strana sensazione, forse svenimento, molto probabilmente. Cerca di alzarsi, ma è troppo debole, allora ricordandosi del Choker blu lo osserva, è normale, stazionato sul grigio scalato come al solito. Ma in realtà quanto tempo è passato? Quanto tempo è passato, e perché nessuno è andato a cercarla? Si sente abbandonata la sedicenne, ma non tanto per il trovarsi li, da sola al calare della notte, ma si sente così per il fatto che nessun’ suo amico, ne compagno di stanza sia andato a cercarla. Sfiora con una mano i capelli viola, per poi portarla allo stomaco, o alla pancia, un punto un po’ impreciso che sta a significare fame, o dolori causati allo svenimento. La vista non è ancora perfetta, ma si riescono a capire più o meno le sagome degli alberi, e di Kert in lontanan- za.
Cammina piano, molto piano, voglia di correre uguale a zero, e voglia di fare qualche cosa uguale meno uno. Prosegue per le sue. La notte arriva pian piano, e Kert sembra non giungere mai. Sembra che tutto si sia fermato, che lei si è fermata, e che il tempo scorra molto più veloce degli altri giorni. Ormai nulla è più rossiccio, tutto è blu, blu scuro, penetrante. Rora è immobile, c’è un qualche cosa che la paralizza dentro di se, che le dice “ Rora, no, Rora, stai ferma dove sei” . Muove solamente gli occhi, sembra che li sotto quell’ immensa cupola blu notte si senta solamente il proprio respiro. Si decide a fare qualche passo. Uno, due, tre, e… « Hau! » si ritrova nuovamente a terra, ma non per via di qualche svenimento o che, ma per un qualche cosa sotto i propri piedi, che in qualche modo l’ ha trattenuta per, in seguito, farla cadere. Caduta di pancia, rotola su se stessa, mobilitandosi a sedersi, e aiutandosi con i talloni ed i gomiti, allontanarsi dalla strada tipo a “ gambero” , ad osservare quel qualche cosa che l’ a fatta cadere. Non si vede niente, solo terra, terra, la solita, normalissima terra di Kert. Rora scuote la testa, e pian piano si alza in piedi, i propri sensi sono allerta, sente qualche cosa muoversi fra qualche albero dietro di lei, si volta, poi a sinistra, di nuovo si gira, a destra, a sinistra, dietro: « hahaha.. » una voce alle sue spalle. Non si gira, e nuovamente immobilizzata, da una risata non saprebbe riconoscere nessuno. « Ma ciao, come mai di notte, qui, ti trovi tu, una piccola, dolce, ragazzina indifesa? » La voce non era per niente da adulto, anzi uno o due anni più di lei al massimo. E’ immobile, colui che a appena parlato, maschio, si sta avvicinando a passi lenti a Rora. Non trema, ma non è nemmeno molto tranquilla! Guarda dritto l’ orizzonte, finché sente qualche cosa poggiarsi sulla propria spalla, non è nulla di freddo, ma una semplice mano umana. « Ma bella! Me lo dici adesso che ci fai qua? » Rora sta zitta, in quel momento decide di seguire il suo istinto, che le dice di tacere, e non rivelare una parola a quel ragazzo, che non a mai ne visto ne sentito. Porta gli occhi sulla mano destra poggiata sulla spalla sua destra, è una mano ben curata, proprio come quella di Rora, solamente un po’ più grossa, insomma, una vera mano da maschio!
« Eddaiii su perché non mi rispondi? » Bocca ancora serrata, e fra se e se si propone: « Beh io dire punto primo perché non ti conosco, punto secondo, fatti vedere almeno , così so come sei, e punto terzo, beh punto terzo non c’è quasi mani! ».
Rora sospira.
« Okay, rispondimi solo a questa domanda: tu abiti a Kert? »
E al diavolo il suo istinto, a voglia di parlare, e chi la può fermare? Scosta la mano del ragazzo, e si volta, verso di lui, per capire almeno come fosse di viso. Mentre lo fa risponde: « Sì, abito a Kert, ai qualche problema? » poi dopo avergli dato un’ occhiatina fugace, lo osserva più maliziosamente: occhi azzurri, capelli biondi piuttosto corti, alto, più alto di lei, magro. Tutto perfetto insomma! Poi porta lo sguardo al polso sinistro: non c’è il Choker; strano.
« Quindi tu sei una di loro… » Rora fa un passo verso quello sconosciuto, ma lui a sua volta indietreggia.
« No, non ti avvicinare! »
« Eh? E perché non dovrei? Insomma che, che ti o fatto? E poi io sarei uno di chi? »
« Loro, una di loro!» Indicando la città non molto lontana da dove si trovano.
« Sì, si sono una di loro, e allora? Cioè che ti hanno fatto loro di così male? »> Rora lo guarda con occhi sgranati, e torna ad osservare il polso del ragazzo, senza Choker.
Lui lancia un’ occhiata ancora più sconvolta a lei, e poi lancia una risatina tanto sadica, quanto isterica.
« Tu mi stai solamente raccontando storie, che non sai niente è impossibile! » La voce non è più tutta tranquilla come prima, è cambiata radicalmente! E’ come sadica, come la risatina di prima. Chiude a pugno la mano sinistra, facendola “illuminare“, diventa blu, di una luce piuttosto intensa. « Dimmelo, dimmi perché avete fatto tutto questo? >> grida il ragazzo, sempre più sul piede di guerra.
« tutto, tutto cosa? Io, giuro, te lo giuro, non so di cosa stai parlando! » Un’altra risata si leva dalla parte opposta a Rora, e poi un’ avvicinarsi furente dello stesso, che a riso.
La sedicenne muove passi molto veloci verso la sua schiena, ma un maschio, è molto più veloce di una ragazza, pure di lei. Sente la mano destra strattonarla per il bavero della maglia, e poi sente spingersi ancora più indietro. Fino ad andare a sbattere contro un albero. Ecco, Rora deve per forza reagire, perché quella mano destra di colore blu, sembra davvero pericolosa. Mano destra e sinistra vanno ad afferrare quella destra, facendo leva su quella mentre tenta di sfuggire a quella “morsa”. Sì getta a destra, alzandosi subito in piedi, e premendo un tasto de Choker.« Almeno combattiamo ad armi pari se è un duello che vuoi! »
« Aaa,sì, ma qui il Choker non funzione, almeno con me, nulla funzionnerà finché ci sarò io! » Mentre fa sparire quella sotto specie di aura blu dalla mano.
« He? Perché? »
« E pure me lo domandi? Ma siete tutti degli stupidi li a Kert? »
« Tu, tu no provare a ripeterlo capito ?! » Comincia ad essere nervosa, e molto, molto infastidita.
« Ho sì, lo ripeto, e mooolto volentieri: ma siete tutti degli stupidi li a Kert? Com’ è possibile che non sai del patto solenne? »
« D- del cosa? »
« Patto solenne! Quella cosa che… bah, ma tanto a che serve che te lo spiego, mi sono ri lascato ingannare da te, che fingi, e dici di non sapere niente! » Scuote la testa, poi prende una spada, che fin da prima aveva con se, e la getta ai piedi di Rora: «Thò! Così duelliamo ad armi pari, nessuno ci può fermare, nessuno ci può vedere! Quindi… » “Quindi cosa?” sarebbe venuto da dire a Rora, ma si trattiene, e s’ abbassa a raccogliere la spada. Ed ecco che il duello comincia. Senza dire una parola il biondino scatta in avanti, alza la spada pronto per colpire Rora, ma lei lo fa a sua volta, riparandosi così da essa con la spada datagli. Poi si abbassa, e tenta con la gamba destra di far’ cadere. Ma niente, salta il diciot’ enne, e poi s’ avventa nuovamente sulla ragazza, che rotola una volta trovatasi a terra, poi prova ad alzarsi, ma niente qualche cosa la blocca a terra, è sempre lui, che in ginocchio a terra la tiene con entrambe le mani, costringendola dalla forza di una a lascare la spada. A questo punto con il piede la spinge più lontano possibile, poi si alza, e punta la sua spada al collo della ragazza a terra: « Pensavi veramente di battermi? » Domanda in fine.
« Io, io non pensavo a niente! » Ed in verità non ci pensa ancora a niente, infatti con una spada puntata alla gola è molto difficile tentare di credere qualche cosa.
« A bene allora! »
« Sì, bene! »
Un secondo dopo si pente di aver’ detto qualche cosa. « Qualcuno ti a chiesto niente? » Urla quasi, spingendo un po’ la spada verso terra. Rora ansima, tenta di non farlo sentire, e poi a paura, a paura di quello che potrebbe fare, a paura di dire, o fare qualche cosa di sbagliato. Socchiude gli occhi, per poi riaprirli. « Paura eh? »
Rora sta zitta, lanciando occhiate tipo “ti prego non lo fare” al biondino. Un’altra risatina maschile. « Beh, si vede lontano un miglio… sai anche io la avrei al tuo posto! Insomma io faccio quello che voglio, e tu.. tu non puoi fare niente! Sei impotente, come noi, come noi in tutti questi anni, ma qui non gira tutto attorno a voi! Come ti o già detto forse, è tutta colpa vostra se tutto questo è successo! » Parla di fretta, troppo di fretta. Rora a nuovamente uno sguardo sbarrato. « Noi, Voi… di cosa stai parlando? Io, io non capisco! Che cos’è successo in tutti questi anni? »
Uno sguardo imbevuto di una malizia tale a quella di un' uomo che vorrebbe uccidere colora il viso del ragazzo, mentre scoppia in una risata sempre più fragorosa, e allo stesso punto, sempre più finta. « Bene, vuoi fare la finta tonta? Allora lascia che te lo spieghi meglio.. » Citando questa frase il ragazzo con la punta della spada taglia un piccolo lembo di maglia della ragazza a terra, facendo così un taglio anche alla spalla della ragazza, in seguito s' abbassa, tenendola sempre sotto mira con la spada, e le lega le mani. Tutto questo in qualche istante. « E ora che stai facendo? Dove diavolo mi stai portando? » Il ragazzo sospira: « Sai, non penso che tu sia nelle condizioni di poter' parlare.. Credo vivamente che ti convenga star' zitta .. »
« .. Ma.. » Rora sa il rischio che sta correndo nel tentare di affermare qualcosa, ma deve rischiare, tanto lo sa che quel misterioso ragazzo la starà portando nel suo “ villaggio “ , o in qualche altro luogo a morire, e preferiva morire facendosi sentire, che reprimendo se stessa; allo stesso momento, però, stava pregando, pregava tutti i santi del cielo che sarebbe vissuta. E se il suo maestro sarebbe venuto a salvarla, si sarebbe allenata più di chiunque altro, diventando la più forte. Fra la confusione in mente ed il ragazzo che la strattonava trascinando la corda, puntandole sempre una spada addosso, per la paura di una fuga, lei lo seguiva.
« Ma? Ma che cosa? Senti. Ho già abbastanza problemi per conto mio, NON VOGLIO METTERMI A PARLARE CON UNA LURIDA COME VOI. »
Rora tacque immediatamente, la paura era troppa, anche conoscendo la propria sorte. Si stavano addentrando sempre di più nella foresta, e nel mentre la grande cupola rossa che avvolgeva i quattro paesi era divenuta blù notte, con una miriade di stelle incastonate.. stelle, già, puntini luminosi, e quella specie di luna bianca che creava una semi luminescenza. La piccola vorrebbe stringere forte la mano contro la spalla sanguinante, ma non poteva, visto e considerato che aveva le mani legate. Camminarono e camminarono, per molto tempo, tempo che a Rora sembravano ore, anzi, sembravano anni, e non s' azzardava ad aprire bocca. La notte era così lunga.. e non pensava a niente. « Keinà lo aveva predetto, lo aveva predetto, ed io non le avevo dato ascolto, quanto sono stato stupido. Quanto? Dimmelo tu Keinà, aiutami, dammi un segno ti prego.. dammi un segno su che cosa fare. Non farmi continuare così, non farmi continuare a camminare a vuoto per tutta la notte, che cosa devo fare? .. » Il ragazzo mormorava, e Rora non poteva far' a meno di ascoltare, quindi, parlare:
« Chi è Keinà? Perché mi stai facendo camminare? Così? A vuoto? Sono stufa, sappilo, e se mi vuoi uccidere? Bene, fallo, ma almeno dimmi chi diavolo sei! » Sì, s' era letteralmente stufata. Camminare ore e ore senza la minima idea sul da farsi, ed un ragazzo apparentemente fuori di testa a trascinarla. Alle parole il ragazzo, notevolmente stufato ed agitato si ferma, spingendo Rora contro un' albero, e stringendola forte con la mano destra alla gola. Essa deglutì. « Allora signorina “Non So Niente” Te la spiego io per una buona volta la lezione: Il giorno è vostro, e la notte è nostra. Se mai nessuno te l' ha insegnato.. allora siamo freschi. Sai, le favole della ninna nanna che vi raccontano i vostri genitori per farvi addormentare? Quelle favole che citano dell' principe azzurro, e dell' uomo nero che vive nella foresta? Ecco. A qualcosa servono... » Mentre parlava, un segno evidente di rancore nella voce si faceva sentire, che misteri e segreti celavano dentro quel ragazzo? « … Se hai sempre pensato che gli altri popoli vivessero bene come voi ti sbagli di grosso. A noi nessuno c' ha raccontato favole per farci addormentare, nessuno ci ha mai curato, se per caso stavamo male, a noi fino dai 3 anni c' hanno insegnato a combattere. Non a giocare con le bambole tesoro. »
« Anch' io ho imparato a combattere fin' da piccola. » Rora si fece sentire.
« Quindi vuoi negare che tua madre ti rimboccava le coperte quando andavi a dormire?»
« No, non ho detto questo ma.. »
« Allora TACI! Sei tu che hai voluto questo. »
« Lasciami parlare cristo.. Perché mi tieni qui, e non mi lasci andare? » Un' altra risata da parte del ragazzo: « Perché è così, già è tanto che ancora non t' ho uccisa.. Ma.. ma che diavolo v' insegnano a voi? Avete le scuole, ma non ricevete istruzioni sulla vita, solamente su quelle stupidaggini che vi siete creati in città. »
Rora ha una faccia sempre più sconvolta, non capiva veramente nulla, e li il ragazzo non era l' unico ad essersi stufato.
« Ora basta, o mi lasci andare o mi libero da sola. »
« Hahaha, perché tu credi che se ti lasciassi qui da sola tu saresti in grado di tornare in dietro? Bene accomodati, sono abbastanza stufo per i miei gusti. »
Con un colpo di spada slaccia le corde di Rora che cercando di indietreggiare non conclude nulla, essendo già contro un albero. « Vai, ora torna in dietro. Addio, non perdo tempo con la gente stupida come te, avrei fatto davvero prima ad ucciderti, ma il mio istinto mi dice di lasciarti andare.. » No, in realtà sapeva che non era il suo istinto a lasciarla andare, ma era quella vecchia profezia dettatagli dalla saggia Keinà, mentre a passo lento entrava nella penombra. « No, aspetta ti prego » una frase velocissima, un passo in avanti ed una mano allungata verso quel misterioso ragazzo «.. Hai ragione, io.. io non posso fare niente qui, da sola.. »
« Potevi pensarci prima, Addio »
  
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