Parte IIII
(Parte
IIII) “Il drago risorge.”
G |
aruda
e Minos, portarono Radamantis
da Pandora che intanto, si stava preparando per richiamare il potere, di Hades e dare così vita nuova,al corpo di Radamantis che giaceva a terra.
Radamantis intanto, assisteva, e ancora non era
convinto che quegli esseri lo potessero far ritornare in vita, e poi per cosa?
A cosa gli serviva uno come lui?.
Radamatis: “Scusate, ma siete sicuri
che ritornerò in vita?”.
Garuda annuì col capo.
Garuda: “Certo abbi fiducia, vedrai che
tornerai a nuova vita molto presto.”.
Radamantis era titubante.
Radamantis : “ e dimmi
una volta che sarò tornato in vita , cosa volete in cambio?Io ormai non
ho più niente da offrirvi.”.
Garuda: “Non abbiamo bisogno che tu ci dia qualcosa, lo stiamo facendo per te naturalmente, il
nostro signore presto ritornerà a nuova vita, e presto anche il mondo
dei vivi si unirà al nostro.”
Radamantis non ci capiva molto, per lui
quei discorsi erano strani, ma eppure perché qualcosa in lui gli diceva che poteva fidarsi? Proprio lui che si è
sempre fidato, unicamente di se stesso, ora si fidava di esseri
sconosciuti, che avevano poteri strani e oscuri, perché?.
Mille
domande affollarono la sua mente, poi vide in un angolo una strana
armatura a forma di drago, che
sembrava pulsare e chiamarlo a se, il ragazzo avvertì di nuovo la
sensazione e l’istinto della bestia che aveva sognato, ma che significava
ciò? Di nuovo l’energia iniziò ad impadronirsi di lui, quell’energia intensa e selvaggia.
Minos: “Quella quando sarai di nuovo
vivo sarà tua.”.
Radamantis, si voltò verso lo specter, con aria interrogativa e assorta,mentre
quello continuava.
Minos: “E’ per lei che ti
abbiamo portato qui.”.
Il
ragazzo forse iniziava a capire, anche se non del tutto, ecco perché
quel sogno, ma allora era un presagio della sua morte o della sua rinascita?.
Garuda: “Non ti crucciare presto avrai
risposta a tutte le tue domande, giovane Radamantis.”.
Il
ragazzo rimase a guardare Pandora la donna venutagli in
sogno, con quella musica opprimente, a cuoi non sapeva resistere.
Pandora:
“Ecco ho finito.”.
La
ragazza si rimise a sedere vicino alla sua arpa poi
iniziò a suonarla.
Pandora:
“Ascoltami bene, ora ho bisogno di te, chiudi gli occhi e cerca di
concentrarti, la tua energia spirituale deve essere in simbiosi con la mia
musica, solo così l’incantesimo della resurrezione di Hades potrà avere effetto.”.
La
ragazza era rivolta a Radamantis, che mostrava ancora
qualche titubanza, e indecisione, allora la ragazza cercò di farlo calmare.
Pandora:
“Rilassati, e lascia che il canto di Hades ti
faccia ritrovare la via per la tua seconda rinascita.”.
Radamantis sebbene con il dubbio nel cuore,
fece come gli aveva detto la ragazza, e iniziò a concentrarsi in modo
che la sua energia
fosse in sintonia con la musica, poi subito dopo alcuni minuti di
concentrazione, Radamantis
iniziò brillare di nuovo , di quell’energia
fatua viola , questa volta però era accompagnata dalla musica, si
sentiva leggero, poi la sua immagine iniziò gradualmente a scomparire, e
a trasformarsi in un fuoco fatuo, l’essenza della sua anima, poi sempre
accompagnato dalla musica della bella Pandora, il fuoco, si posò sul
corpo unendosi a lui, mentre i buchi dei colpi di pistola iniziarono a
rimarginarsi, lasciando però dei profondi solchi cicatrizzati.
Il
ragazzo riaprì
così gli occhi, e tutto ad un tratto gli sembrò di
essere nuovamente rinato, mentre il cuore iniziava nuovamente a ribattergli e i
polmoni a respirare ancora ossigeno, mentre la coscienza riprendeva le sue
funzioni, vitali e prendeva atto di ciò che stava accadendo.
I
suoi sensi ritornarono, poteva sentire,vedere, toccare,
assaporare e annusare per poi infine muoversi, incominciò a muovere le
dita, pian piano poi gli arti inferiori, ed infine si alzò sedendosi,
dalla posizione a supino in cui lo avevano messo , i due giganti quando lo
avevano portato.
Garuda e Minos , rimasero in silenzio, guardandolo con aria interrogativa,
il ragazzo fece lo stesso anche lui, guardandosi attorno, come se tutto fosse
rinato a sua volta, come se avesse fatto un sogno lunghissimo, da cui si era
destato.
Pandora
smise di suonare.
Pandora : “ Allora, come ti senti?”.
Radamantis si rialzò in piedi,
ancora in silenzio, poi si diede un occhiata
scrupolosa, si toccò le cicatrici
dei colpi, ed erano proprio sparite, non sentiva neanche male.
Sorrise
di scherno, poi rispose, stringendo il pugno destro, come per
dimostrare la sua felicità, un miracolo era accaduto.
Radamantis: “Mai stato
meglio.”.
Pandora
sorrise a sua volta.
Pandora:
“ Non avevo alcun dubbio.”.
Si
alzò e si prestò ad andarsene, però prima di andare aggiunse qualcosa, voltandosi verso Garuda.
Pandora:
“Te lo affido.”.
Garuda, annuì, col capo, d’ora
in avanti si sarebbe preso lui cura di Radamantis e
lo avrebbe fatto diventare un ottimo gigante, gli avrebbe insegnato a
padroneggiare i suoi poteri, a dominare il drago che era in lui ed a usare la sua furia, quando ne aveva più bisogno.
Minos si apprestò ad andarsene
anch’egli, ormai non aveva altro da fare, era inutile stare lì, la
sua missione ormai l’aveva compiuta.
Passò
un giorno, Radamantis, fu messo al
corrente di quello che doveva fare, ma non aveva incominciato ancora
nessun esercizio, poiché il suo istruttore, prima di imparargli le varie
tecniche da cavaliere, voleva mostrargli , i vari luoghi dell’Ade quindi nella mattinata avrebbero fatto un giro per i
vari gironi.
Garuda fece una breve panoramica, del tutto.
Garuda: “Ecco qua questo il girone numero 2, qui vengono mandate tutte le anime che hanno
commesso il peccato della lussuria e dell’avarizia.”
Radamantis, guardò inorridito tutte
le anime, sbattute di qua e di là dal vento, in un ampio cratere senza
fine, poi voltò lo sguardo da una parte e vide un enorme cane a tre
teste, che mangiava anime.
Ancora
più inorridito da quella scena Radamantis,
chiese che cosa fosse quella cosa.
Radamantis:
“ Che diavolo è quello?”.
Ad
un tratto gli rispose una voce calma, accompagnata da una nenia, lenta e
triste, un suono d’arpa, simile a quello di Pandora.
Voce:
“ Vedo che hai notato , il mio cucciolo? Non
è carino?”.
Radamantis si voltò, e vide avanti a
se una figura, di un uomo di bell’aspetto, dai
lineamenti mediorientali, e dalla carnagione olivastra, con indosso un armatura nera come la pece, e una strana arpa, gigante.
Radamantis, non si fidava, e rimase teso,Garuda gli appoggiò una
mano sulla spalla per calmarlo.
Garuda: “ Non preoccuparti, lui
è il custode di questa prigione, si chiama Pharaon,
e la sua suplice rappresenta l’
enigmatica sfinge.”.
Radamantis si rilassò.
Pharaon: “ Chi è costui? E’
un resuscitato ?”.
Garuda annuì.
Garuda: “esatto
è il mio nuovo allievo, che prenderà il posto del drago.”.
Pharaon: “Interessante.”.
Suonò
qualche nota, poi continuò.
Pharaon: “Gli stai facendo fare il giro
turistico dunque, bene allora, visto che siete qui
lasciate che vi presenti,quel mostro laggiù il mio cucciolo, è
Cerbero il custode di Hades e divoratore delle anime
degli avari.”.
Radamantis: “Davvero interessante,
credo che chiederò ad Hades
di darmene uno anche a me.”
Pharaon: “Prima però dovrai
diventare come me, ne sei cosciente spero.”.
Radamantis: “Ovvio, vedrò di
mettercela tutta.”.
Pharaon: “ Ti augurò buona
fortuna allora.”.
Radamantis, alzò le spalle , poi Garuda gli fece segno, che
dovevano andarsene, e quindi congedarono lo specter
di Sphiix e andarono a fare un giro da un altra
parte.
I due allievo e maestro, trascorsero la
mattinata così, anche se nel regno di Hades
giorno e notte non esistono.
Il
ragazzo man mano che visitava i gironi e vari specter,
si accorse di essere stato veramente fortunato , ad
avere la possibilità di rivivere ancora, anche se prima non lo credeva e
guardava, la morte come un'altra
sfida, ne era quasi divertito e la donava come se fosse un gioco ad altri, con
la sua pistola, ora invece provava quasi pietà per le anime dannate che
vi erano lì a tormentarsi, e sapeva che molte di loro le aveva uccise
lui, e costrette ad andare in quel posto.
A
quel punto il ragazzo, iniziò a sentirsi, in colpa, Garuda sentiva la sua incertezza, e la sua pena.
Garuda: “Che cos’hai? Perché sei così assorto nei tuoi pensieri ? Hai paura? Non temere è normale averne, ma tu
non patirai mai quelle pene, perché adesso sei immortale, esattamente
come me.”.
Radamantis, si fece
coraggio e rispose, sincero quasi molto di più di quanto non lo era mai stato in vita.
Radamantis: “Molte di quelle anime,
sono cadute per mano mia, le conosco perché io le ho uccise, mi sento
quasi ingiusto, io sono ancora vivo e loro invece no, tutto questo mi
rattrista, forse non meritavo questo.”.
Garuda , gli mise ancora
una mano sulla spalla, poi parlò sempre calmo e sicuro.
Garuda: “Non è colpa tua,
è stata solo colpa del loro destino, che gli dei hanno segnato per loro,
tu sei stato solo un messaggero, che ha accompagnato loro fin qui, sbagliato o giusto che sia
ormai, hai fatto, ma a differenza
di loro, tu hai il potere delle stelle, e il tuo destino ti ha condotto fin
qui, perciò non farti venire dubbi o sensi di colpa, pensa solo che tu
hai la possibilità ancora di cambiare, ancora una volta”.
Radamantis rimase in silenzio,
ma quel discorso lo aveva convito, e poi sapeva che per diventare come Garuda bisognava avere sangue freddo e non farsi prendere
dai sentimenti, il suo cuore si irrigidì ancora, freddo e sicuro, come
quando era vivo.
Camminarono
ancora in quella valle di lacrime, chiamata Ade poi
ad un tratto , Radamantis
scivolò, inciampando su una roccia finendo in una valle oscura, Garuda non fece in tempo a salvarlo, e subito dopo si
precipitò giù nella vallata, per vedere se era vivo.
Il
giovane apprendista specter, per fortuna si
ritrovò ancora vivo, però avanti a lui vi era un
immensa foresta, fatta di strani alberi, dalla nera corteccia.
Radamantis: “Hai che botta, ma questa?...”.
Il
ragazzo si rialzò un po’ dolorante dopo la caduta, poi si
guardò attorno, che cavolo ci faceva una foresta all’inferno?.
Radamantis: “Certo che
l’inferno è assurdo oltre che spaventoso, eppure ho una stana
sensazione, questi alberi sono così strani.”.
Girò
ancora lo sguardo, poi però si ricordò
che doveva cercare Garuda e dirgli che stava bene, ma
come avrebbe fatto a trovarlo?doveva attraversare la foresta, così si
addentrò all’interno, e man mano la foresta si fece sempre
più intricata e selvaggia, i rami erano sempre pi fitti e le cime
più alte, poi ad un tratto , un ramo gli intralciò la
strada, impigliandosi nella sua
maglietta, allora il ragazzo, tirò cercando di liberarsi, e il ramo si
ruppe.
In
quel momento un lamento ne uscì fuori, il ragazzo non capì da
dove venisse, non ci fece tanto caso , poi però
vedendosi la strada ancora sbarrata cercò di aprirsi un varco tra i
rami, e i lamenti non furono solo uno ma tanti.
Radamantis: “ Ma cosa cavolo?...”.
Una
voce gli arrivò alle orecchie.
Voce:
“ Basta smettila, perché ci fai soffrire ancora
, anche tu che sei un non morto.?”
Radamantis non capì.
Radamantis: “ Cosa
, io ti farei soffrire, ma scusa come faccio se non so nemmeno dove
sei?.”.
Voce:
“Sono qui di fianco a te giovane, non morto.”.
Il
ragazzo si voltò, e vide un albero e nessun altro, tuttavia si accorse
che nel punto in cui prima aveva strappato il ramo, stava colando delle gocce
di sangue, si stupì gli alberi non avevano sangue, ma allora
perché quello?...a meno che…improvvisamente
tutto gli balenò, in mente , si affiancò all’albero, poi
guardò bene lì scorse il volto di una persona, probabilmente
un'altra anima dannata, ma allora quella foresta era tutta fatta di anime.
Radamantis: “Mio dio ma dove sono
capitato?”.
Ancora
domande, però questa volta , fu l’albero
a rispondere.
Albero:
“ Questa è la selva dei suicidi, il luogo dove noi che abbiamo
recato violenza a noi stessi, siamo costretti a vivere, e a scontare la nostra
pena, tramutati in alberi, da cui le foglie diventano nutrimento per le sozze
arpie, che ci straziano con i loro graffi, mentre strappano le nostre foglie.”
Radamantis, guardò il cielo, e vide
uno stormo di quegli esseri , dal volto di donna e il
corpo di uccello, che sibilavano strani versi acuti , mentre con i loro artigli
strappavano le foglie ai dannati che vi erano li, che si lamentavano ad ogni
tortura.
Radamantis: “ Dannazione voglio uscire di qui. Ehi tu non sai per caso come fare ad
uscire di qui?”.
Albero:
“ Purtroppo chi vi si avventura qui dentro, è destinato a perdersi
per sempre mi spiace, ma non posso aiutarti, solo il nostro padrone può
farlo.”.
Radamantis: “E dov’è il
vostro padrone?.”.
Albero:
“ Segui quelle streghe piumate, ti porteranno da lui, poiché
è lui che le alleva per torturarci.”.
L’albero
parlava dello spectere di arpia
naturalmente, l’unico signore di quel posto desolato.
Radamantis, guardò in aria e vide
che le Arpie iniziavano ad allontanarsi allora ,
subito non perse tempo e le seguì.
Gli
esseri piumati , andarono verso un altura, ve ne erano
un centinaio, lì infatti erano situati i loro nidi, tutti incavati nella
roccia, in profonde cavità.
Radamantis oltre che quelle streghe non vide nient’altro, e iniziò a pensare che
l’albero lo avesse preso in giro, ed ora era ancora più perso, in
quella selva dannata.
Radamantis: “ Stupido
albero…”.
Ad
un tratto, le arpie iniziarono ad avvicinarsi a lui minacciose, forse erano
infastidite dalla sua presenza, e per protezione nel confronto del proprio
luogo, di nascita,il ragazzo iniziò a
spaventarsi e cercò di fuggire ancora tra gli alberi, anche se sapeva
che si sarebbe perso di nuovo, ma il
gruppo delle creature, gli sbarrò la strada, e iniziarono ad attaccarlo,
con i loro artigli, graffiandolo , tagliandolo , ferendolo
strappandogli i vestiti , sembravano quasi
divertite, nel vederlo soffrire, fin quando Radamantis,
non decise però di difendersi, espandendo il suo cosmo allontanandole,
ma non bastava ,ecco arrivarne altre.
Il
ragazzo si liberò , per un attimo, giusto il
tempo di fuggire , ancora dentro la foresta, e perdersi di nuovo, tra quei
maledetti alberi, ferito e stanco ,
corse di nuovo , verso una meta che non c’era, mentre le ombre di quel
posto, lo confondevano, facendogli perdere di nuovo la strada.
Ad
un tratto si ritrovò in un ampio spazzo, dove gli alberi non
c’erano, il suolo era tappezzato da petali rosa di fiore, il profumo era
rilassante, ma come poteva esserci una cosa simile in quiel
posto? poi
in mezzo a quel piccolo angolo di paradiso, vi era un albero, dalla chioma
bellissima, dalle foglie verdi e
rigogliose, mentre dei fiori lo rivestivano, perdendo i loro petali, sorretti dal vento, che li
faceva apparire come neve, il suo tronco era esile diverso dagli altri sembrava
avere un corpo suo, un corpo
femminile.
Il
ragazzo come incantato da quella visione, iniziò a sentire in cuore suo
una strana, ma piacevole sensazione, mentre i petali
accarezzavano il suo volto e il suo corpo, sembrò essere a suo agio.
Volle avvicinarsi all’albero, non riusciva a capire, perché
quella sensazione di pace? Toccò il tronco, poi sentì qualcosa,
un lamento, sottile e pacato, che poi mutò in
una parola sola, “Radamantis”.
Sentì
invocare il suo nome, poi quella voce, la conosceva, ne era
sicuro.
Radamantis:”Questa voce? No non
è vero…”.
Il
suo pensiero, fu uno solo, quella voce, che lo
chiamava la conosceva, ma sperò fino all’ultimo di sbagliarsi, che
fosse solo un impressione, solo una sensazione che lo percorreva, percorse con
la mano, il tronco, immobile, il cuore gli batteva come impazzito, non voleva
credere, a ciò che pensava, ma poi una conferma terrificante.
Il volto di quell’albero,
rigato di sottili lacrime, simili a cristalli.
Anche
se incastrato, e la corteccia lo ricopriva ,mentre
sottili cascate di foglie e sottili
boccioli, e gemme leggere, che percorrevano la superficie, era
inconfondibile.
Il
ragazzo , inizio a sentire un groppo, in gola, non
aveva la forza neppure di parlare, talmente era incredulo e soprattutto, non
voleva crederci a ciò che vedeva nei suoi occhi ora, un solo attimo di
incredulità, sperando ancora che non fosse vero, poi una sola parola disperata, nell’aria,
prima sottile poi gridata, e disperata.
Radamantis: “Silviaaaa…”.
Una
sola parola tremante nell’aria, una sola frase, poi qualcosa accadde, il ragazzo
iniziò a d espandere la sua energia, la rabbia gli aveva dato una grande
forza, che nemmeno se si fosse allenato con Garuda
gli avrebbe mai fatto venire.
Quell’energia possente arrivò
fino al palazzo di Hades, dove l’armatura della
Viverna, ascoltava, e sentiva che il suo padrone la
richiamava, così attirata da quell’energia
così intensa, l’armatura raggiunse il ragazzo, e si adagiò
al suo corpo.
Radamantis, sentiva che il drago era stato
domato, ma a che prezzo però? Cosa gli serviva aver domato il drago ora
che Silvia , non c’era più, ora che si
era sacrificata per raggiungerlo, perché il destino ha voluto che lui
vivesse, mentre lei era costretta a vivere da dannata in quel luogo, maledetto
dagli dei.
Il ragazzo, si
inginocchiò, ormai disperato, mentre faceva scivolare la sua mano sul
tronco, dove ora era imprigionata la sua adorata.
Non
si diede pace, perché
il destino di lei doveva essere di seguirlo, fino addirittura
all’inferno, perché lei? Se lo chiese
diverse volte senza mai rispondersi.
Ad
un tratto l’albero fece di nuovo sentire la voce, di Silvia.
Silvia:
“Rada , non piangere…”.
Il
ragazzo , alzò lo sguardo verso quello di
Silvia, sembrava sorridere anche se incastrato nel legno.
Silvia:
“Non piangere più, io sono felice almeno so che sei ancora
vivo…”.
Radamantis: “Silvia…”.
Silvia:
“Non potevo più vivere, se non c’erti tu, ma ora che so che potrò rivederti qui, non mi importa di vivere,
voglio solo starti accanto, anche a costo di perdere la mia anima tra mille
sofferenze.”.
Il
ragazzo, si sentiva tremendamente in colpa per Silvia, lui non voleva che
facesse un gesto come questo, pur di stare al suo fianco.
Radamantis: “ Sei una stupida,”.
Silvia:
“Ti amo, Rada.”.
Il
neo gigante dell’Ade non poteva accettare una
cosa simile, allora decise solo di fare un ultima cosa.
Radamantis: “Non preoccuparti Silvia,
ti porterò
via da qui, lo chiederò io stesso ad Hades mio
signore, se ha resuscitato me, lo farà anche con te, così non
sarai più costretta a soffrire qui.”.
La
ragazza sapeva benissimo, che era impossibile, ma lo lasciò comunque sperare, dopo tutto era l’unico modo, di non
farlo soffrire oltre.
Intanto
all’inizio della foresta della selva dei
suicidi, Garuda incontrò, Valentine
lo specter delle arpie.
Garuda: “Valentine?.”.
Valentine: “Garuda?
mio signore cosa fate da queste parti?”.
Garuda: “ un mio allievo si è
perso nella foresta.”.
Valentine: “Cosa? Beh allora non credo che
tornerà, mi spiace mio signore, ma è destinato a vagare per
sempre tra i suicidi, è condannato anche lui ormai.”.
Garuda: “Io non ne sarei così
sicuro.”.
Garuda indicò il fondo del bosco, da
cui una
figura avvolta nell’oscurità, e da bagliori viola, ne uscì
fuori.
Garuda: “c’l’hai
fatta allora, il drago ti ha riconosciuto come suo padrone, ottimo, il nostro
addestramento può dirsi concluso, benvenuto tra l’armata di Hades.”.
Radamantis, non disse niente, a parte
un'unica frase che non era, rivolta a se stesso, per congratularsi col suo
nuovo operato, ma era solo per Silvia.
Radamantis: “Devo parlare con quella
donna, Pandora.”.
Garuda: “Andiamo a palazzo allora, sono
sicuro che ti farà le congratulazioni anche lei.”.
Radamantis: “Fa poche storie, delle
vostre congratulazioni, mi ci pulisco le scarpe.”.
Garuda. “ Vedo che andare là
dentro ti ha reso più forte, mi fa piacere.”.
Radamantis, era troppo arrabbiato ed anche
disperato, per mantenere la calma, quindi prese per il collo Garuda, alzandolo in piedi.
Radamantis. “Non capisci che devo
parlare assolutamente con quella donna? guardami negli
occhi, e dimmi se non ti basta, vedere adesso il mio dolore, tu che ti vanti di
vederlo negli occhi di tutti compiacendotene.”.
Gli
occhi del giovane gigante, non mentivano, Garuda in quel momento riuscì quasi a vedere la sua
anima tormentata, da una parte la bestia che giaceva sopita in lui,
dall’altra parte, l’uomo che era, anche se ormai specter, era difficile pretendere che cambiasse tutto ad un
tratto, sperava di fargli dimenticare tutta la sua vita passata, facendogli
vedere il regno dove lui era riuscito a vivere, alla faccia degli altri che non
potevano, pensava di renderlo forte abbastanza di animo per entrare tra le file
dei giganti di Hades, lo era, ma ora i suoi
sentimenti erano altri.
lo portò così da Pandora.
Continua…