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Autore: Ilmaredentroognicielo    29/02/2012    12 recensioni
Mi aveva incendiata e lo sapevo; il mio problema era il grado di astinenza che avevo indiscutibilmente portato avanti da un anno a quella parte, il che significava che io, avrei potuto scendere nei più fondi piani, presa letteralmente dall'istinto di una donna, comunemente chiamato, uomo. Sapevo che quel ragazzo, conosciuto da solo un giorno aveva il potere di attrarmi come una calamita e non perché fosse bello o attraente, semplicemente perché io, al minimo tocco sbagliato prendevo fuoco. "
***
Hel e Thomas.
Un compito da portare a termine.
Lui, sfacciato, bello da stare male, stronzo e un po' superficiale.
Lei, fragile, innamorata dell'amore; convinta che il mare si trovi dentro agli occhi di tutti.
Costretto a passare del tempo insieme ad Hel, Thomas prova a portarsela a letto. Lei prova, invece, a non cedere, nonostante la strana attrazione che prova nei suoi confronti.
I due giocheranno, si conosceranno, per certi versi si odieranno.
Legati da un compito di filosofia, alla fine, cominceranno ad accettarsi.
Lei farà sesso senza amore o sarà lui a fare sesso, dopo essersi innamorato?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo le feste ci si ama di più (?)



" Hel. " Mi rigirai nel letto, con gli occhi ancora troppo impastati;
era stata una notte così intensa e stranamente, ero sicura che non l'avrei più dimenticata. Era raro che io, fossi sicura di qualcosa;
era strano che la parola sicurezza si fondesse con il mio nome, eppure Thomas, il suo modo poco carino di essere schietto e la sua vicinanza, 
avevano alimentato la sicurezza in me; la sicurezza che Thomas in qualsiasi caso avrebbe lasciato un impronta in me. 
" Thom. Dobbiamo andare a lezione. " Sussurrai. 
Avevamo passato tutta la notte insieme, mi aveva toccata, baciata,sfiorata, stravolta. 
Sapevo che quella sarebbe stata la cosa più difficile da allontanare, una volta finito tutto, sapevo che dopo il compito, sarebbe finito tutto. 
Thomas più di una volta aveva affermato che io ero semplicemente il suo gioco. 
" Ti sei divertita stanotte? " Ammiccò. 
Era ancora sotto le coperte e aveva gli occhi socchiusi. 
Adoravo il suo sguardo di prima mattina e il suo strano modo di posizionare il braccio a coprire la fronte: 
Sembrava tanto un cucciolo, quando invece in realtà era una tigre. 
Sperai solo che non mi avrebbe mai graffiata.
Anche solo l'idea, mi mandava letteralmente in tilt. 
" Dobbiamo andare. " Dissi, mentre cominciavo a colorarmi di rosso. 
Era strano, in quanto la presenza di Thom, dopo tutto quello che era accaduto, non avrebbe dovuto causarmi alcun tipo di imbarazzo, eppure, quando ne parlava
a scapito di equivoci, io mi sentivo in fiamme.  
" Mh. Come fai a vergognarti : ti sei spogliata davanti a me, ci siamo baciati un milione di volte, la notte facciamo follie. " Sussurrò ammiccante. 
" sembri una bambina a volte." 
Si stava divertendo, lo notavo dal ghigno che adesso leggevo sui suoi occhi. 
" Thom. " Mi sedetti sul letto affondando letteralmente il mio viso sulle mani. 
" Ti lasci toccare e baciare eppure, non vuoi fare sesso con me, tu mi sembri parecchio deviata. " sorrise.
Aveva ragione; tra i due, sembravo io la bambina dodicenne, una di quelle ragazze poco di buono che giocano con il fuoco. 
" Tu. " Sussurrai prima di riprendere fiato. 
Stavo provando a spiegare qualcosa che non avrebbe capito. 
" Io. " Si avvicinò. 
" Mi attrai, insomma, ma... io ho i miei valori, non posso andare a letto con qualcuno se non ne sono innamorata davvero. " 
Lo sentii distintamente ridere. 
" Tradotto sarebbe ' ti scoperei, ma se dopo resto incinta, il bambino chi cazzo lo tiene? " 
" Smettila, idiota! " 
Gli sganciai un pugno sul braccio e lui continuò a ridere indisturbato. 
Non avevo pensato a quello, neanche per un momento. 
Fare sesso con qualcuno, significava possederlo, in ogni senso. 
E io non ero pronta a possedere Thom, visto che dopo sarebbe andato via. 
Mi rendevo conto che mentre sentivo le sue mani su ogni angolo del mio corpo, in realtà io non stessi esattamente allontanando il concetto di possessione.
Ma sentirlo dentro, sarebbe stato qualcosa di irremovibile. 
" Mi farai impazzire, prima o poi. " Si voltò dalla parte opposta e io mi alzai per raggiungere il bagno e farmi una lunga e calda doccia. 
I'acqua era calda e per la prima volta non pensai a niente; niente meno che Thomas.
Ultimamente era sempre nella mia testa, sia per bene che per male.
Ormai erano quasi due mesi che ci conoscevamo ed erano quasi due mesi che lavoravamo a quel progetto così assurdo. 
Solo il pensiero mi sembrava quasi surreale. 
Thomas era il classico ragazzo stronzo. 
Negli anni passati - mi aveva detto, anche con un certo fascino - che per dimenticare Lidia, era andato a letto con troppe ragazze e le aveva illuse, una dopo l'altra.
Non ero riuscita a capire se io ero solo un'altra; 
l'idea che lo fossi, mi fece girare la testa e uscii dalla doccia con il telo addosso e gli occhi lucidi. 
" Muoviti, il bagno e libero. " Dissi, quasi in tono canzonatorio. 
Non ero arrabbiata davvero, ero semplicemente ferita. 
Pensai che tanto per quanto mi fossi sempre sforzata, cercando di non deludere o di non essere delusa, io alla fine dei conti avrei deluso e sarei stata delusa, 
puntualmente. Era quasi' inevitabile.
Avevo conosciuto persone e quelle persone avevano conosciuto me. 
Avevo voluto bene e stranamente qualcuno mi aveva voluta bene. 
Poi, pensai, negli anni precedenti, era quasi sempre successo qualcosa. 
Avevamo cambiato scuola, avevamo cambiato amicizie, ci eravamo allontanati, può darsi anche che per un certo periodo ci eravamo odiati pure e quel certo periodo 
c'era costato caro, ma in ogni caso avevo deluso ed ero stata delusa. 
Il fatto è che di solito succedeva sempre qualcosa, sembrava quasi la legge della natura.
Sapevo già, che con Thomas ogni motivazione sarebbe andata bene, per allontanarci. 
Mi vestii svogliatamente e andai via, senza neanche avvertirlo; infondo avevo una scusante; ero già in ritardo per la lezione. 
 
***
 
 
" Buongiorno! " Thom entrò, quasi sorridente e guardò il professore. 
Non andava mai a quelle lezioni e io, sapevo che lo scopo del professore, era quello: vedere il livello di cultura di Thomas, vederlo tra i banchi di quell'aula. 
" Si sieda accanto alla sua compagna di corsi. " sussurrò quasi, soddisfatto.
Stavamo parlando dei progetti e noi, anche se a passi lenti, stavamo procedendo. 
Io e Thom avremmo scritto, alla fine dei giochi, una lunga lettera, io per lui, lui per me; avremmo parlato di ciò che siamo, di ciò che vogliamo, dei nostri sogni. 
Ci saremmo descritti e avremmo portato a termine la prima parte del compito. 
Nonostante tutto, avrei superato quel periodo e avrei portato a termine anche quella materia. 
" Allora, continuiamo. Tara, mi parli un po' del suo compagno. " Domandò. 
Voleva un anteprima del compito. 
" Francesco è un bravo ragazzo. " Sorrise. 
" Non lo metto in dubbio ma se vuole la sufficienza, veda di conscerlo meglio. " Rise di cuore e tutta la classe, meno che me, lo seguirono. 
Che conscevo di Thom, io? 
Cosa avrei detto? Che era uno stronzo? Che voleva portarmi a letto? 
Non potevo parlare della morte dei suoi genitori o di Lidia; non voleva si sapesse in giro, forse non riusciva a sopportare gli sguardi, dopo. 
Io conoscevo Thom o era solo una parte d me, che credeva di conoscerlo?
Lo guardai mentre era intendo a giocare con una matita. 
I tratti del viso rilassati, gli occhi verdi che sembravano sorridere,  due labbra perfette. 
" Mi guarderai ancora per molto? " Disse, senza staccare gli occhi dalla matita. 
Sentii le guance colorarsi di rosso e notai che il professore, passava per i banchi per chiedere delucidazioni sui progetti. 
" Non... ti stavo guardando. " Fu un sussurro ma ebbi la certezza che Thom sentì. 
" Tu hai paura che in realtà, io, non sono come sembro. " Sorrise e solo in quel momento si voltò per guardarmi. 
Aveva un capacità di capirmi che a volte, mi sembrava di essere la vittima di Edward Cullen. 
" E come sembri? " Chiesi. 
" Sembro sfacciato. " 
" Tu lo sei. "
" Appunto. Hel, non ti ho mentito e non ho voglia di mentirti. Sei diventata un'amica e anche se impazzisco all'idea di possederti, io ti rispetto. "
A quelle parole, stranamente, il cuore si spostò. 
Il professore arrivò vicino a me e sorrise, quasi come a poter percepire l'alchimia che stavamo creando, io e Thom. 
Eravamo amici e mi voleva. 
Nessuno mi aveva mai desiderata come aveva fatto Thom e questo mi faceva sentire speciale; 
speciale e meno diversa. 
non riuscivo a capire se provassi quei sentimenti così strani per Thomas soltanto per come stavo con lui o per come mi sentivo quando stavo con lui. 
Mi aveva cambiata, mi aveva resa più forte, meno imbranata, più seducente, mi aveva migliorata. 
In qualsiasi modo sarebbe andato, dopo, io e provavo qualcosa per Thomas: amicizia, amore o attrazione fisica. 
Qualsiasi cosa fosse, io tenevo a lui più di quanto potevo ammettere.
Nei giorni successivi avrei voluto guardarlo, mentre si arrabbiava con me, avrei voluto, incessantemente giocare a nascondino con lui, come avevamo già
fatto per prenderci in giro, qualche giorno prima. Avrei voluto imparare a guidare la macchina, come si doveva, tenergli la mano, mentre passeggiamo insieme, in una
giornata fredda d'Ottobre, mentre il cielo si incupiva passivo. 
Avrei voluto accarezzargli i capelli, come amica, parente, sorella, innamorata, stronza, stupida illusa. 
Volevo riuscire a scorgere un sorriso, solo perché magari avevo legato i capelli proprio come piacciono a lui.
Mi avrebbe fatta impazzire, esattamente come succedeva, quando mi baciava. 
Avrei voluto urlare, la notte o il giorno, che Thom era mio, che io ero sua, che stavamo insieme.
Ma noi, non stavamo insieme. 
" Hel? " 
Abbassai gli occhi. 
" Signorina? "
Respirai affaticata per i pensieri quasi sporchi che mi ero lasciata in testa e tornai alla realtà. 
" Signorina, sta bene? " 
" Si... si professore. Mi scusi, io.."
" Stavi pensando. " Sussurrò Thomas. 
" Come va' il progetto? " 
Sorrise sornione, fissandoci con due occhi languidi e pieni di sentimento. 
" Procede. " Disse divertito Thomas. 
Aveva due occhi verdi che avrebbero spaccato il cielo e ormai, avrebbero infuocato, in qualsiasi momento, il mio corpo. 
" Voglio un compito eccellente, ragazzi. " 
Si allontanò da noi, salutando tutti e uscendo dalla classe. 
Alla fine dei conti, io avevo consciuto Thomas, per un semplice compito. 
Per lui non ero importante, non ero fondamentale, non ero niente. 
Non mi aveva mai lasciato intendere qualcosa di diverso ed effettivamente, Thomas poteva essere ancora innamorato di Lidia, nonostante tutto. 
Mi alzai raccogliendo le mie cose e uscii dalla classe, con il cuore in gola;
sentii la risata di Thomas, mentre parlava con qualche ragazza del corso e mi ragiunse, portandomi le mani al collo e abbracciandomi da dietro. 
Ogni gesto, ogni sospiro, ogni stupidissimo momento passato con lui, mi rendeva meno fragile. 
" Thom, è tardi. " Dissi. 
Lui, ignorandomi completamente, mi portò lontano dalla folla e mi avvcinò al muro. 
Avevo le spalle contro il suo torace e le sue gambe anche troppo vicine alle mie; mi premette contro al muro e baciò il mio collo, chiaro e smanioso. 
"Thom. " Lo richiamai.
" Mi mancava. "
Ansimai, cercando in ogni modo di non pensarci, anche se non pensarci, adesso, con addosso i suoi baci, mi risultava parecchio impossibile. 
Mi spostai, con il cuore in gola. 
" Ti mancava cosa? " Sbottai. 
Thom mi guardava con occhi divertiti e un sorriso smagliante. 
" Il tuo collo. " Disse coinciso. 
" Fino a quando?" Dissi. 
Il mio problema era lui; stavo diventando dipendente da qualcosa che sarebbe scomparsa, qualcosa che mi avrebbe fatto del male. 
" Fino a quando cosa? " Si avvicinò. 
" FIno a quando ti mancherà il mio collo? Fino a quando mi rispetterai. " Feci segno di virgolette con le mani e respirai fredda. " Fino... a ... quando... vorrai essere
mio amico? " Chiesi, scandendo ogni singola parola. 
" Fino a quando tu lo vorrai, Hel. " Sorrise. 
Il suo sorriso mi mandava in bestia. 
" Tu te ne andrai, cazzo." Urlai. " Tu non vuoi me! Tu vuoi una come me, solo perché sai che da un momento all'altro io mi lascerò andare!"  Avevo la voce impastata
e sembravo quasi in bilico tra la disperazione e la malinconia. 
Non volevo piangere. 
" Sul serio? " Mi chiese, portandosi le mani ai capelli. 
Premetti le spalle contro al muro e lo guardai.
" Hel, cazzo! Sul serio pensi che sono tuo amico solo per il sesso? " Si avvicinò. " come..." respirò e si avvicinò ancora di più, sentivo ogni angolo del suo corpo
contrarsi e rimanere in attesa. " come cazzo puoi dire che sono tuo amico solo per il sesso se quando ti sei spogliata, davanti a me, io ti ho chiesto di restare in intimo? 
L'avresti fatto se non ti avessi fermata; l'avresti fatto e saremmo finiti a letto."
" Ma..." Mi opposi, flebilmente. 
" Ma niente. Io ti voglio bene. " 
" Anche... " Provai a rispondere;
" Anche tu, lo so. " Mi aiutò Thom. 
" Però, ho paura che tu andrai via, dopo. Che mi dimenticherai e amen. " Abbassai gli occhi maledicendo me stessa. 
"Ti prometto che qualsiasi cosa succederà, non ti dimenticherò, ti prometto che non dimenticherò i tuoi occhioni e il tuo sorriso. 
Qualsiasi cosa succeda e a qualsiasi costo, tu sarai sempre un mio ricordo; tu sei una stella Hel e io ti guarderò. 
Ti prometto che se un giorno dovresti andare via da me, ti penserò; non posso prometterti che ci sarò sempre, che ci sarai sempre.
Le cose cambiano,le stagioni si svuotano, le parole feriscono. 
Ma te lo prometto, io non mi dimentico. "
" L'hai detto tu; avevi detto che volevi portarmi a letto. " 
" Lo voglio. " Sorrise. 
Mi spostai da lui, alzando le mani al cielo. 
" E' questo il punto! Se io fossi venuta a letto con te, tu mi avresti lasciata perdere da giorni! " Urlai. 
Non riuscii neanche a capire bene la sua risposta ma notai il pugno che lasciò andare contro i mattoni del muro.
Lui era arrabbiato, io ero ferita.
Chi dei due stava meglio?
Thomas era semplicemente uno stronzo, io però ero la regine delle illuse. 
Volevo pensare che il cielo, prima o poi, avrebbe spento ogni mia paura, che l'amore avrebbe riempito gli spazi vuoti che le persone avevano lasciato, che la scuola, mio
pilastro da tutta una vita, mi avrebbe insegnato a credere nelle capacità che avrei dovuto possedere. 
Volevo pensare che domani, dopo la festa di George, dopo i litigi con Thom, dopo le mie paure e i miei dubbi, mi sarei svegliata e si sarebbe sistemato tutto. 
Ma non potevo. 
Di solito, quando avevo voglia di chiudere gli occhi, spegnevo la luce, ignara del fatto che se li chiudevo, la luce spariva lo stesso. 
Spengnevo la luce, quando - e ultimamente succedeva spesso - avevo bisogno di chiudere a chiave i miei pensieri. 
Esattamente come quando mi trovavo sotto le coperte e mi rendevo, improvvisamente, conto che là fuori, ci stava il cielo, là fuori le anime giocavano a nascondino 
dietro alle stelle e se uscivo fuori, mentre la luce era spenta e i miei pensieri stavano chiusi, le mie paure non sparivano, le mie paure si nascondevano e basta. 
La prima volta che avevo guardato negli occhi qualcuno, credendo che potesse entrare a far parte del mio universo, ero riuscita a sorridere;
io li ricordavo ancora, quegli occhi scuri, innocenti, semplici, quegli occhi sinceri, che sembravano parlare con le stelle:
gli occhi sono rivelatori, mi aveva detto una volta Celeste... e allora doveva spiegarmi perché dopo un po', quel qualcuno, se n'era andato. 
Gli occhi mi avevano detto che sarebbe rimasto e lui era andato. 
Continuai a camminare, immersa tra i miei pensieri, mentre Thom, rimaneva lì, fermo, a guardarmi. 
Pensai che volevo tornare ad essere una bambina. 
Quando si è piccoli, sembra che tutto può durare in eterno e in linea di massima, in quel momento e per me, pensarla così era una cosa tremendamente bella e 
tremendamente falsa. 
Quando si è piccoli, pensai, sai che ami, nel senso più ampio della parola e sai che vieni amato e questo, basta. 
" Ci vogliamo bene, siamo amici. " 
Ma l'amore, dopo, non riempie i vuoti, nella maggior parte dei casi,li alimenta e basta. 
Io e Thom eravamo amici, ci volevamo bene. A me, però, non bastava e mi faceva del male;
pensare che ero un compito per lui, mi faceva male. 
Nessuno, in effetti, a scuola, ti insegna che bisogna credere alle nuvole, che bisogna guardarsi allo specchio e sentirsi semplicemente felici. 
Che bisogna essere convinti che basti un attimo per toccare il cielo, che se ami la musica, devi cercarla, viverla, scovarla, amarla. 
Che se hai un sogno, devi suonarlo, cantarlo, fartelo amico. Che a volte, un buon voto, paragonato alla vita diventa la cosa più stupida di questo mondo. 
Che non puoi fare di una persona, il tuo compito, il tuo voto. Nessuno a scuola ti insegna che devi lottare, correre, afferrare e vincere;
l'importante, pensai, è che tu sappia che due, sommato a due, risulta quattro. 
Aprii la porta e mi gettai letteralmente sul letto. 
Ero passata al supermercato e avevo fatto la spesa, avevo perso molto più tempo di quello che immaginavo e adesso, mancavano soltanto quattro ore, per il compleanno
di George. 
Sentii il telefono vibrare e lo estrassi dalla tasca. 
" Mmh. " Risposi. 
" Tesoro. Sei già pronta? " La voce di Celeste mi inebriò del tutto. 
" Non credo che andrò. " Sussurrai. 
" Non farlo, Hel! Non pensarci neanche lontanamente! " Mi urlò. 
" Ho litigato con Thomas, Celeste. " 
" E quindi? Un motivo in più per cambiare aria. Passi troppo tempo con lui e non ci hai ancora fatto sesso. " 
" Sono innamorata. " Dissi. 
La mia voce era un misto tra amarezza e vergogna. 
" Lo so, non è difficile da capire. Ma, tesoro, devi vivere. Sono diciotto anni che non lo fai." 
Era vero e non potevo negare. 
" Come faccio a stare così tranquilla? Maledetto compito. " 
" Anche lui è cotto di te, Hel. " Sembrò sorridere ma non potei accertarmi. 
" Io ho bisogno di qualcuno che mi ami e non di qualcuno chee mi vuole portare a letto e basta, qualcuno che mi ami, hai presente?
Qualcuno che rida del mio modo buffo di arrabbiarmi, qualcuno con cui leggere un libro, la sera, mentre fuori piove a dirotto. 
Ho bisogno di qualcuno con cui litigare, perché fare pace, dopo è bello. Ho bisogno che creda in me, che mi ami, che ami le mie stupide manie, le mie paure, 
le stronzate che dico, di sera tardi, tutti i libri che ho letto, tutti quelli che vorrei leggere, i tratti chiari del mio viso, le mie labbra troppo rosse, le mie improvvise 
timidezze. Tutto. Ho bisogno di qualcuno che ami tutto. "
" Non puoi semplicemente ripensarci domani? " 
Chiusi gli occhi. 
" Domani, ok. " 
" Perfetto, Hel. Adesso corri a vestirti e fatti bella! "
" Va bene.." 
" Non mettere quei vestiti che hai tu! Metti quello che ti ho regalato io, con il fiocco azzurro! "
Ridemmo e attaccai, frustrata. 
Avrei dovuto mettermi vestito e tacchi alti: ergo, un suicidio. 
Sprofondai nella vasca da bagno e provai, seriamente a sistemarmi, il meglio che potevo:
lasciai i miei capelli sciolti lisci, sulla schiena; mi truccai, giusto un po' e lasciai che un rossetto non troppo rosso mi accentuasse le labbra. 
Alla fine, mi sentii soddisfatta di ciò che sembravo. 
" Cazzo. " La voce di Thomas entrò nel mio appartamento; mi avvicinai alla porta e lo vidi, mentre mi fissava, incredulo. 
" Che c'è? " Domandai. 
" Dove stai andando? " Mi domandò.
" A casa di George, te l'avevo detto. "
" Giusto. " 
Mi allontanai da lui mentre continuava a fissarmi nel solo modo che conosceva, per farmi impazzire. 
" Vai a piedi? " Mi urlò. 
" Mi viene a prendere lui! " 
" Non se ne parla proprio, sali sulla moto. " 
Si avvicinò e mi afferrò delicatamente. Le sue iridi verdi, mi facevano girare la testa. 
Vaffanculo all'amore. 
" Lasciami, Thom. " 
Mi spostai e accostò una macchina, dove George, mi guardava quasi con gli occhi increduli. 
Lo salutai, con un sorriso e un ' ciao' stentato. 
" Saaalve, George. " Miagolò Thomas, divertito ma con uno sguardo serio. 
Avevamo litigato, cosa voleva esattamente?
Io lo amavo, lui mi voleva bene. 
" Tu sei? " Chiese, George. 
" Una persona. In ogni caso, Hel non verrà con te, l'accompagno io. Vi vedete a casa tua, saluti. " 
Sfoggiò un sorriso soddisfatto e ci allontanammo dalla macchina. 
Non ero arrabbiata, ero furibonda. 
" Cosa cazzo hai fatto? Era il mio passaggio, quello! " Urlai. 
" Sali, Hel. " Mi disse, facendomi cenno con la mano. 
" Te lo scordi. " Cominciai a camminare e Thom salì in moto, con sguardo severo. 
Trovo il meglio di lui in ogni cosa che faceva, in ogni cosa che diceva, anche mentre respirava,
mentre era arrabbiato col mondo. Mi piacevano le persone arrabbiate col mondo. 
Quelle che quando andava storto qualcosa mollavano un cazzotto alla porta di casa. 
Thomas era semplicemente reale. 
Trovavo il meglio di lui in ogni cosa che voleva, anche se mi faceva stare male. 
In ogni cosa che chiedeva. 
Mentre respingeva, mentre faceva il duro, mentre non lo era affatto. 
Mi piacevano le persone che si fingevano dure, glaciali, stronze. 
Ed era contraddittorio. 
Mi piaceva che Thom l'idea che Thom fosse arrabbiato col mondo perché era reale, mi piaceva che fingesse di essere stronzo, perché non lo era.
Non era stronzo. 
Era tutto uno schifo di paradosso e lo sapevo, ma l'amore,l'amore è un paradosso. 
Una contraddizione. Si ama, si odia, si ama. 
Continuai a camminare, lentamente. 
Era tardi e ad essere sincera ero terrorizzata dall'idea di camminare da sola, in quella strada buia. 
" Thomas, vai via! Io vado a piedi!"
Lo vidi sorridere.
" Vuoi che vada? " Ammiccò. "Perfetto. " 
Si portò dall'altra parte della strada e tornò indietro con un rombo di motore assordante; avevo il cuore in gola, un po' per i pensieri, un po' perché ero
da sola, in una strada buia. 
Vaffanculo Thomas. 
Avevo dei trampoli e un vestito corto; 
mi odiavo e odiavo Celeste per avermelo regalato: era di un colore acceso, sul rosa, con un fiocco azzurro dietro e una scollatura mozzafiato; un bel vestito, nulla da
dire; bel vestito che addosso a me,  diventava insignificante.
" Salve bellezza. Serve un passaggio? " Mi voltai e vidi una macchina, metallizzata e pulita. 
Il conducente era un ragazzo di qualche anno più grande, neanche tanto brutto.
I suoi occhi mi misero paura e sorrisi, imbarazzata. 
" No, grazie. " Rifiutai, gentilemente. 
" Dai, sali. " Mi disse. 
Mi allontanai leggermente e sentii il rombo del motore di una moto. 
" La ragazza è con me, adesso puoi anche andare. Ciao. " Disse. 
Il tono di voce con cui parlò con il tizio della macchina e quello con cui si rivolse a me, mi lasciò interdetta. 
Nel primo caso, era stato freddo, incazzato, intimidatorio; nel secondo era il Thomas di sempre. 
" Hel, mi aspetto un grazie. " 
Abbassai gli occhi.
" Hai mandato via tu, George. " Sussurrai salendo nella moto. 
" George non aveva intenzioni tanto diverse da quello. " Disse, serio. 
Arrivammo a casa di George in pochi minuti e io, lo salutai con un bacio sulla guancia. 
La sua pelle era morbida e calda, irresistibile. 
Sapevo che sarebbe stata una serata noiosa anche se stando a quanto era appena successo, poteva sembrare di no. 
George non voleva sedurmi, ne' tanto meno aveva secondi fini o almeno, credevo fosse così. Salii le scale, in silenzio mentre osservavo la folla che si distendeva 
rumorosa in ogni angolo della casa.
La musica era troppo forte e non mi piaceva neanche un po'; non ero una ragazza che ci sapeva fare, con queste cose, non amavo ballare e dentro quel vestito così 
corto, mi sentivo in errore. 
Un pesce fuor d'acqua, ecco tutto. 
Socchiusi gli occhi e arrivai in salotto o almeno credetti, che lo fosse. 
Un lampadario enorme illuminava tutta la stanza e due grandissime casse si trovavano a destra e a sinistra;
c'era gente che non avevo mai visto e che sicuramente neanche George conosceva; trovai un posticino sul divano e sperai che finisse, il prima possibile. 
" Piccola!" Sentii la voce del mio amico, avvicinarsi di soppiatto. 
" Auguri, George! " Sorrisi. "scusami per Thomas, poco fa. " Sussurrai. 
" Non preoccuparti, davvero. L'importante è che ora tu sei qui. " Mi guardò con due occhi furbi e mi girò la testa. 
Pensai a Thomas:
ai suoi occhioni verdi e al suo modo strano di vedere le cose.
Avevo passato, effettivamente, troppo tempo a cercare, a cercare l'amore, la felicità, e a volte, addirittura, anche a cercare gli obiettivi da raggiungere.
Buona parte della nostra vita, pensai, la passiamo cercando
Passiamo più tempo a cercare che a vivere, per essere sincera. 
Cerchiamo il vero amore, la vera amicizia, il successo;  cerchiamo la popolarità, il lavoro giusto, una casa grande. Noi cerchiamo, cerchiamo troppo spesso e 
troppo spesso non troviamo nulla.  
Forse, adesso, mi trovavo in quella festa per cercare qualcosa e forse, non l'avrei trovata. 
Nella vita delle persone, ero sempre entrata in punta di piedi, in perfetto silenzio. 
Ogni tanto avrei voluto sentirmi dire che andava tutto bene, che un po' di rumore non avrebbe cambiato le cose, che ai miei gesti pacati, riflessivi, saggi e 
utili potevano aggiungersi quelli inutili, folli, per scopo puramente casuale.
Avrei voluto sentirmi dire che il suono della mia risata, il battito del cuore, la mia voce troppo squillante non avrebbero creato disturbo. 
Ma di solito nessuno mi diceva niente, si prendevano il meglio e mi lasciavano andare. 
Forse era per quello che adesso era rimasto, in me, solo il peggio. 
Non andavo alle feste, ero perfettina, noiosa, incontrollabile. 
" Come vanno gli studi?" Continuò, George. 
" Alla grande. Insomma, io e Thom stiamo lavorando su un progetto e..." 
Parlavo sempre di lui, ero diventata parecchio monotona. 
" Piacere, io sono Luca." Mi urlò, qualcuno, da dietro. 
" Piacere, Luca. "  Dissi, alzando la voce, per farmi sentire. 
Avevo troppi sguardi adosso. 
" Sei bellissima. " Mi sorrise. 
George prese a parlare con altre ragazze e io mi alzai, intenta a correre via o quanto meno, a cercare qualcuno che conoscevo. 
" Dove scappi? " Mi disse, Luca.
Aveva due occhi azzurro cielo e una cicatrice sulla fronte;
un bel ragazzo, un bel sorriso; nulla a che vedere con Thomas, certo. 
" Stavo... andando. " Dissi, indecisa. 
" Si avvicinò e cominciò a ballare. I suoi movimenti erano seducenti e spossati, ci stava provando spudoratamente e io, lo guardavo rossa in viso. 
" Non balli? " Sussurrò. 
" No. Dovrei andare, quindi...ti saluto, eh? " Mi allontanai e scesi le scale, di fretta. Non volevo avere nessun contatto con quel ragazzo, ne' con nessun altro
che non avesse gli stessi occhi di Thom. Notai il viso di Luca, soddisfatto, mentre mi seguiva,sono in quel momento mi voltai e lui mi afferrò da un polso. 
" Aspetta. " Disse. 
" Lasciami! " Urlai così piano che forse, solo lui riuscì a sentirmi. 
" Dai, magari possiamo passare una bella notte, insieme. " Sorrise. 
Cosa diavolo voleva da me? 
" Non possiamo passare nulla, insieme. "
" Ti faccio godere. " Si avvicinò e portò una mano sulla mia coscia. 
Per un attimo pensai che sarebbe finita male. L'avrei picchiato a sangue o mi avrebbe piacchiata a sangue; in ogni caso dovevo andare via. 
Quando Thomas, all'inizio, aveva ammiccato al sesso, non mi ero spaventata e non ero scappata via. 
Qualsiasi cosa facesse, Thomas non riusciva a spaventarmi; era un bravo ragazzo. 
" Non mi toccare! " Urlai e mi spostai di fianco mentre lui indugiava su di me. 
" Ti ha detto di lasciarla stare. " Sentii distintamente la voce di Thomas e mi girai, presa dal panico. 
Mi allontanai strappando una parte del vestito, già troppo corto e portai le mani sul fianco, ormai completamente scoperto. 
" Chi cazzo sei tu? " Rispose Luca, con un sorriso divertito. 
Non riusciuvo a capire se scherzasse o se davvero volesse mettersi contro Thomas.
Avevo le guance in fiamme e mi sentivo una stupida. 
" Non toccarla. " Mi spostai dietro di lui e presi la sua mano. " non provare, mai più a toccarla. "
Si avvicinò e Luca fece la stessa medesima cosa. 
Non riuscii neanche a capire cosa successe esattamente dopo, ma Thomas mollò un cazzotto nella faccia di bronzo che si ritrovava quel ragazzo appena conosciuto e
mi ordinò, quasi senza pensarci di salire sulla moto. 
Lui fece la stessa cosa, mentre Luca era a terra con il naso sanguinante e con gli occhi spenti. 
" Stai bene? " Mi chiese. 
" Si. " 
Mi abbracciò, mentre provava a mettere in moto. 
Riuscii a fermarlo e lo baciai. 
Fu un bacio semplice, quasi fraterno. 
La strada fu breve ed entrai in casa; ero andata via dalla festa senza neanche salutare e adesso ero dinuovo con Thomas. 
Ero strana e contrariata. 
Infondo, non era normale che, in quell'epoca, sopratutto, io non riuscissi a relazionarmi con nessuno,non riuscissi ad uscirne viva in una normalissima festa e che, 
quando era Thomas a provarci, io ci stavo. Non nel senso più ampio della parola ma ci stavo. 
Non vivevo per le feste, questo era abbastanza banale; 
Vivevo piuttosto per la pioggia che cadeva pesante sulle finestre di persone che conoscevo poco.
Per un 'ti amo' sulla panchina di un primo bacio. Vivevo per le foto che mi ritraevano da piccola, per le nuvole che facevano a botte con il cielo.
In quel periodo, poi, vivevo per le domeniche mattina perse in un bagno caldo e un ragazzo troppo nudo.
Possibilmente, vivevo per le lettere che solo alcune persone, ormai sarebbero riuscite a scrivere. Per le stelle che ogni notte si piazzavano sopra casa mia, 
senza chiedere il permesso. Io, in quest'epoca vivevo per delle stronzate. Niente feste, niente shopping, niente serate di sesso con il primo che ti concede qualche 
complimento. Vivevo per la musica che non ascoltavo mai alla radio e che non somigliava a quella che George aveva messo, quella sera, vivevo per le stagioni,
per l'amore e per i colori, per le emozioni che regalavo, per le cose che scrivevo. 
" Non posso lasciarti un attimo sola che ti piombano i coglioni addosso. " Mi disse. 
Non avevo voglia di parlare, stavo male. 
" Giusto." Sussurrai. 
" Ancora arrabbiata? Ti ho salvato tre volte la vita, Hel. " Ammiccò. 
" Non sono arrabbiata. " 
Si avvicinò, mentre avevo appena finito di mettere la canotta e un paio di pantaloni sgualciti. 
" Hei. " Mi prese il viso tra le mani e mi sentii morire. 
" Thom. " arrancai. 
Avevo gli occhi belli, quella sera. 
Li sentivo lucidi, sentivo che se solo ci avesse guardato dentro davvero,ci avrebbe visto il mare. 
Mi baciò e affondai completamente tra le sue braccia. 
Ero benzina e lui stava giocando con il fuoco; sapeva che ad ogni suo gesto avrebbe trovato il mio, questa volta. Lo avvicinai a me e spostai il vestito che avevo adagiato sul letto e i cuscini, che mi erano d'intralcio. 
Sentii il torace di Thom a contatto con il mio ventre, mentre le sue mani erano scivolate sui miei fianchi, ogni respiro entrava prontamente sulla mia testa, giocava
malizioso sul mio orecchio e mi rapiva da ogni suono o soffio diverso.  
Disegnava strane figure sul mio corpo, saliva e scendeva; chiusi gli occhi sdraiandomi completamente sul letto e sentii la sua presa, decisa e dolce, sul mio seno. 
Le sue mani, a contatto con con il mio corpo, freddo e insipido, diventavano cenere ardente. 
Non avevo intenzione di pensare a nulla, questa volta; io avevo la certezza, lo amavo e se questo significava, per lui, fare sesso con una ragazza, non m'importava.
Io stavo facendo l'amore, con Thomas. 
" E' quello che vuoi? "Sussurrò, al mio orecchio, mentre le sue mani si insinuavano sotto la mia maglietta, nuovamente.
" Si. " Gemetti, quando lui mi spinse in alto e me la sfilò. 
Non lasciò passare neanche un attimo e sganciò Il reggiseno, gettandolo da qualche parte sul pavimento.
Sembrava un predatore, perso negli attimi fuggenti di una preda. Lo guardavo boccheggiando come una
stupida, mentre più passava tempo, più lo volevo.
Mi guardò, mentre mi lasciavo completamente andare e comincio a lasciarmi baci bollenti su ogni angolo del mio seno, sui fianchi, sul bacino. 
Forse avrei dovuto fermarlo. 
Non bastavano tre mesi, per conoscere qualcuno. Non bastavano tre mesi, per finirci a letto; eppure, in quel momento, con lui che mi cercava, che indugiava su di me, 
che mi infiammava, non ci riuscì. Non volevo fermarlo.
" Hel. " Gemette, prima di continuare. " stasera, quando quel tizio ci ha provato. " Respirò, mentre mi sfilava i pantaloni della tuta. " avrei voluto farlo fuori. "
Perché quella rivelazione?
" Ho notato. " Ansimai, mentre mi baciava ogni centimetro di pelle: le gambe, le ginocchia, le cosce. 
Lo baciai, mentre le mie dita si nascondevano tra i suoi capelli.
Mi allontanai di qualche centimetro e lo guardai nuovamente, provando indistintamente a sbottonargli i jeans: bottone dopo bottone, mentre i secondi sembrano anni. 
I suoi occhi si perdevano tra i tratti del mio corpo, del mio viso, tra i colore dei miei capelli, spettinati ed elettrici. 
" Sei geloso? " Farfugliai, mentre si riposiziono su di me, ricominciando con i baci sul collo per scendere fino all'ombelico. 
" Si. " Mi rispose. 
" Perché? "  Indugiò sul mio intimo, prima di sfilare via anche quello. 
" Non lo so, Hel.  " 
Non mi amava, ma magari prima o poi lo avrebbe fatto. 
Gemetti, presa dal panico e con troppe paure addosso. 
" Non vuoi solo il mio corpo vero? "
Volevo avere la certezza che non fosse solo sesso, almeno quello, me lo doveva. Non volevo essere un'altra
della sua collezione. 
Stavo cendendo me stessa, gli stavo regalando una parte di me. 
" Non mi sto divertendo con te,  non sei solo un gioco, Hel. "
Bastò quella frase per lasciare che Thom entrasse dentro di me;
una frase per abbattere ogni paura e ogni incertezza che avevo costruito. 
Lo amavo, nonostante i tre mesi, nonostante il compito, il professore, e tutto ciò che ne avrebbe seguito, io lo amavo. 
Sentii finalmente ogni angolo del suo corpo sul mio, ogni profumo, ogni respiro, ogni sguardo semplice. 
Lo amavo. 



Scusate, scusate, scusate!
Ho perso tanto tempo per mettere quest'altro capitolo e spero con tutto il cuore che non ve la siate presa.
In questo capitolo succede.
Hel fa un po' di chiarezza e Thom...mh, Thom è adorabilmente gelos e quindi, beh... succede. 
Non ho potuto descrivere come si doveva la scena, perché sono in arancione!
Comunque sia, per favore fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto perché ho una tremenda paura che 
non sia così!
Volevo dirmi che ancora, ci saranno altri capitoli, moltissimi altri capitoli. 
* questo non è l'ultimo. *
Un bacione grandissimo a chi mi segue e GRAZIE.
Davvero. 

Ps: scusate se ci sono errori di grammatica o distrazione!
 
  
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