Dedico il capitolo a elfin emrys, Princess Mithian, alice cullen88, chibisaru81 per le loro fantastiche recensioni :)
Mum&Dady
Leon's POV
Gwaine
si esibì in una manciata di respiri particolarmente rasposi,
alché lo
sfortunato Sir Leon meditò seriamente di tagliargli la gola
durante il
sonno e seppellire il corpo dove non sarebbe potuto essere visto.
Con
i nervi a fior di pelle e i timpani che reclamavano pietà il
prode
guerriero senza macchia e senza paura si spostò alla ricerca
di una
posizione più comoda -che gli permettesse di ignorare la
fonte di
disturbo costituita dal bruno- e batté le palpebre perplesso
quando ai
suoi occhi gli si presentò in una visione piuttosto...
assurda.
Merlin dormiva silenziosamente, col capo abbandonato sulla spalla del
Re, il quale non sembrava minimamente turbato della cosa.
Inizialmente
il cavaliere fu tentato di chiudere gli occhi e riprendere il sonno
interrotto, sicuro che certe immagini fossero solo frutto della sua
mente.
Quando riaprì gli occhi si rese conto che non poteva certo
attribuire la visione alla stanchezza: Merlin rabbrividì nel
sonno,
affondando sempre di più nella tunica di Arthur che, come se
fosse una
cosa ovvia e naturale, lo avvolse con un braccio.
Sir Leon batté le
palpebre, si pizzicò le guance, si tormentò
l'interno della guancia
alla ricerca della lucidità, e alla fine accolse
piacevolmente la più
saggia delle decisioni: rimettersi a dormire e smetterla di sognare ad
occhi aperti.
Dady's POV
Arthur aveva sonno.
Ma questo gli era chiaro da un paio d'ore.
Eppure, adesso, non era solo il sonno a farlo rabbrividire: no, anche
il freddo faceva la sua parte.
Con gli occhi chiusi e ormai praticamente avvolto dal mondo dei sogni
l'asino cercò il calore.
E lo trovò. Fu semplicemente un sollievo.
Sospirò, in preda al conforto.
Era così rilassato...
Tutto andava meravigliosamente bene...
Aithusa's POV
Aithusa aprì un occhietto, poi un altro, e dal
suo musetto spuntò una coppia di canini affilati e lucenti.
Agitò la codina, scuotendo la testina candida, e un solo
sibilo si levò dalla sua gola.
Poi, ignorando le lamentele del tipo capelloso, sfuggì dalle
sue braccia per andare a rifugiarsi tra i suoi genitori.
Quando si fu accucciata al calore di quei due corpi si permise,
finalmente, di abbassare le palpebre. Il sonno colpì anche
lei.
Nessuno ne era immune, nemmeno i draghi.
Mumy's POV
Merlin rabbrividì, quando qualcosa di umido e
gelido gli solleticò una guancia.
Qualcos'altro nel naso.
Merlin fece una smorfia, con un fremito.
Quando
quel qualcosa gli calò anche sulla palpebra destra Merlin
aprì di
scatto gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che lo
circondava:
realizzò che delle goccioline di rugiada tamburellavano
tutto attorno,
di tanto in tanto, scivolando giù dalle morbide foglie verdi.
La
seconda sensazione che lo investì fu uno strano, ma
più che piacevole,
calore: quando mosse le mani per capire se erano ancora attaccate alla
sua colonna vertebrale le trovò occupate.
Corrucciò le sopracciglia,
perplesso, e quando abbassò lo sguardo rimase inebetito a
fissare ciò
che vide -e che, chissà come, stringeva tra le braccia-.
«Arthur?» chiamò, confuso, e quello
mugugnò
qualcosa di gutturale, stringendosi ancora di più a lui.
Merlin
arrossì, timoroso perfino di muovere le mani -una immersa
nei biondi
capelli dell'altro, chissà come e perché- l'altra
poggiata sulla sua
schiena, e tentò di schiarirsi la gola.
Niente da fare.
Provò a
discostarsi dal corpo dell'altro ma quello grugnì,
stringendo ancora di
più la presa e affondando sempre di più il naso
nell'incavo del suo
collo.
Merlin sospirò, sconfitto.
«Ho capito, lasciamo stare.»
Qualcuno ridacchiò e Merlin sussultò, cercando la
fonte.
I
cavalieri erano -bontà divina!- tutti svegli, e lo
scrutavano
ghignando, ma fingendo al contempo di svolgere le solite mansioni, in
quel caso preparare la colazione.
Merlin si districò in un lampo dal corpo di Arthur, in preda
all'imbarazzo, e quando lo fece qualcosa sibilò.
Un
sibilo che non apparteneva al somaro -Arthur si limitò a
corrugare la
fronte e stringere il vuoto, alla ricerca del suo cuscino umano.
Una testina bionda irritata fece capolino dalle sue braccia, ringhiando
il suo disappunto.
«B-buongiorno ragazzi!» li salutò
Merlin, forse con troppa enfasi.
Gwaine
si coprì la bocca per nascondere la risata liberatoria che
fremeva per
uscirne, mentre gli altri distolsero lo sguardo divertiti,
fischiettando.
«Non devi spiegarci niente.» lo accolse Elyan, con
un
sorrisetto che non prometteva niente di buono. «Sospettavamo
già da
tempo.»
«Non c'è niente da sospettare!»
ribatté Merlin rosso come un pomodoro «Che avete
capito?»
«Stai
tranquillo, non ci scandalizziamo.» gli diede corda Percival,
ficcandosi in bocca senza tante cerimonie una coscia di
chissà quale
delle tante quaglie arrostite.
Gwaine continuò a ridacchiare e
quando Merlin tentò di sviare il discorso il bruno non
resistette e si
spanciò nuovamente dal ridere, aggrappandosi alle proprie
ginocchia per
riprendere fiato.
Merlin, imbronciato e al colmo dell'imbarazzo, si sentì a
disagio quando si sedette tra di loro per fare colazione.
I loro sguardi maliziosi gli davano sui nervi.
Più che mangiare arrossì, e ciò che
seguì non servì a calmare le acque.
Dopo
appena pochi minuti, infatti, il principino -ora re- si era alzato: uno
si sarebbe aspettato un tipetto aitante col volto roseo e riposato, e
invece una coppia di macchie nere si mostrò sotto gli occhi
del somaro,
correlata ad un'espressione alla stregua di quella
dell'esorcista.
Gwaine
finse di spaventarsi quando lo vide e allorché il somaro
prese posto a
sedere, senza una parola, buio, cupo e gonfio di sonno come prima, il
prode cavaliere non resistette dal far nota la sua.
«Freddo, eh, Arthur?»
Quello grugnì un assenso, senza distogliere lo sguardo dal
fuoco
e Merlin arrossì conscio della domanda che sarebbe seguita.
«Già, certo, dopo tutto quel calore confortante il
freddo è proprio fastidioso, nevvero?»
«Mh?» Arthur batté le palpebre senza
capire, massaggiandosi un sopracciglio.
I
cavalieri si scambiarono occhiate complici, ridacchiando, e Merlin
affondò sempre di più dietro la sua ciotola, con
le orecchie a fuoco.
«Massì, comodo, caldo e morbido il tuo cuscino,
vero?»
Il biondo scrollò le spalle, continuando a non seguire quel
discorso. Poi si servì da mangiare e affogò i
dubbi nel
cibo.
Merlin si morse il labbro, mentre Aithusa gli si strofinava contro il
fianco, facendo le fusa.
Arthur, fortunatamente, si era dimostrato ancora una volta un asino. E
meno male!
Il
non capire le cose sembrava una sua prerogativa, ormai, e per una volta
-probabilmente l'unica- Merlin fu grato al cielo per questo.
~
Aithusa
seguì annoiata con lo sguardo gli spostamenti di quegli
strani draghi
alti e senza squame, con la pelle tenera e rosea come quella dei
passeri appena nati che zio Kil le mostrava, quando volavano fianco a
fianco sopra le creste degli alberi di Camelot.
Erano più che strani questi draghi: camminavano su due
zampe, si
coprivano di pellicce e non avevano una coda, e nemmeno le ali.
Come si può sopravvivere senza coda e ali?
Inoltre ringhiavano continuamente, ma non assumevano l'aspetto
minaccioso dei draghi normali.
Era come un ringhio... amichevole, ecco.
Poi
ognuno di loro aveva un comportamento diverso: c'era il drago bruno,
che dormiva quasi sempre o si lamentava, poi c'era quello capelloso,
che si divertiva a scuotere il piumaggio come un pavone vanitoso,
quello alto e lucido, che tuttavia era sempre gentile e premuroso con
lei, ed infine quello che sembrava avere un cespuglio di ortiche gialle
sulla testa, e che non sembrava mai a suo agio.
Aithusa era riuscita
a graziarseli al buio di prima: bastava guaire e muovere la coda e
immediatamente quei draghi le offrivano da mangiare.
Semplice, no?
E poi c'erano loro, mamma e papà, i draghi più
strani e incomprensibili che avesse mai incontrato.
Mamma guardava papà, papà non la notava.
Poi papà guardava mamma, ma mamma non se ne accorgeva.
E andava avanti così per diverso tempo.
Era frustrante.
Zio
Kill le aveva spiegato che i suoi genitori erano destinati ad un grande
futuro insieme, e che avrebbero fondato un potente regno,
chiamato Albion.
Aithusa non aveva idea di cosa significasse regno,
ma almeno a giudicare dalle parole dello zio, doveva essere come un
grande nido in cui tutti i draghi sono amici e non si combattono a
vicenda per la sopravvivenza.
Era felice di poter vivere coi suoi genitori, anche se non le
era possibile vederli tutti i giorni.
Per fortuna zio Kill si occupava di lei.
Aithusa
voleva anche molto bene ai suoi genitori: certo, papà era
molto
diffidente, specialmente all'inizio, ma Aithusa sapeva come prenderlo,
e in ogni caso papà tendeva a fare tutto ciò che
mamma voleva - ovviamente senza
accorgersene-.
Era bella quella vita... e sarebbe rimasta così.
Aithusa
sospirò, socchiudendo gli occhi. Una dormitina prima di
partire e dire
addio ai suoi genitori era la prospettiva più allettante, al
momento.
Era così bello avere una mamma e un papà che si
amavano!
~
Merlin
attese che i cavalieri si fossero allontanati abbastanza, in sella ai
propri cavalli, per richiamare indietro il biondo somaro e subito dopo
poggiare un dito sulle proprie labbra.
«Cosa?» sussurrò Arthur,
senza capire, e Merlin allungò il collo osservando le
schiene dei
cavalieri allontanarsi oltre la sua spalla.
Quando il pericolo fu sventato artigliò il polso dell'asino
e lo
condusse tra gli alberi, con un laconico: «Seguimi.»
«Sono il tuo re, Merlin!» protestò
però il
babbeo reale. «Si può sapere che
accidenti...»
«Dopo
che avremo varcato l'ultima fila di alberi non potremo più
vedere
Aithusa per un lungo tempo.» illustrò il mago,
senza rallentare il
passo e nemmeno voltarsi. «Così, devo farvi vedere
una cosa,
prima che andiate. Un qualcosa che, dovrete promettermi,
rimarrà un
segreto.»
«Di che stai parlando?» lo redarguì a
quel punto
Arthur, divincolandosi dalla stretta. «E cosa ha a che fare
con
me?»
Merlin sospirò, interrompendo il suo incedere per voltarsi a
guardarlo. «Riguarda entrambi... e anche
Aithusa.»
Allorché
l'asino sembrò sul punto di replicare, saggiamente il
maghetto pensò di
fargli segno di tacere. Poi avanzarono a passo felpato tra gli sterpi
spinosi e i cespugli folti e larghi.
Arthur imprecò quando quei
rametti arcuati e tentatori gli si infilarono nella cotta di maglia e
Merlin lo zittì nuovamente, con un dito sulle labbra.
«Voglio mostrarvi, sire, colui che ha badato ad Aithusa
quando io non ho potuto.»
Arthur
sgranò gli occhi, improvvisamente attento e incurante dei
graffi
provocati dagli sterpi. «Colui? Vuoi dire che un'altra
persona è a
conoscenza dell'esistenza di un drago?»
Merlin avanzò ancora, silenziosamente.
«Sì e no.»
«Com'è possibile? Hai appena detto che ha badato
a...»
«Ciò che intendo.» lo interruppe Merlin,
col cuore a mille.
Cavolo,
lo stava facendo davvero?! «E' che c'è qualcun
altro che,
effettivamente, è a conoscenza dell'esistenza dei draghi,
ma...»
«Ma?» lo incitò il re.
«Ma non è, ehm, ecco... esattamente una
persona.»
Arthur corrugò la fronte, senza capire, e Merlin
sospirò lasciandogli andare il polso.
«Dovete promettermi, Arthur, che nessuno verrà a
sapere di quello che so fare.»
«Tu sai fare qualcosa?»
«Sto parlando seriamente!»
Il biondo fece una smorfia. «Sono io il Re: non prometto
niente,
se prima non mi spieghi che accidenti sta succedendo.»
«Per una buona volta, volete fidarvi di me?»
Arthur lo studiò intensamente, da capo a piedi, come
soppesando le sue parole e la situazione.
Merlin
deglutì, sentendosi sotto pressione, ma ricacciò
indietro ogni
possibile replica, aspettando pazientemente che l'altro comunicasse coi
propri neuroni, fidandosi di lui.
Quando ciò accadde il somaro annuì, riluttante, e
Merlin si ritrovò a sorridere da orecchio a orecchio.
«Non
così entusiasta, però!» lo
biasimò il re all'istante, cogliendo la luce
esaltata dei suoi occhi. «Non sono ancora sicuro al cento per
cento di
potermi fidare. Quindi, chi è questo... essere?... che devi
farmi
vedere?»
Merlin sorrise, se possibile, ancora di più.
L'aveva già chiamato prima, il vecchio Kill, lontano da
orecchie indiscrete. Adesso doveva soltanto mostrarlo all'asino.
«Kilgarrah?» chiamò.
Non accadde niente, e Arthur roteò gli occhi al cielo.
«Eih, Kilgarrah! Sono io, Merlin! Devo farti incontrare una
persona!»
Dal momento che nemmeno dopo questo annuncio qualcuno apparve tra le
frasche, Arthur ghignò senza allegria.
«Molto sveglio il tuo amico, eh?»
Parlò
troppo presto, e se ne pentì subito dopo quando qualcosa si
sollevò dal
fondo del bosco e quella che fino ad un momento prima aveva scambiato
per una collinetta si rivelò essere...
Un drago?!
Oh merda! fu la reazione dell'asino reale.
~To be continued~
∞Uncle's POV
_____________________________________________________________________________
Angolo Autrice.
Sì, va bene, linciatemi pure, sta volta ho
esagerato... da quand'è che non aggiorno? Due mesi. Perdonooo,
chiedo umilmente venia, non speditemi alla gogna da Uther, vi prego!!
T___T
Se volete dare la colpa a qualcosa datela a Supernatural, che mi ha catturata per più di un mese (per vedere ben sette stagioni) e adesso, per colpa di questo telefilm, non riesco a leggere o scrivere qualcosa che non lo riguardi D: Ma mantengo le promesse, e questa fic avrà una fine (il prossimo capitolo, l'ultimo, che è work in progress ma che, salvo imprevisti, vedrà la luce la prossima settimana su questo sito ;) Naturalmente non abbandonerò nemmeno Changing (l'unica long ancora in corso), che continuerò a pubblicare regolarmente. Non è neanche detto che abbandoni questo fandom, anche perché ho incontrato delle persone fantastiche e sono un po' restia a dar loro le spalle ** E poi, avevo ancora due bozze di due storie su Merlin (una scritta a metà, l'altra ancora totalmente nella mia mente) e una fic su Gwaine che aveva partecipato ad un concorso ma che, per un mio errore, non ha potuto gareggiare poichè non era una drabble. Dunque immagino che quest'ultima sarà presto nei vostri schermi, se vi andrà di leggere, è un tentativo di angst per questo personaggio che nel corso della quarta stagione, almeno a mio dire, è stato messo un po' da parte :)
Note: Il capitolo è corto e non succede un granché, ne sono consapevole, ma è per preparare il tutto al prossimo che è, lo ricordo, l'ultimo. Naturalmente ho pensato di mischiare un'idea che avevo avuto inizialmente per l'altra mia long (Changing) ma che per motivi di cui non posso parlare, ho pensato potesse risultare fuori trama in quella. E così la vedrete nel prossimo capitolo, intessuta ovviamente dell'ironia che caratterizza il mio stile in questa fic xD Mi auguro di non ricevere pomodori, dunque *w* In ogni caso, ho deciso di seguire gli eventi di Aithusa fin quando compare nel telefilm (il prossimo cap sarà un mezzo spoiler per chi non ha visto l'ultima puntata... ma se siete arrivate fino a qui immagino che abbiate già provveduto a tale mancanza xD) analizzando i pensieri della dragonessa.... Questo è quanto, non so che altro dire, pardòn! ^O^
Oh,
eccomi ancora qui :3 Volevo ringraziare quelle dolcissime persone che
hanno messo la fic tra le seguite/preferite/ricordate, avete uno spazio
nel mio cuoricino e mi fate venir voglia di continuare a scrivere.
Grazie <3
Un ringraziamento particolare, ovviamente, va a chi ha recensito. Sono
sempre contentissima di leggere i vostri pareri, quindi non temete
nemmeno voi, lettori silenziosi, perché a noi autori fa piacere
:D
Ma mi sto dilungando come sempre (aih aih sono logorroica ç_ç) ergo vi lascio qui.
Per adesso, arrivederci al prossimo capitolo! =(°-°)=
Perciò non perdetevi il prossimo capitolo, in cui sarà uno strano dialogo con un personaggio molto particolare. E povero Arthur! ;)
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Farai felice milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
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