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Autore: Banryu    29/02/2012    1 recensioni
Oddio! Questa è la prima long fic in cui mi avventuro! Spero sia quantomeno decente! Tutto quel che posso dire è che... C'è un pò di tutto! Ci sono gli SHINee (ovviamente), ci sono due ragazze italiane, ma non solo, perché è mooooolto probabile che via via compaia anche altra gente!
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'Bene! Fantastico, Bea! Penso che tu sia l'unica ragazza dell'universo che riesca a far arrabbiare il proprio adorato ragazzo per motivi così futili! Complimenti, davvero!'
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OK, non starò a scusarmi per l'immane ritardo nel pubblicare questa storia.. Anche perché questa volta non è stata neanche interamente colpa mia: il mio corpo ha deciso di ammalarsi per ben tre volte, rendendomi decisamente poco sana a livello mentale.. -Come se di solito io fossi normale! XD Va beh, sorvoliamo!-
Quindi beh, che dire? Godetevi questo capitolo e non odiatemi troppo! Tra l'altro, come promesso, qui verrà rivelato il mistero di Minho!! *__* Anche se se ne aggiungerà subito un altro, ma dettagli!! xD
Ok, la finisco adesso! Ringrazio già infinitamente chi recensirà, in particolare Aicchi, che è sempre così <3!! Grazie mille! (Anche se so che mi odi molto per i miei ritardi! xD)
Quindi.. Buona lettura!! *_*

PS: Già che ci sono, mi scuso anche perché ho praticamente smesso di leggere fic! T____T Non ho tempo di fare nulla durante l'anno, MA mi rifarò l'estate! Promesso! **
10 ~ Tomorrow

Ambra POV.

Sdraiata sul letto, Ambra ripensava a tutto quello che era successo durante il compleanno di Taemin: non riusciva a capacitarsi come fosse potuto accadere. In effetti era stato tutto un susseguirsi di cose strane: Jong che ballava tranquillamente con Key come se lei non fosse presente; Onew che la abbracciava in quel modo, Onew che le parlava in quel modo, Onew che la baciava; e poi di nuovo Jong che non le chiedeva neanche perché se ne stesse andando a metà serata. Insomma, tutto era strano, come se fosse tutto sbagliato, o forse tutto dannatamente giusto. Non riusciva a capire.
La ragazza sospirò, rigirandosi per l'ennesima volta nel letto e guardando il soffitto, esasperata.
'Perché? Perché se chiudo gli occhi continuo a ripensare a quello sguardo, a quelle labbra, a quel bacio?' Pensieri come quelli le giravano nella testa da almeno un'ora, quando sentì la porta di casa aprirsi: Bey doveva essere rientrata. Il che significava che la festa era finita, e che Onew e Jonghyun erano di nuovo insieme, e che poteva star succedendo qualunque cosa in quel momento. Il cuore di Ambra cominciò a battere all'impazzata per l'ennesima volta dall'inizio di quell'infinita giornata.
Non sapeva assolutamente che fare: fingersi addormentata, far vedere che invece era ancora sveglia, dire tutto all'amica, non dirle niente, urlare, stare zitta, imprecare o pregare un Dio inesistente. Assolutamente non sapeva decidersi. Tutte le possibilità le sembravano decisamente buone ed un secondo dopo dannatamente sbagliate. Insomma, in linea con la giornata.
Quando infine sentì Bey che spegneva la luce in camera sua, si rassegnò al fatto che sarebbe stato meglio rimanersene zitta e buona sotto le coperte del suo caro letto, abbracciando l'adorato cuscino. Sulla parte del pregare o bestemmiare era ancora decisa, ma alla fine optò per la cosa più adatta alla sua personalità: imprecare silenziosamente. Al da farsi con tutto il resto del mondo poteva pensare il giorno dopo.

Minho POV.

«Song Dam, scusa, posso... posso parlarti un attimo?» La sua voce doveva sembrare strana, visto che aveva corso tutte le scale dell'edificio dell'SM di volata per raggiungerla prima che se ne andasse. In più era abbastanza sicuro che i genitori di Jonghyun Hyung lo stessero guardando in modo decisamente strano, ma nessuna di queste cose aveva la benché minima importanza per Minho. Tutto quello che in quel momento poteva fare era osservare gli occhioni della ragazza difronte a lui, che lo guardavano con sorpresa.
«S-Sì, dimmi.» Le rispose finalmente quella, con voce confusa.
«Ecco io... Volevo sapere se... Magari.. Uno di questi giorni... Ecco... Magari setiandavadiuscireconme uno di questi giorni?!» Non sapeva se quello che aveva detto poteva risultare comprensibile ad una normale persona perché alla fine la domanda gli era uscita tutta insieme in una confusione di parole appiccicate l'una all'altra.
Lo sguardo di Song Dam di per se non stava dando segni di aver capito quello che l'altro le aveva appena chiesto, quindi Minho era abbastanza in ansia e stava trattenendo il fiato.
«Ecco...» Song Dam aveva leggermente voltato la testa verso i genitori, lanciandogli un'occhiata a cui Minho non sapeva dare un significato preciso, poi si era voltata nuovamente verso di lui con un'espressione seria in volto.
«Mi dispiace, ma proprio non posso.» Parole concise e dirette, come le lame che, una dopo l'altra, avevano trafitto il cuore del ragazzo, lacerandolo.
«Scusami, ma adesso devo proprio andare.» E detto ciò, con un'ultima occhiata nella sua direzione, si era voltata ed allontanata con i genitori.
Minho dal canto suo era rimasto immobile. Da quando la bocca della ragazza si era definitivamente chiusa, non riusciva neanche più a respirare. Un attimo. Era bastato un attimo perché la sua vita passasse da normalmente buona ad assolutamente schifosa. Non che lui avesse mai sperato veramente in qualcosa, sapeva di partire svantaggiato in tutti i sensi: Song Dam era la sorella di Jonghyun, e non solo, era anche di quattro anni più grande di lui, il che implicava che era una sua Noona, e poi beh, c'era anche il fatto che ormai si conoscevano da abbastanza tempo, quindi se anche lei avesse provato qualcosa per il ragazzo lui in un modo o nell'altro lo sarebbe venuto a sapere, no?
Mentre quella più altre mille domande a cui non avrebbe mai avuto risposta gli frullavano vorticosamente nella testa senza che lui riuscisse a focalizzarne neanche una, la terra sotto di se cominciò lentamente a scomparire, lasciandogli addosso la sensazione di cadere nel vuoto. Ancora un paio di secondi ed intorno a Minho non erano rimasti che i contorni sfocati di quella che era la strada ed i palazzi che aveva intorno. Al loro posto una coltre nera sempre più fitta. Poi più nulla, solo nero.

«Minho!!» Qualcuno chiamava a gran voce il suo nome. «Dai! Su!!» Era la voce di Key, ne era abbastanza sicuro.
Una mano sulla sua spalla destra. Le dita affusolate dell'amico l'avevano afferrata saldamente prima di strattonarlo in quella direzione. «Vuoi svegliartiiiii?! Come al solito sei l'ultimo! E siamo anche in ritardo!»
'Ritardo?' Minho aprì bruscamente gli occhi, realizzando in quel momento che si trovava a casa, e non davanti al palazzo dell'SM, in un letto, e non in piedi a guardare la schiena di Song Dam allontanarsi da lui. Si mise a sedere sul letto. Un sogno. Quanto avrebbe dato perché fosse stato davvero tutto un sogno, e invece no, non solo era davvero successo tutto la notte precedente, ma Minho era anche stato costretto e riviverlo nei suoi sogni.
«Evviva! Non sai quant'è che ti chiamo.» Sbuffò Key, prima di guardarlo attentamente in faccia. L'altro ragazzo sospirò, guardando gli occhi felini dell'amico. «Scusa.» Fu tutto quello che riuscì a dire prima di alzarsi e dirigersi verso il bagno: decisamente quella mattina sarebbe stato anche più silenzioso del solito.

Key POV.

C'era decisamente qualcosa che non andava. Non solo nel fatto che Minho gli avesse chiesto scusa con quell'aria così arrendevole per poi dirigersi con sguardo basso verso il bagno, ma anche nel suo essersi alzato dal letto con così poca riluttanza, come invece era solito fare. E' vero, Key aveva detto di averlo chiamato tante volte, ma di certo non erano più delle volte che lo chiamava le altre mattine. Anzi, forse era stato anche fin troppo facile rispetto alla solita routine. Quindi perché mai Minho avrebbe dovuto chiedergli scusa?
No, qualcosa non quadrava, e Key pensava di sapere perfettamente che cosa fosse. Anche se Key poteva sembrare quello più incline a dire cose stupide, o ad abbassarsi agli stupidi giochi che proponeva Jong, lui era anche quello tra tutti loro che stava più attento ad ogni minimo dettaglio, e non solo per quanto riguardava gli altri membri del suo gruppo, ma in generale per tutto quello che lo circondava.
Per questo riusciva sempre a sapere che cosa era meglio per tutti o a prevedere in anticipo quello che gli altri stavano pensando. Era sempre stata una delle sue migliori qualità, insieme al saper imitare qualunque cosa dopo averla vista o sentita una volta sola.
Quindi in quel momento Key poteva dire con sicurezza che a Minho non era andata molto bene la sera precedente, e che probabilmente questo aveva a che fare con la sua uscita veloce dalla festa e con Song Dam, la sorella maggiore di Jong. Key era abbastanza sicuro di tutte queste cose.
«Umma ti sei di nuovo incantato!» La voce di Taemin l'aveva sorpreso al punto che doveva aver fatto un salto, facendo ridere il più piccolo.
«Quante volte ti ho detto che non devi urlare quando sto ragionando?!» Key si era voltato nella sua direzione con sguardo assassino.
«Sì certo, Umma.» Sempre ridendo Tae gli si era poi avvicinato, dandogli una leggera spinta sulla spalla. Dopo circa tre secondi Key si era ritrovato spintonato da tutte le parti della stanza dalle mani di Taemin ed Onew, che insieme se la ridevano di gusto nel tirarselo e rigirarselo, come se lui fosse una bambola che loro potevano lanciarsi da una parte all'altra della camera.
«Ragazziiiiiiiiiiiiii!!»
Risate.
«Perché stamani vi è presa cosìììììììììììììì?! Yeobooooooooooo!»
Ma Jong non sembrava intenzionato ad arrivare entro breve, dato il silenzio che seguì l'urlo disperato di Key, occupato solo dalle risate degli altri due ragazzi.

Jong POV.

Jonghyun d'altra parte non poteva certo aver sentito l'urlo di Key, essendo dieci piani più sotto in strada con un cucciolo di Husky legato al guinzaglio che lo tirava e lo strattonava da un parte all'altra del marciapiede.
«Skyyyy! Andiamo, non tirare!» Continuava a ripetergli in coreano, sperando che questo lo ascoltasse.
Il cane invece continuava tranquillamente per la sua strada, seguendo chissà quali odori.
Dopo circa cinque minuti di cammino, Jong arrivò all'entrata del grande parco dietro il palazzo dove abitavano. Quello dove quasi due settimane prima avevano giocato a nascondino tutti insieme a notte fonda.
Sembrava ci fosse poca gente a quell'ora, così Jong decise di prendere uno dei sentieri principali invece di sperdersi in quelli secondari e più tortuosi. Sky dal canto suo sembrava felicissimo di avere nuove cose da poter annusare e con cui giocherellare, tanto che, dopo circa dieci minuti, aveva quasi buttato in terra il ragazzo due volte, girandogli e rigirandogli intorno e legandogli il guinzaglio intorno alle gambe.
Dopo il terzo tentativo di omicidio, Jong decise quindi di lasciare libero il cane e sperare che non scappasse a gambe levate.
«Allora Sky, patti chiari e amicizia lunga.» Disse al cane, mettendosi in ginocchio davanti a lui e prendendogli il muso tra le mani. «Io ti lascio libero, ma tu resti dove io possa vederti, ok?!» Sky lo stava guardando con l'espressione più tenera del mondo, così Jong decise che era una risposta affermativa e liberò il cane dal guinzaglio.
Sky, dopo i primi secondi impiegati per capire che non aveva più legami col ragazzo, iniziò a correre a più non posso verso uno spiazzo d'erba oltre alcuni alberi alla sinistra di Jong.
«Ehyyyyyyyyyyyy! Cosa ti avevo detto??!» Jonghyun era sconsolato. Sospirò e si mise all'inseguimento del cane, sperando che non sparisse dalla sua vista.
Inaspettatamente però, quest'ultimo arrivò fino a metà campo, si fermò, guardò indietro verso Jong, abbaiò e tornò indietro a corsa verso di lui. Il ragazzo prese un respiro di sollievo: a quanto pareva Sky voleva solo correre e giocare nei dintorni, non aveva nessuna intenzione di allontanarsi di più.
Scoperta questa bella notizia, Jong si sdraiò sul prato, guardando a tratti il cane a tratti le poche persone che passavano lungo la strada che costeggiava il prato. Dopo circa dieci minuti, la sua attenzione venne catturata da una strana ragazza che camminava con molta calma lungo il sentiero: aveva l'aria di una persona che cerca qualcosa ma non è sicura di essere nel posto giusto. Infatti tra le mani aveva quella che doveva essere una cartina della città.
A giudicare dall'aspetto, Jong avrebbe detto che si trattava di una persona europea, forse perfino italiana, ma di questo non poteva certo essere sicuro. Aveva i capelli ricci che le arrivavano quasi a metà schiena, un paio di shorts di jeans, una maglietta giallo fluorescente con sopra uno smile ed una borsa a tracolla. Jong non avrebbe saputo dire di che colore avesse gli occhi perché era troppo lontano rispetto a lei, ma le uniche due cose che sapeva erano che da dietro probabilmente l'avrebbe scambiata per Bey, e che lui odiava dare indicazioni agli stranieri perché così facendo sarebbe poi stato costretto ad accompagnarli esattamente dove volevano andare, ed in quel momento quello era il suo ultimo desiderio. Arrivato a questa conclusione, Jong stava per muoversi lentamente verso un posto in cui la ragazza non lo avrebbe visto, quando questa si scontrò per puro caso con una coppia che passava di lì e chiese informazioni a loro.
'Bene, menomale.' Pensò allora il ragazzo, aspettando però altri cinque minuti prima di poter essere sicuro che non sarebbe tornata indietro. Non sapeva perché ma in quel momento non aveva proprio voglia di parlare con nessuno, tranne con l'unica persona che non sembrava intenzionata a considerarlo: la sua ragazza.
  
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