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Autore: Lynx__    29/02/2012    7 recensioni
Nella notte di capodanno Isabel, il personaggio creato da me,trova in un cratere un riccio nero molto misterioso. Chi è? E da dove viene? Non avrebbe mai potuto immaginare che quel riccio l'avrebbe aiutata a scoprire il suo destino...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aprii timidamente gli occhi, ansimando leggermente. Strinsi il mio sacco a pelo, cercando di riprendere possesso della mia mente e del mio respiro. Di nuovo lo stesso sogno. Di nuovo Shadow. Chiusi gli occhi, coprendomi tutta la testa con le mani e lasciando che qualche altra lacrima cadesse sulla mia pelle.
Erano passate poche ora dalla mia “scappatella notturna” e pensavo che ormai non avrei ripetuto l’incubo, non due volte nella stessa nottata almeno. Mi sbagliavo, così come mi ero sbagliata ad aver agito così impulsivamente e ad essermi avventurata da sola nella foresta, di notte. Strinsi ancora di più il tessuto, rimanendo rintanata al suo interno, al caldo.
Avevo voglia di urlare, di distruggere tutto ciò che avevo intorno, di scappare via e non tornare mai più. Tutto per colpa di un unico, stupido, bellissimo riccio.
Non volevo stare così male, non per lui. Non era giusto che lui stesse bene quando io ero ridotta in mille pezzi. Come non era neanche giusto che lui non avesse doveri a cui adempiere e potesse scappare.
Mi voltai sul lato destro, incontrando la debole luce del fuoco. Non era giusto che io fossi l’unica che soffriva, sempre. Mi asciugai gli occhi con la manica del mio pigiama e sospirai.
Quando la debole fiamma del fuoco si spense, decisi di alzarmi e andare a riaccenderlo. Non potei fare a meno di soffermarmi a guardare la legna che ardeva e le mille gradazioni di rosso e arancione che le vorticavano intorno. Il fuoco era qualcosa che mutava sempre, non si fermava mai, a meno che non arrivasse una folata troppo forte o dell’acqua a spegnerlo. Che io fino ad allora fossi stata come il fuoco? Pensandoci bene, tutto era peggiorato quando Shadow mi aveva abbandonata… Era come se avessi perso la legna che dovevo bruciare, il nutrimento che mi permetteva di ardere. Sbuffai sonoramente, lasciandomi cadere sul terriccio.
Uno dei miei tanti problemi era quello che mi affezionavo troppo alle persone, facendone il mio tutto. Ace, Shadow, entrambi erano stati il fulcro delle mie attenzioni e delle mie preoccupazioni, anche adesso che se ne erano andati.
“Possibile che tu non riesca mai a dormire?” mi chiese Kora, mettendosi a sedere sul suo sacco a pelo e distogliendomi dai miei pensieri.
“Non avevo sonno…” dissi, infilando la punta di uno dei rametti tra fiamme.
“Stavi pensando a Shadow?” chiese, avvicinandosi.
Non risposi, ma gettai il ramo tra le fiamme ed abbracciai le gambe. Possibile che fossi un libro aperto?
“Hai la stessa espressione che avevi a casa mia, quando aspettavi che si svegliasse…” disse, sedendosi accanto a me.
“Non sto pensando a Shadow” dissi, appoggiando la testa sulle ginocchia.
“Sicura?”
“Si”
Odiavo che gli altri conoscessero ciò che mi passava per la testa. I miei pensieri dovevano rimanere confinati nella mia calotta cranica, qualunque cosa fosse successa. Al massimo, potevo essere io a permettere loro di uscire.
Prima non ero così. Non avevo mai pensato di nascondere le mie emozioni, anzi, facevo in modo che gli altri se ne accorgessero. Evidentemente il contatto con il modo di essere di Shadow, aveva cambiato il mio.
Era grazie a lui che avevo scoperto il mio coraggio e la mia testardaggine. Da bambina piagnucolona ero diventata una ragazza piuttosto forte, che smetteva di mostrare le lacrime. Sorrisi, senza farmi vedere. Mi aveva protetta, facendomi da scudo con il suo corpo forte, nonostante stesse per perdere i sensi. Ero consapevole del fatto che stessi semplicemente cercando di farlo apparire come il mio principe azzurro, ma non potevo farci niente.
Forse era davvero vero… Forse, mi ero innamorata.
“Hai deciso cosa fare?” chiese Kora, infilzando un bastoncino con uno dei marshmallow che aveva trovato nel mio zaino.
“Riguardo a cosa?” chiesi, alzando la testa.
“Riguardo a Lilith…”
Sbattei le palpebre, spostando lo sguardo verso le fiamme. Non avevo proprio pensato a lei, in quell’ultimo periodo.
“Non lo so Kora. Sono successe tante di quelle cose in questo periodo che non so veramente cosa fare…”
“Io credo che la cosa migliore che possiamo fare sia quella di aspettare. Sarà lei a farsi viva, quando ne avrà voglia. Nel frattempo, ci alleneremo” disse, addentando il mashmallow lasciato solo pochi secondi al calore del fuoco.
“E dove?” chiesi, alzando lo sguardo verso di lei, che intanto si era alzata in piedi.
“Percorrendo il sentiero ho trovato una parete piena di spuntoni. Ci eserciteremo nel combattimento aereo” disse, avvicinandosi al suo zaino e tirando fuori i vestiti che avrebbe indossato.
Annuii e mi rinfilai nel sacco a pelo, per cambiarmi restando al caldo. Si, non ero una ragazza del tutto normale.
“Kora, io non sono portata per i combattimenti aerei. E se dovessi cadere?” dissi, non appena ebbi finito di vestirmi.
“Non preoccuparti, con i miei poteri sei al sicuro” disse, uscendo dalla caverna e dirigendosi a nord.
“E se ti distrai?” chiesi, seguendola, immaginandomi di cadere o di rimanere infilzata in uno di quei cosi.
“Non mi distrarrò, vedrai. Piuttosto legati gli aculei, altrimenti ti daranno fastidio alla vista” disse, allungandomi un elastico per capelli.
Obbedii e mi legai gli aculei corvini in una coda di cavallo. Non la portavo molto spesso, nonostante mi donasse abbastanza. Mi strinsi nel giubbotto, cercando di seguire il passo veloce di Kora.
Dopo un periodo di tempo che a me sembrò interminabile, arrivammo nel luogo dove probabilmente avrei rischiato di morire o di essere mutilata.
Kora si voltò e mi costrinse a guardarla negli occhi, che ora brillavano di una luce che mi dava la sensazione di andare davvero incontro alla mia morte.
“Sfodera le armi e attaccami” disse, preparandosi per la battaglia.
La guardai per qualche secondo, senza sapere se mettermi a ridere o a piangere.
“Fai sul serio?” chiesi.
“Serissima”
Sospirai e tirai fuori i miei Sai. Mi misi in posizione di combattimento e poi avanzai verso di lei, decisa. Cercai di colpirla, ma lei fu più veloce di me e saltò sulla mia arma. Era incredibile quanto fosse agile e leggera.
Ghignò e poi saltò su una delle sporgenze di roccia che aveva accennato prima. Tutto ad una velocità fuori dalla mia normale portata.
“Ora prova tu” disse, raggiungendo con un balzo il suolo.
“Siamo in vena di scherzi oggi, eh?” feci con sarcasmo.
“Ti ho detto di provare” disse, categorica.
Aspettai che mi attaccasse, ma non si mosse. Aspettai ancora, ma niente. Decisi di muovermi, non troppo velocemente e neanche in modo troppo deciso. Lei partì a gran velocità e in poco tempo venne circondata da massi che fluttuavano. Continuai a correre, stavolta più decisa, verso di lei e saltai non appena vidi una delle grandi pietre dirigersi verso di me. Saltai di pietra in pietra, fino a che non mi fu possibile arrivarle vicino. Stavo per colpirla, ma decisi di fermarmi a pochi centimetri dal suo petto.
“Vedo che il fegato non ti manca” disse, sorridendo.“Hai fatto esattamente come volevo che facessi”
“Posso andarmene?” chiesi, spostando lo sguardo sul sentiero dal quale eravamo venute ed atterrando sulla neve.
“Assolutamente no!” disse, allontanandosi con un balzo e scagliando verso di me degli shuriken.
Appena me ne accorsi, iniziai a correre verso la parete degli spuntoni e saltai da uno spuntone all’altro, cercando di deviare la traiettoria delle lame rotanti.
Istintivamente concentrai tutta la mia energia su una delle stelle che stava per arrivarmi contro e riuscii a fermarla. La colpii e la scagliai in direzione di Kora. Lei riuscì a prendere il controllo della piccola stella e, fortunatamente, non venne ferita.
Pensavo fosse finita, ma il ghigno della riccia mi convinse del contrario. Vidi arrivarmi addosso un’altra decina di stelle, che riuscii a fermare grazie ai miei poteri.
Non c’erano limiti a quello che potevo fare. Pensandoci, avrei potuto anche rimarginare le ferite, far crescere le piante, cambiare le stagioni e addirittura gli anni. Il tempo scorreva in ogni cosa naturale o artificiale che fosse, ma fermarne il flusso comportava un grande dispendio di energie e, in più, il tempo non poteva essere stravolto del tutto.
Colpii ancora una volta gli shuriken, per poi avvicinarmi velocemente alla mia “nemica” e puntargli la lama del Sai che tenevo nella mano destra vicino al collo. Lei controllò il mio corpo e mi sollevò in aria. Rimasi sbalordita dalla potenza della sua psicocinesi e fui ancora più sorpresa quando mi fece avvicinare velocemente al terreno, rischiando che mi sfracellassi. Fortunatamente lasciò la presa pochi secondi prima che toccassi terra, così mi fu facile atterrare senza ferirmi.
Gli shuriken continuavano a vorticarmi intorno come se fossero petali di fiori o foglie d’autunno. Non riuscivo a colpirli tutti e alcuni mi causarono delle lievi ferite al viso e alle mani. Altri strapparono il tessuto dei jeans e del giubbotto, unico mio rammarico visto che non potevo farli ritornare come prima. Una figura completamente vestita di nero si mise davanti a me e con una katana deviò la traiettoria di quasi tutti gli shuriken, provocandosi solo qualche graffio sul volto.
Sgranai gli occhi per la sorpresa e l’irritazione. Quello davanti a me non era Shadow, bensì Psycho. Strinsi i pugni e mi misi davanti a lui, non molto felice per la sua presenza.
“Psycho, cosa diavolo ci fai qui?!”
“Ti sto proteggendo” disse, serio.
Kora, intanto, si stava avvicinando verso di noi, preoccupata per l’incolumità del mio “amico”.
“Non ho bisogno di protezione, mi stavo solo allenando” dissi, spostando lo sguardo verso la neve che ricopriva uno shuriken, poco lontano da noi. Mi prese per il mento e mi costrinse ad avvicinarmi al suo volto. Sfiorò con le dita i graffi che avevo sul viso, trasmettendomi il calore del suo corpo.
“Tu ti alleni così? Rischiando la vita?”
Kora arrivò vicino a noi e mise una mano sulla spalla di Psycho.
“Stai bene? Non sei ferito, vero?”
“No, sto bene” rispose lui, voltando lo sguardo.
“Cioè, ti preoccupi più di lui che di me?”chiesi, irritata al massimo.
“Non era previsto che lui ti proteggesse, quindi è normale che sia preoccupata per lui, sapendo cosa puoi fare tu per le tue ferite”
Sospirai, portandomi le mani alle tempie. Ero stressata come non lo ero mai stata in vita mia ,e non andava bene. Le casalinghe disperate con cinque figli erano stressate , non una quindicenne con poteri temporali.
“Non sembri gravemente ferito…”
“Infatti sto benissimo” disse Psycho, con tono arrogante.
“Lei chi è, scusi?”
Kora stette in silenzio per qualche minuto, cercando di capire cosa realmente fosse lei per me.
“Diciamo che sono la sua tutrice” disse, facendo spallucce.
Lui si voltò verso di me, con gli occhi semi sgranati, cercando conferma. Annuii leggermente, riportando la mia attenzione su quello che stava succedendo.
“Certo che siete strane…” disse, mettendo le mani in tasca.
Sorrisi, spostandomi verso la vegetazione. In fondo, sapeva farmi ridere. Alzai lo sguardo e incontrai, tra i rami, due enormi occhi rossi, robotici. Retrocedetti di qualche passo, incredula. Un robot alto più o meno due metri, con tanto di tenaglie al posto delle mani, stava avanzando verso di me, producendo un rumore stridente e fastidioso. Il robot portava l’inconfondibile marchio del dottor Eggman, come il robot che avevo già avuto modo di sconfiggere. L’ammasso di ferro si avvicinava ancora di più, ma io non sapevo cosa fare. Non mi sentivo più così spavalda e coraggiosa. I miei piedi erano stati assorbiti dalla neve su cui poggiavano e non potevano muoversi. Sentii Psycho correre verso di me e ,a quel movimento, il robot iniziò a sparare dei razzi che gli fuoriuscivano dal petto. Saltai, cercando di schivarne il più possibile e bloccando il tempo per colpirli e rimandarli al legittimo proprietario, ma uno di questi arrivò un po’ più tardi degli altri e stava per colpirmi. Chiusi gli occhi, preparandomi a sentire il dolore lancinante della mia carne trapassata da uno di quei cosi, ma niente. Li aprii, titubante, e dovetti sgranarli, vedendo Shadow davanti a me, dopo aver scagliato uno dei suoi attacchi “Chaos Spear”.
“S-Shadow?” chiesi, pensando di non essere pienamente cosciente.
Lui si voltò e mi fece un mezzo sorriso. Sorrisi e mi buttai sul suo petto, abbracciandolo. Era così bello sentire il suo calore e la morbidezza del suo pelo. Era riuscito a salvarmi ancora una volta, parandosi tra me e quella macchina infernale inviatami da Eggman. Sobbalzai, non appena sentii le mani di Shadow posarsi sulla mia schiena. Non mi stringeva, ma mi faceva sentire ugualmente la sua presenza. Era il regalo di scuse più bello che potesse farmi. Mi allontanai, mostrandogli ancora un ampio sorriso, che lui naturalmente non stava ricambiando del tutto.
“Sembra che tu non sia più arrabbiata” disse, tornando di nuovo serio.
“Come faccio  ad essere arrabbiata con te se tu mi salvi la vita?” dissi, tornando anche io seria.
Psycho si avvicinò verso di noi, squadrando Shadow dalla testa ai piedi. Era chiaro che non gli piaceva, ma neanche un po’.
“Scusami, tu saresti?” disse, rivolgendosi in modo arrogante al mio salvatore.
“Un amico” disse l’altro, serissimo.
“Ah, capisco… Isabel, sei ferita? Stai bene?” disse, avvicinandosi a me e prendendomi per le spalle.
Sbattei le palpebre, leggermente disorientata.
“Psycho, sto benissimo”
“Si, ma forse ti gira la testa o ti senti debole” disse, poggiando le mani sul mio viso.“Forse è meglio che ti riporti alla caverna. Su, ti prendo in braccio”
Non opposi resistenza, quando mi sollevò e mi portò verso il sentiero, sotto lo sguardo stupito di Kora e quello impassibile di Shadow. Ero sicura che tutti pretendessero delle spiegazioni. Sul robot, sulla presenza di Shadow, sull’apparizione di Psycho, ma, persa tra le braccia di quest’ultimo, non potevo rispondere a nessuna domanda, né tantomeno me ne vennero rivolte. Il mio unico pensiero fu Shadow, che mi fissò intensamente per tutto il tragitto. Io naturalmente arrossivo, e lui reagiva con quel mezzo sorriso che mi faceva battere forte il cuore. Distolsi un secondo lo sguardo.
Era vero… mi ero innamorata.

Salveeeeee :D 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche perchè ho sudato sette camicie per scriverlo (anzi, per trovare il modo di scrivere queste cose in modo decente) 
I combattimenti non sono il mio forte, quindi spero di avervi almeno dato un'idea (a linee moooooolto grandi) di cosa sia successo. Come promesso Shadow non è stato via troppo a lungo, 1) perchè non mi piace separare quei due *w* 2) perchè adoro troppo scrivere anche solo poche righe su di lui xD
Quindi, che dire? Un bacio e al prossimo chappy ;)
  
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