Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: StewELLEcurtiS    29/02/2012    1 recensioni
Lo guardavo. Impalata. Lui era lì. Bellissimo, con gli occhi stranamente scoperti dagli occhiali scuri. Azzurri in un modo strano, alieno. Non avrei mai pensato che qualcuno avesse potuto avere gli occhi così azzurri. E le sue labbra erano lì. Lisce e perfette, leggermente distese in un sorriso. E il mio cervello andò in tilt.
Mi allungai verso di lui in un attimo e gli sfiorai le labbra con le mie. Poi realizzai. Realizzai che lui era Robert Pattinson e io una ragazzina qualunque, e che al novanta per cento delle possibilità mi considerava un’ imbecille superficiale ragazzina ossessionata da lui, come tutte quelle che aveva incontrato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saaaaaalve gente! Questa è una breve one-shoot che ho scritto in base a una fan fic che sto scrivendo... l' introduzione che avete letto è presa da un capitolo che ho già scritto. Spero che vi piaccia e in base ai risultati vedrò se postare l' intera storia... :) Niente, spero di ricevere un sacco di recensioni... anche cattive se volete (non risparmiatemi critiche e parolacce se servono! XD) Vi lasciooooo!! Grazie in anticipo...

 

 

 

"Rob…", dall’ altra parte della cornetta sentii biascicare il mio nome da una voce che avrei riconosciuto tra mille.

"Natalie".

"Rob… Rob… non mi sento molto bene…", mugugnò ancora.

"Che cosa? Come non ti senti bene? Cos’ hai?", chiesi già nel panico.

"Non lo so… non lo so! Mi sento malissimo… mi gira la testa… vedo tutto colorato", si lamentò. La sua voce era diventata la più dolce che avessi mai sentito uscire dalla bocca di un essere umano. Avrebbe potuto fare la doppiatrice.

"Vieni qui, per favore… sono da sola, Robert".

"Arrivo…".

Mollai la giacca del vestito e mi fiondai diritto verso casa sua.

"Dove diavolo vai? Siamo già in ritardo!", sentii la voce della mia assistente richiamarmi.

"Arrivo subito Steph, non ti preoccupare!".

Raggiunsi la porta di Natalie in fretta. Era aperta, quindi girai la maniglia e entrai.

"Natalie!", la chiamai. Ma di tutta risposta iniziai a sentire una chitarra elettrica suonare degli accordi che conoscevo.

Mi addentrai nella casa mentre le note gli ACDC iniziavano a liberarsi ad un volume decisamente troppo alto. Se ci fossero stati dei vicini avrebbero chiamato la polizia… mentre le pareti del corridoio che stavo percorrendo tremavano a ritmo, sentii la più bella voce del mondo sovrastare quella di Brian Jhonson.

"WOOOO!!! Whiskey, gin and brandy… with a glass I’m pretty handy… I’m trying to walk a straight me…".

MERDA!!!

Mi aveva fregato! Quella piccola malefica, traditrice, ingannevole, ammaliante, inconsapevole seduttrice di uomini indifesi e impegnati con il lavoro… estremamente impegnati, mi aveva fregato… e io mi ero fatto fregare… cazzone!

Buon Dio! No! Non era Natalie! Era Satana! Satana in persona! Tentatrice di anime…

Saltava sul divano di pelle a ritmo di quella musica assordante… con i capelli sconvolti da non so quanti litri di alchool in circolo nel suo corpicino. Sapevo che per lei sarebbe stata la fine se avesse fatto cadere una sola goccia di quel Jack Daniel sul quel divano bianco.

Natalie si girò di spalle e iniziò a sculettare pesantemente, mentre beveva dalla bottiglia.

Stavo iniziando ad avere davvero molto caldo… indeciso se sedermi e godermi lo spettacolo o fermarla all’ istante e farla ritornare in se… impresa ardua dato lo stato in cui si era conciata.

Lo smile disegnato sulle sue mutandine mi faceva l’ occhiolino e lei, ignara del suo potere continuava a cantare e a muoversi sinuosamente su quello stramaledetto divano di pelle.

Poi si girò urlando, o cantando: "Have a drink on me!".

Oddio!

"Rob!", esclamò non appena si accorse di me.

Me la ritrovai addosso con le gambe strette alla vita.

"Natalie… sei ubriaca persa! Che diavolo hai fatto?".

Si mise a ridere: "Non lo so… ho iniziato a bere un po’ di Martini e di Vodka… ma poi Jack mi ha chiesto di liberarlo dall’ armadietto degli alcolici e non ho resistito".

"Oddio! Senti perché per iniziare non abbassiamo la musica?", gli chiesi sperando che mi desse ascolto.

"Non se ne parla proprio… ce l’ ho io una proposta interessante", disse abbassando la voce e avvicinandosi al mio orecchio.

"Cosa…no…non è possibile adesso…dev…", non riuscii a finire la frase perché si era impossessata delle mie labbra… e della mia lingua.

Si staccò subito dopo, mentre stavo iniziando a ricambiare il bacio.

"Che di cevi?", mi chiese con le labbra piegate di lato in un sorriso malizioso.

Ripresi possesso delle mie capacità mentali: "Natalie… mi hai preso in giro di brutto! Che vuoi adesso?".

"Proprio non ci arrivi…", sospirò lei e iniziò a darmi dei baci sul collo per poi risalire di nuovo sulle labbra.

Dopo scese a terra con un salto e mi spinse verso un altro divano, bevve un altro sorso di Jack Daniel e lo posò su un tavolinetto di legno, poi venne a cavalcioni su di me e afferò il collettò della mia camicia per avvicinare il mio viso al suo. Mi baciò di nuovo, con avidità.

Cercavo di restare lucido mentre lei slacciava i bottoni e mimava con le sue labbra rosse e soffici le parole della canzone.

A malincuore le bloccai i polsi, cercando di sembrare deciso.

"Natalie… non posso… ho un’ intervista da Jay Leno… fammi andare".

"Cosa?", chiese lei con indignazione. E non seppi dire se era finta o faceva sul serio. "Jay Leno? E tu vorresti piantarmi per Jay Leno?". Allungò il collo per stamparmi un altro bacio sulle labbra, riuscii ad assaporarlo per mezzo secondo, poi sussurrò al mio orecchio. "No, caro. Non ci pensare proprio… fosse stato David Letterman o Ophra te lo avrei concesso… ma Jay Leno no! Non è simpatico per niente…", argomentò.

"E invece si… è simpatico! Comunque…". Anche stavolta non mi lasciò finire la frase.

Si allungò ancora verso le mie labbra e stavolta non mi lasciò respirare. Intrecciò la sua lingua alla mia e si liberò dalla mia presa, aprì del tutto la camicia, con la punta delle dita mi accarezzò il torace, fino a scendere sul ventre, poi finì lentamente sulla patta dei miei pantaloni che massagiò con cura fino a che non mi eccitai vergognosamente sotto di lei.

"E Jay Leno è così simpatico da fare questo?", sussurrò.

Balbettai qualcosa che doveva sembrare un "no".

"Appunto…".

Natalie si sfilò il top che portava rimanendo in reggiseno. Osservai le sue piccole forme strette nei triangoli rossi e i pantaloni iniziarono a diventare sempre più stretti.

"Jay Leno può fare questo?", ripetè.

Scossi la testa. Lei sfoderò di nuovo il suo sorrisetto da volpe.

"Ecco, e questo significa che l’ intervista può aspettare e io no!".

Ormai ero suo. E mi aveva fregato ancora!

Mi sfilò la cintura dai passanti e guardò la stampa sul metallo.

"Prada", sillabò. "Ti vestono bene per andare da Leno…".

Immediatamente afferrò la cintura con tutte e due le mani e me la passò dietro la nuca spingendomi verso di lei. A questo punto decisi che se dovevo restare lì, tanto valeva divertirmi.

 

"Lo sai che quando si è ubriachi a volte non si riesce a fare sesso?", mi disse con un tono di voce che sembrava quello di una bambina che ha scoperto una cosa nuova.

"Bè… a quanto pare non è un problema tuo perché ti resce benissimo".

Si mise a ridere. Era ancora brilla e forse non si era resa conto di tutto quello che era successo.

"Secondo me", argomentò, "È merito tuo, Pattinson!".

Scossi la testa al pensiero di quanto fosse fuori di testa.

Se ne stava stesa a pancia in su sul tappeto in mezzo ai divani, completamente nuda, e il suo corpo era meraviglioso. La sua mano stringeva una sigaretta e stava poggiata sul grembo. Diede un’ ultima boccata e allungò il braccio per spegnere la sigaretta nel portacenere.

Mi si avvicinò rannicchiandosi sul mio petto.

"Voglio dormire adesso…", biascicò, "puoi restare finchè non mi addormento, almeno?", chiese.

"Certo". Gli diedi un bacio sui capelli e lei chiuse gli occhi.

Era infinitamente triste il fatto che non si aspettasse che sarei rimasto a dormire con lei, forse perché nessuno lo aveva mai fatto… o lei non lo aveva mai fatto. In ogni caso io sarei rimasto anche se non me lo avesse chiesto.

 
  
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