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Autore: Melanto    01/03/2012    7 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 13: Febbre bassa

Via Crociata – Sistema Montuoso del Nohro, Regno degli Ozora, Terre del Sud Centro-meridionali

Yuzo fu il primo ad accorgersi del mutismo in cui Mamoru era scivolato a poco a poco, non appena avevano iniziato a inoltrarsi nella catena montuosa del Nohro.
Quest'ultima si estendeva enorme, come una muraglia invalicabile e dalle rocce irte e taglienti. La neve delle vette rifletteva la luce in maniera abbagliante, tanto che era difficile riuscire a guardarla troppo a lungo, e arrivava verso le pendici dando l’impressione di divorarne, ogni giorno, un pezzo in più.
Faceva freddo.
Un freddo che prima ti congelava e poi ti segava in due. Roba che, in confronto, il gelo di Rhanka pareva deliziosa primavera. Era anche vero che si avvicinava il periodo peggiore dell’anno per affrontare la traversata di un sistema montuoso, quindi le condizioni meteorologiche non avrebbero fatto altro che peggiorare: il mese di Yòkoza non aveva pietà in zone come quelle.
Mentre cavalcavano seguendo la Via Crociata, ora ridotta a un sentiero stretto, Mamoru restava quasi nascosto dentro al cappotto pesante. La pelliccia che lo foderava spuntava dal cappuccio tirato sulla testa. Della Fiamma si notava solo il nero dei capelli che scivolavano attorno al viso, celandone buona parte, mentre il resto rimaneva coperto dal cappuccio. Le mani erano coperte da spessi guanti.
Con l’andare dei giorni, a Yuzo era sembrato che la sua pelle – almeno quel po’ che ogni tanto riusciva a scorgere da sotto lo spesso abbigliamento – avesse perso colore, ma Mamoru non gli aveva mai permesso di indagare oltre, mostrando una strana reticenza ai suoi sguardi. Soprattutto, rifiutava il suo contatto, qualunque esso fosse stato. Come provava a toccarlo, lui si tirava indietro, dissimulando perfettamente il gesto e facendolo passare per un caso.
La cosa non gli piaceva, perché non era da Mamoru; non dopo quanto avvenuto a Ghoia, in particolare.
Vedendolo stretto sulla sella e col capo chino verso la criniera, il volante decise che doveva parlargli. Spronò leggermente il cavallo e lo raggiunse; loro due erano in coda al gruppo, mentre Hajime e Teppei non avevano alcun problema ad affrontare quei climi impervi, soprattutto il tyrano che era abituato al freddo della scuola.
“Ehi” chiamò in direzione del compagno di Fuoco, ma quest’ultimo nemmeno si volse. Yuzo lo affiancò, abbassando il capo per cercare di scorgerne lo sguardo da sotto al cappuccio. “C’è qualcosa che non va? Sei strano ultimamente.”
Mamoru grugnì un verso a mezza bocca che lui non comprese, così si sporse un po’ di più e fece per toccargli la spalla, ma stavolta la Fiamma reagì in maniera brusca.
“Ho detto che sto bene!” ripeté in maniera decisa, allontanandosi dalla mano prima che potesse poggiarsi su di lui.
Yuzo si accigliò. “Sei sicuro? Non hai più detto nulla da quando abbiamo attraversato il Passo di Dastel e ci siamo inoltrati per il Nohro. C’è qualcosa che ti preoccupa?”
“No.”
“E allora cosa?”
“Niente.”
Le sue risposte erano monosillabi che Yuzo si rese conto gli uscissero a fatica, come se parlare lo stancasse oltremisura.
Abbassò lo sguardo con un mezzo sospiro e l’occhio gli cadde sulle mani che stringevano le briglie. Gli parve che tremassero, ma erano seminascoste dalle maniche del cappotto. Poi una folata gelida, infiltratasi nel corridoio che le gole delle montane creavano attorno al passaggio, strappò il cappuccio dalla testa del compagno, costringendolo a coprirsi con le mani e a rallentare. Quando il vento cessò, il pallore del viso di Mamoru gli apparve evidente e preoccupante, tanto da fargli sgranare gli occhi. Su una pelle perfettamente scurita dai raggi bollenti del sole che picchiava alle Fyarandas risaltava ancora di più.
“Oh, Vergine Yayoi…”
“Che hai… da guardare?!” Mamoru gli rivolse un’occhiata truce e cercò di nascondersi nuovamente sotto al cappuccio, quando Yuzo gli afferrò il polso. Lui si divincolò con un gesto secco, sibilando quel: “Non toccarmi!” che lasciò il compagno con la mano ferma a mezz’aria e l’espressione confusa. Le loro cavalcature erano ferme.
In quel momento, mentre la Fiamma aveva il braccio sollevato, il volante notò come stesse tremando.
“Sto… benissimo” faticò a dire, le labbra viola per il freddo e quell’orgoglio che non voleva farlo piegare nemmeno ora che sembrava stesse raggiungendo il limite di sopportazione.
“Non dire idiozie.” Lo rimproverò Yuzo. Velocemente liberò la mano dal guanto e l’allungò verso di lui per toccargli il viso.
“Ho detto che-”
“Sta’ fermo!”
Mamoru rimase spiazzato per un momento da come i ruoli si fossero ribaltati in un attimo, ma quando sentì il calore delle sue dita sulla guancia gli sembrò d’essere arrivato nel Paràdeisos. Era come l’acqua per un assetato, la pelle assorbiva il calore del palmo come non fosse esistito nient’altro al mondo di più importante. Chiuse gli occhi, afferrando il polso del volante con entrambe le mani.
Non era come quando si trovava a Rhanka dove, per quanto facesse freddo, aveva avuto il riparo di un tetto e temperature comunque accettabili perché di poco sotto i dieci gradi. Lì erano fissi sullo zero e, per la maggior parte, lo superavano anche. In negativo.
“Oddea, Mamoru. Sei gelido.” Yuzo si spaventò. Lui era sempre rimasto sorpreso dal calore che gli Elementi di Fuoco sprigionavano, di molto superiore agli altri, ma ora sembrava che la Fiamma fosse divenuta un blocco di ghiaccio, il suo pallore era cinereo e il viso sofferente. “Ma perché non me l’hai detto prima?” esalò, guardando il bisogno che aveva di scambiare calore col freddo del proprio corpo. Senza pensarci tirò via l’altro guanto con i denti e fu libero di prendergli il viso con entrambe le mani.
L’espressione della Fiamma si fece d’estasi.
“Febbre bassa(1)…” riuscì a dire. “Noi… ne soffriamo, quando le… temperature scendono troppo.”
Il volante chiamò subito il Tritone: il giovane aveva bisogno di stare al riparo e recuperare il calore perduto. “Hajime! Mamoru sta male!”
Acqua e Terra accorsero.
“Che è successo?” si preoccupò il primo, e già solo il fatto che fosse Mamoru a non star bene lo allarmò perché lui e Teppei erano quelli dotati della tempra più forte tra loro quattro. Eppure, quando vide la fatica che faceva anche a respirare, capì che la situazione era piuttosto seria. “Dannazione, cos’ha?”
“Ha detto che si tratta di febbre bassa.”
Hajime fece per toccarlo, ma Yuzo lo fermò con foga. “No! La tua temperatura corporea è sotto la media, Mamoru ha bisogno di scaldarsi, io ho una temperatura normale. Al massimo Teppei-”
“La mia temperatura si adatta all’ambiente: se siamo al freddo, scende.” Scosse il capo il giovane di Terra.
“Accidenti!” masticò il volante, ma subito il Tritone prese in mano la situazione.
“Dobbiamo creare un riparo. Teppei, usa i tuoi incantesimi, io mi occuperò di sciogliere un po’ della neve qui intorno e trovare qualcosa di asciutto da bruciare.” Svelto smontò da cavallo, imitato dal compagno, mentre Yuzo restava vicino alla Fiamma per infondergli almeno un po’ del suo calore, anche se si disperdeva subito.
“No… non dobbiamo fermarci…” Mamoru tentò debolmente di protestare, ma non aveva abbastanza energie per farsi valere. “Sto bene… posso continuare…”
“Non dire sciocchezze!”
“Non… zittirmi…”
“Oh, invece ti zittisco eccome! Perché non me lo hai detto subito? Ci saremmo fermati molto prima per permetterti di riprenderti.”
Storse le labbra intirizzite in una smorfia e spostò lo sguardo. “Non… non ce n’era bisogno…”
Il volante ruotò gli occhi, rassegnato. “Cocciuto fino alla nausea. Fai concorrenza a Teppei, sappilo.”
Mamoru non replicò, troppo succube di quell’energia che riusciva a sottrargli, quasi fosse una droga e lui un disperato senza possibilità di salvezza. Nei libri di mitologia antica e folklore aveva letto di strane creature che si chiamavano upir’ (2), grandi quanto un ratto, che si attaccavano ai colli o alle gambe delle persone e succhiavano il loro sangue. Ecco, in quel momento lui era come un upir’, ma si nutriva di calore.
A scuola non gli era mai capitato di ammalarsi, poiché la temperatura, lì, non scendeva mai sotto i quarantacinque gradi all’ombra, ma aveva letto e studiato che un Elemento affetto da febbre bassa poteva assorbire un fuoco acceso o il calore di un’intera persona, portandola alla morte per assideramento. Quel particolare gli tornò in mente all’improvviso e subito cercò di separarsi da Yuzo.
“Vuoi stare fermo?” gli domandò quest’ultimo, vedendolo agitarsi per sottrarsi al suo tocco. Mamoru cercava di spingerlo via, ma lui non demorse, tenendolo ben fermo. “Che ti prende?”
“Allontanati…” Il modo in cui batteva i denti gli rendeva difficoltoso farsi comprendere o articolare frasi più complesse. “…o… rischio di… ucciderti…”
“Ma che dici? Come potrest-”
“Ascoltami quando ti parlo!” sforzò in un ringhio. Riuscì ad allontanare le mani dal suo viso e si sentì gelare all’istante, ma cercò di resistere. “Posso assorbire… interamente… il tuo calore… Non lo posso controllare…” Aveva gli occhi spalancati e il nero sembrava ossidiana bloccata sotto una lastra di ghiaccio. La pece non ribolliva più, ma era come se si fosse cristallizzata.
Yuzo tese le labbra in un’espressione severa e inarcò un sopracciglio. “Non sono una persona normale, Mamoru. Sono pur sempre un Elemento, te lo sei dimenticato? Posso resistere molto più di quanto pensi e inoltre ho la magia in supporto. Non ti preoccupare.”
La Fiamma fece per controbattere, ma il volante tornò a toccargli il viso e la sensazione di benessere gli annebbiò la mente, spegnendo ogni protesta in un ringhiato sospiro di soddisfazione.
L’altro sorrise della sua arrendevolezza e non perse l’occasione di pungolarlo per primo, una volta tanto. “Ma guarda, si direbbe che ora sia io quello che ti ha in pugno.(3)
“…bastardo…”
Yuzo tentò di non ridere del tono estatico che aveva usato.
Attorno a loro, Hajime aveva cercato il punto più riparato sotto un costone di roccia e aveva poggiato le mani al suolo. Il manto nevoso e compatto aveva iniziato a sciogliersi sotto i comandi della sua magia che ne aveva variato lo stato. Si formarono dei rivoli e poi un piccolo rigagnolo che prese a scorrere secondo la pendenza.
Teppei, nel frattempo, aveva valutato la geologia della montagna, prettamente granitica. “Sarebbe stato perfetto se ci fosse stata della pietra ollare(4), da queste parti, ma vediamo di accontentarci.” Penetrò la parete rocciosa con un pugno ben calibrato, in modo da non generare crolli, e iniziò a estrarre il materiale assieme alla mano. Lo modellò come fosse fuso e creò una sorta di nicchia circolare, lasciandone aperto solo un ingresso anteriore che poi avrebbero chiuso con rami e foglie per limitare l’accesso dell’aria fredda.
Hajime annuì al suo operato e si allontanò per cercare qualcosa da ardere.
“Presto, entrate.” Il tyrano si rivolse a Yuzo e Mamoru. “Almeno vi togliete dalla corrente. Io e Hajime dormiremo all’esterno; non abbiamo problemi di temperatura.”
Il volante annuì e scese da cavallo. Non appena allontanò le mani dal suo viso, la Fiamma venne scossa da un brivido talmente intenso che lo costrinse a piegarsi sul dorso dell’animale.
“Mamoru!”
“…fred… do… Ho… freddo…” masticò in un balbettio percepibile a stento.
Yuzo si levò leggermente in volo, per facilitare i movimenti del compagno a smontare di sella.
“Ti aiuto a scendere, forza. Prendimi le mani.”
Anche se con una smorfia riluttante, il giovane di Fyar obbedì. Detestava dover dipendere tanto dagli altri. Nella sua vita aveva sempre fatto affidamento solo sulle proprie forze e ora… ora si trovava ad aver bisogno di aiuto anche per una cosa così stupida. Lui. Che a Fyar cavalcava i màlayan.
Era così umiliante. Ma ancora più umiliante, era il modo in cui il calore del volante lo assoggettasse completamente. Quasi fosse stato uno schiavo.
Era la prima volta che arrivava così vicino al suo limite. Anzi, era sempre stato convinto di non averne mai avuto uno e invece, quella maledetta montagna glielo aveva sbattuto in faccia senza tanti complimenti.
“Tra poco starai meglio, promesso.” Yuzo gli teneva una mano sul viso, mentre camminavano velocemente per entrare nella piccola struttura creata da Teppei.
Lui arricciò le labbra e aggrottò le sopracciglia borbottando quel: “Non… trattarmi come fossi… un bambino…”, che l’altro non sentì.
Entrare nella cupola riuscì a dargli da subito un leggero senso di sollievo. L’aria fredda si era fermata e aveva smesso di sferzare intorno a lui per sottrargli anche quel poco di calore che il volante riusciva a infondergli.
Yuzo stese una coperta e Mamoru si rannicchiò nell’angolo, scomparendo sotto al cappuccio alzato e calato sugli occhi. Non si riusciva a scorgerne nemmeno la punta del mento.
“Può andar bene?” domandò Teppei, affacciandosi all’entrata e il giovane d’Alastra gli sorrise.
“Sì, grazie. Sei stato fantastico.”
L’altro gonfiò un po’ il petto. “Modestamente!”
“Piantala di vantarti e intreccia questi.” Hajime era comparso alle sue spalle e gli aveva mollato dei rami di phytolacca(5), molto elastici e ricchi di foglie, in modo che potesse creare una tenda. Lui, invece, entrò mantenendosi in ginocchio poiché l’ambiente non permetteva di stare in piedi, in modo da raccogliere meglio il calore. Delimitò, con alcune pietre, lo spazio in cui avrebbe acceso il fuoco e posizionò dei tronchi asciutti che era riuscito a trovare. Alla base, mise erbe secche e sterpaglie, poche a dire la verità, ma la neve aveva impregnato il suolo e reso tutto troppo umido.
“Come sta?” domandò il Tritone al volante.
“Benissimo…” sibilò la Fiamma.
I due si scambiarono un’occhiata eloquente per il tono profondamente infastidito del compagno e non aggiunsero altro.
Nel frattempo, Yuzo si era liberato del proprio cappotto per metterlo sulle spalle dell’amico. Mamoru liberò una mano dal guanto e lo toccò, assorbendo completamente il calore che il volante aveva lasciato nella stoffa.
Poi, il rumore dell’acciarino attirò la coda del suo occhio, che riusciva a carpire qualcosa di ciò che avveniva al suolo. Guardò le scintille, le bramò e quando il fuoco attecchì riuscì a sentirsi meglio già per quel po’ di calore che la fiamma aveva iniziato a sprigionare e che lui assorbiva attraverso l’aria.
Il Tritone soffiò un po’ per alimentare la brace e gettò una manciata di polvere incendiaria che potesse ravvivare le fiamme.
“Vado a preparare qualcosa di caldo, ve lo porterò appena è pronto” disse poi e Yuzo annuì, occupandosi lui di far attecchire bene il fuoco con i suoi poteri.
“Avvisa… prima di… entrare…” Mamoru lo disse con foga, lasciando perplessi entrambi i compagni. Quest’ultimi si scambiarono un’occhiata e mentre il volante si stringeva nelle spalle, il Tritone trattenne una sorta di sorriso perfido e molto, molto malizioso.
“Avvisare?” fece eco Yuzo una volta che furono da soli. Vide la Fiamma incassare di più la testa nelle spalle e rispondere a mezza voce.
“Mi dà… fastidio…”
“Cosa?”
“Lo sai… benissimo…”
No, a dire il vero sul momento Yuzo non lo comprese. Poi ebbe come un’illuminazione e non seppe se ridere o arrabbiarsi. Fatto stava che per quello stava rischiando moltissimo e allora si concesse almeno di rimproverarlo.
“Quindi è per questo che non mi hai chiesto niente, nelle notti trascorse, né hai voluto che io ti tenessi al caldo come avvenuto a Rhanka. Pensavo stessi bene, anche se faceva molto più freddo che sull’altopiano. Non credevo potessi vergognarti tanto.”
“Senti, piantala!” ringhiò l’altro con furia. Il viso emerse da sotto al cappuccio e Yuzo si trovò i suoi occhi neri e taglienti che lo stavano quasi divorando, carichi di fastidio. Avrebbe snudato i denti in una smorfia se non gli stessero battendo per il freddo. “Io non sono avvezzo… a questo… genere di… di… davanti agli altri…”
Anche con i suoi fratellini si era limitato a una innocua carezza sulla testa. L’unica persona con cui si lasciava andare a gesti d’affetto totalmente nuovi, per lui, era solo il volante. Al massimo aveva concesso un abbraccio a suo padre, ma anche quella era un’eccezione. In tutti gli anni che era stato alla scuola non si era mai mostrato affettuoso con nessuno, perché non era così che era stato cresciuto. Solo da poco aveva iniziato a sciogliere il suo cuore e non era ancora pronto per mostrare il suo lato più debole agli occhi altrui. Yuzo, invece, era sempre stato circondato da carezze e abbracci. Non poteva capire come si sentisse vulnerabile al solo pensiero d’esser osservato. E visto che già si sentiva terribilmente esposto per colpa di quella fottuta febbre bassa, non voleva mostrare anche quello.
Il volante lo guardò a lungo con serietà, ma poi si sciolse in un sorriso comprensivo che gli fece perdere tutto il piglio bellicoso. Sollevò le mani e gliele poggiò tra la mascella e il collo, infondendogli benessere immediato che gli fece socchiudere leggermente le palpebre.
“D’accordo. Ma avresti dovuto parlarne almeno con me.” Gli disse Yuzo con calma. “Avremmo potuto trovare una soluzione prima.”
Lui rispose con un mugugno, troppo preso del tocco caldo e piacevole. Gli coprì le mani con le proprie e il calore venne assorbito dai palmi e dai polpastrelli. Li fece scivolare lungo le braccia coperte dagli abiti e la sua fame di temperature fu in grado di nutrirsi anche attraverso le fibre dei tessuti. Arrivò al viso ed emise un basso grugnito di soddisfazione.
Il respiro era pesante e difficoltoso, a causa del tremore che lo percuoteva da capo a piedi. Si avvicinò, muovendosi con fretta e necessità sulla coperta stesa al suolo. Lo cercò come fosse l’ultima fonte di calore rimasta su Elementia e poggiò la fronte contro la sua. Fu come rinascere. Inalò profondamente il respiro di Yuzo e avvertì in maniera chiara come entrasse nelle proprie vie respiratorie, in circolo, e gli facesse sentire il petto più leggero. Estasi.
Fece scivolare la guancia contro la sua, le dita dietro la nuca, le labbra contro l’orecchio. Poi le mani sul collo, il naso contro il naso e avevano meccanismi calibrati in una sincronia perfetta: quando Yuzo espirava, lui inspirava e sapeva di essere troppo vicino alle sue labbra, una tentazione atroce cui iniziò a dubitare se sarebbe stato in grado di resistere. In quelle condizioni, dove non era più il pieno padrone di sé stesso, ma un affamato di calore, avrebbe anche potuto cedere e compiere una pazzia di cui poi avrebbe finito col pentirsi per tutto il resto della sua vita. Ma il solo pensiero della bocca e del fiato, che dovevano essere caldissimi, sapeva piegare la sua volontà di resistere.
Le dita carezzarono le labbra, già esule dal suo controllo. Ne seguirono la linea e notò che erano piegate in un sorriso. In quel momento gli parve benedetto perché lo costrinse a spostare il viso di nuovo contro la guancia e quindi lontano da zone pericolose.
“Non… ridere…” Lo ammonì.
“Non sto ridendo.”
Lui ci credeva poco, invece Yuzo era sincero. Non stava ridendo, ma solo sorridendo. Era piacevole il modo in cui Mamoru cercava ogni minimo lembo di pelle per poterlo toccare. Era piacevole in maniera diversa da quanto lo potesse essere l’abbraccio paterno o la carezza di sua zia. Già a Ghoia aveva sperimentato come il contatto con Mamoru sapesse calmarlo non appena l’ansia e la paura prendevano il sopravvento, ma in quel tocco in particolare, che era una ricerca spasmodica di pelle e corpo, c’era qualcosa di molto più intimo e sensuale che non lo infastidiva affatto. Allo stesso tempo, si rese conto che se ci fosse stato un altro al posto di Mamoru, si sarebbe trovato molto più a disagio e magari non gli avrebbe permesso di avvicinarsi così tanto.
Quando la Fiamma lo toccava percepiva distintamente la perdita di calore. Gli provocava un leggero formicolio cui comunque non si sarebbe sottratto, per non metterlo in pericolo. Così, lo lasciò fare. Lasciò che gli carezzasse il viso, che vi facesse strusciare il proprio e quel movimento gli ricordò il gesto compiuto dalle phaluat quando si toccavano collo a collo. Era stato quello a farlo sorridere, il modo in cui Mamoru sapesse ricordargli casa in qualsiasi occasione, anche la più difficile.
Diede un’occhiata al focolare e vide che ormai aveva attecchito completamente, ma il suo calore faceva fatica a diffondersi perché veniva assorbito dalla Fiamma anche se non lo stava tastando direttamente. Quest’ultimo si separò piano da lui per guardare la vampa che oscillava in maniera ipnotica.
Mamoru pensò che fosse perfetta, in questo modo non avrebbe rischiato di fare del male all’uccellino e, soprattutto, non avrebbe permesso ai suoi desideri di prendere il sopravvento e farlo agire senza pensare. Con decisione allungò una mano, immergendola quasi completamente nel fuoco.
Fu come una scarica elettrica. Gli saturò il petto e gli fece provare un dolore immenso che lo sconvolse.
Tutto il corpo si irrigidì all’istante, mentre gettava il capo all’indietro e spalancava gli occhi. Non ebbe nemmeno la capacità di gridare: l’aria gli rimase intrappolata nei polmoni e il respiro si fece irregolare, rantolato; la bocca aperta ma muta e Yuzo impallidì.
“Mamoru! Mamoru!” Lo chiamò, impedendogli di cadere di schiena. Lo appoggiò piano al suolo e gli toccò il viso, chiamandolo ancora, ma lui non rispose. Gli occhi rivolti al soffitto di pietra dove la luce della fiamma accesa allungava le ombre e le faceva tremare; il corpo percorso da spasmi. “Mamoru, rispondimi! Mamoru!”
Yuzo gli carezzò le guance più volte, ma non ottenne alcuna reazione. Guardò la mano con cui aveva toccato il fuoco, ma si accorse che non c’erano tracce d’ustioni e non riusciva a spiegarsi cosa diamine fosse accaduto. Il suo corpo sembrava essere sotto shock e solo in quel momento ebbe la giusta intuizione.
La fiamma troppo intensa e il corpo troppo freddo.
Shock termico.
Imprecò a mezza bocca e poi tornò a sfiorare la fronte di Mamoru ancora tremante.
“Tranquillo, tranquillo va tutto bene” disse, prima di guardarsi attorno e trovare un ristagno d’acqua gelida della neve che Hajime aveva sciolto. Si bagnò la mano e ne raccolse un po’ nel palmo. “Va tutto bene” ripeté, facendogli scivolare le gocce sul viso e bagnandogli il collo.
Mamoru ebbe un sussulto e l’aria gli invase i polmoni, riempiendoli fino in fondo. Gli occhi, che erano divenuti vitrei, si fecero nuovamente lucidi e vivi. Vennero socchiusi adagio e poi riaperti un paio di volte. Si spostarono sul volante che lo guardava preoccupato.
“Prontezza… di riflessi…” mormorò e il freddo era tornato a farla da padrone nel suo corpo. “…colpa mia… ho sbagliato…”
Yuzo rilassò le spalle, sollevato. Piano lo aiutò a sedersi, ma stavolta Mamoru gli crollò addosso, poggiando il viso sulla gola scoperta. Le braccia erano ancora intorpidite e faceva fatica ad alzarle.
“Stai bene?” Gli domandò il volante.
“Mai stato… meglio…” ironizzò con una punta di rassegnazione. “…sono cose che… non conosco bene… a Fyar… non ci succedono…”
“Non hai motivo di giustificarti.” Gli poggiò una mano sul viso, mentre con l’altro braccio lo teneva stretto per facilitargli l’assorbimento del calore. Poi liberò il vento shurhùq in modo che potesse riempire l’ambiente e fornire altra energia, in dosi minori e facilmente assimilabili da Mamoru.
Quest’ultimo non aveva nemmeno la forza di rispondere, ma era frustrato. Terribilmente. E avrebbe voluto urlarlo, ma non ce la faceva neppure a muovere un dito, così si lasciò stringere e carezzare dalle sue mani, chiudendo gli occhi.
Gli bastò un attimo per addormentarsi e non sentì l’ironico: “Toc, toc” che Hajime disse quando si presentò con il cibo.
“Entra pure” sorrise Yuzo e il compagno fece capolino, spostando appena la tenda di erbe. Come lo vide, il volante gli fece cenno di parlare a bassa voce perché Mamoru stava dormendo e, ovviamente, il Tritone non si fece sfuggire l’occasione di poterlo sfottere senza correre il rischio di venir abbrustolito da una fiammata.
“Ma guarda che carino!” ridacchiò, appoggiando due ciotole con della zuppa fumante e osservando con quanta tranquillità restasse accucciato tra le braccia di Yuzo.
“Per favore, non dirgli che ti ho lasciato entrare senza che-”
“Sarò muto come un pesce.” Lo rassicurò subito Hajime. Poi appoggiò il viso in una mano. “Non lo facevo così timido.”
“Mamoru è molto diverso da come si ostina ad apparire. È il suo modo di difendersi.” Le dita del volante scivolavano con lentezza tra i capelli del compagno.
“Sì, ce n’eravamo accorti anche io e Teppei. Sbraita e borbotta, ma poi ha degli slanci altruistici che disorientano. E’ molto protettivo.” Hajime spostò lo sguardo su di lui. “Soprattutto con te.”
“Lo so.” Yuzo seguiva con gli occhi il brillare del fuoco sui crini neri di Mamoru e non si accorse del sorriso che aleggiò sulle labbra del Tritone per alcuni momenti, prima che assumesse un’espressione più seria.
“Come sta?”
Il volante s’accigliò. Emise un lungo sospiro e si volse. “Non bene” ammise, scuotendo il capo. “Ha bisogno di una sorgente a temperatura maggiore e di lunga durata.”
“Il focolare non è sufficiente?”
“E’ troppo intenso e concentrato. Quando prima l’ha toccato, ha avuto uno shock termico.”
“Merda!” Hajime sbuffò, mordicchiandosi il labbro. Lo sguardo spostato al suolo mentre cercava di ragionare su come avrebbero dovuto agire. “Tu che ne pensi?”
“Io non posso fare molto, perché sono in grado di maneggiare temperature limitate che per Mamoru non sono sufficienti. Al momento, posso mantenerlo stabile e aiutarlo a recuperare qualche grado, ma niente di più e le condizioni delle montagne sono più avverse di quanto io possa rimediare. Non potrebbe mai affrontare la traversata del Nohro.” Scosse il capo, aggrottando le sopracciglia. “Avrebbe bisogno di stare al caldo, sotto delle coperte spesse, con un camino acceso e fare un bagno bollente. E anche così, temo non recupererebbe tutto subito. Purtroppo non conosco molto bene i meccanismi degli Elementi di Fuoco, ma considerando come sta reagendo Mamoru, questa è l’ipotesi che mi viene da formulare.”
Hajime annuì alle sue parole pur mantenendo lo sguardo fisso al suolo ancora per qualche momento. “D’accordo, senti. Adesso Teppei è andato a cacciare qualcosa, ma prima abbiamo dato un’occhiata alla cartina per valutare il percorso. Ci separano ancora tre giorni dall’ingresso al cuore del sistema montuoso e una volta dentro, non potremo tornare indietro. Quella sarà la nostra ultima possibilità per cambiare idea e fare il giro largo. Fino a quel momento, procediamo come da programma e se la situazione dovesse virare al peggio, raggiungeremo il villaggio di Sithe; non è troppo lontano da lì.”
Yuzo sospirò. “Mamoru non vorrà mai cambiare la tratta stabilita.”
“Mamoru farà quello che diremo noi, e senza discutere anche.” Si impuntò il Tritone, agitando severamente l’indice, tanto che il volante rise sottilmente.
“Ammutinamento?”
“Sovvertiamo l’ordine!”
“Parla piano, per carità. Non sembra, ma il signorino ha un udito molto fine in certi casi” rise ancora Yuzo, imitato da Hajime.
“Ormai siamo arrivati a un punto in cui tutti abbiamo la responsabilità di questa missione e la affrontiamo insieme, non è più solo un compito di Mamoru” espose il Tritone, assumendo un atteggiamento più serioso.
“Mi trovi d’accordo, per questo appoggio l’idea di cambiare il percorso, nel caso la situazione dovesse precipitare. Sono consapevole del compito importante che ci è stato affidato, ma non rischierei mai la vita di uno di voi pur di portarlo a termine.”
Hajime annuì con vigore. Era molto più semplice, per lui, relazionarsi con un Elemento come Yuzo, perché non agivano d’istinto, come spesso facevano molti di quelli di Terra e la totalità di quelli di Fuoco, ma ragionavano sulle cose per trovare la soluzione migliore. Spostò lo sguardo su Mamoru, che continuava a dormire profondamente, e gli venne da ridere al pensiero di quanto avrebbe protestato all’idea di allungare il tragitto. L’avrebbe bollata come una ‘perdita di tempo’, anche se in gioco c’era la sua vita.
“Secondo me, quando è partito, non si sarebbe mai aspettato di doversi ritrovare, un giorno, ad avere tanto bisogno di te.”
Yuzo rise e nel tempo che era rimasto a parlare con Hajime non aveva mai smesso di accarezzarlo e di far soffiare lo shurhùq attorno a lui. “Sì, lo credo anch’io. Anzi, sono sicuro che si sarebbe messo a urlare improperi se qualcuno avesse provato a ipotizzarlo.”
“E tu? Tu l’avresti mai detto?”
Yuzo si volse. Lo sguardo di Hajime era deciso e intenso, ma lui non fece in tempo a chiedergli nulla che la voce di Teppei arrivò chiara, dall’esterno, segno che era tornato con qualche preda.
Il Tritone indietreggiò. “Vado a impedire che quel cinghiale entri qui, altrimenti Mamoru può considerarsi un uomo finito. Se Teppei lo vedesse ora, non gli darebbe più tregua” rise, allungando le ciotole con la zuppa ancora fumante. “Fallo mangiare, ne ha bisogno. E’ pur sempre una fonte di calore, gli sarà d’aiuto.”
Lui annuì e avvicinò il cibo, mentre Hajime lasciava la stretta struttura di roccia.
Attese ancora qualche attimo prima di provare a svegliare la Fiamma. Ne scorse parte del viso e sembrava dormire così bene che gli spiaceva doverlo chiamare, anche se era necessario.
Con un sorriso, fece scivolare le dita dalla tempia lungo la guancia, fino ad arrivare al mento.
Cosa aveva voluto dire Hajime?
Non riuscì a non domandarselo mentre rivedeva il suo sguardo deciso. Gli aveva dato l’idea di aspettarsi una risposta in particolare, ma lui non avrebbe saputo dire quale, anche perché non aveva compreso quale fosse la vera domanda.
Cos’è che non avrebbe mai detto?
Che anche lui si sarebbe trovato ad avere così tanto bisogno di Mamoru?
Se era quello, no, non l’avrebbe mai detto. Erano tante le cose che non avrebbe mai detto di quella missione, in verità. Ed erano cose belle e brutte in egual misura, ma non era ancora il momento di fare bilanci, la missione era lunga e le somme si sarebbero dovute tirare solo alla fine. Il pensiero gli mise addosso una sensazione di malinconia che gli fece capire che forse aveva un po’ timore di arrivare a quel punto. La fine. Perché non sapeva cosa ci sarebbe stato ad aspettarli e per quanto tutto, attorno a loro, si mantenesse in bilico sulla punta di uno spillo, nel loro piccolo sistema erano in perfetto equilibrio.
Inspirò, mettendo da parte tutti quei pensieri e occupandosi solo del presente; al futuro ci sarebbero arrivati insieme.
Riuscì a svegliare la Fiamma, pur cercando di essere il più delicato possibile, e lo vide sollevarsi senza dire nulla. L’espressione insonnolita che sembrava quasi non capire dove si trovasse e con chi. Mangiò in maniera meccanica e in silenzio e poi tornò a crollare su di lui, questa volta infilandogli le mani da sotto la giacca di cuoio. Le fece risalire lungo la schiena e si accomodò meglio contro il suo petto. Il profilo poggiato lungo la linea del collo.
Yuzo sorrise divertito dal fatto che non avesse posto alcuna domanda sulla cena e su quando Hajime fosse arrivato a portargliela, ma cercasse di stringersi il più possibile contro di lui in cerca di calore.
Fuori c’era ancora luce, segno che il giorno non era ancora finito, ma per Mamoru era come se fosse già arrivata la notte.

La sensazione che aveva era di essere immerso in qualcosa di tiepido. A momenti era più caldo, altre volte più freddo. Ma ugualmente piacevole; terribilmente essenziale.
I brividi non l’avevano abbandonato, li sentiva formicolare sotto la pelle, ma gli parve chiaro che la sua temperatura non fosse scesa ancora di più. Buon segno.
Quando aprì gli occhi, dalla tenda di erbe che copriva l’entrata filtrava un chiarore debole. Forse era l’alba.
Non ricordava quando si fosse addormentato, con precisione, ma ricordava che Teppei aveva tirato su quella struttura che il sole non era ancora calato. Aveva dormito tantissimo e la cosa lo infastidì.
Attorno a lui scorse le braccia di Yuzo, con la coda dell’occhio, che ancora lo tenevano stretto e non l’avevano lasciato andare nemmeno per un attimo. La pelle del volante non era calda come il giorno precedente, ma era ancora ricca di energia. Le labbra si deformarono in una smorfia tesa. Non voleva rischiare di fargli del male per colpa di un suo limite fisico.
Appena si sentì in grado di farlo, cercò di muoversi per tirarsi a sedere. Allora si accorse del vento shurhùq che ancora spirava attorno a loro. La smorfia mutò in piglio irato.
“Quel… dannato incant-”
“Buongiorno.”
Mamoru sollevò il capo e trovò il sorriso del volante a salutarlo. Dunque era già sveglio. Per un attimo aveva pensato che avesse usato lo stesso incantesimo che gli aveva mostrato a Rhanka, ma quello entrava in azione quando dormiva.
Scrutò attentamente il suo sguardo nocciola, prima di rispondere un semplice: “Mh.”
Non sembrava stanco. La volta precedente non era riuscito a stare sveglio nemmeno dieci minuti, ma adesso pareva che fosse a posto. Doveva essersi sbagliato.
“Va un po’ meglio, oggi?” gli domandò il volante e lui si passò una mano tra i capelli, rabbrividendo per aver abbandonato il corpo di Yuzo.
“Normale.”
“La febbre è peggiorata?”
“No.”
Monosillabi o risposte di una sola parola. Di più non riusciva a fare; parlare gli costava troppe energie ed erano già poche.
“Te la senti di cavalcare?”
- No. - Ma non potevano restare fermi lì. “Sì.”
Diede un’occhiata al focolare ancora acceso, ma dalla fiamma ridotta. Vide il volante buttarci dentro dell’altra polvere incendiaria, ma non era più sufficiente per tenerlo vivo: lo aveva assorbito quasi tutto mentre dormiva.
“Hai fame? Vado da Hajime a dirgli di prepararti qualc-”
“No!” questa volta la risposta fu venata da un certo allarmismo. La mano artigliata al suo braccio e gli occhi spalancati. “Non… andartene…”
L’idea che si allontanasse e che perdesse anche quel poco di calore che riusciva a trasmettergli gli fece accentuare i brividi all’improvviso. Strinse gli occhi e arricciò le labbra.
“Odio… tutto questo…” masticò, stringendo più forte la presa.
Però Yuzo comprese le sue difficoltà e gli sorrise. “Devi avere solo un po’ di pazienza. Vedrai che appena usciremo dalle montagne starai subito meglio.” Tornò a toccargli il viso e lui perse il piglio infastidito. Anche quello detestava: il modo in cui divenisse docile non appena sentiva le sue mani su di sé. Era preda, lui che era sempre stato cacciatore.
“Perché non dormi ancora un po’? Il sole sta ancora sorgendo, abbiamo tempo prima di muoverci.”
Obbedì senza fiatare.
Era insopportabile.
Si sistemò meglio contro di lui. La pelliccia che foderava il suo cappotto riusciva a trattenere il proprio calore che altrimenti sarebbe già sfuggito via, scambiato in fretta con il freddo esterno. Poi aveva anche il cappotto di Yuzo sulle spalle. Il volante gli aveva detto di poter resistere fino a venti gradi sotto lo zero; un’infinità.
Respirò sul suo collo scoperto nella maniera pesante e seccata di chi non poteva sottrarsi a tutto quello, anche se avrebbe voluto.
“Ti agitavi nel sonno.” Gli disse il volante a un tratto. “Incubi?”
Lui grugnì. “Cercavo… di svegliarmi.”
“Perché? Avevi bisogno di riposare.”
“Se dormo non… mi rendo conto… di quanto calore assorbo… rischio di… metterti in pericolo.”
Yuzo sospirò, con quel pizzico di condiscendenza che lo mandava in bestia, e lui non poteva rimproverarlo. “Ne abbiamo già parlato ieri. Ti ho detto che non è un problema e che non rischio nulla. La tempra di noi Elementi è superiore a quella di un essere umano, ricordalo.”
“Sì, ma quanto… pensi che potrai… resistere?” sbuffò. “Non sei… invincibile…”
“Nemmeno tu.”
Odiava quando gli sbatteva in faccia la verità in maniera così diretta e limpida. Era lui quello che agiva così, maledizione. Il volante era quello dotato di diplomazia. Il mondo stava davvero girando al contrario.
S’addormentò per un altro paio d’ore, prima che fosse lo stesso Hajime ad andare da loro. Fu un sonno leggero e infatti, appena sentì la voce del Tritone avvicinarsi, aprì subito gli occhi per mettersi a sedere.
Gesto che fece ridacchiare sia Yuzo che lo stesso Hajime quando fece capolino. Lui li guardò con sospetto, scambiando delle occhiate truci e minacciose che, purtroppo per lui, non avrebbero fatto paura a nessuno in quel momento.
Mangiarono in fretta e spensero le braci rimaste. Questa volta fu in grado quasi di toccarle senza subire conseguenze, poiché non c’erano fiamme vive. Le assorbì completamente, estinguendole del tutto.
Anche se il calore con cui era stato a contatto sapeva non essere sufficiente per guarire la sua febbre bassa, si sentì meglio del giorno del precedente, tanto che per pochi momenti riusciva anche a non stare a contatto con il volante, ma ciò non toglieva che, durante il viaggio a cavallo, avrebbero dovuto camminare fianco a fianco, per poterlo toccare.
“Va’ pure avanti. Ti raggiungo tra un momento.” Gli disse Yuzo, mentre finiva di mettere via la coperta che si era in parte bagnata, stando a contatto col suolo. Lui annuì, separandosi da lui, seppur con riluttanza. Lasciò la struttura e solo quando fu solo, il giovane d’Aria respirò a fondo e si passò una mano sul viso.
Sentiva la stanchezza calare inesorabilmente sugli occhi perché, diversamente da quanto era riuscito a far credere a Mamoru, aveva usato il Controllo dell’Inconscio durante la notte e ora ne stava pagando le conseguenze. Respirò ancora in maniera profonda, stringendo le mani sulla fronte e sbattendo velocemente le ciglia per scacciare il sonno. Avrebbe dovuto resistere tre giorni così e non sapeva se ci sarebbe riuscito, ma avrebbe fatto di tutto per andare fino in fondo.
Con l’incantesimo di Autocontrollo trincerò il senso di stanchezza in un angolo per mostrarsi lucido ai suoi compagni.

“Yuzo! Yuzo, svegliati! Yuzo!”
Sussultò e spalancò gli occhi di scatto, richiamato da quella voce che era riuscita ad arrivare al suo cervello solo in quel momento.
Davanti a sé, trovò il viso di Teppei che lo guardava carico di preoccupazione.
“Era ora. Sono almeno dieci minuti che ti sto chiamando e scuotendo!”
Lui boccheggiò. Aveva la testa annebbiata da un sonno terribile che a stento gli faceva tenere gli occhi aperti. Si passò una mano sul viso per riuscire a riprendere contatto con la realtà, ma sentiva la mente piena d’ovatta e le voci gli arrivavano smorzate.
“Io…” tentò di dire, ma in quel momento si accorse che il vento di shurhùq non spirava più e si svegliò del tutto, mettendosi in fretta a sedere. La testa girò velocissima. “Mamoru?”
Yuzo lo trovò seduto al suo fianco, aveva lo sguardo carico di rimprovero, così come il tono della voce.
“Sono qui.”
Stava bene ma, data l’espressione, ormai doveva aver capito: in quei due giorni aveva continuato a usare il Controllo dell’Inconscio per riuscire a tenerlo al caldo con il suo incantesimo di vento, però la stanchezza accumulata ormai pesava troppo nella testa e nel corpo. Nonostante la notte dormisse, al mattino si sentiva a pezzi, come non avesse chiuso occhio e fosse rimasto sempre vigile e attento.
E ora che era giunto il terzo giorno doveva essere arrivato allo stremo: il sonno l’aveva sconfitto e, poiché aveva tanto da recuperare, una volta che lo coglieva era come se sprofondasse in letargo.
“Stai bene?” domandò Teppei, allungandogli una tazza di tè caldo.
“Sì” mentì. “Scusa se non ti ho sentito…”
“Sembravi morto!”
Sforzò una risata. “Addirittura. Non esagerare.”
Ma Teppei si impuntò, dicendogli di bere tutto il tè perché Hajime vi aveva messo delle erbe aggiuntive che servivano a far recuperare le energie.
Mamoru attese che il tyrano fu fuori dalla nuova nicchia di roccia che aveva creato per loro, prima di rimproverarlo.
“Stupido.” Una sola parola, diretta e secca, in cui riassunse tutti gli altri improperi che avrebbe voluto lanciargli contro, ma che non riusciva bene ad articolare per colpa della febbre bassa. “Avevo detto… che non volevo-”
“Si tratta solo di sonno perduto. Appena starai meglio, recupererò tutte le energie con una bella dormita, promesso.”
Tsk! Non farla facile!” sputò la Fiamma di getto e lo sforzo lo lasciò a corto di fiato per un po’.
Yuzo fece per allungare la mano e toccarlo, dargli calore, ma Mamoru la rifiutò.
Se il volante l’avesse sfiorato, addio ramanzina e col cavolo che gliel’avrebbe risparmiata. Lo guardò con occhi taglienti. “Non riesci… nemmeno a svegliarti. Scommettiamo… che crolli prima che… cali il sole?”
Vide il volante inspirare a fondo e non rispondere. Bevve il tè e lo finì senza dire altro.
Entrambi si mossero per sistemare le ultime cose e abbandonare anche quel riparo. Come per tutti gli altri, Teppei l’avrebbe lasciato così per permettere a chiunque sarebbe passato da quelle parti di poterlo usare.
Appena fu in grado di alzarsi in piedi e uscire, la terra prese a girare davanti agli occhi di Yuzo, quasi impazzita. Per non parlare della luce riflessa dalla neve che lo infastidiva tanto da fargli tenere le palpebre strette.
Tirò l’ennesimo respiro e si sforzò di mantenere una postura dritta per ignorare la stanchezza. Anche l’incantesimo di Autocontrollo iniziava a fare cilecca non riuscendo più a bloccare il sonno come avrebbe dovuto. Sbatté più volte le palpebre per cercare di svegliarsi, ma era tutta fatica sprecata: Mamoru aveva ragione, di quel passo sarebbe crollato prima del tramonto.
Montare in sella fu l’ennesimo sforzo e, una volta a dorso del cavallo, gli parve d’essere talmente in alto da avere un attacco di vertigini. Ci avrebbe riso su se non fosse stato così stanco.
Cavalcare riuscì a farlo riprendere appena un po’, forse per il freddo dell’aria gelida che lo colpiva in viso, ma aveva l’attenzione ridotta quasi a zero e non riusciva a stare al passo dei compagni. Inoltre, quando aveva provato di nuovo a prendere la mano di Mamoru, quest’ultimo si era sottratto ancora, rivolgendogli un’occhiata di rimprovero e scuotendo il capo, coperto dal cappuccio. Nonostante si rendesse conto come il giovane stesse patendo il freddo, non aveva voluto il suo aiuto per non fargli esaurire il fondo di energie che gli erano rimaste.
Si spinsero lungo la serpentina di Via Crociata che passava attraverso le prime montagne. Da lì era ancora possibile tornare indietro o deviare il percorso, ma quando sarebbero giunti al Passo di Salha avrebbero dovuto fare la scelta definitiva: andare avanti o abbandonare la traversata del Nohro.
Mentre procedevano, il suo sguardo rimaneva fisso alla criniera del cavallo, domandandosi quale sarebbe stato l’esito, ma non aveva nemmeno la forza di girarsi per scrutare Mamoru e capire come stava. Ogni tanto sentiva la testa cadere pericolosamente in avanti e le palpebre scivolare sugli occhi. Si riprendeva giusto l’attimo prima di crollare sull’animale.
Ma se lui non aveva forza, Mamoru invece non perdeva nemmeno un suo movimento, studiandolo da sotto al cappuccio. Le labbra tese e l’espressione di chi si sentiva colpevole; perché se Yuzo era in quello stato era a causa sua e la cosa gli faceva una rabbia tale, che se solo fosse stata capace di bruciare, gli avrebbe fatto passare in un attimo quella fottuta febbre bassa. E invece non poteva fare altro che restare a guardarlo mentre cercava di vincere il sonno.
Non sopportava di essere lui il motivo.
Non sopportava di essere prostrato da una maledetta e inutile febbre.
Non sopportava di essere un peso per loro. Per lui.
Non lo sopportava proprio.
Così come non sopportava la necessità che aveva di sentire il suo calore sotto le mani.
Per tutto il tempo che avevano cavalcato, fino a quel momento, si era rifiutato di toccarlo, ma il freddo non gli stava dando requie. Sentiva le sue lame infilzarlo tra le ossa e irrigidirlo ancora di più. Lo sentiva assorbire il suo respiro vitale con la sensazione che si sarebbe saziato solo quando l’avrebbe prosciugato del tutto, e se riusciva ancora a cavalcare era solo per merito di Yuzo che, fino a quella mattina, gli aveva ceduto parte del suo calore.
E lui non sopportava l’idea di non poter fare nulla per aiutare il volante, poiché non ne aveva la forza.
Quando lo vide piegarsi definitivamente sul cavallo, le mani che perdevano la presa sulle briglie e scivolavano abbandonate, il tramonto non era ancora cominciato, proprio come gli aveva detto.
Il sonno aveva vinto e se l’era preso.
Afferrò le redini del destriero e lo fermò. Chiamò Hajime, sforzandosi di farsi sentire.
Quando il Tritone scorse Yuzo chino sul cavallo, sospirò profondamente. Le sopracciglia inarcate e l’espressione severa.
“Oh, no! Si è addormentato di nuovo!” Teppei si avvicinò per accertarsi che stesse bene. “Non è normale che faccia così! Provo a svegliarlo.”
“Lascia stare… non ci riusciresti…” Lo fermò Mamoru. “A Rhanka… è successa la stessa cosa.” Spostò lo sguardo sul Tritone. “E’ stanco.”
“Va bene, basta così” decise Hajime. “Non possiamo attraversare il Nohro in queste condizioni, quindi, ci dirigeremo a-”
“Sithe” esalò Mamoru, lasciandolo sorpreso. “Avevo già… studiato il percorso… alternativo.” Da vero responsabile di tutti loro e della missione.
“Anche se non sei d’accordo, noi-”
“Va bene.” Respirò a fatica, esalando piccole nuvolette bianche. “Deviamo.”
Hajime restò sorpreso per la seconda volta dall’arrendevolezza di Mamoru. Era stato convinto che avrebbe tirato giù il Paràdeisos pur di continuare per le montagne, con la sua testardaggine degna d’un mulo, e invece aveva mollato l’osso in un attimo. Ma gli bastò scorgere il modo in cui guardava il volante per capire che se aveva ceduto era stato solo per lui. Avrebbe fatto lo stesso se fosse accaduto qualcosa anche a loro due, ma avrebbe tirato dritto se si fosse trattato solo della sua febbre.
Mamoru si preoccupava sempre dei suoi compagni, ma non faceva mai sconti a sé stesso.
“Mi occupo di Yuzo” disse Teppei. “E’ meglio se lo porto sul cavallo con me, altrimenti rischia di cadere.”
“No.” Lo fermò la Fiamma, il tono basso per riuscire a parlare in maniera più chiara e continuativa. “Ci penso io.”
“Sei sicuro?” Si accigliò il tyrano e lui si limitò ad annuire, incaricandolo di prendersi cura del cavallo.
Teppei l’aiutò a far salire il volante sulla propria cavalcatura, come era avvenuto quando si trovavano a Sundhara.
Da sotto al cappuccio, Mamoru si soffermò per un momento sul profilo di Yuzo. Gli teneva la testa appoggiata contro la spalla e dormiva profondamente. Dava l’impressione che nulla avrebbe potuto svegliarlo fino a che non si fosse rimesso. Di sicuro, loro avrebbero cavalcato, sarebbero arrivati a Sithe, l’avrebbero messo a letto e lui non se ne sarebbe accorto.
“Grazie” mormorò, in modo che nessuno lo udisse, poi tirò le briglie e spronò il cavallo verso la loro nuova destinazione.

Villaggio di Sithe, Dogato di Tha Khela – Regno degli Ozora, Terre del Sud Centro-meridionali

“Due doppie, per favore.”
Hajime lo chiese al perplesso oste che li accolse alla locanda.
L’uomo guardò il gruppetto piuttosto malandato, domandandosi come facesse il piccoletto con i ricci e portare in braccio una ragazzo ben più alto come fosse stato un fuscello. Per non parlare di quello con i capelli neri! Per tutte le Dee! Un pallore irreale!
“Certo, ecco a voi.” Si limitò a dire, appoggiando le chiavi sul bancone. Almeno il ragazzo con i denti sporgenti sembrava normale… se non fosse che se ne andava in giro in maniche di camicia, quando fuori c’era la neve su tutto il villaggio. Ah, benedetta gioventù. “Qualche problema lungo la strada?” S’arrischiò a chiedere, con un mezzo sorriso.
Hajime sospirò. “Solo qualche? Dovevamo attraversare il Nohro.”
“Ah! Pessima, pessima idea. Di questi periodi, poi. Non sapete che l’unico mese propizio per l’attraversamento del Nohro è Yàoza? Siete un po’ in ritardo.”
Il Tritone inarcò un sopracciglio, dipingendosi una smorfia rassegnata: ovviamente non lo sapevano. “Grazie dell’informazione, lo terremo a mente”, per una prossima volta che, tutti pregavano, sarebbe stata quella del ritorno a casa. Poi si volse ai suoi compagni. “Andate in camera e fate riposare Yuzo. Mamoru, vale anche per te: stai a letto e non muoverti. Quando vi sarete svegliati vi farete un bel bagno caldo e metterete qualcosa sotto i denti ma, per il momento, dormite.”
La Fiamma annuì, avviandosi sul retro della locanda davvero piccola: un solo piano, poche stanze, ma piuttosto grandi e accoglienti. Quando entrarono, trovarono anche il camino dalle braci basse che mantenevano caldo l’ambiente. Accanto all’attizzatoio vi era una cesta chiusa, con dentro del materiale secco per ravvivare il fuoco. Mamoru ve ne buttò subito una manciata e la fiamma riemerse, viva e invincibile.
Nel frattempo, Teppei aveva messo a letto il volante. L’aveva liberato del cappotto e degli stivali e l’aveva coperto con le coltri pesantissime di lana e pelli. Per tutto il tempo, Yuzo non aveva mai dato segno di essere sulla via del risveglio.
“Accidenti. Certo che deve essere un incantesimo davvero sfibrante per ridurlo così” osservò il tyrano con un filo di preoccupazione nella voce.
“Si riprenderà… presto.” Lo rassicurò Mamoru. A sua volta si era tolto il cappotto, fermandosi davanti al camino con le mani sollevate verso la fiamma; ne assorbì il calore quasi fosse stato una spugna ed esalò un respiro di sollievo. Accennò solo la coda dell’occhio a Teppei. “Va’ pure… da Hajime. Ora… ci penso io.”
“Ti serve nulla?”
“Non soffrire… il freddo.”
Il tyrano sorrise, raggiungendo la porta. “Ognuno di noi ha i suoi limiti. Non fartene cruccio.” Richiudendo la porta alle spalle se ne andò, lasciandolo solo.
“Io non voglio… averne…” ma ormai nessuno poteva più sentirlo o forse lo disse proprio per quello.
Si girò. La figura del volante era solo una sagoma informe sovrastata dalle coperte. La raggiunse, adagio. I brividi nuovamente a tormentarlo una volta che si era separato dal calore del camino. Tolse gli stivali e scansò appena le coltri. Sentiva già l’energia di Yuzo serpeggiare verso di lui anche se non lo stava toccando.
“Non voglio… limitare voi…”
Gli sfiorò la fronte, il flusso termico di nuovo vivo tra loro. Strinse gli occhi e aggrottò le sopracciglia.
“Non voglio… limitare te…”
Scivolò al suo fianco, nel letto matrimoniale posto al centro della camera, e gli prese la mano. Non voleva approfittare più di quanto stava già facendo; quel contatto sarebbe bastato.

Fu grazie alla sua volontà se riuscì ad aprire gli occhi e a vincere il sonno. Quest’ultimo lo teneva ancora sotto al suo controllo e infatti faticava a mantenere lucidità. Era peggio di quanto avvenuto a Rhanka; stavolta aveva davvero esagerato.
E Mamoru?
Quella fu la sua prima preoccupazione e il motivo per cui aveva lottato così tanto per riuscire a svegliarsi.
Appena fu in grado di mettere a fuoco, si rese conto che era proprio davanti a lui e rilasciò un sospiro pesante ma sollevato. L’espressione che aveva gli fece capire che era anche lui immerso in un sonno profondo e ciò lo fece sorridere e sentire più tranquillo. A giudicare dalle coperte che li avvolgevano e dalla morbidezza che avvertiva sotto di sé, dovevano essere in un letto e, quindi, in una locanda.
Avevano deviato a Sithe.
Yuzo non ricordava di preciso quando si fosse addormentato né quanto avesse davvero dormito, ma ipotizzò che fossero già parecchie ore. L’udito percepì il rumore di braci, segno che doveva esserci un camino, nella stanza, e che fosse acceso. Pensò che fosse perfetto, l’ambiente ideale per permettere a Mamoru di guarire più in fretta e poi anche lui, in questo modo, avrebbe recuperato e prodotto maggior calore da poter donare al compagno.
Spostò lo sguardo, dalle palpebre ferme a mezz’asta, verso la propria mano. La trovò stretta in quella di Mamoru, che era ancora fredda. Sciolse la presa e allungò le dita per sfiorargli il viso. Anch’esso era freddo e la cosa gli fece aggrottare le sopracciglia in maniera contrariata.
Mamoru non si era avvicinato per non assorbire troppo il suo calore, di questo Yuzo ne era sicurissimo, ma in tal modo non sarebbe mai riuscito a riprendersi completamente, anche se l’ambiente era accogliente e le coperte pesanti. Aveva bisogno di una fonte non troppo intensa che lo toccasse in maniera diretta.
Con uno sforzo, provò a generare vento, ma i tessuti ebbero solo un leggero sbuffo, che si spense in un attimo e lui si sentì mancare di ogni forza. Niente incantesimi.
Respirò con fastidio, contrastando ancora il sonno che voleva sprofondarlo nell’incoscienza più totale, e si disse che non c’era altra scelta. Mamoru si sarebbe arrabbiato, ma tanto si sarebbe già dovuto sorbire l’ennesima sfuriata per l’utilizzo del Controllo dell’Inconscio. Una più, una meno, non faceva poi differenza.
Piano si sollevò un po’, aprendo completamente la propria camicia. Si fece più vicino al compagno e gli prese la mano, appoggiandosela direttamente sul petto nudo in modo che usasse lui come fonte. Ricordava, la prima volta, come avesse cercato la sua pelle. In questo modo gli aveva offerto una superficie maggiore da cui attingere.
Il contatto con le dita gelide lo fece rabbrividire, sul momento, poi si rilassò, percependo di nuovo quel formicolio strano del calore che lo abbandonava.
Sentì Mamoru inspirare a fondo e immaginò che stesse per svegliarsi. Sorrise con una punta di divertimento, consapevole che le invettive della Fiamma sarebbero andate a vuoto, perché si sarebbe addormentato nel giro di un attimo e invece, Mamoru non si svegliò ma il suo corpo si mosse nel sonno.
Avvertì le dita animarsi veloci e correre sull’addome e sul ventre in una carezza di ghiaccio. Arrivarono al fianco e l’avvolsero, salendo per la schiena con il palmo aperto.
Il freddo del suo tocco gli increspò la pelle in tanti brividi, più piccoli.
Poi venne tirato verso di lui, con una forza del tutto inaspettata, quasi feroce, che lo lasciò sorpreso e incapace di liberarsi; un po’ perché non aveva abbastanza energie, un po’ perché la presa sembrava d’acciaio. Per fortuna che il letto in cui dormivano era abbastanza largo per muoversi con comodità, senza il rischio di cadere.
Yuzo respirò adagio, ormai bloccato, mentre Mamoru gli aveva affondato il viso nel petto. Sentì il respiro soffiare sulla pelle e risalire, piano, trascinando le labbra con sé che seguivano le linee del suo corpo. I capelli lo solleticarono e percepì qualcosa di totalmente nuovo in quel contatto.
Aveva… caldo.
E non era la Fiamma a sprigionare calore, visto che era gelido, ma veniva da dentro di lui.
Non l’aveva mai provato prima. Una sensazione avvolgente, sembrava di avere un fuoco sotto la pelle, tra i muscoli, che si avviluppava alle ossa. Si diramava. Ovunque. Dal ventre alle gambe, nella schiena, nel petto, nelle braccia.
E più questo calore aumentava, più Mamoru lo teneva stretto a sé.
Le labbra della Fiamma salirono fino al collo, oltre la mascella. Lo sentì ruggire al suo orecchio e poi rilasciare un roco ansimo di piacere e appagamento nel respiro affannato.
C’erano brividi dappertutto, lo pungevano in quel contrasto freddo-caldo che sembrava non avere né una logica né un senso, ma che lo teneva incatenato in una sensazione che non avrebbe saputo definire altrimenti se non ‘unica’.
La mano sulla schiena tornò al fianco e lo tracciò con la punta delle dita, mentre la mancina, affondata nei capelli, scivolò sul viso, seguì la guancia, gli coprì gli occhi e scese lungo la linea del naso per arrivare alle labbra e al mento. La fece scivolare sotto al collo e lì si fermò, stringendolo appena in modo che il proprietario di quelle stesse mani potesse abbandonare il viso nell’incavo della spalla con un sospiro di soddisfazione e delizia.
Yuzo era rimasto sopraffatto, sotto di lui.
Il torace completamente coperto da quello di Mamoru che respirava sulla sua pelle in maniera regolare, ora. Dormiva. Non si era accorto di niente. Mentre lui aveva ancora quel calore intenso che correva sotto la pelle in onde e punture di spillo.
Nessuno lo aveva mai toccato così.
Era dunque vero che il fuoco attecchiva su tutto? Che si avvolgeva in spire che non lasciavano scampo così come Mamoru si era avvolto attorno a lui e non aveva potuto contrastarlo?
Non aveva voluto.
Era dunque vero che il fuoco era impossibile da domare, ma sapeva incantare tutti?
Il Fuoco poteva assoggettare i popoli e lui era appena stato sottomesso alla danza della sua passione.
Con il poco di forze che gli erano rimaste, sollevò le braccia per avvolgere la schiena di Mamoru prima di sprofondare nel sonno, assaporando l’eco della sensazione più bella che avesse mai provato in tutta la sua vita.

Caldo.
Ora sì che si cominciava a ragionare.
Le labbra si distesero in un sorriso appagato. Percepiva i muscoli intirizziti che si rilassavano, scioglievano.
Meraviglioso.
Qualsiasi cosa fosse che sentiva contro il viso e sotto le dita.
Era un tepore piacevole che le coperte sopra di lui trattenevano e mantenevano raccolto, non poteva esserci niente di meglio.
Mugolò d’estasi.
Mosse una mano e tracciò alla cieca i contorni di ciò che stava stringendo: liscio, morbido. Caldo.
E chi si sarebbe mai mosso da lì? Sarebbe potuto arrivare anche il Nihil e avrebbe continuato a restare immobile senza degnare la fine del mondo nemmeno di uno sguardo.
Poi c’era quel rumore ritmico e lento che l’accompagnava in maniera rassicurante. Un rumore ovattato.
Tu-tum.
Sembrava quasi un cuore che batteva.
Tu-tum.
Conciliante.
Inspirò a fondo e al calore si fuse un odore familiare. Un odore che aveva imparato a conoscere e che era entrato nella sua quotidianità in maniera lenta e costante. Soprattutto negli ultimi tempi, visto che se l’era ritrovato addosso spesso.
Era l’odore del…
- Volante! -
La sua mente lo formulò nell’attimo stesso in cui spalancò gli occhi. Non vedeva nulla perché aveva il viso premuto in qualcosa di morbido che, di colpo, gli diede l’idea di essere… un collo? Una spalla? L’incavo tra i due?
E quel rumore ritmico, forse… forse era davvero un cuore?
Ma non il suo.
Sudò freddo per alcuni momenti perché c’era qualcosa che non quadrava: lui non si era addormentato abbracciato a Yuzo, gli aveva solo tenuto la mano, ma non era quella la questione. Il vero problema era che… quella che sentiva sotto le dita… era… pelle?
Le mosse e l’impressione che ebbe, fu che gli stesse toccando il fianco. Nudo.
Panico.
Cercò il materasso e si puntellò su di esso. Solo in quel momento sentì le mani dell’uccellino scivolare dalla sua schiena e sciogliere la presa con cui l’avevano tenuto stretto.
Lo guardò. Guardò il suo viso dalle labbra socchiuse e il respiro regolare. Guardò il collo e lo trovò scoperto, come scoperto era il torace. La camicia aperta completamente.
Il panico aumentò mentre i suoi capelli scivolavano in avanti, appoggiandosi sul corpo sotto di sé.
- Non posso averlo fatto! Non posso, non… non ci credo! - pensò pietrificato. Non aveva la minima idea di cosa succedesse quando era preda della febbre bassa, ma si era reso conto di quanto non sapesse più controllarsi non appena veniva in contatto con una sorgente di calore. La sua mente si spegneva e si focalizzava solo su quella parola: ca-lo-re.
Ora che il suo colorito aveva iniziato a sopraffare il pallore, poté permettersi di arrossire.
Tolse la mano da sotto al collo del volante e lo vide aggrottare le sopracciglia in maniera contrariata, prima che aprisse gli occhi.
Il panico lo investì nuovamente, tanto che rimase immobile non sapendo che reazione aspettarsi.
- Ora mi uccide! - fu tutto quello che riuscì a pensare.
Invece, non appena Yuzo mise ben a fuoco il viso sopra di lui, sorrise.
“Ciao” disse con fatica, gli occhi si aprivano a chiudevano lentamente. Scorse la sua espressione accigliata e piegò appena il capo di lato. “Lo so, non arrabbiarti…” Lo fermò prima che potesse dire alcunché. “Era l’unico modo, per farti riprendere prima. So che non volevi starmi troppo vicino per non rischiare”, parlava lentamente a causa del sonno che non sembrava essere abbastanza, “ma se mi avessi tenuto solo per mano ci avresti messo troppo.” Yuzo sorrise ancora. “A mali estremi, estremi rimedi… te lo dissi anche a Rhanka.”
Stavolta, il panico della Fiamma venne sostituito dalla sorpresa.
Era stato lui?
Si era scoperto di proposito per permettergli di assorbire più calore?
Era…
“…scemo?!” sbottò, mentre l’altro agitava lentamente una mano.
“Mi rimprovererai più tardi, mh? Lasciami dormire.” Poi lo guardò un’ultima volta, avvicinandogli quella stessa mano al viso. L’espressione più seria. “Hai un colorito migliore. Stai meglio, vero? Dimmi che… che stai… meglio…”, ma il sonno lo vinse prima che potesse sentire la risposta.
Le dita scivolarono lungo la guancia e Mamoru le afferrò. Le strinse.
Negli occhi, la pece era tornata liquida e avvolgente.
“Sì, sto meglio” disse piano, fissando il suo viso. Poi le iridi scesero lungo il collo e seguirono le linee perfette del fisico, più leggere e meno marcate delle proprie. Sensuali. Le conosceva già, anche se non le aveva mai viste da così vicino, anche se non le aveva mai toccate, fino a quel momento. Si ritrovò a tracciarle con le dita ben prima di rendersene conto. Sagomavano il corpo con eleganza.
Gli piacevano. Gli erano sempre piaciute. Le aveva studiate con attenzione, dapprima spinto dalla curiosità di capire, attraverso la muscolatura, il tipo di allenamenti che seguivano le altre scuole e poi perché se ne era ritrovato attratto, ma non se n’era mai accorto se non a Dhyla. Era stata la prima volta che si era reso conto del modo in cui lo guardava. Allora aveva fissato la schiena, mentre adesso… adesso poteva addirittura sentire come fosse la sua pelle.
Aggrottò le sopracciglia e gli sfiorò il viso.
“Come faccio a non preoccuparmi per te? Dimmelo tu.”
Si stese al suo fianco. Gli passò di nuovo il braccio sotto al collo mentre l’uccellino facilitava e seguiva tutti i suoi movimenti: si girò su un fianco, si lasciò stringere, liberò la mano da quella di Mamoru e gli avvolse la schiena, così come la Fiamma cinse la sua.
Le dita scorrevano lente sulla pelle nuda e calda, tracciando disegni senza forma.
Mamoru chiuse gli occhi.
Quanto era sottile il respiro che separava le loro labbra, adesso?
“Dimmelo tu, come posso…” -…non essere pazzo di te? -

 

La passione del Fuoco è una danza d’amore
che soggioga la mente, il corpo ed il cuore.
E il suo ardore divampa, bramoso e lento,
affondando gli artigli nello spirto del Vento.

 


[1]FEBBRE BASSA: aw, piccolo omaggio d’amore al Maestro Golding e alla trilogia “Ai confini della Terra”. :3 La famosa ‘low fever’ è ciò che un ubriaco Mr. Brocklebank diagnosticò alla morte del Reverendo Colley. X3 La febbre bassa non esiste, ma qui su Elementia mi è stata provvidenziale! *ride*
Grazie, Maestro. 

[2]UPIR’: qualcuno ha detto ‘vampiri’? XD Tombolone! Premesso: io odio i vampir(l)i, però mi piaceva questo Mamoru che fosse come un vampiro di calore. Allora mi son messa a cercare un po’ su Wiki qualcosa sull’etimologia del termine ‘vampiro’. E’ spuntato fuori “ Upir’ ”, che è un termine russo con cui venivano chiamati, appunto, i vampiri. :3 Mi piaceva e ce l’ho messo. Ah, sì, XD il loro aspetto me lo sono inventato. *sghignazza* Altro che bei giovanotti, tutti infighettati: i vampiri di Elementia sono delle bestiole semi-volanti (le ali servono solo per planare), brutte e succhiasangue!  *si sente perfida e non se ne vergogna*

[3]: Yuzo fa il verso alla frase che Mamo disse alla fine del Capitolo 9: “Per ritrovare la fede” (parte III).

[4]PIETRA OLLARE: ovvero la Steatite, è un tipo di pietra che presenta un’altissima resistenza all’escursione termica e al fuoco. E’ sempre stata usata per tantissime cose, ma in particolare per la costruzione di stufe, proprio per le sue proprietà di conservazione del calore. E’ una roccia metamorfica e, nella scala di Mohs per la durezza, ha valore 1(c’est fragile!) :D (Steatite: *clicca qui*)

[5]PHYTOLACCA: è una pianta realmente esistente (XD me la sono trovata anche in giardino!) e piuttosto ‘invasiva’ (per debellarla è una parola!). E’ di tipo arbustivo, erbaceo o arboreo (in giro si trova quello arbustivo, Phytolacca americana. La prima volta l’ho vista a Torino, prima di trovarmela nel giardino di casa XD) e perenne. E’ una pianta che salta facilmente all’occhio per i suoi colori accesi. Presenta un tronco molto liscio di un colore rosso tendente al fucsia, foglie verde brillante e grappoli di bacche che, quando acerbe, sono di un bel colore verde pisello (XD), mentre raggiunta la maturità sono viola molto scuro.
LA PIANTA E’ TOSSICA IN OGNI SUA PARTE!
Ergo, non fatevi venire in mente di mangiarla °_°. Nonostante tutto, comunque, in piccole quantità viene usata in omeopatia (ma da gente esperta, quindi, non fate gli omeopati dell’ultimo secondo XD).
L’ho scelta perché, sì, presenta dei rami molto elastici, da quello che ho potuto constate in prima persona XD (phytociccia americana de noantri: *clicca qui*)


…Il Giardino Elementale…



Ok, diciamola per bene e diciamola tutta: questo capitolo NON era in programma. Non lo era, no, neanche un po’.
Questa parte sarebbe dovuta essere super riassunta all’inizio del prossimo capitolo, MA!, *prende un profondo respiro* c’è stato un compromesso.
IO sono scesa a un compromesso con Yuzo e Mamoru perché voi non potete capire quanto mi stiano facendo diventare PAZZA.
E’ dal capitolo 10 che stanno smodatamente cercando di finire a letto e NON per dormire! XD Scrivere il capitolo 11 e il capitolo 12 è stato come finire in una Dark Room senza voler fare zozzate: un su-i-ci-di-o! Ho dovuto cambiare talmente tante volte l’andazzo dei capitoli perché ogni due per tre si incanalavano in situazioni che non sarebbero finite con una semplice pacca sulla spalla.
Sì, sono due maniaci sessuali, e sì, sono riuscita a sopravvivere. Finora.
Allora ho lasciato che si scrivessero il capitolo da soli e se la cavassero, sempre da soli, ma son stata chiara: niente cosacce!
Avevano bisogno di una specie di ‘biscottino’ che li tenesse buoni fino alla fine (XD lo spero, almeno!).
Comunque.
In questo capitolo dovevo raccontare delle cose che mi servivano per il prossimo, quindi ho cercato di sfruttarlo al meglio e non pensavo potesse addirittura uscir fuori così lungo °-°. E visto che, ad ogni modo, ‘sti due zucconi – soprattutto Yuzo, che è ancora come mamma Arya lo ha fatto XD – dovevano iniziare ad approcciarsi anche in un altro senso un po’ meno romantico e più fisico, la scena finale ci stava tutta e via. Insomma, Mamo-chan non è nuovo a ‘determinati aspetti della vita’ (che nella sua, in particolare, possono essere tradotti come: ‘sesso senza sentimenti’), mentre Yuzo doveva iniziare a prenderci confidenza, in qualche modo, perché va bene la sintonia perfetta, il capirsi al volo, il condividere ogni pensiero ecc ecc, ma, insomma… sono giovani, aitanti e di 19 anni, volete forse che i loro ormoni non mi stiano ululando quel: “A’ bbella! Damose na’ mossa! Facce trombà!”?!
XD Ecco.
Dovete capire, io maneggio dinamite e la dinamite è instabile.
*sospira*


Comunico inoltre di aver finito il capitolo 14, composto da cinque parti - non più quattro XD. Avevate dubbi sulla mia logorrea? Ecco, neppure io -
Non ho ancora messo mano al capitolo 15 di cui non ho neppure una mezza frasetta buttata lì. Niente. E stavolta temo che non riuscirò a finirlo in tempo per poter aggiornare ogni settimana (lo dico sempre, lo so, ma credo che questa volta non potrò fare altrimenti). Il capitolo 15 sarà, beh, piuttosto importante e sapete perché? :) Perché è il penultimo prima del gran finale e dell'epilogo. Ormai, in queste ultime battute, Santa Azione ci farà tanta compagnia, quindi, preparatevi. :D
E comunque anche il capitolo 14 è mooooolto importante. Perché? XP non ve lo dico! *sghignazza malissimo*

Ringrazio profondamente tutti coloro che continuano a seguirmi imperterriti! :DDDD



Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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