Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    01/03/2012    5 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tonight's the last, so say goodbye

N.B. Prima di iniziare la lettura! Le parti in corsivo sono tutti flashback.

 

Ennesima cena insieme, ennesimo silenzio tombale.
L'unico rumore udibile era il tintinnio delle forchette che sbattevano contro i piatti.
Era una situazione davvero surreale, fino a sei mesi fa non avrei mai pensato che potesse succedere anche a Robert a me, anzi! Se qualcuno lo avesse detto gli sarei scoppiata a ridere in faccia, lo avrei infamato per aver solo pensato di gufare sulla nostra relazione, gli avrei risposto che Robert ed io ci amavamo come non mai e che saremmo stati insieme sempre e sarei tornata a casa da lui, gli avrei raccontato di quell'assurdità e ne avremmo riso insieme prima di fare l'amore.
Eppure, sei mesi dopo, tutto era cambiato.
Mangiavamo in silenzio, non ci degnavamo di uno sguardo durante la giornata e la notte lui restava a guardare la televisione fino a tardi, o forse restava addirittura a dormire sul divano.
Mi alzai dalla sedia per allungarmi a prendere il pane, addirittura non ci chiedevamo nemmeno più di passarci le cose. La nostra era tutto fuorché una relazione.
I miei occhi erano fissi sul piatto quando le posate di Robert tintinnarono sul piatto e lo sentii sospirare.
< Per quanto ancora andrà avanti così? > domandò e alzai lo sguardo, notando che mi stava guardando a sua volta < Io non resisto più. O restiamo insieme e cerchiamo di venirne fuori o ci lasciamo e ci diciamo addio, questa situazione mi sta soffocando >
Per la prima volta dopo diverso tempo provai pena per lui e per ciò che stava passando. Com'era possibile che riuscissi a provare un sentimento del genere per una persona che ultimamente mi dava fastidio solo sentirla respirare?
< Sappiamo entrambi che questa relazione è morta, Robert. E volevo appunto parlartene > gli dissi prendendo coraggio < ho firmato l'atto di vendita della casa. Domani una compagnia di traslochi verrà a prendere le mie ultime cose e le porterà a Yale. Credo sia più giusto così >
< Hai bisogno di una mano con il trasloco? > domandò gentilmente, ma riuscivo a leggere la sua smorfia di disappunto sulle labbra.
Scossi la testa e gli sorrisi, lottando contro me stessa per non scoppiare a piangere davanti a lui.
< Non volevo che finisse così > ammisi abbassando lo sguardo.
< Nemmeno io >
< Questa sera vado a dormire in albergo >
< Non essere sciocca > ribatté secco < non ti lascio andare a dormire in albergo. Puoi benissimo restare nella camera degli ospiti >
< Non voglio complicare ancora di più le cose > replicai.
< L'hai già fatto > disse e quelle parole mi rimbombarono nelle orecchie per diversi minuti.
Tirai su col naso e chiusi gli occhi: aveva ragione, era tutta colpa mia. Dal funerale di mia madre io l'avevo allontanato da me, io avevo trattato malissimo sua madre, stanca della sua presenza fissa e del suo volermi fare da mamma quando ne avevo appena persa una, io avevo smesso di parlargli, io avevo messo la parola fine ad ogni tipo di contatto fisico.
Lui aveva solo accettato la cosa senza controbattere.
E forse era questo che mi aveva ferita più di tutto.
Smettemmo di parlare e finimmo la cena senza dirci altro, poi Robert si alzò da tavola, prese la giacca e uscì. Solo quando lo sentii andare via con la macchina mi sedetti sulla sedia e iniziai a piangere senza nemmeno sapere il perché. Quando sentii che i miei occhi non avevano più lacrime mi alzai dalla sedia, lavai i piatti e infine mi stesi sul divano per guardare un po' di televisione. Mi addormentai a metà del film What women want, ma mi svegliai quando sentii mancare la morbidezza del divano. Aprii un occhio e constatai di essere tra le braccia di Robert e che mi stava portando al piano di sopra.
Ero convinta mi stesse portando nella camera degli ospiti, ma quando sentii la porta cigolare mi resi conto che mi stava portando nella sua camera da letto.
Mi adagiò sul letto, mi baciò la fronte e si alzò per andarsene ma riuscii ad afferrarlo per i lembi della maglia.
< Resti qui con me? > domandai con un sussurro che lui sentì e mi si stese accanto, prendendomi tra le sue braccia < Questo però non cambia niente >
< Lo so > rispose stringendomi a sé.
Chiusi gli occhi e credetti di aver dormito solo per qualche minuto, ma quando riaprii gli occhi vidi che il sole era già alto nel cielo e che oggi era il giorno decisivo. Era il giorno X, il giorno in cui avrei detto addio a Robert.
Per sempre.
Ero decisa e non volevo tornare indietro. Mi dispiaceva per lui, ma se la sarebbe cavata, avrebbe conosciuto un'altra ragazza e si sarebbe costruito un'altra vita. Ciò nonostante il tempo passato con lui, dal primo all'ultimo momento, era stato il migliore della mia vita. Da quando c'era lui avevo iniziato a sentirmi viva.
Qualcuno, non riuscivo proprio a ricordare chi, diceva sempre che le cose belle non potevano durare sempre ed aveva ragione, questa era la mia, la nostra, fine.
Non rimpiangevo niente, solo…non era il nostro tempo. E lui meritava una persona migliore di me, qualcuno che potesse renderlo felice.
Sempre.
Sbadigliai e voltai la testa, trovando le sue labbra a pochi centimetri dalle mie. Volevo baciarlo, avevo bisogno di baciarlo, ma non potevo. Stavo per lasciarlo, come potevo solo pensare di fare una cosa del genere? Eppure ora mi sentivo protetta dal suo abbraccio, mentre fino a qualche giorno fa mi dava fastidio solo averlo vicino.
Cosa mi stava accadendo?
Possibile che quello che stavo provando era codardia?
Possibile che mi stessi convincendo a non lasciarlo per paura? Paura di cosa poi?
Possibile che potessi solo pensare di fare questo a lui, la persona che mi aveva amato così intensamente?
Mi alzai dal letto cercando di non svegliarlo e andai in bagno a farmi una doccia, l'ultima in quella casa. Quando uscii dal bagno vidi Robert uscire dalla sua stanza; mi fissava con i suoi occhi dall'alto al basso mentre io mi stringevo ancora di più nell'asciugamano, unico indumento che mi copriva.
< Buongiorno > sussurrai passandogli accanto.
< Buongiorno > rispose roco.
Mi chiusi la porta alle spalle e dopo essermi appoggiata ad essa mi lasciai andare ad un lungo, lunghissimo sospiro. Aprii la valigia e tirai fuori l'intimo, una canottiera verde e un paio di shorts strappati. Ai piedi indossai un paio di infradito del medesimo colore della maglia. Mi spazzolai i capelli e mi feci una coda di cavallo, faceva troppo caldo per asciugarli o per lasciarli sciolti.
A Yale me li sarei tagliati.
Avevo appena finito di passarmi la matita negli occhi quando sentii bussare.
< Sì? >
< È pronta la colazione >
Risistemai la matita dentro la borsa e aprii la porta, trovandomi a pochi centimetri di distanza dal viso di Robert e anche lui se ne accorse. Il suo sguardo mi aveva ipnotizzata come non succedeva da tanto tempo e ci fissammo senza dire niente: era più forte di me, non riuscivo a non guardarlo.
Portò una mano sulla mia guancia e me l'accarezzò, due secondi dopo si stava avvicinando pericolosamente alle mie labbra.
< Non avevi detto che era pronta la colazione? > domandai per evitare che ci baciassimo e infatti si allontanò e scese di sotto senza aggiungere altro.
Lo seguii e trovai sul tavolo due ciotole con dentro il latte e accanto i classici Cap'n Crunch. La tazza che mi aveva preparato Robert era quella verde, la mia preferita e sul manico c'era ancora l'alone della gelatina e dello sciroppo.
Sorrisi al ricordo: era successo sì e no otto mesi fa, due settimane prima della morte di mia madre. Quel giorno Robert ed io avevamo deciso di preparare una torta di frutta, ma più che preparare una torta avevamo impiastricciato la cucina.
< Mi servirebbe la farina, me la potresti passare? > chiesi prendendo una ciotola.
< Ho io la bilancia, dimmi quanta te ne serve > ribatté aprendo la confezione.
< Non serve, faccio le dosi ad occhio >
< Michelle, ho la bilancia, potremmo fare un lavoro migliore >
Sbuffai e lo guardai malissimo. Dubitava per caso delle mie straordinarie doti di cuoca?
< Come ti ho già detto non ne ho bisogno. Dammi la farina >
Fece quattro passi e mi si avvicinò pericolosamente.
< Vuoi la farina? > domandò ghignando < Bene, eccoti servita >
Senza che me ne rendessi conto Robert aveva preso un pugno di farina e me l'aveva buttata addosso, sporcandomi i vestiti e i capelli.
< Ma brutto…! > esclamai e gli fregai il sacchetto dalle mani rovesciandoglielo addosso.
< Bene, l'hai voluto tu > continuò afferrandomi il braccio, poiché stavo cercando di scappare, e mi stampò in faccia la gelatina.
Ora sapevo di gelatina e farina.
< Robert, dammi un bacio >
< No, scordatelo >
< Coraggio! > esclamai avvicinandomi a lui e gli attaccai le braccia al collo.
< Puah, che schifo! > esclamò pulendosi dallo sporco che gli avevo lasciato.
< Guarda cosa hai combinato! > esclamai indicando il tavolo < Ora pulisci tu >
< Col cavolo > ribatté afferrandomi per i fianchi, e dopo avermi pulito per bene la faccia mi baciò.
< A che ora parti? > domandò spezzando il silenzio per la seconda volta in poche ore.
< Alle dieci > risposi e lui annuì tornando a mangiare.
Finii di bere il mio latte e lavai la tazza, stessa cosa che feci con quella usata da Robert, mentre lui era salito a fare la doccia.
Salii le scale e raggiunsi la sua camera, uscendo sul balcone. Mi sedetti sulla poltroncina in vimini, che per quanto fosse bella era davvero scomoda per dormirci.
La sera in cui l'avevo utilizzata come letto lui ed io avevamo litigato: eravamo appena tornati da una festa a Malibù ed io ero arrabbiatissima perché non mi aveva praticamente degnato di uno sguardo per tutta la serata. Ero tornata per il fine settimana per restare un po' sola con lui e invece mi aveva trascinato a quella festa, ignorandomi oltretutto.
< Beh, immagino che tu sappia che dormirai sul divano > gli dissi freddamente dopo avergli porto il suo cuscino, ma lui mi bloccò il polso.
< Non pensarci nemmeno. Questa è casa mia, pertanto io dormo in un vero letto >
< Bene > replicai sgarbatamente e dopo aver preso il mio cuscino scesi di sotto e mi stesi sul divano.
< Non fare l'idiota, vieni a letto > disse seguendomi.
< No >
< Domani avrai tutta la schiena a pezzi >
< Beh, meglio una schiena a pezzi piuttosto che condividere il letto con te > replicai stendendomi.
Odiavo dormire su quel divano, l'avevo pregato un sacco di volte di gettarlo via e di prenderne un altro, ma lui aveva sempre rimandato. Era vecchio e davvero scomodo, ma in quel momento mi andava benissimo. Avrei anche dormito sul pavimento della stanza impolverata che lui voleva sistemare come stanza degli ospiti pur di non dormirgli accanto.
Chiusi gli occhi e abbracciai il cuscino cercando di prendere sonno, ma il mio esperimento fallì. Dormii giusto mezz'ora poi mi alzai dal divano gemendo dal dolore e camminai fino alla camera: non volevo dargli la soddisfazione di stendermi accanto a lui, così aprii la finestra, uscii in terrazzo e mi accoccolai sulla poltrona in vimini, scomoda tanto quanto il divano. Ma in cielo splendevano le stelle e la luna sembrava un'enorme palla di formaggio: quello spettacolo era talmente bello che mi addormentai col sorriso sulle labbra.
Stavo facendo un bellissimo sogno quando mi resi conto che due braccia mi avevano presa in braccio e passai dal freddo della terrazza al caldo della stanza e dal duro della poltroncina in vimini al morbido del letto. Robert mi adagiò sul materasso, mi accarezzò la guancia e infine mi baciò la fronte. Quando si allontanò lo afferrai per la maglietta, rabbrividendo. Senza dire niente si stese accanto a me e sfregò le sue mani sulle mie braccia gelate per scaldarle.
< Sei una sciocca, lo sai? Mi auguro che tu non ti ammala >
< Sono ancora arrabbiata con te, non voglio parlarti > ribattei imbronciandomi e lui per tutta risposta rise < però mi farebbe piacere se tu continuassi a scaldarmi >
Senza smettere di ridacchiare, Robert accelerò il movimento delle mani e mi strinsi a lui, appoggiando la fronte sul suo petto.
< Non ho mai conosciuto nessuno più cocciuto di te > confessò baciandomi un'altra volta la fronte.
< Pattinson, niente contatto fisico > lo intimai, ma quando allontanò le mani dalle mie braccia mugugnai contrariata.
< Deciditi. O ti tocco, oppure no >
< Riscaldami ma non baciarmi >
< Ai suoi ordini, madame > sussurrò sensualmente al mio orecchio e chissà perché arrossii.
Mezzo minuto dopo le nostre labbra si stavano sfiorando.
Sentii un rumore dietro di me e mi voltai di lato, incatenando ancora una volta il mio sguardo a quello di Robert.
< Sc-scusami > balbettai imbarazzata alzandomi in piedi < me ne stavo giusto andando >
< Ma no, figurati > ribatté appoggiandosi alla ringhiera < ricordo quella volta che sei venuta a dormire qui > continuò indicando la poltroncina.
< Sì, ci stavo pensando anche io. Bei ricordi >
< Erano altri tempi. Eravamo felici >
< Già >
< E tu mi amavi ancora > disse secco e improvvisamente mi sentii il cuore pesare come un macigno.
< Già >
Senza dire altro rientrai in casa e scesi di sotto a bere un bicchiere d'acqua.
Ogni cosa in quella casa mi ricordava un qualunque cosa che avevamo fatto insieme: la macchia di fumo sul muro sopra i fornelli mi ricordava quella volta in cui, per fargli una sorpresa, gli avevo quasi incendiato la cucina; quella macchia sulla moquette in bagno mi faceva ricordare quando per sbaglio rovesciai l'acetone; oppure quando quelle sere in cui Robert doveva provare una scena ci rannicchiavamo l'uno accanto all'altro e lo aiutavo a recitare…ogni singola cosa mi ricordava un momento trascorso insieme.
Dovevo uscire da lì, dovevo andarmene via il prima possibile o sarei impazzita.
Accesi lo stereo per estrarre il mio CD dei Simple Plan, ma lì dentro non trovai il loro, bensì quello che gli avevo fatto io prima di partire per Yale.
< E questo? > domandò inarcando il sopracciglio.
< Questa è una compilation che ho fatto per te. È unica, non ne troverai altre al mondo > dissi fiera e gli sorrisi < qui dentro ci sono tutte le mie canzoni preferite >
< Airplanes? >
< C'è >
< Uhm…The ballad of Mona Lisa? What if?>
< Sì, capo >
< Ma scommetto che Speak now non l'hai messa >
< Traccia dodici > risposi beffarda.
< Accidenti, Michelle, mi sorprendi >
< Ti ringrazio > dissi sedendomi sulle sue ginocchia < quando ti sentirai solo e non potremo ti basterà ascoltare il CD per avere compagnia >
< È un regalo bellissimo, ti ringrazio > disse baciandomi e risposi con passione al suo gesto < Glory days? > chiese ghignando e mi tirai una pacca in testa.
< Ho dimenticato di inserire le canzoni di Bruce Springsteen! > esclamai guardandolo scandalizzata < Come ho fatto? >
Robert rise e mi strinse a sé.
< Non fa niente >
< Sono pessima >
< Sei una semplice smemorata > ribatté baciandomi il collo.
< Ho inserito i Queen, i Clash, gli Aerosmith, i Muse, Bon Jovi, addirittura i Coldplay, i Paramore, i Thirty seconds to Mars, ma Bruce me lo sono completamente dimenticata > dissi imbronciandomi < te ne farò un altro >
< Non serve, questo mi basta >
< Mi rifiuto > mi impuntai prendendo il CD < te ne farò un altro e ci inserirò anche Glory Days >
< Mitchie, ascoltami bene > disse prendendomi per le guance per far sì che potessi guardarlo in faccia < non ne voglio un altro, voglio questo. Quindi che ti piaccia o no tu me lo lascerai, sono stato chiaro? >
< Cristallino > risposi sorridendo e lo baciai < ti ho mai detto che ti amo? >
< Non sai quante volte, ma adoro quando quelle parole escono dalla tua bocca >
Mi portai una mano tra i capelli e sorrisi. Possibile che lo ascoltasse ancora? Avevo mezza intenzione di chiederglielo, ma temevo la sua risposta.
Robert era dietro di me, sentivo il suo sguardo che mi perforava la schiena. Chiusi gli occhi e mi beai di quell'ultima sensazione, poi mi voltai e cercai di guardarlo impassibile.
< Ora è meglio che vada, voglio arrivare al motel prima che faccia buio >
< Sei sicura di non volere una mano con il trasloco? >
< Sicurissima > ribattei sorridendogli e mi avvicinai < Robert…grazie per tutto, ti auguro il meglio dalla vita > gli dissi sorridendogli e gli accarezzai la guancia.
Ritrassi la mano poco dopo e mi incamminai verso l'uscita, ma mi bloccò il polso e mi strinse con forza a lui. Lo guardai sorpresa e senza rendermene conto mi aveva afferrato i fianchi e ora mi stava baciando. Automaticamente portai le mani dietro al suo collo e risposi al bacio con la sua stessa passione.
Ci allontanammo e quando vidi i suoi occhi lucidi mi venne in mente quella sera, poco prima che partissi per la prima volta a Yale, quando Jenny ed io eravamo davanti alla televisione piangenti dopo aver visto I passi dell'amore e lui era appena tornato a casa.
< Jamie mi ha salvato la vita, mi ha insegnato tutto: la vita, la speranza e il lungo viaggio che si attende. Mi mancherà sempre, ma il nostro amore è come il vento: non lo vedo, ma lo percepisco > recitammo Jenny ed io in coro tra un singhiozzo e l'altro e non appena partirono i titoli di coda il nostro pianto aumentò di qualche ottava.
Eravamo entrambe raggomitolate sul divano e non riuscivamo proprio a calmarci. Quel film ci faceva sempre lo stesso effetto, nonostante lo conoscessimo entrambe a memoria.
Tolsi il DVD dal porta DVD, spensi la televisione e accompagnai Jenny alla porta.
< Riesci a tornare a casa, vero? > domandai con la vista appannata e lei annuì prima di stritolarmi nel suo abbraccio.
< Ti voglio bene >
< Anche io > replicai ricambiando la stretta e quando se ne andò Robert entrò in casa.
< Ho visto Jenny sconvolta, tutto bene? > chiese e quando mi vide nelle stesse condizioni della mia migliore amica lasciò cadere la giacca per terra, chiuse la porta e mi piombò addosso < Mitche, tesoro, che è successo? Stai bene? > continuò premuroso e mi avvinghiai a lui.
< St-sto b-bene > risposi ancorando le braccia dietro al suo collo.
< Michelle, ma cosa è successo? > domandò spaventato dal mio comportamento e lo baciai.
< Ti amo tanto > gli dissi tra un bacio e l'altro.
< Ti amo anche io, lo sai > rispose tenendomi il viso tra le sue mani < ora, mi dici cosa succede? >
Scossi la testa e lo guardai imbarazzata. Avevo riacquistato quel minimo di lucidità per capire che se gli avessi raccontato cosa mi aveva preso mi avrebbe preso in giro a vita.
< Non è niente > gli dissi dopo un paio di respiri profondi.
< Sei sicura? Stai bene? > domandò guardandomi preoccupato e annuii < Dio, ti ho vista in lacrime e mi è venuto un colpo > continuò e vidi i suoi occhi farsi lucidi < ero convinto ti fosse successo qualcosa… >
Lo baciai e Robert mi strinse a sé con forza. Indietreggiammo fino al divano, sul quale avevo pianto fino a poco prima, e ci stendemmo sopra. Le sue mani presero ad accarezzarmi tutto il corpo e mi beai di quel tocco, i miei sospiri glielo facevano capire bene.
< Ti amo > gli sussurrai.
< Ora e per sempre >
< Per tutta la vita >
< Non lasciarmi, ti prego > mi implorò appoggiando la sua fronte alla mia.
< Non posso > risposi con voce rotta.
Mi allontanai e mi si spezzò il cuore quando vidi una lacrima abbandonare l'occhio. Posai un bacio sulla sua guancia.
< Michelle… >
< Troverai qualcuna migliore di me, te lo assicuro > gli dissi e dopo aver recuperato la mia valigia uscii da quella casa decisa a non tornarci mai più, infilai tutto dentro la mia automobile, diedi le istruzioni ai tizi della ditta dei traslochi e partii alla volta di Yale.

 

Quattro ore dopo stavo sfrecciando sulla Route 66 e tutto ciò che il mio cuore e le mie viscere mi dicevano di fare era di girare quella stupida auto, di tornare a Los Angeles e di implorare Robert di riprendermi con sé; ma il cervello mi diceva che era la decisione giusta e che lui sarebbe stato decisamente meglio senza di me. Meritava tutta la felicità del mondo ed io non ero più in grado di dargliela. E poi con che faccia tosta sarei ritornata a pregarlo di perdonarmi? Lo stavo facendo soffrire e se fossi tornata da lui lo avrei trattato solamente come un pupazzo.
Avevo preso una decisione e non sarei più tornata indietro.
Mai più.
A qualche centinaia di metri dal motel nel quale avrei alloggiato per la notte mi fermai in un'anonima cittadina per fare il pieno di benzina e in quel momento il telefono squillò.
< Pronto? > dissi senza guardare chi mi stesse chiamando.
< Michelle, sono Jenny >
< Jen! >
< Dove sei? >
< Sulla Route 66 >
< Oh…quindi hai deciso di tornare all'università? > domandò: era da quando avevo scoperto che Bianca si era ammalata che non mettevo più piede nel college.
< Sì >
< E Robert? >
< L'ho lasciato. E questa volta definitivamente >
< Sei un'idiota > rispose la mia amica e mi buttò giù il telefono in faccia.

 

***

 

Mi pare sia passata una vita dall'ultima volta che ho aggiornato.
Non ricordo precisamente quando, ma mi dispiace davvero tanto avervi fatto aspettare così tanto. Questo periodo è particolare per me e se non fosse stato per Emanuela probabilmente, nella mia disperazione, avrei cancellato l'account.
Quindi questo capitolo (tremendamente triste, lo riconosco) lo dedico a te, ovviamente nella speranza che tu non voglia strangolarmi dopo! :P
Il titolo è una frase tratta da A modern myth dei Thirty Seconds To Mars. Se non la conoscete vi consiglio di ascoltarla, è davvero splendida. Ovviamente io sono di parte, perché li adoro.
Spero che vi sia piaciuto il capitolo, personalmente è uno dei pochi di cui sono entusiasta.
Un bacio,

Giulls

P.S. Vi lascio la mia pagina di facebook :) 
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