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Autore: Harriet    04/10/2006    3 recensioni
Una raccolta di 7 oneshot su Ed, per analizzare il suo carattere, la sua storia, il suo rapporto con gli altri personaggi e soprattutto con Al. (Le storie sono state scritte per la Writing Communty True Colors)
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tema: #29 - You push happiness so far away but it comes back

Try and smile

- Credevo che quel viaggio in treno non finisse più.-
Il ragazzo si gettò a peso morto sul letto, assaporando la sensazione a metà tra il piacevole e il doloroso del suo corpo che si rilassava completamente, abbandonando tutta la tensione accumulata nei giorni passati.
Nel letto accanto al suo stava disteso il fratello minore, col suo corpo senza stanchezza, senza percezioni, senza sonno.
- Che poi, anche questa volta, abbiamo solo finito per ridurci ai servetti di Mustang e nient’altro. Che rabbia. Ci ha spediti in tutti i luoghi più incasinati che aveva, e in pratica ci ha obbligati a rimettere a posto quel che lui e i suoi amici dell’esercito non erano riusciti a sistemare!-
- Beh, però...-
- Almeno ci concedesse l’uso di un mezzo dell’esercito. Sarebbe il minimo, no? Niente più treni. Una meraviglia.-
- A me può anche andar bene il treno.-
- Comunque, il problema è che nemmeno questa volta abbiamo in mano qualcosa di concreto sulla pietra filosofale.-
- Questo è vero, ma...-
- Cosa gli passa per la mente, a Mustang? Sa benissimo che siamo qui per questo. Che io sto sacrificando la mia vita all’esercito per questo! Non pretendo che mi aiuti, ma che almeno mi lasci un po’ di tempo per cercare...-
- Noi però lo sapevamo che sarebbe stato difficile, no? Non possiamo pretendere di trovare subito quel che cerchiamo.-
- Ma non possiamo stare con le mani in mano! Oh, accidenti! Non dovremmo nemmeno dormire, a dire la verità! Abbiamo perso fin troppo tempo. Anche in quel maledetto villaggio, erano così felici perché gli abbiamo risolto i guai, e ci hanno trattenuti là con i loro stupidi festeggiamenti. Ma non possiamo permetterci queste cose. Abbiamo qualcosa da fare, lo sai, e...-
- Nii-san?-
Finalmente il ragazzo tacque, stupito da quell’interruzione. Repentina, insolita. La voce quieta di Al era salita di qualche tono e si era imposta. Così, all’improvviso.
- Che c’è, Al?-
- Senti, per favore, potresti...Ecco...Potresti solo farmi un sorriso e stare tranquillo per un po’?-
Ed si sollevò sul letto, guardando il fratello come se fosse uscito di senno e stesse dimostrando apertamente la sua pazzia.
- No, è solo che...- balbettò Al, la voce tremante e colma di imbarazzo. – Sei sempre così concentrato su quello che dovremmo fare. Delle volte penso che, quando tu sei tranquillo o ti concedi un po’ di riposo, ti senti in colpa perché non stai pensando al nostro scopo. Ma tu devi essere felice, qualche volta. Sennò non riusciremo mai a combinare nulla. Non ti devi sentire in colpa, quando sei felice anche se non abbiamo scoperto niente sulla pietra.-
Ed aprì la bocca per esprimere chiaramente il suo pensiero: Al era impazzito, completamente.
Sì, non c’era altra spiegazione.
- In quel villaggio mi sembravi tanto sereno, e io ero contento, anche se non avevamo trovato niente.-
Nella mente di Ed emerse l’immagine dell’ultimo villaggio dov’erano stati. I volti della gente. I festeggiamenti. Al che rideva. La sensazione di aver fatto qualcosa di giusto, e di averlo fatto bene.
E poi, il solito senso di colpa, amico di vecchia data. Cosa stavano facendo lì? Loro dovevano muoversi, dovevano cercare, lui doveva darsi da fare, non c’era tempo per i festeggiamenti.
Non c’era tempo per essere felice.
- Non sei d’accordo? Nii-san?-
Ma non puoi impedire alla felicità di scivolare dentro di te, vero? Nemmeno se erigi una barriera imponente o indossi una corazza. La felicità è una malattia pericolosa e subdola. Trova sempre la fessura da cui entrare per strisciare dentro il tuo animo, e non puoi farci niente. La allontani e lei ti coglie di sorpresa, di nuovo. Nei volti di gente che hai incontrato e non rivedrai mai più, nella risata di qualcuno che ti è vicino, nella sensazione di completezza e realizzazione.
Lentamente, ancora un po’ riluttante e incredulo, Ed concesse a quella strana sensazione di farsi spazio nel suo cuore, e un sorriso, pian piano, germogliò sul suo volto così spesso cupo e teso.
Molto probabilmente, se Al avesse avuto il suo corpo avrebbe sorriso di rimando. E il sorriso timido di Ed si sarebbe allargato.
La felicità è uno specchio, no?
   
 
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