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Autore: SusanTheGentle    01/03/2012    2 recensioni
Bill, Tom, Georg, Gustav e Maddy sono cinque ragazzi normalissimi, Vivono a Magdeburg, una città ordinaria sotto ogni aspetto. Hanno i loro amici, i piccoli problemi quotidiani quali la scuola, l'amore. Hanno i loro sogni...E se questi sogni si trasformassero in un incubo? Se loro, così come potremmo essere tutti noi, un giorno venissimo a conoscenza di strani e spaventosi avvenimenti che minacciano la nostra vita, la nostra casa e le persone che amiamo di più? Che cosa faresti per salvarli, sapendo che solo tu hai il potere di farlo?
Dalla scleta di una persona può dipendere il destino del mondo. E loro decisero di cambiare il destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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By UsagiTsukino010

 

Capitolo 7:

La nascita di uno Zentyre (prima parte)
         

L’urlo di Solquest ancora riecheggiava contro i muri del Municipio. La sua rabbia era quasi palpabile.
Erano riusciti a sfuggirgli. Quei maledetti ragazzini avevano davvero osato mettersi contro di lui, e ora Solquest avrebbe dato loro il benservito.
Gli Zaninoni lo guardavano con riverente timore, aspettando ordini. Dal gruppo si fece largo il più anziano delle creature. Il manto era marrone, la pelle che spuntava nei punti lasciati liberi dal pelo era raggrinzita, segno evidente dell’età avanzata.
“Padrone, ora cosa faremo?” chiese con voce gracchiante.
Solquest alzò una mano inducendo il silenzio. Chiuse gli occhi inspirando a fondo per calmarsi, poi li riaprì e sorrise.
“Irrik, mio fedele Zaninone” disse rivolto alla creatura che stava in piedi dinanzi a lui, torcendosi le lunghe mani rachitiche. “Il nostro compito è divenuto un poco più complicato di quel che credevamo, ma così sarà ancor maggiore la gioia nel raggiungere la vittoria”
Gli occhi grigi dello Zentyre vagarono sui suoi servi. “Torniamo nel salone principale, abbiamo un paio di cose da cambiare nel nostro piano”
Delle voci sommese, impaurite ma con un nota di speranza, si levavano dal brusio del salone dell’esposizione.
“Erano loro, ti dico! Li ho riconosciuti!”
“Si, è vero! Bill e Tom Kaulitz!”
“Loro non li ha presi, possono aiutarci!”
“Silenzio! Insulso ammasso di lacrime!” esclamò Solquest entrando nella stanza e accendendo la luce con un gesto della mano.
La bambole sui piedistalli si zittirono immediatamente. Alcune gemettero di terrore.
Il mago le guardò e poi sorrise di nuovo. Un ghigno malevolo.
“No, no, no, non andrete proprio da nessuna parte, se è quel che sperate, mie belle bamboline. Lo so che quei due ragazzi che avete visto sono scappati, però” aggiunse velocemente, “prima che possano tornare alla loro casa, io manderò due dei miei Zaninoni a prendere il loro posto. Oh, su non fate così” disse, sentendo il brusio ricominciare, spezzato di tanto in tanto da singhiozzi.
“Ma cosa credevate? Che perché loro due sono fuggiti, voi avreste potuto seguirne l’esempio? No…mettetevi in testa che non rivedrete mai più le vostre case e le vostre famiglie. Ora voi appartenete a me. Mi servite, capite?”. Si erse in tutta la sua statura e guardò le bambole trionfante. “So quanto mi odiate. Lo percepisco. So che vorreste scappare di qui, ma siete bloccati sui quei piedistalli e ci resterete. Lo stesso vale per i cari gemellini. Nessuno può sottrarsi alla mia magia. Nessuno.
“Ma ora basta, non posso perdere il mio tempo a parlare con dei giocattoli”
Poi si rivolse all’intero gruppo di Zaninoni. “Assicuratevi che i vostri fratelli siano al sicuro e trovatemi i due ragazzi. Intanto...Ghim e Kurkir”. chiamò.
Due zaninoni dalla pelliccia grigia scura avanzarono con aria mortificata. Reggevano tra le zampe le due bambole che erano state di Bill e Tom.
“Perdonaci, grande signore” disse il primo, porgendo a Solquest la bambola con l’abito verde.
“Li abbiamo portati fin qui, ma erano di animo forte” si scusò il secondo, dopo che ebbe lasciato andare la bambola dal vesto argentato.
“La colpa non è tutta vostra. Ad ogni modo, prenderete ugualmente le loro sembianze, come deciso in origine”
 “Eseguiremo ogni tuo ordine, grande Solquest” esclamarono Ghim e Kurkir in coro.
Lo stregone si inginocchiò e li accarezzò sul pelo irsuto della testa. “Bravi, miei adorati. Ricordate: non importa come vi comporterete. So quanto gli umani vi infastidiscano. Basterà che teniate buone le famiglie quel tanto che basti a non destare sospetti. Quando tutto sarà finito, torneremo a casa tutti insieme”
I due Zaninoni ghignarono il loro assenso, poi Solquest si alzò e con un gesto della mano fece riapparire la Polla di Trasformazione.
“Altri due di voi dovranno prendere la forma di bambole al posto di Ghim e Kurkir” disse lo stregone ai sui servitori in attento ascolto.
Gli Zaninoni si spintonarono, cercando di superarsi l’un l’altro, ma Solquest, ridendo compiaciuto, scelse da sé, additandone due che si staccarono dal gruppo sempre compatto e andando a prostrarsi ai suoi piedi.
“E’ solo per poco, presto sui piedistalli ci saranno i due gemelli” li rassicurò.
Immerse le due bambole nella polla quando questa ribollì. Al suo fianco, i due Zaninoni scelti scomparvero e apparvero di nuovo le bambole, che si alzarono in piedi guardando Solquest con gli occhietti malevoli e eccitati.
Irrik le prese e le asciugò, sistemando loro gli abiti, poi le passò a Solquest che le depose sui rispettivi piedistalli.
“C’è qualcuno che li aiuta, Irrik” disse piano lo stregone, per non farsi sentire dagli altri- sia Zaninoni che bambole- incrociando le braccia sul petto.
“Lo so, padrone. Ma chi può mai essere?”
Solquest continuò a fissare i due volti di porcellana, con sguardo perso la di là di ogni pensiero. “Non lo so ancora, ma lo scoprirò presto”
“Credete che sia…lei?” azzardò Irrik guardando il suo signore con un vago timore.
Solquest gli rimandò uno sguardo impenetrabile che lo Zaninone non riuscì  a decifrare.
“Se così sarà, la cara Elsie sta tentando di sfidarmi ancora una volta, e ancora una volta io vincerò”
 
*
Da quando erano tornati a casa Kaulitz, Maddy era rimasta seduta, immersa in una sbigottita infelicità.
Era seduta accanto a Simone, sul divano del salotto. Gordon era uscito un paio di ore prima, assieme ai padri di Gustav e Georg, nella speranza di trovare i suoi figli. La polizia era stata avvertita immediatamente, e anche alcuni altri vicini si erano uniti ai tre uomini, chi a piedi e chi in auto, per aiutarli nella ricerca dei ragazzi.
Maddy non aveva voglia di parlare con nessuno. Georg e Gustav l’avevano capito ed erano tornati ciascuno a casa propria, facendosi promettere dall’amica che non appena avesse avuto notizie di Bill e Tom sarebbe corsa ad avvertirli.
La ragazza non faceva che pensare a Bill e Tom, alla loro scomparsa, a quando erano stati travolti dalla folla ai grandi magazzini. Tutto era surreale. Solo pochi istanti prima stava parlando con Bill, accanto alla libreria, poi erano spariti, come se l’oscurità della strada e della notte li avesse travolti.
Aveva addosso una spiacevole sensazione. Preoccupazione mista a terrore. C’era qualcosa che non le quadrava. Perché non erano semplicemente tornati a casa? Non era possibile che si fossero persi, non i gemelli, che conoscevano come le loro tasche tutte le stradine e le scorciatoie più nascoste dell’intera Magdeburg. Non erano più così piccoli da non saper ritrovare la via per il ritorno.
Madeline sospirò e alzò la testa verso la madre dei suoi amici. Simone non riusciva a star seduta per più di due minuti. Si alzava e spostava soprammobili, tanto per fare qualcosa, poi correva alla finestra a scrutare nel buio, come se sperasse di vedere i figli ricomparire da un momento all’altro.
Il telefonò squillò, le due sobbalzarono. Si guardarono. Simone prese la cornetta con mani tremanti e l’alzò, mentre Maddy rimaneva rigida e immobile sul bordo del divano, le mani strette in grembo come se stesse pregando.
Quella telefonata l’aspettavano da tutta la sera.
Quando poi Maddy vide la signora Kaulitz chiudere gli occhi e trarre un lungo respiro, cominciò a pensare le cose peggiori. Infine le lacrime, le prime dopo la scomparsa dei figli e poi la sentì ringraziare.
“Finalmente! Grazie! Grazie infinite!” esclamò riattaccando. Andò verso Maddy, che la fissava con gli occhi sbarrati. “Li hanno trovati” la donna la fece alzare dal divano e l’abbracciò forte. “La polizia li ha trovati dieci minuti fa. Stanno bene. Un po’ stanchi, forse. Saranno qui tra pochi minuti. Grazie a Dio!”
Singhiozzava di sollievo e anche Maddy, stretta nel suo abbraccio, era scossa dai singulti. Poi cominciarono a ridere, un riso quasi isterico.
“Gustav e Georg!” gridò la ragazza d’un tratto, liberandosi da Simone e schizzando fuori dalla porta come un razzo.
“Maddy, non uscire così! Ti prenderai un malanno!” le urlò dietro la signora Kaulitz, ma lei non si fermò.
Continuò a correre verso la casa più vicina, quella di Gustav. Non avvertì il freddo, voleva solo condividere con loro la sua gioia.
Bussò alla porta e la signora Shafer aprì trafelata.
“Madeline! E’ successo qualcosa? I ragazzi…”
“Li hanno trovati!” esclamò Maddy con un gran sorriso, ma ancora piangeva.
Alle spalle della signora Shafer fecero capolino i suoi due figli e Georg. Perfino lui aveva gli occhi rossi. Andarono verso Maddy e si profusero in esclamazioni di gioia.
Georg fece un gesto di vittoria col pugno, senza dire nulla. Maddy ebbe il sospetto che se lo avesse fatto si sarebbe tradito e avrebbe pianto.
 “Che cosa ti avevo detto, Blondie?” disse Gustav con il suo solito tono gentile, porgendole un fazzoletto con cui la ragazza si soffiò rumorosamente il naso. “Lo sapevo che quei due sarebbero tornati presto”
Maddy abbracciò lui, poi Georg, e dopo si diressero insieme verso la casa dei Kaulitz.
La notizia del ritrovamento si era diffusa in pochissimo tempo. Gli uomini tornavano a casa e i clacson delle macchine suonavano nella notte. Nel quartiere c’era un’aria allegra e la gente si riversò in strada per festeggiare il ritorno dei ragazzi, nonostante il gran freddo.
Finalmente, le e luci dell’auto della polizia lampeggiarono in lontananza e i vicini proruppero in esclamazioni di gioia. Maddy corse verso il marciapiede seguita da Georg e Gustav, ma più veloce di loro, Simone stava già abbracciando i suoi figli come se non volesse più separarsi da loro. Alla fine, furono i gemelli a divincolarsi per primi.
“Mamma, per favore, non iniziare” sbottò Bill, passandosi una mano sul viso bagnato dalle lacrime materne. “Ci metti in imbarazzo con tutte queste scene isteriche”
Maddy vide la signora Kaulitz fare un passo indietro, stupefatta dalle parole del figlio.
“Tesoro, ero fuori di me dalla preoccupazione. E’ naturale che ti abbracci!”
Maddy fece per stringere a sé Tom, ma lui la respinse. “Piantala Madeline! Lo sai che non sopporto le tue smancerie”
La piccola folla si avvicinò loro, e sui volti dei due gemelli apparve un guizzo di paura e si strinsero di più uno vicino all’altro.
Rifiutarono anche i saluti di Gustav e Georg, ma il fatto più strano accadde quando Scotty, il grande bracco tedesco di Bill e Tom, saltò fuori dalla siepe correndo verso i padroni, con la lingua penzoloni e scodinzolando più che mai.
Tom e Bill lo adoravano letteralmente e lo viziavano nel peggiore dei modi. Ma all’improvviso, quando l’animale fu a pochi passi da loro, le sue zampe si irrigidirono e un ringhio basso e sommesso gli salì alla gola. Piantò gli arti bene a terra e inarcò la schiena, come pronto a balzare.
“Scotty, che hai?” fece Georg allibito, mentre cerava inutilmente di calmare il cane. “Basta, sta buono!”
Ma Scotty non dava segno di volersi muovere, teneva gli occhi fissi su Bill e Tom, che gli rimandarono uno sguardo pieno di disprezzo. Si fissarono ancora qualche secondo, poi Scotty si accasciò a terra, uggiolante, nascondendo il muso nel giaccone di Georg.
“Tieni quel sacco di pulci lontano da noi” lo avvisò Bill con voce gelida.
L’atmosfera allegra era svanita, uccisa degli sguardi ostili che i due ragazzi rimandavano a tutti quanti.
“Siamo stanchi” si giustificò Tom. “Potreste andarvene, per favore?”
Tutti annuirono. Nessuno lo disse, ma furono ben felici di avere la scusa per potersi allontanare.
“Poverini. Devono essere scombussolati” commentò la madre di Georg, dando un bacio sulla guancia a Simone.
“Domattina saranno a posto” si scusò quest’ultima, con la signora Listing ma anche con tutti gli altri che erano accorsi e che avevano aiutato nelle ricerche. “Hanno solo bisogno di fare una bella dormita. Devono essere veramente sfiniti. Grazie a tutti dell’aiuto. Buonanotte”
Gustav e Georg si avvicinarono a Maddy.
“Notte Blondie” disse Gustav sorridendole.
“Ciao, a domani” disse Georg.
“Si, grazie ragazzi. Buonanotte”
Maddy si avviò per ultima verso il cancelletto, e si accorse che Simone stava ancora sulla soglia di casa con la porta aperta.
“Aspetti Gordon?”
“Si. Sta tornando. Gli ho appena telefonato. Era così angosciato…”
“Adesso siamo di nuovo tutti insieme. E’ tutto passato”
Simone sorrise a Maddy e le passò una mano sul viso. “Va dentro, cara. Non vorrai ammalarti proprio durante le vacanze di Natale, vero?”
“No, hai ragione” sorrise la ragazza a sua volta.
Una volta tornati in soggiorno, Simone esaminò i figli attentamente. “Mi sembrate così pallidi e stanchi! Cosa vi è successo agli Alle-Center?”
“La folla ci ha trascinati via” rispose prontamente Tom, scandendo le parole come se stesse leggendo un copione. “Non vi abbiamo più visto e prima di capire cosa fosse successo, ci ervamo persi”
“Abbiamo continuato a camminare finché ci ha raccolti una macchina di pattuglia” terminò Bill, con lo stesso tono del fratello.
Maddy li guardò attentamente. Sembravano davvero molto strani. Bill di solito gesticolava molto quando parlva, invece ora se ne stava in piedi accanto a Tom, lanciando occhiate attorno a sé.
“Ma come avete fatto ad allontanarvi così tanto?” chiese la signora Kaulitz. “Vi hanno tovati nei pressi del Municipio”
Nessuno le rispose,  ma lei rinunciò in fretta. Tutto ciò che le importava era che i figli fossero di nuovo a casa sani e salvi.
“Sarà meglio che andiate a dormire. E’ stata una lunga giornata. Ne riparleremo domani”.
Si avvicinò ai ragazzi per dar loro il bacio della buonanotte, ma loro si ritrassero, inorriditi da quel contatto troppo ravvicinato.
“Non siamo più bambini, mamma! “ esclamò Bill. “Perché non ci lasci in pace e non la piantate tutti di assillarci? Stiamo bene, no? Da come la fai lunga si direbbe che siamo stati via per mesi”
La signora Kaulitz si portò le mani al viso. Maddy notò che era diventata molto pallida.
“Andate subito di sopra, prima che perda la pazienza. Non so proprio cosa devo fare con voi due” disse, controllandosi a stento.
“Non sei stato solo tu a vedertela brutta, Bill!” esclamò allora Maddy, ripensando all’ansia che li aveva tormentati tutti quanti e all’infinità di terribili supposizioni che non avevano avuto il coraggio di dire a parole.
“Tutti noi eravamo terribilmente in pensiero! Perché ti comporti così?!”
I due gemelli si erano avvicinati di nuovo l’uno all’altro, e attorno a loro era apparsa come un’aura di protezione che sembrava voler dire ‘non avvicinatevi’.
“Nessuno ti ha interpellata, Madeline” replicò Bill, guardandola solo adesso, come se non si fosse accorto affatto della sua presenza prima. “Vieni Tom, andiamocene a dormire. E ti avverto” disse ancora rivolto alla ragazza. “Non vogliamo essere disturbati. Da nessuno
“Non posso fermarmi un po’ in camera vostra a fare due chiacchiere?” chiese Maddy, che aveva l’abitudine di passare un’ora buona in camera dei due ragazzi a parlare e la signora Kaulitz doveva richiamarla più volte per indurla ad andare a letto.
“Così magari mi raccontate quel che è successo” provò lei, timidamente, già pentita per le proprie parole incollerite di poco prima.
“No, non credo proprio” disse Tom rivolgendole un sorrisetto. “Quando avremo voglia di vederti te lo diremo noi, intesi?” sogghignò. Nella sua risata si avvertiva una nota voluta di malignità e i suoi occhi, come quelli di Bill, fissavano Maddy come se fosse qualcosa di ripugnante.
“Ragazzi, ma che vi succede? Perché ora ve la prendete con lei?” esclamò Simone, decisamente attonita.
Ma Bill e Tom ignorarono le parole della madre, e si avviarono in silenzio su per le scale senza augurare la buonanotte.
“Non faci caso” disse Simone, circondando le spalle di Maddy con un braccio. “Domattina saranno a posto, vedrai”
     

 
 
 
Volevo postare lunedì, ma gli impegni me l’hanno impedito, e per non lasciarvi troppo tempo senza niente ho spezzato quello che doveva essere l’intero capitolo sette. Per ora c’è solo la prima parte. Sto sistemando la seconda. Non succedono avvenimenti particolari, ma spero possa piacervi lo stesso.
Ringraziamenti a:

 
 Aduzza_TK,Alien__, Evangeline143, IwillN3v3rbEam3moRy e moon queen
 
Grazie ragazze, un bacio!
Susan <3
 

 

   
 
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