Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: nemesics    04/10/2006    3 recensioni
Salve a tutti... da una mente in preda al delirio è nata questa ff. Il povero Ryo è reso inerme di fronte alla verità del suo atroce passato. I Samurai Troopers dovranno ridestare la Vampa ardente, per salvare l’amico dall'oscuro distruttore. nella FF ci sono scene di violenza. Vi raccomando, mandatemi le vostre critiche anche pesanti. accetto tutto.( NO YAOI) Ciao e buona lettura
Genere: Avventura, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 18

Capitolo 18.

 

 

La Caduta.

 

Chiedo umilmente scusa per il ritardo, avevo promesso che a settembre vi avrei fatto leggere 2 capitoli… ma così non è stato. Purtroppo ho avuto un calo di idee.. ma come vedete non mi sono dimenticata di voi.

Ringrazio di cuore Elena e Romy che mi hanno recensito.

Premetto che questo capitolo non è altro che la preparazione allo scontro finale, finalmente siamo arrivati all’epico scontro( che ancora devo scrivere) e diciamo che cercherò di essere la più sanguinaria possibile... Non risparmierò nessuno e soprattutto non risparmierò il povero Ryo( miiiiii gioia mia come ti ho ridotto)

Vi ringrazio ancora per l’attenzione e ricordate di recensirmi. Ps. Se qualcuno ha qualche idea da suggerirmi ( visto che sono in pallone) mi potrà contattare al mio indirizzo email :nemesics@vodafone.it( vi prego ho bisogno di ideee)

 

 

 

 

 

Pace e tranquillità, questo lui desiderava, poter vivere una vita d’adolescente.

Una vita che lui sconosceva.

Fece un profondo respiro, un respiro doloroso che arrivò dritto al cuore come una freccia acuminata, lo sentiva pulsare impaurito, mentre tutto il suo intero essere era circondato da un silenzio ostile.

Faticosamente aprì gli occhi e si guardò in torno: una piccola e timida fiamma illuminava quel tetro luogo.

 

“Dove mi trovo!”, chiese con voce sofferente, usando le ultime energie che custodiva gelosamente.

 

Una risata soffocata fu l’unica risposta che ottenne.

 

Ryo chiuse gli occhi e delle calde lacrime rigarono il volto, infrangendosi nella superficie morbida e umida che il suo corpo occupava senza forza. Alle sue spalle, una presenza ostile si allontanò con passi furtivi, chiudendo la pesante porta dietro di se.

 

Era in trappola.

 

Strinse i pugni e aprì gli occhi e dopo svariati tentativi riuscì a mettersi seduto. Muovendo impercettibilmente il capo analizzò l’intera stanza: piccola e buia, priva di finestre con solo, una branda e un tavolino di legno marcio.

Respirò profondamente e avvertì una forte fitta al petto, la mano artigliata cinse il costato con cautela: candide bende coprivano il busto, la ferita era stata meticolosamente curata.

Ryo inarcò un sopracciglio: era mai possibile che i cavalieri dell’apocalisse, sanguinari e privi di buoni propositi, l’avevano curato?

Scollò le spalle pesantemente e cinse la testa con le mani.

La sua mente, fragile e profondamente ferita, provava sentimenti di frustrazione, risentimento e delusione, verso le persone che aveva protetto da sempre.

 

“Mostro mi hanno chiamato… mostro.”, sospirò amaramente: mentre ripercorreva con la memoria quegli interminabili minuti.

 

“Io non volevo fare del male a nessuno…”, sussurrò in preda ad una emicrania pazzesca, che lo costrinse a chiudere gli occhi per il dolore.

 

Era rimasto solo… ma in verità, lui, lo era sempre stato.

 

I suoi pensieri volarono a coloro che aveva amato, coloro che non potevano aiutarlo: poteva ancora udire le loro voci cariche di paura, poteva sentire il sangue, che frenetico pulsava nelle loro vene, prima di cadere sotto la pressione del terzo occhio.

 

Ryo s’impietrì,  aprì gli occhi d’ametista che brillavano d’immensa tristezza, si rannicchiò portando le ginocchia al petto e con le mani strette alle gambe, in un tenero abbraccio, fissò la tetra fiammella che tremava impaurita, atterrita come lui.

 

“Akyra… Seiji… Touma… Shu… Shin…ragazzi…vi prego… aiutatemi.”, disse con voce tremane poi scoppiare in un pianto senza conforto.

 

 

 

 

 

Al di là delle colline, due occhi attenti e ferititi osservavano l’albeggiare di un sole spento: stella eclissata da fiamme non più calde.

Nessuno aveva dormito quella sera, anche se i loro corpi stanchi e feriti lo gridavano a gran voce.

 

Alcuni, avevano passato la notte immersi in pesanti volumi cartacei, mentre altri avevano preferito passarla all’agghiaccio… fuori dalle confortevoli mura di una casa distrutta, speranzosi di vedere il loro amico tornare.

 

Niente era senza di lui… nessuno era vivo in sua assenza… il fuoco della vita mancava all’appello… un fuoco che riscaldava senza chiedere niente in cambio, la fiamma dell’eterna giustizia che rovente si contorceva nei loro cuori.

 

Ryo non era più con loro.

 

Akyra sospirò profondamente, con la testa appoggiata pesantemente alla finestra, proprio dove Ryo lo aveva atteso pazientemente per giorni interi. Le mani candide e possenti stringevano la piccola sfera rossa, che vivacemente brillava.

 

“Ti troverò fratellino… costi quel che costi… io ti salverò.”, disse sicuro, mentre il vetro si appannava ad ogni suo respiro.

 

“Akyra!”, richiamò la voce gentile di Nasty mentre lo fissava con le mani strette al cuore.”Ti stanno aspettando!”, proferì dolorosamente.

 

L’uomo alzò lo sguardo: occhi di ghiaccio ormai domati e carichi di disperazione, occhi che rispecchiavano la sete di giustizia riflessa in quelli del compagno scomparso.

Annuì senza proferire parola, scrollando il torpore da quelle spalle larghe e affusolate ora non più coperte dall’elegante mantello. Si alzò, mantenendo un portamento serio e orgoglioso passando a pochi passi da Nasty intenta ancora nell’osservarlo.

 

“Ti ringrazio!”, pronunciò con voce calda senza donarle neanche uno sguardo, mentre continuava ad avanzare verso il soggiorno.

 

Nasty per risposta si limitò solo ad emanare un flebile sorriso per poi raggiungere il gruppo di guerrieri.

 

 

Tutti lo stavano aspettando, impazienti e pieni di energia. La decisione era ormai stata presa… una decisione folle, ma necessaria per salvare colui che nei loro cuori bruciava come le fiamme dell’inferno.

Akyra fermò il passo, per poi scrutare i volti degli otto guerrieri. Scosse il capo facendo scricchiolare il collo, per poi tendere la mano sinistra afferrando una sedia poco distante da lui, sedendosi.

 

 

 

Nasty, premurosa come sempre, si apprestò a passargli una tazza di caffè rovente, sorridendo falsamente all’ex-sicario.

 

Akyra prese gentilmente la tazza e nel modo di afferrarla sfiorò la delicata mano della giovane donna: quel contato così furtivo e caloroso, fece intimidire l’uomo che ringraziò in modo vistosamente impacciato.

 

Rimase per un attimo ad osservare la tazza fumante per poi portarla alle labbra secche, bevendo un abbondante sorso, per  poi schiarirsi la voce e rivolse lo sguardo ai guerrieri.

La sua espressione d’occhi era la stessa di Ryo, per un attimo quei tizzoni ardenti assetati di giustizia e rivalsa apparvero silenziosamente negli occhi del fratello maggiore.

 

 “Io non posso chiedervi di unirvi a me.”, disse con tono serio, mentre entrambe le mani erano strette intorno alla tazza. “non posso garantire che tutto vada per il verso giusto.”

 

“Siamo tutti pronti.”, enunciò Anubis, in apparenza ristabilito, fiancheggiato da una agguerrita Kayura.

 

Touma con la sfera dell’Etere stretta in mano disse: “Nessuno di noi si tirerà indietro… siamo pronti a morire…”

 

Akyra sogghignò amaramente.

 

“La morte sarebbe nettamente più dolce.”

 

“Prenderemo anche Lucifero a calci se sarà necessario… quindi smettila di fare tante storie.”, disse seccato Shu, mentre azzannava un biscotto.

 

Shin con tono garbato ma deciso, enunciò: “L’hai detto anche tu…che dobbiamo fermare Ryo .. che dobbiamo bloccare l’angelo della distruzione..”

 

“Siamo disposti a tutto per portarlo in salvo… .”, disse Seiji, con la mano salda alla spada della luce, poggiata nel freddo pavimento.

 

Akyra abbassò il capo: i lunghi capelli coprivano il volto, solo il sorriso triste si poteva scorgere.

 

“Bene… se questa è la vostra decisione…”

 

Si lo è!”, dissero in coro i guerrieri.

 

Akyra li guardò assentendo lentamente.

 

“Presto verremo attaccati…. Il loro scopo ora è quello di avere il quarto sigillo,”, lo sguardo si portò su i volti di ogni guerriero. “Noi doppiamo fermarli… non dobbiamo permettere che ciò accada….se Ryo dovesse entrare in contatto con la lancia di Longino… non ci sarà più possibile portarlo in salvo.”

 

“Come dobbiamo agire?”, chiese Naaza, guardandolo dritto negli occhi.

 

 

“So che sembra un piano folle ma dobbiamo riuscire ad attuarlo”, si sofferma per poi proseguire con voce decisa “i cavalieri dell’apocalisse sono quattro …mentre noi siamo nove, so che sono nettamente più forti di noi, ma dobbiamo tenerli lontani dall’angelo nero.”

 

Rajura con in dosso l’armatura e l’elmo sotto il braccio, disse: “In pratica quattro di noi si scontreranno con quelle bestie assetate di sangue mentre.. i rimanenti cinque si occuperanno di Ryo… dico bene?”

 

Akyra guardò la sfera scarlatta e senza guardare nessuno sogghignò amaramente.

 

Si.”, li guardò ad uno ad uno per leggere lo stupore nei loro occhi. “Anubis tu ti occuperai di Morte, Naaza a te ti affido Violenza, Touma… tu dovrai contrastare Guerra, mentre Carestia l’affido a te Shu.”

 

Occhi lucenti e fieri… la sete di rivalsa pulsava nelle loro vene: avrebbero dato pan per focaccia ai cavalieri dell’apocalisse e, con un po’ di fortuna, avrebbero salvato anche Ryo.

 

I guerrieri appena nominati, annuirono fieri e marziali nelle loro gesta.

 

“Lascia fare a noi…”, asserì Shu spaccone come sempre, chiudendo la mano a pugno e mettendo il pollice verso l’alto “Saranno presto magiare per pesci”

 

Akyra sogghignò divertito.

 

“Ci conto …”, disse stringendo energicamente la sfera della vampa, per poi parlare in direzione dei rimanenti guerrieri. “Seiji, Shin, Kayura, Rajura… noi avremo il compito di bloccare l’angelo della distruzione con ogni mezzo… non dobbiamo esitare a colpire Ryo… che sia chiaro.”

 

Nessuno replicò il dire di colui che ora possedeva la vampa… nessuno poteva opporsi al proprio destino e nessuno l’avrebbe mai fatto. Nei loro cuori giusti, ardeva solo il desiderio di porre fine alle sofferenze del vero cavaliere della vampa… Ryo il fuoco.

 

 

 

 

Finalmente il pianto angosciato era cessato, ora nella stanza regnava il più oscuro silenzio.

La candela, ancora accesa, aveva perso molta della sua cera.

Ryo pian piano riprese la dovuta calma che gli poteva permettere di ragionare: aveva perso completamente la cognizione del tempo che era trascorso.

Si alzò in piedi e appoggiò pesantemente le braccia al muro, braccia ossute: era magro oltre l’inverosimile.

Le sue ali nere e grandi, erano chiuse, stanche e doloranti, il suo viso pallido e scarno, era coperto dai capelli neri e unti che lunghi scendevano celando gli occhi.

 

Lentamente si portò vicino alla porta: doveva uscire, scappare, da quella tetra prigione.

Reggendosi alla parete, allungò una mano verso la maniglia sudicia e appiccicaticcia, la mosse e con suo immenso stupore, la porta si aprì: nessuno si era preoccupato di chiuderla a chiave.

Sospirò profondamente e uscì silenziosamente dalla stanza.

Camminando rasente al muro, si addentrò in un corridoio scuro, illuminato solo da poche fiaccole che appese sui muri in pietra grezza, illuminavano il sentiero.

 

Le grottesche mani accarezzavano pesantemente la fredda parete, cercando di sostenere la sua esile figura: le gambe magre e tremanti, reggevano a malapena il suo peso…sembrava la creatura di uno scrittore ammattito.

 

Ryo si fermò e si passò delicatamente la mano sugli occhi: la sua vista era offuscata dalla stanchezza e dalla fame. Scosse la testa violentemente, ma questo gli provocò un capogiro che lo costrinse in ginocchio.

Digrignò i denti: il suo cervello sputava visioni raccapriccianti e pensieri impregnati di rabbia.

Tremò violentemente, i suoi occhi erano pieni di lacrime e il suo cuore pieno di odio. Si tirò su con estrema sofferenza: la colonna vertebrale si spaccava in due ad ogni movimento.

 

Sospirò profondamente inalando un lieve odore s’incenso.

 

Come un cane da caccia, seguì la pista: l’odore si faceva sempre più forte e penetrante.

 

Dopo svariati minuti, arrivò al cospetto di un enorme portone, a lui familiare: nelle formelle vi erano raffigurati dei volti che lo guardavano incuriositi.

Poi con estrema cautela si appoggiò ad una pesante anta, che lentamente aprì.

Una luce abbagliante si sprigionò dalla piccola feritoia. Gli occhi d’ametista rimasero accecati per un breve attimo, poi a poco a poco tutto si fece più chiaro… più nitido.

Dentro la sala tre figure lo aspettavano sorridendo.

Ryo spalancò gli occhi, indietreggiando impaurito: non poteva scontrarsi con loro, non ne aveva le forze; si girò di scattò pronto a tentare una disperata fuga, ma ai me, andò ad urtare qualcosa di estremamente duro, il torace di un cavaliere, quello mancante nella sala.

 

“Eccoti! Finalmente ti ho trovato.”, disse ironico Violenza, mentre lo spinse con forza all’interno della stanza.

 

Ryo cadde a terra: la mano destra era salda al pavimento e quella sinistra al torace. Gli occhi di ametista, si tinsero d’odio nell’osservare Violenza, che tranquillamente chiudeva il portone alle sue spalle per  poi mettersi con le braccia conserte in attesa di una possibile reazione.

 

Ryo, digrignò i denti e in maniera molto cauta si rimise in piedi: le sue gambe erano leggermente piegate e le ali, grandi e possenti, erano visibilmente senza forza.

 

“Sei patetico.”, lo schernì il cavaliere sfregiato, mentre con passo lento l’oltrepassava, senza alcun timore di dargli le spalle.

 

Il cipiglio pronunciato di Ryo pulsava innervosito, mentre l’odore d’incenso s’insediava all’interno del suo animo corrotto. Quell’odore era così forte che i suoi neuroni ballando la samba.

La vista si fece sempre più appannata e la testa iniziò a girare vertiginosamente. Ryo, con  la destrosa mano, si diede due schiaffi e poi scosse la testa, nel tentativo di riacquistare una possibile stabilità mentale.

 

“Non preoccupatevi mio signore, è del tutto normale che vi sentiate stordito.

 

La voce distorta di Guerra era quasi ipnotica, poteva sentire gli sguardi dei cavalieri su di lui, guardi maligni che scrutavano attentamente ogni centimetro di fibra del suo corpo.

 

“Voi siete dei mostri… il mio destino è quello di porre fine alla vostra esistenza.”, disse con tono minaccioso, mentre oscillava pericolosamente in avanti, come una nave in balia delle onde di un mare in tempesta.

 

Violenza a quell’affermazione si fece una grassa risata.

 

Con tutto che sei in netto svantaggio numerico… rimani piuttosto linguacciuto ragazzino.”, affermò mentre scuoteva il capo divertito.

 

Anche Morte rise di gusto, nel vedere quel moccioso, ormai reso inoffensivo, che spavaldo li minacciava.

 

“Mostri!”, lo schernì la donna con voce seducente, anche troppo seducente. “I veri mostri sono coloro che ti hanno condannato senza sapere le tue reali intenzioni… i veri mostri, sono coloro che  non sono accorsi in tuo aiuto… quando ne avevi veramente bisogno.”

 

“Taci… maledetta.”, urlò furente mentre il suo intero corpo era pervaso da brividi di rabbia.

 

“Non sentite l’ardore del sangue che pulsa nelle vene, bramoso di vendetta…”, esordì Carestia, mentre con passo lento e fiero si portava al fianco destro del giovane: il suo lungo mantello nero scivolava leggero nel freddo pavimento. “Lasciatevi andare… mio giovane signore… abbandonatevi alla cecità della rabbia.

 

“Vendicati di coloro che ti hanno tradito… vendicati dei tuoi compagni samurai… uccidi i demoni… massacra il tuo stesso sangue.”, disse Violenza che silenziosamente gli sussurrava all’orecchio sinistro.

 

Ryo  chiuse gli occhi e con la testa fra le mani cadde in ginocchio.

 

“Basta… basta… vi prego.”, la sua voce era disperata, mentre scuoteva la testa furiosamente. “non voglio fare del male a nessuno.”

 

Abbandonati… sarò io a proteggerti… io a vendicarti… io a squarciare petti ed a divorare interiora.’

 

L’odore d’incenso era vigoroso, Ryo poggiò pesantemente le mani a terra. Respirava a fatica: dalla bocca aperta fuoriuscivano i lunghi canini bianchi e un filamento di liquido mucoso si estendeva fino a terra.  

 

Guerra si avvicinò con passo sicuro portandosi di fronte al giovine, per poi piegarsi sulle ginocchia: poteva sentire la paura trapelare da quel cuore confuso.

 

“Hai gli occhi che gridano vendetta… per non parlare del tuo odore”, fece un profondo respiro “Puzzi… puzzi di sangue.

 

Gli occhi d’ametista, rabbiosi e furenti si aprirono di colpo, incrociando quelli di Guerra.

 

 “Non mi avrete mai!”, ruggì selvaggiamente, mentre il suo terzo occhio si spalancò di colpo, iniziando a roteare in preda alla pazzia.

 

 

I tre cavalieri vicini al giovane demone sogghignarono, come in attesa di quel preciso momento.

 

 

Con abile mossa Guerra, afferrò il collo di Ryo e con forza lo sbatté contro il freddo muro. Le mani artigliate si strinsero attorno al possente braccio, mentre tutto il suo intero essere si dimenava come un forsennato.

Sotto gli occhi divertiti dei quattro cavalieri, un aura oscura si diramò, infondendo nuovo vigore a quelle anime marce.

Il fuoco oscuro, freddo e penetrante, circondò il giovane esagitato: la paura iniziò a farsi strada nel suo inconscio.

Mentre cercava in tutti i modi di liberarsi da quella possente forza, Ryo si sentiva lentamente inghiottire dalla terrificante presenza che l’opprimeva già da diverso tempo .

Aprì la bocca nel tentativo di emettere un qualsiasi suono: una minaccia o un urlo di paura; ma non un solo rumore uscì dalla sua fredda bocca.

 

Guerra rise a fior di labbra, mentre con la mano ancora stretta al suo collo, lo sollevò da terra.

 

“Mi dispiace mio giovane e valoroso samurai … ma ormai il tuo spirito è giunto alla fine.

 

I suoi occhi freddi e distaccati s’insediarono nell’animo di Ryo, come coltelli dalla lunga lama tagliente.

Cosa gli sarebbe successo ora? Era veramente arrivato al capolinea?

Ryo, incredulo, si dimenò con ancora più ferocia: non poteva, non doveva finire in questa assurda maniera.

 

Aveva paura… e questo i quattro cavalieri lo sapevano, sapevano ormai tutto di lui.

 

Il lento declino stava in fine per arrivare.

 

La paura lo rese cieco e sordo ad ogni possibile riflessione, un terrore da lui temuto eppur desiderato.

 

Rabbrividì improvvisamente e del fuoco che circolava nelle sue vene… fu solo un lontano ricordo.

Il suo corpo, una volta agile e scattante, s’irrigidì, divenendo un peso morto che penzolava sorretto solamente dalla stretta di Guerra.

 

Occhi spalancati e privi di anima.

 

“Il Graal!”, gridò una voce uscente dalle fauci aperte dell’angelo nero.

 

I quattro cavalieri annuirono e Morte si sollevò lentamente ed elegantemente dal trono in cui sedeva, assaporando quell’attimo da lei sognato in chissà quante occasioni.

 

“Il GRAAL … ORA!”, urlò ancora più furente.

 

Guerra che ancora non aveva lasciato la presa su Ryo, guardò Violenza e gli tese la mano.

 

Il cavaliere dagli occhi di brace, rise sadicamente e disegnando in aria un cerchio alchemico, fece apparire la coppa del Re dei Re.

Il calice, interamente in legno, rappresentava la semplicità delle parole che il Cristo predicava.

Violenza l’afferrò con disinvoltura e lo passò a Guerra, che con forza lo strinse nella sua possente mano e dopo aver osservato come incantatola coppa, rise sadicamente.

 

“Ora vedremo chi l’avrà vinta.”, esordì beffeggiando la paura riflessa negli occhi d’ametista.

 

Accostò con forza il calice alla bocca dell’angelo e con altrettanta forza lo costrinse a berne il contenuto.

Ryo chiuse gli occhi per poi riaprirli come in preda alla pazzia.

Guerra  lasciò immediatamente la presa dal collo di Ryo, ritraendo la mano come se qualcosa l’avesse scottato. Colui che un tempo rappresentava il cavaliere della vampa, cadde rovinosamente a terra privo di movimento.

 

Da prima immobile, si poteva solo udire il battito del suo cuore e il respiro che via via si faceva sempre più fanatico. Poi l’esile corpo iniziò a contorcesi in preda a spasmi e convulsioni: le mani si strinsero attorno alla gola, mentre le gambe si rannicchiarono in avanti, facendogli assumere una posizione fetale.

Le urla erano strazianti, come anche le sue suppliche.

I suoi occhi aperti oltre l’inverosimile, erano diventati smorti, senza alcuna pigmentazione. Le ali nere come la notte, sbattevano lentamente: un uccello morente che assapora l’ultimo soffio di vita.

 

Oscure visioni di un mondo ormai passato si susseguivano nella sua mente: il sapere proibito di colui che era stato crocifisso per il bene del mondo.

 

“Osserva.”, disse Morte mentre con passo lento e sicuro si avvicinava a  quell’angelo caduto. “Osserva cosa era il mondo, osserva i ricordi di chi si è battuto per la salvezza e per sconfiggere la morte, osserva cosa gli hanno fatto e assapora la sua sofferenza. Assapora la sofferenza di tutte le anime dei morti, nutriti del loro rancore verso un mondo ridotto in sfracello… vendicati di chi non ti ha mai amato, e massacra chi ti ha fatto conoscere l’amore.

 

“Distruggi.”, suggerì Violenza, portandosi anch’egli vicino al corpo privo di controllo.

 

“Avvelena le loro anime.”, s’intromise Carestia , mentre la sua lama poggiata pesantemente a terra e rifletteva la terrificante visione di un demone alato.

 

“Porta la distruzione e metti fine alla tranquillità di questa insulsa razza.”, concluse Guerra con le braccia congiunte al petto.

 

Morte sorrise e poi portando le mani al cielo, urlò senza controllo: “ALZATI, MIO SIGNORE  E CONDUCICCI ALLA VITTORIA… PORTA L’ APOCALISSE… DETURPA QUESTO INUTILE MONDO DA CHI LO INFESTA COME UN PARASSITA.”

 

A quella voce Ryo aprì gli occhi e una luce rossa si diramò in quell’ oscuro ambiente, un raggiò di morte che si elevò fino in cielo.

 

Un tuono squarciò la volta e la pioggia iniziò a scendere copiosa sull’intero mondo.

 

Sangue, il cielo piangeva sangue.

 

 

 

Erano passate diverse ore da quando avevano preso la decisione di contrastare i cavalieri, quando nel soggiorno, immerso nel più assoluto silenzio un urlo di aiuto si udì.

Una supplica non udibili da alcuno orecchio…

 

“Ryo!”, evocarono ad simultaneamente i dieci ragazzi, mentre un tuono fece tremare i loro animi.

 

Il vendo soffiava violento mentre la pioggia battente tingeva ogni cosa di rosso.

 

Akyra si alzò come ipnotizzato, nel vedere le lacrime scarlatte dalla finestra.

 

Che diamine sta succedendo”, vociò inorridito Shu, alzandosi di scatto e facendo cadere la sedia per terra: rumore che fece sobbalzare gli animi pietrificati.

 

Akyra con passo lento e occhi spenti, aprì la porta che volgeva verso l’esterno, per poi alzare gli occhi al freddo cielo.

 

Una goccia purpurea rigò il volto dell’uomo.

 

Akyra, chiuse gli occhi e si passò la mano nel viso, accarezzando tristemente quella sensazione che gli attanagliava il cuore.

 

“Ryo…”, sussurrò mentre osservava quella goccia vermiglia fredda come il ghiaccio.

 

Nasty, portò entrambe le mani alla bocca per poi scoppiare in un pianto liberatorio prontamente consolato dall’abbraccio dell’amica Kayura.

 

Akyra abbassò lo sguardo e cinse i pugni che, violenti, furono sbattuti contro la parete..

 

“Vuol dire che Ryo ha ceduto… vuol dire che Ryo ora è il Derskasye. Vuol dire che l’apocalisse è vicina.”

 

I cavalieri  si guardarono tristemente e silenti rimasero per qualche minuto.

 

L’acqua scendeva violenta e come lava incandescente, scivolava nel terreno e lungo le rocce. I samurai, l’uno vicino all’altro si sosteneva a vicenda, osservavano impietriti il tessuto liquido scorrere copioso nelle insenature del terreno.

Sotto quella desolazione, provocata dal colore insolito della pioggia, i loro pensieri furono rivolti all’amico e al suo dolce e grintoso sorriso.

 

“Vedrai… quel moccioso se la caverà.”, disse tristemente Anubis, con gli occhi rivolti verso Akyra.

 

Nasty sobbalzò, nel sentire quelle parole di speranza e asciugatasi le lacrime con la mano destra annuì abbozzando appena un sorriso.

 

Si lo so… lui è in gamba.”, disse con voce tremula ma sicura.

 

“Già anche troppo per quanto mi riguarda… mi bruciano ancora le ferite che mi ha inferto…”, asserì sogghignando Naaza per poi fare l’occhiolino verso i samurai che portavano sopra le spalle un fardello troppo grande per la loro età..

 

 

“Ricordo quando lo conobbi… era poco più di un bambino, aveva solo quattordici anni… con un bagaglio d’esperienza alle spalle da fare invidia ad un adulto.

Nasty fece un respiro profondo e con passo sicuro si avvicinò ad Akyra, ponendo la sua delicata mano sulla spalla di lui.

 

Akyra si voltò ad osservare gli occhi di lei nocciola, che sorridevano amaramente di tutte le disavventure che il loro giovane cavaliere aveva affrontato.

 

Nasty scosse la testa lentamente sorridendo a fior di labbra, per poi dire: “Non temere, presto lo avremo di nuovo con noi”

 

“Dici benissimo”, disse serio Seiji “Ryo è Ryo … mai nessuno potrà batterlo”

 

I samurai acquistarono un sorriso donandolo al fratello del loro Leader. Tutti sapevano che non sarebbe stata cosa facile battere Ryo.. ma dovevano tentare… lo dovevano fare per salvare il mondo, loro… e Ryo stesso.

 

 

 

 

“Sono il padrone delle ombre… sono il sovrano del crepuscolo, le tenebre  mi appartengono ed io appartengo alle tenebre.”

 

L’odore d’incenso era ancora forte fra suoi capelli, un odore che lo fece destare di colpo. I suoi tre occhi erano freddi e furenti e il ghigno stampato sul volto era terrificante.

Lentamente si mise a sedere nel letto e si guardò attorno: sopra una sedia molto grande vi erano un paio di pantaloni in pelle nera. Si alzò con lentezza da quell’enorme letto… lento ma non stanco.

Le coperte scivolarono a terra, lasciando scoperto il corpo nudo dell’angelo.

Con disinvoltura si avviò verso una finestra che spalancò con molta violenza: il sole in cielo splendeva gentilmente, un sole molesto per gli occhi di un angelo rinnegato.

Emanò un sorriso malsano e poi un aura potente si elevò, un aura percepita non solo dai quattro cavalieri ma anche dai samurai e dai demoni, che a distanza di parecchie miglia gli si era gelato il sangue nelle vene.

 

Con un dito puntato in un punto imprecisato del cielo, l’essere alato fece apparire una luna opaca e morente, che si batteva con tutte le proprie forze contro il Derskasye, una lotta impari, che poco dopo si concluse nella peggiore delle maniere.

La luna ormai esausta s’incontrò con un sole anch’egli non consenziente.

Il frutto della loro unione portò le tenebre in tutto il mondo, un eclissi che fin ora i migliori studiosi non avevano creduto possibile.

 

 

 

 

Quando il giorno e la notte avranno la stessa durata, si entrerà nella stagione della vita.
In questo nefasto giorno le consacrazioni dei talismani celebreranno con la benedizione del sangue, l’essere supremo, che insieme ai quattro cavalieri porterà il giudizio universale.

 

 


Le risa moleste del Derskasye raggiunsero le orecchie dei quattro cavalieri dell’apocalisse che guardandosi l’un l’altro sogghignarono annuendo.

 

“E’ arrivato finalmente il momento tanto desiderato.”, sostenne Carestia, guardando in direzione della finestra ormai aperta.

 

“Così sembrerebbe.”, rispose Morte mentre con la destrina mano sfoderò la sua arma. “E’ ora di riunire i sigilli.”

 

“Mia signora.”, Guerra fece un profondo inchino e rivolse lo sguardo alla terrificante dama. “Non credo che ancora il nostro Signore sia pronto ad affrontarli. Non dobbiamo scordarci che il suo alter ego e pur sempre umano.

 

Violenza sbuffò innervosito e mettendosi a braccia conserte disse: “Ma di che ti preoccupi Guerra… ora dalla nostra abbiamo pure il bamboccio samurai.

 

“Mi preoccupo solamente che il nostro Signore possa di nuovo ribellarsi al suo destino.”, rispose con tono alquanto indispettito, mentre si tirava su mostrando tutta la sua imponenza.

 

“Ricordati che ha bevuto dal sacro Graal… secondo me le tue sono solo paure infondate.”, replicò di nuovo Violenza, digrignando furentemente i denti.

 

Basta voi due!”, ordinò una voce cupa e tenebrosa, che si avvicinava a passi lenti e minacciosi.

 

Il silenzio cadde in un istante fra i quattro cavalieri, un silenzio di puro rispetto ma no di timore verso l’angelo nero che sogghignate si avvicinava a loro. 

 

I quattro cavalieri alla visione del Derskasye, s’inchinarono mantenendo lo sguardo fisso al suolo, in segno di rispetto verso colui che avrebbe determinato la fine del mondo.

 

L’aspetto demonica di Ryo non lasciava spazio a dubbi sulla sua ormai vera natura: un eroe caduto fra le braccia del male più oscuro. I pantaloni neri attillati esaltavano i muscoli del torace privo d’indumento, le ali nere erano possenti ed energiche, tenute leggermente ricurve in modo da evitare il contatto con il suolo, i suoi occhi di ametista erano freddi e penetranti, soprastati dal terzo occhio fisso in un punto imprecisato e parzialmente coperto dalla folta chioma corvina. Il sorriso, che un tempo era dolce e sensuale, ora metteva solo terrore, da quelle dolci labbra un tempo da baciare, solo dei canini appuntiti si scorgevano, delle fauci pronte a dilaniare carni con la loro ferocia.

 

Morte issò lo sguardo: il giovane diavolo che gli era d’avanti, non era lo stesso di qualche ora prima, la sua aura era oscura e il suo sguardo privo di ogni sentimento.. solo l’odore era lo stesso di sempre, un odore d’umano.

 

“Mio Signore noi pensavamo di andare a prendere il quarto ed ultimo sigillo.”, disse Morte mantenendo una posizione di tutto riguardo nei confronti del Derskasye.

 

Siete dei buoni a nulla…vi siete fatti giocare da quei mortali come dei principianti.”, li ammonì senza alcun timore, mentre con occhi vitrei osservava i quattro cavalieri.

 

I cavalieri tacquero per un breve istante, poi Violenza, facendosi beffe di Guerra, disse: “Mio signore, se voi sareste disposto ad aiutarci in questa impresa. I guerrieri con cui ci siamo scontrati sono degni di lode… sono certo che vostra signoria si divertirà nell’ucciderli con le proprie mani.”

 

Un sorriso trapelò da quel volto privo di umanità,bianchi canini desiderosi di sangue si mostrarono in tutta la loro terrificante bramosia: avrebbe massacrato senza alcun risentimento coloro che si opponevano al suo progetto di conquista.

 

E sia!”

 

Fu questa l’unica risposta dell’angelo nero, prima di spalancare le nere ali e iniziare a batterle con forza, elevandosi in volo, pronto ad affrontare coloro che un tempo gli erano amici.

In un cielo nero, senza sole e ne luna, dove la pioggia di sangue scarlatto continuava a cadere copiosa, solo le risate di un demone senza tempo si potevano chiaramente distinguere, risate di colui che con i quattro cavalieri dell’apocalisse avrebbe portato la distruzione.

 

 

 

Filmini, tuoni , pioggia scarlatta, silenti erano rimaste le nove figure barricate in casa di Nasty, in attesa dello scontro finale, lo scontro che ben presto avrebbe terminato le sorti dell’intera umanità.

Nessuno parlava, ognuno immerso nelle proprie paure e nelle proprie certezze.

L’aura malvagia dell’angelo nero era nitida per loro, sapevano molto bene che lui, il loro caro leader, il loro amato fratello, si stava  dirigendo verso di loro… ma non come amico.

I cuori rimbombavano a fatica in quelle corazze di metallo, che tanto detestavano indossare, corazze che una mano a amica gli aveva donato, condannandoli ad una vita devota alla lotta contro il male, loro sapevano cosa significava… e potevano solo intuire  il peso che solo Ryo, portava in cuore.

Nessuno gli faceva una colpa per essersi arreso, abbandonato fra le braccia dell’oblio, forse , ormai troppo stanco per contrastare il marciume del mondo.

 

Sospiri, occhi attenti… ricordi di una vita passata, di battaglie, di morti… amici barbaramente trucidati, solo per il potere.

 

Spesso gli occhi volgevano a colui che ora impugnava la sfera della vampa, tanto diverso dal fratello, eppure tanto simile: i suoi occhi una volta glaciali ora brillavano come tizzoni ardenti… assetati e desiderosi di giustizia… la stessa giustizia che spesso Ryo menzionava durante i suo epici scontri, giustizia … parola che solo pronunciata caricava il cavaliere della vampa dandogli il coraggio di indossare l’armatura splendente.

 

“Ryo!”, sussurrò appena Shin, alzandosi ora in piedi e infilandosi l’elmo: gli occhi nocciola del cavaliere erano tremuli e ricolmi di tristezza.

 

Ad uno ad uno i quattro samurai si alzarono dalla loro postazione, seguiti dai quattro demoni e da Akyra: lo scontro era ormai prossimo alle porte.

 

La stessa Nasty poteva avvertire nell’aria un energia smisurata, che si avvicinava alla piccola abitazione.

 

“Meglio che ti metti a riparo !”, furono le parole di Akyra rivolte alla giovane donna.

 

Nasty scosse la testa: “No… rimarrò con voi… vi aiuterò a salvare il mondo e Ryo.”, disse secca, e con voce autoritaria.

 

Dei sorrisi amari sbocciarono sui volti dei cavalieri: sapevano bene che la loro leonessa non li avrebbe mai abbandonati.

 

“Bene!”, disse secco Seiji Date sguainando la spada della luce “Volete la guerra e guerra avrete.”

 

“Facciamogli vedere di che pasta siamo fatti”, sbottò Shu con la solita arroganza che lo contraddistingueva dagli altri cavalieri. “riprendiamoci il nostro Ryo con la forza.

 

Le aure iniziarono ad innalzarsi, un energia alimentata dal desiderio di sottrarre l’amico ad una immeritevole sorte. I passi erano lenti e cauti, passi che si portavano verso l’esterno dell’abitazione semi distrutta.

 

Gli alberi circostanti la dimora, erano appena mossi da un vento freddo che con se portava l’odore malsano della morte, il cielo era squarciato da lampi che irrispettosi illuminavano la sofferenza della luna e del sole, ancora uniti nell’oro amore impossibile.

Le lucenti armature illuminate dalla  bramosia della libertà, erano impregnate dello scarlatto della pioggia, gli animi degli oppositori del male, fremevano di rabbia, fremito stroncato da una risata che iniziò ad echeggiare nelle loro teste... delle risa che ben conoscevano, la risata di Ryo.

 

 

 

Bene ..bene.. so che vi aspettavate un po’ più di azione, ma come potete intuire nel prossimo capitolo si meneranno di brutto. Lancio ancora l’invito a contattarmi,in caso qualcuno/a abbia qualche idea, purtroppo fra la preparazione della tesi e altre cose ho la testa in pallone. Cmq.. spero di supplicare il capitolo 19 entro metà Novembre, se tutto va come deve andare. Un bacione a voi tutti… Recensitemi ^_^ ciao ciao.

 

 

  
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