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Autore: JimmyHouse    01/03/2012    7 recensioni
Quando amore ed amore fraterno si scontrano! John/Sherlock
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qui con un nuovo capitoloooo! La scuola mi odierà terribilmente per questo, ma il vostro amore cura questo genere di ferite!
Buona lettura mie care!


John scese le scale con gli occhi semi-chiusi e la testa ancora tra i cuscini. Fece una smorfia trovandosi di fronte uno spettacolo inaspettato: uno Sherlock già pronto ed incappottato…?
Probabilmente sto ancora sognando pensò passandosi una mano sul viso.
-No, John, sono vestito- esclamò Sherlock scattando in piedi come una molla.
-Cosa?- chiese quell’altro troppo confuso ed addormentato per comprendere.
-Ho detto- riprese avvicinandosi lentamente all’ignaro Watson- che se fossi in un tuo sogno- ormai sussurrava, tant’erano vicini, mentre John cominciava ad allertarsi- non sarei così vestito.
Il biondo non fece neanche in tempo a sgranare gli occhi che le labbra fredde di Sherlock erano già sulle sue.
Breve, breve. Non riuscì neppure ad iniziare che era già finito.
John aprì gli occhi mentre Sherlock lo chiamava dalle scale.
-Cambiati! Io cerco un taxi!- risuonò la voce, rimbalzando su tutti e diciassette i gradini.

-Sherlock- interruppe il silenzio che era calato sul taxi- perché l’hai fatto?
Non sembrava lasciar sfuggire nessun sentimento dalla domanda. Esercito, no?
-Me l’hai chiesto tu- rispose seccamente quell’altro, lasciando che lo sguardo scorresse, freddo e calcolatore, sul panorama.
John rimase interdetto. Il dubbio s’impossessò perfino di lui.
Il fatto era che, in effetti, non poteva di escludere quella possibilità.
-Non ricordo di averlo fatto.
Sherlock sorrise scendendo dal taxi. Non aveva neanche provato a negarlo.
Ed un nuovo capo spiccava all’orizzonte.

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Il solo pensiero che ci potesse essere un singolo attimo di calma cominciava a sembrare inverosimile.
-Quindi?- ad un certo punto la voce profonda di Sherlock lo riscosse dai suoi pensieri.
-Non ti stavo ascoltando- ammise sinceramente il biondo, incontrando per un attimo quello sguardo ghiacciato.
Lo bramava ed al contempo lo respingeva.
Cos’era quello?
Non lo sapeva, sentiva semplicemente che era inarrestabile ed un’oscura stretta allo stomaco.1
-Lo so- quell’altro fece spallucce finendo di pulire l’archetto del violino, per poi riprendere con la sua disarmonica composizione.
John sentiva il cervello galleggiare, come fosse stato rinchiuso all’interno di un palloncino ad elio. Tutto sfumava in un acuto fischio che lo soffocava.
-No!- si alzò di scatto in piedi, con tanta foga che la lampada dondolò per qualche secondo, per poi fracassarsi a terra.
Sherlock si voltò lentamente, finendo per incatenare gli occhi in quelli del biondo.
Subito tutto il sangue, tutto l’impeto che gli era risalito fino al cervello, precipitò sotto ai suoi piedi.
-Cosa desideri?- chiese Sherlock statuario, forse non mosse nemmeno le sottili labbra.
-Non lo so- rispose John scuotendo la testa, sconsolato, per afferrare meccanicamente la giacca e correre per i fantomatici diciassette gradini. Si può dire che “meccanicamente” è la parola più adatta. Non c’era nulla di nuovo nell’aria ghiacciata che gli bruciava i polmoni, nella mente vuota, piena di una nebbia tanto fitta.
Gli sembrava di voler sputare il cuore.
Ma quello lo sbeffeggiava, ridendo col suo battito irregolare, del suo nulla.
Tum-ah-ah-ah-tum.
Senza accorgersene era arrivato di fronte ad un’elegante macchina nera.
Che aspettava lui.
Mycroft? La portiera si aprì e John, senza neanche porsi un minimo problema, salì.
Durante il tragitto rimase in muta e vuota contemplazione del panorama invisibile del finestrino.
Voleva impedirsi di pensare. Non sarebbe stata che una fatica inutile. Sono una semi-dolorosa fitta nelle costole, in un punto preciso, giusto tra polmone sinistro e milza.
Arrivò dopo qualche minuto, di fronte ad una villa di certo enorme, ma non particolarmente visibile, data l’ora.
Conoscendo il proprietario, comunque, doveva essere il “Regno dello Sfarzo”.
Sfarzoland
Il mio cervello dev’essere stato rapito…
Forse Sherlock me l’ha rubato…
Ma sì! Sarà un qualche esperimento. Magari lo ritroverò nel frigo
Degli sconosciuti, che lui non si sforzò minimamente di identificare, gli diedero istruzioni, affinché potesse arrivare nello studio.
E sì, con la serietà con cui avevano pronunciato la parola “studio”, John se l’era figurata con la “S” maiuscola.
Pur essendo particolarmente ricca e luminosa, era stata decorata in maniera puramente sobria ed impersonale.
John per un attimo si chiese se definire lo stile di Mycroft “impersonale” non fosse un controsenso. Se era il suo stile-personale non poteva essere impersonale!
Okay, okay sono stanco..! Lasciamo a Sherlock il compito di pensare, a me fa solo male!
-Buonasera, dottor Watson- lo sorprese la voce diplomatica dell’uomo che era sbucato alla sua destra.
-Salve… salve- rispose, sempre cortese, il caro John, per poi riscuotersi e chiedere- cosa ci faccio qui?
Il sorriso gentile, con una parvenza di falso, si volse verso il biondo.
-Volevo parlare con lei, dottore, se non le dispiace- spiegò con una flemma indicibile, prendendo posto dietro l’enorme scrivania.

1. Sarebbe un riferimento all’ “Odi et amo” di Catullo, che in italiano dice circa “Odio ed amo. Forse ti chiedi perché lo faccio. Non lo so, so solo che accade e soffro.
Ora mi sento iper colta! xD


Ooookay! Scusate, non potevo più aspettare per il bacio! Quei due sono troppo carini… ma ora Sherlock non c’è, si aprirà presto la discussione tra Mycroft e John! =)
Tranquille, mie care, non vi tedierò con lunghi ed impossibili dialoghi! =)
A presto e grazie mille per le vostre dolcissime recensioni o perché avete messo la storia tra le seguite!
Un ringraziamento speciale a Rosieposie che l’ha messa tra le preferite, assieme a Ciulla, alla quale è dedicata questa storia!
  
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