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Autore: Sacchan    02/03/2012    1 recensioni
Michael poteva percepire chiaramente il fratello accanto alla parete di fronte a lui, poteva percepire la sua energia placarsi dopo la furia di poco prima e assomigliare a quella che era abituato a percepire all’inizio dei tempi. E quella famigliarità lo spaventava più della sua stessa collera riversata su Sam. [MichaelxLucifer]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Lucifero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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L’anima di Sam giaceva in un angolo della gabbia, sanguinante e spezzata in più punti, raggomitolata su se stessa approfittando di quel momento in cui Lucifer e Michael avevano perso interesse.
Il buio era opprimente, quasi tangibile come se avesse densità, e il silenzio rimbombava portando con sé l’eco delle urla dell’anima di Sam e gli insulti che i due angeli si erano lanciati per ore.
Michael poteva percepire chiaramente il fratello accanto alla parete di fronte a lui, poteva percepire la sua energia placarsi dopo la furia di poco prima e assomigliare a quella che era abituato a percepire all’inizio dei tempi. E quella famigliarità lo spaventava più della sua stessa collera riversata su Sam.
“Fammi la domanda che vuoi farmi da quando siamo chiusi qui dentro, Michael.” Invitò Lucifer con assoluta calma, come se non fosse consapevole dello sforzo che l’altro avrebbe dovuto fare.
“Non voglio farti nessuna domanda, Abominio.” Sbottò l’arcangelo ponendo con cura tutta la sua velenosità nell’appellativo per l’altro.
L’aria vibrò come scossa da un terremoto di altissima magnitudine.
“Non chiamarmi Abominio.” Ringhiò Lucifer.
“Preferisci Satana o Belzebù?” Michael non cambiò assolutamente tono, per nulla impressionato da quella dimostrazione di potenza.
“Michael.” Ringhiò ancora l’angelo caduto. “Sai il mio nome, hai paura di usarlo.?”
“Perché dovrei usarlo? Non ne sei più degno.” Affermò con durezza l’arcangelo.
L’anima di Sam emise un singhiozzo più forte degli altri percependo l’aumento dell’energia nella piccola pozza di terra; chiunque al suo posto si sarebbe spaventato.
“Resta il mio nome, gli altri sono nomignoli.”
“Ti si addicono molto, devo riconoscerlo.”
Le pareti vibrarono sul serio sotto l’influsso delle scosse emanate direttamente dai due angeli, ma stranamente le strutture rocciose non ne risentirono e rimasero salde e integre.
“Non osare insultarmi, sei l’ultimo essere nell’intero creato che può permetterselo.” Continuò a ringhiare l’angelo caduto, ma era facile da dedurre che fosse solo un meccanismo di difesa.
“Tutta questa rabbia…non hai ancora imparato che non ti porterà a nulla?” domandò calmo Michael.
“Mi ha portato dove sono ora, fratello, e non lo definirei nulla.” puntualizzò Lucifer tornando ad avere un tono calibrato. “Sono comparato a Dio stesso, non altrettanto venerato, ma altrettanto tenuto in conto. Chiunque nomini il Suo nome ha nel cuore la paura di pronunciare il mio, ma lo conosce. Le nostre potenze si equivalgono. E se non ti basta pensa solo che io ho guadagnato un Regno su cui comandare.”
Michael non ribatté a quel discorso logico, considerando totalmente inutile spiegare fiato davanti a tutto quell’orgoglio infondato dell’altro, e rimase quieto come un bosco non toccato dal soffio del vento.
“Sto ancora aspettando la domanda, Michael.” Cantilenò Lucifer, ancora immobile nel suo angolo di gabbia.
“E sia.” Annunciò l’arcangelo, come a voler sottolineare che era stata sua la decisione di porre la domanda in quel momento. “Come hai fatto a passare millenni in questo buco?” domandò finalmente, la più viva confusione nella voce. Sin da quando erano precipitati aveva percepito solo buio –l’assenza di suo Padre-, silenzio –l’assenza della voce dei suoi fratelli- e odio –l’assenza dell’amore dello Spirito Santo-; sin da quando erano precipitati aveva provato solo voglia di piangere disperato.
“Ci si fa l’abitudine.” Rassicurò il signore dell’inferno atono.
“Come si può fare l’abitudine ad essere rinchiusi in un posto dimenticato da Dio?”
“Oh, no Michael qui ti sbagli.” Gongolò Lucifer “Per renderlo così orribile, Dio deve tenere il suo sguardo fisso sull’inferno. Direi che si cura più di me che di voi.”
“Non essere blasfemo.” Questa volta fu Michael a ringhiare, colpito sulla ferita scoperta.
“Ma è la pura verità!” esclamò l’angelo caduto con serenità. “Si cura di tenermi chiuso qui, di farmi patire le pene dell’inferno –letteralmente-, ma non si cura che i suoi figlioli adorati si stiano uccidendo, scorticando, scuoiando e squarciando a vicenda!” la frase risuonò come un ruggito tra le pareti della gabbia. “E voi preferite uccidervi in suo nome piuttosto che ammettere che vi ha abbandonati.” la sua voce si ruppe per un istante. “Vi compatisco e vi odio per questo. Vi compatisco perché provo il vostro stesso dolore, ma vi odio perché ora fate ciò per cui avete condannato me.”
E Michael ebbe la sensazione che Lucifer avesse totalmente ragione, ma non gli avrebbe mai dato alcuna soddisfazione al riguardo.
“Tu ti sei ribellato a lui; non hai combattuto in suo nome, ma nel tuo.”
“Perché voi combattete in suo nome?” chiese avvelenato Lucifer. Un sospiro umano gli sfuggì dalle labbra. “Ma non mi hai ancora posto la vera domanda. Coraggio, chiedimelo.”
No, la domanda non era quella che gli aveva fatto e Michael lo sapeva. Però aveva paura di porre la vera domanda.
Alla fine capitolò perché si era tenuto quel dubbio per troppi secoli.
“Non hai mai nostalgia del Paradiso?”
Nonostante sapesse che la domanda sarebbe stata quella, e che il fratello avrebbe usato quel tono pieno di compassione che avrebbe portato chiunque alle lacrime, Lucifer non fu pronto al dolore al petto che provò.
“Se mi chiedi se ho mai nostalgia dei canti degli angeli, della luce abbagliante di nostro padre, della beatitudine dell’empireo” si fermò come per riprendere fiato, come se quell’elenco risvegliasse ricordi troppo profondi per non sortire alcun effetto. “No, non ho mai nostalgia del Paradiso.”
“Come è possibile?” fu l’immediata reazione di Michael. “Anche tu hai amato il Paradiso, deve mancarti tutto quello che hai perso!”
“In realtà ho nostalgia dell’Eden.”
Bastò quella frase per far ritornare all’infinita memoria di Michael ciò che Lucifer voleva che ricordasse. Ricordò il verde della valle dell’Eden, la totale solitudine che li circondava, la paura che qualcuno potesse seguirli, e la pressante esigenza di immergersi nel fiume Lete prima di andarsene. Come se il Lete potesse davvero obliare e cancellare il loro peccato appena consumato, quando nei loro cuori c’era già l’attesa per quando sarebbero tornati lì.
Lucifer comprese perfettamente di aver fatto centro quando il fratello tornò a chiudersi nel suo silenzio. I suoi ricordi dell’Eden erano legati alla gioia di poter essere finalmente con Michael, la consapevolezza che non aveva bisogno di altri e la pressante esigenza di avere di più e più liberamente.
“Pensi che sapesse che invece di cantare la sua gloria, cantavamo la nostra?” domandò con apparente innocenza che in realtà nascondeva l’insidia del serpente.
“Non è il momento per questi giochetti.” Si oppose Michael con stanchezza. Una frase e già il rinnovato senso di colpa lo divorava dall’interno, come un fuoco alimentato dalla sua stessa esistenza.
“D’accordo, smettiamo di giocare. Vuoi che io sia onesto? Lo sarò.” Annunciò freddamente l’angelo caduto. “Vuoi sapere se ho nostalgia del Paradiso? Sì, Michael, ne ho nostalgia perché in Paradiso avevo te. Ho nostalgia dei tempi in cui eravamo insieme, in cui nulla poteva fermarci, in cui eravamo solo guidati da quel vago senso di cosa era giusto e di cosa volevamo davvero.” Per la seconda volta la sua voce di ruppe. “Ma soprattutto ho nostalgia di quando ti chiesi di seguirmi nella mia ribellione. Ho nostalgia del lampo che illuminò i tuoi occhi stellati, fratello, perché per quell’unico istante sei stato mio. Per quell’unico istante il tuo cuore disse sì, un solo istante prima che la tua mente mi gridasse no.” Ogni parola usciva dalle sue labbra tremolante come la fiamma di una candela, anche se il tono riusciva a darle quella fermezza di cui aveva bisogno per sopravvivere.
Michael cercò di chiudere mente e cuore a quelle parole, ma fu più difficile di quanto avesse immaginato: Lucifer riusciva sempre a trovare un passaggio attraverso la sua armatura e arrivare al suo cuore. E il fuoco del senso di colpa divampò in un incendio rovente che lo lasciò senza le forze di ribattere.
“Ti sei mai chiesto perché paparino ha scelto te?” Lucifer riacquistò la sua naturale cattiveria. “Lui ha visto quel momento in cui il tuo cuore mi ha seguito, e per quello ti ha punito, ha fatto si che fossi tu a segregarmi qui. Ti punì obbligandoti a punire me.” E quell’ultima frase fu veleno allo stato puro.
“Lucifer!”
L’urlo di Michael riecheggiò per la gabbia per qualche istante, più terribile della stessa rabbia del signore degli Inferi , più infinitamente disperato.
Tutta la rabbia di Lucifer sparì sentendosi finalmente chiamare per nome dell’altro. Per un istante gli sembrò di poter rivedere lo splendore del Paradiso solo nella voce di Michael che pronunciava il suo nome.
“Non ricordare il passato, non riportare alla luce il dolore, te ne supplico.” Sussurrò Michael totalmente vinto dall’affetto – dall’amore- che aveva sempre provato per il fratello. Se aveva sperato che i millenni avessero soffocato quei sentimenti, si era evidentemente sbagliato. Ogni sensazione tornò investendolo come un mare in piena.
“Non puoi passare millenni a negare ed ad ignorare te stesso solo perché Lui vuole che tu sia il perfetto soldato.” Mormorò Lucifer ubbidendo, in parte, alla richiesta dell’altro. “Se Lui è il Creatore dell’universo, allora è lui che ci ha dato questi sentimenti. Ed è sempre Lui che ci ha punito perché li abbiamo vissuti. Non vedi l’ironia crudele in tutto ciò?” domandò perplesso. “O sono solo io il visionario?”
“Lui non avrebbe mai voluto che ci comportassimo come ci siamo comportati.” Protestò pacato l’arcangelo. “Ci siamo spinti troppo, abbiamo peccato e siamo stati puniti. Io vedo solo la logica in tutto ciò.”Argomentò con tranquillità. Ma aveva ammesso di essere stato punito anche lui, dettaglio che nessuno dei due sottovalutò dopo millenni di false convinzioni al riguardo.
“Da quando caddi qui nell’Inferno” iniziò improvvisamente Lucifer con cautela. “ ho sempre detto che avrei potuto sopportare questo buco se avessi potuto averti con me.” Una breve pausa aumentò l’intensità di quella frase, l’importanza di quell’ammissione. “Evidentemente papà ha ascoltato ed esaudito le mie preghiere.”
Qualche istante dopo Michael percepì quello che doveva essere stata un tempo la grazia di Lucifer vicino a lui, nonostante l’altro fosse ancora nel suo angolo, infondergli calore. Una carezza non sarebbe stata accettata in maniera più benevola dall’arcangelo che finalmente, da quando si era ritrovato per sbaglio nell’Inferno, sentì scemare la rabbia e l’odio nei confronti dell’universo.
Era per quel calore unico in tutto il creato –nonostante l’inferno l’avesse modificato profondamente- che si era macchiato del peccato e non se ne era mai pentito.
Istintivamente rispose a quel contatto rilasciando a sua volta la propria grazia e, per un istante, la gabbia sembrò meno pessima di quanto realmente fosse, pervasa da un sottile sentore di beatitudine.
“Se davvero ci ha puniti per il nostro peccato, perché farci questo?” domandò confuso.
“Puoi scegliere la risposta che preferisci Michael.” Annunciò divertito Lucifer. “Perché forse sperava che tutta la rabbia e l’odio scaturiti dai nostri trascorsi prevaricassero tutto l’amore provato.” Ipotizzò con tranquillità. “O forse perché Lui vi ha abbandonati e non gli interessa più cosa ne sarà di voi!” affermò con durezza.
Michael trovò incredibile come anche nel più totale buio potesse vedere le singole espressioni del fratello, come la sua memoria gli ricordasse ogni movimento o contrazione di ogni singolo muscolo.
“Smetti di credere che Lui abbia sempre un piano, che controlli tutti. Smetti di credere che tu debba credere per forza!” implorò l’angelo caduto. “Credi in me, invece, Michael. Io non ti ho mai tradito.”
“Ma io ho sempre creduto in te, Lucifer.” Ammise Michael in un sussurro. “Ma non credo in Satana.”
“Siamo la stessa cosa.” Ribatté acido l’angelo caduto.
“No, Lucifer è l’angelo che ho amato nonostante mi fosse proibito, nonostante sapessi le conseguenze, è l’angelo che ho dovuto gettare all’inferno quando avrei preferito gettarci me stesso. Satana è ciò che è nato dai frammenti di quell’angelo, è solo la pallida ombra fatta di odio di quell’angelo.” Nonostante la crudeltà di quelle parole, Michael non riuscì a non essere pieno di compassione. “Io credo in Lucifer, nel nostro amore, non in quello che sei diventato.”
“E non accettare che io sia tutto ciò che hai nominato sarebbe amore?” domandò ferito l’angelo caduto.
“E’ amore riuscire ancora a vedere l’angelo più splendente del Paradiso nell’ammasso di frustrazione e crudeltà che è il Maligno.” Spiegò l’arcangelo in un sussurro debole. “Io riesco ancora a vederti Lucifer, nonostante tu ti nasconda, nonostante i millenni di cattività. Posso ancora guardare alla tua anima come facevo sulle rive del Lete perché provo ancora quello stesso amore che mi spinse a guardare.”
“Siamo rinchiusi in questo buco sperduto nelle profondità della terra e tu mi parli di amore.” Lucifer ridacchiò sforzatamente. “Perché non ne parlavi quando eravamo in Paradiso? Dov’era questo amore in tutti questi millenni che sono stato qui da solo?” domandò rabbioso facendo di nuovo tremare la struttura.
“Non sei più solo!” esclamò con decisione Michael. “Ti ho lasciato scendere all’inferno da solo una volta, ma questa volta siamo in due. Questa volta siamo insieme.” Puntualizzò con la fermezza che lo aveva sempre contraddistinto in battaglia. “Questa volta non devo ribellarmi per seguirti.”
“Vorresti farmi credere che se ora questa gabbia si aprisse tu non tenteresti di tornartene nel tuo luminoso e splendente Paradiso?” domandò canzonatorio l’angelo caduto. Ma in cuor suo sperò in una risposta negativa.
“Questa volta resto al tuo fianco Lucifer.” Affermò Michael con gentilezza.
“Non che tu abbia altre scelte.” Sbottò Lucifer con tono scostante.
“No, è vero. Non abbiamo mai scelte in realtà. Il libero arbitrio è un illusione. Ma se la punizione per i miei peccati è restare all’inferno con te, allora ho ricevuto il mio premio.”
“Non avrai nostalgia del Paradiso, tu che lo ami così tanto?” ironizzò Lucifer con cattiveria.
“Credo che al riguardo, tu sia il miglior maestro che possa desiderare.” Rassicurò Michael.
Nessuno dei due, da quel giorno, provò più alcuna nostalgia: non per il Paradiso, non per la mancanza della persona amata, non per l’assenza di ciò che per loro era stato normale. Erano di nuovo insieme dopo millenni, il resto non ebbe più alcuna importanza.
  
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