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Autore: vampira91    02/03/2012    3 recensioni
Elena è una ragazza bella e intelligente, ma quelli che a voi potrebbero sembrare doni sono la fonte di tutte le sue disgrazie.
Entrate, leggete e recensite!Vi prometto che vi emozionerà!
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una condanna ingiusta
Capitolo 1-I ricordi di Elena

Appena la luce dell’alba iniziò a filtrare dalle sbarre si alzò dal giaciglio di paglia. Non aveva chiuso occhio, era riuscita solo a piangere e a cercare una risposta al suo triste destino. I capelli rossi, una volta lisci e lucenti, erano sporchi e pieni di nodi, il misero vestito tutto strappato, ma in effetti non le importava. Non le importava più di apparire bella, poiché era stata la sua bellezza e la sua intelligenza a condannarla. Si guardò intorno, le pareti di pietre grigie e rovinate dal tempo sparirono e iniziò a ricordare la sua breve vita.
I primi ricordi che le tornarono alla mente furono di quando era solo una bambina spensierata. Suo padre era un uomo abbastanza giovane, ma per via del lavoro come contadino sembrava più vecchio di quanto non fosse. Ogni sera tornava stanco, ma quando la sua Elena, o come lui la chiamava, il suo angelo custode, gli correva incontro gli tornava il sorriso e trovava sempre le forze e  il tempo di giocare con lei. Sua madre era una donna formosa, aveva gli stessi suoi capelli rossi, sempre intenta a cucinare e a gestire la casa. Prima di metterle a dormire raccontava sempre a lei e alla sorella romantiche fiabe in cui la ragazza sfortunata trovava l’amore e viveva felice e contenta con un principe.
"E il mio lieto fine dove è finito?"-pensò .
Poi ricordò che all’età di 11 anni, essendo ormai più donna che bambina, iniziò ad aiutare a casa lavorando ai ferri  e sbrigando alcune faccende. Capitava spesso che andasse da suo padre per portargli qualcosa che aveva dimenticato, allora rimaneva lì con lui che le svelava i segreti della terra e di alcune erbe medicinali. Lui diceva sempre:
-Elena non dimenticarti mai di queste erbe, perché se le conosci saranno tue amiche, ma se dovessi sbagliarti possono diventare le tue peggiori nemiche!-
Ironia della sorte le sue parole in un certo senso aveva avuto ragione.
Le sembravano ricordi lontanissimi nonostante risalissero solo a 4 anni prima. Riprese a pensare, come aveva fatto per tutta la notte, al perché era finita lì dentro, quel posto orribile pieno di urla di dolore. Non poteva crederci. Si ripeteva con disperazione e voce strozzata dai singhiozzi: –Questo è solo un incubo!-
Tutto ebbe inizio una settimana prima. Ogni settimana al suo villaggio il conte veniva al mercato con tutta la sua famiglia per comprare stoffe e pizzi o solo per vedere come stavano andando le cose. Stranamente quella settimana non venne. Elena, allora, mentre vendeva pizzi e verdure, si avvicinò alla bancarella vicina e disse:
-Ciao Maria, hai notato? Oggi il conte non è venuto. Peccato avevo preparato una tovaglietta che alla contessa sarebbe tanto piaciuta.-
-Non hai saputo? Il piccolo Samuele giocava nel boschetto con gli altri bimbi e un lupo li ha attaccati. Il piccolo è stato morso alla gamba e la ferita ora è infetta. La povera contessa è distrutta, nonostante le cure il piccolo non sembra migliorare…si teme il peggio.-
La discussione delle due ragazze fu interrotta da un cliente che si avvicinò alla bancarella di Elena. Mentre contrattava su dei suoi lavori pensava a quel bambino che era sempre ricco di allegria. Giocava spesso con Elisa. Pensò un po’ sollevata: "Per fortuna che Elisa era in punizione quel giorno, non posso pensare che tragedia se le fosse successo qualcosa." Pensò anche al dolore della contessa:"Povera, vedere il proprio bambino soffrire così deve essere una tortura!"
 Tornò a casa soddisfatta dalle vendite, ma sempre un po’ rattristata dalla notizia.
 -Sono a casa!- salutò con un abbraccio la madre intenta a cucinare la zuppa.
- Elena, com' è andata al mercato?- le chiese la madre
 -Bene, abbiamo guadagnato un bel gruzzolo.  Avete saputo di Samuele, il figlio del conte?-
 -No!- risposero in coro la madre e la sorella, che intanto era entrata nella stanza.
 Raccontò ciò che aveva saputo da Maria. Sua madre sbiancò, guardò Elisa, le corse incontro e l’abbracciò mentre qualche lacrima le scendeva
 -Tu…tu non ci andrai più là! Cosa ti poteva accadere?!No...non ci posso pensare...-
 Elisa era sconvolta dalla reazione della madre. Era solo una bambina e non poteva capire che la reazione che lei reputava pura pazzia, era una normale per una madre.
Elena iniziò a pensare che forse la sua conoscenza delle erbe e di quei rudimenti di cura delle ferite avrebbe potuto essere utile. Si alzò e disse:
 -Credo che dovrei  andare a casa del conte, potrei essere utile.-
 -Elena, ma cosa ti viene in mente? – disse sua madre.
 -Perché dici così? Se fosse successo ad Elisa o a me tu avresti preso qualsiasi speranza anche la più misera. Perché non posso tentare? Ha solo 9 anni!-
 -Elena, se sei sicura di quello che fai per me va bene, e tu Cristina stai tranquilla.- disse suo padre.
 Lui l’appoggiava sempre, era una cosa che lei adorava. Sua madre era una donna splendida, ma attenta a cosa era giusto e sbagliato per una donna della nostra classe sociale. Fortunatamente la contessa non era mai stata attenta a queste piccolezze, infatti Samuele giocava sempre con i bambini del paese anche se non molto ricchi. Elena era testarda e salvare un bambino, inoltre uno degli amici della sorella, le sembrava un ottimo motivo per esserlo ancora di più. Le discussioni sull’argomento si dilungarono tutto il giorno, ma alla fine la ragazza vinse. L’indomani, dopo aver sbrigato tutte le sua faccende, sarebbe andata dal conte.
 Si svegliò la mattina seguente e la prima cosa che fece fu controllare di avere tutto l’occorrente per il pomeriggio, perché altrimenti avrebbe dovuto trovare anche il tempo di prendere il necessario. Fortunatamente tutto era al suo posto. Andò in cucina dove l’aspettavano le pulizie giornaliere e il ricamo. Quel giorno, inoltre, doveva iniziare ad insegnare alla sorella i primi rudimenti del ricamo. Elisa era una ragazzina mora e ricciolina, e tanto capricciosa:
-Che noia, odio il ricamo ,voglio giocare con i miei amici!-
-Bella la vita se potessimo giocare per sempre, vero? Io, la mamma e papà a lavorare e la dolce Elisa a vivere come una principessa sempre servita e riverita.-
-Sarebbe bellissimo, ma dal tuo tono mi pare impossibile.- disse rimettendosi a trafficare con ago e filo.
 La giornata iniziata storta. Terminato con il ricamo e le pulizie, aiutò la madre in cucina e dopo, finalmente, ebbe il tempo di riposarsi. Nel primo pomeriggio, prese il vestito della domenica e si preparò per andare dal conte. Si guardò allo specchio, l’immagine che le rimandò fu davvero gradevole: era una ragazza carina, leggermente formosa, con gli occhi verdi e le labbra rosee come le guance. Il viso era incorniciato dai capelli rossi, lisci e lunghi fino a metà della schiena, che dopo aver pettinato con cura legò con un nastro blu. Quando fu soddisfatta del risultato, prese la sacca e la riempì con le erbe, gli aghi e i fili che le sarebbero potuti tornare utili.




Nota dell'autrice:Questa è la mia prima storia,spero vi piaccia!Scrivetemi tante recensioni,le critiche costruttive sono ben accette! =)  Spero di portarvi al più presto il prossimo capitolo!!!
  
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