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Autore: callistas    02/03/2012    17 recensioni
Per chi aspettava, eccomi tornata come promesso.
Allora, non voglio anticiparvi niente, ma voglio dirvi che questa storia è la prima cosa seria che ho scritto.
Ci sarà una gran voglia di uccidere qualcuno e incoraggiare chi è sempre rimasto nell'ombra.
Ho cercato - davvero, ci ho provato - a mantenere l'identità del personaggio originale, ma dopo un pò sono riuscita a cadere ancora nella trappola infame dell'OOC.
E' una DracoxHermione, una coppia che adoro.
Vedremo il loro rapporto evolversi grazie a qualcosa che accade a Hermione. La tematica è trita e ritrita, ma ho voluto intasare il sito anche con una mia personale visione delle cose.
Spero possa piacere.
Se sì, commentate.
Se no, commentate.
Se forse, commentate.
In ogni caso, fatemi sapere che ne pensate.
W la democrazia!
Un bacio a tutti i passanti, callistas.
Genere: Commedia, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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40 - Extra nr. 1 ç_ç

Ciao…
Che dire? Eccoci qua.
Primo capitolo extra dei due che vi avevo promesso. Spero che vi piaccia.

Beh, essendo quasi la fine mi mancano le parole.
Mi mancheranno i vostri insulti, i vostri “Stronza!!!!” urlati a squarciagola, i vostri complimenti e i vostri atteggiamenti a ruffiani (>_>) per cercare di carpirmi informazioni che non potevo – volevo – darvi. ù_ù
Però adesso siamo qui ed evitando di cianciare per niente, vi lascio.
Momentaneamente.

Buona lettura, callistas.









VERITA’ NASCOSTE
DUE ANNI DOPO

L’università che Hermione Preston aveva scelto fu, nemmeno a dirlo, la migliore di tutto il Regno Unito. I docenti erano i migliori nel loro campo e solo pochi eletti riuscivano a superare gli esami di ammissione a quella scuola: su una media di tremila ragazzi e ragazze che tentavano di iscriversi a quella prestigiosa università, solo cinquanta riuscivano a passare.

Quel mattino, Hermione avrebbe dovuto affrontare l’ennesima lezione, animata da un ospite di eccezione. Era un incontro molto importante perché se il guru tra i maghi era Silente, quello tra gli avvocati era lui.
Scese in cucina per prepararsi un bel caffè mentre tentava, invano tra l’altro, di domare i suoi ricci – sorrise nel ripensare al verbo che aveva usato – quando, una volta messo piede nella stanza, un sorriso di compiacenza le andò da orecchio a orecchio, che rischiò di sfondare la finestra e un piacevole languore le prese il bassoventre.
In piedi mentre affettava il pane, Draco Lucius Malfoy indossava solo un paio di jeans sbiaditi.
Quell’immagine le riportò alla mente ciò che era successo solo qualche ora prima…
Quel ragazzo ha un culo che parla, pensò Hermione mentre, con il capo chinato da un lato come per studiare minuziosamente quello stratosferico sedere, dichiarato da poco patrimonio dell’umanità – la sua, di umanità, s’intenda – si avvicinava silenziosa come un gatto alla sua bionda preda. Il ragazzo in questione aveva vent’anni e un lato “b” da stupro.
“Buon giorno.” – disse lui.
Hermione fu molto tentata di cambiare facoltà di studio all’università, scegliendo medicina e più precisamente il ramo che si dedicava all’anatomia umana maschile. Quando si era girato per darle il buon giorno, a Draco caddero alcune ciocche sugli occhi. La riccia aveva tanto insistito che li lasciasse liberi e lui l’aveva accontentata.
Come quella notte…
“Buon giorno.” – lo abbracciò da dietro, facendo dondolare un piede.
“Dormito bene?” – chiese lui, mentre affettava il pane.
A mano.
“Per quel poco che ho dormito, sì.” – rispose lui, baciandogli la zona interscapolare.
“Donna, non provocare.” – disse con un ghignetto, concentrato nella sua operazione. Se si distraeva a causa dei baci di Hermione sulla schiena, avrebbe rischiato di affettarsi le dita.
E poi come faceva a farla urlare?…
“Sei tu che provochi!” – disse, allontanandosi da lui e indicandolo con un gesto plateale del braccio, atto a indicare tutta la sua figura. – “Non puoi presentarti a colazione svestito così! Non hai alcun rispetto per i miei poveri ormoni!” – lo rimproverò scherzosamente lei.
Draco sorrise, mentre lei andò a sedersi a tavola.
“Allora, che lezione hai oggi?”
“Giurisprudenza applicata. C’è Stark.” – disse, giocherellando con un ricciolo impertinente.
“Vi farà fare esercizio pratico?” – chiese, mettendole davanti la sua tazza fumante di caffè e un piattino con il pane.
“Una specie.” – disse, prendendo il pane e imburrandolo.
Con un calcio, Draco chiuse lo sportello del frigorifero.
Ancora a distanza di due anni, Hermione non riusciva a capacitarsi della versatilità di quel ragazzo. In soli pochi mesi si era abituato a vivere in una casa babbana, a usare le cose babbane e a comportarsi come un babbano.
E tutto per lei.
Lei, che aveva voluto fare l’università nella Londra babbana, per poi commutare la sua laurea in una laurea magica. Tutto questo giro era dovuto al fatto che nella Londra magica non c’erano atenei del livello di quelli babbani – ebbene sì: babbani 1; maghi 0 – ed era possibile per un mago cambiare la propria laurea affinché potesse operare anche nel mondo a cui egli apparteneva.
“Sarà più che altro un continuo botta e risposta.” – ignorò volutamente lo sguardo malizioso che Draco le aveva lanciato da dietro quella frangetta che stava minando i suoi propositi di non saltargli addosso. – “Giudicherà molto la tempestività della risposta, la sua correttezza e le nozioni extra che ci sai infilare dentro.”
“A proposito di infilare…” – fece Draco, ghignando davanti al rossore della sua ragazza, che riuscì a inghiottire il boccone senza strozzarsi. – “… quand’è che t’infili in quel vestito? I miei ci vogliono a cena, lo sai.”
Hermione riprese a respirare. Appellò la sua agenda e controllò i vari impegni.

Per la scelta degli studi che aveva deciso, poteva gestire la cosa in due modi: o fare cinque anni di università con orari di studio normali oppure abbreviare la cosa ai tre anni, ma partecipare anche ai corsi serali. Lei aveva scelto la seconda opzione, anche perché temeva che Draco non avrebbe retto più di tanto senza le sue amate scopa e bacchetta.
Da notare come i due elementi siano tra di essi strettamente legati da un fattore di lunghezza e durezza… qualità di cui Draco fa ampio sfoggio.
Gli aveva anche detto che non era necessario che si trasferisse con lei, perché sapeva quanto non sopportasse i babbani e che si sarebbe smaterializzata ogni volta che aveva un minuto libero da lui per stare insieme.
Lui aveva acconsentito a quella soluzione e Hermione si era trasferita in un appartamentino vicino alla scuola. Quand’era tornata dopo il primo giorno era sfinita. Non credeva che giurisprudenza fosse così impegnativa, cosa che di certo non l’avrebbe indotta a desistere.
Quando aveva aperto la porta, aveva preso immediatamente la bacchetta, trasfigurata in un cerchietto: qualcuno era entrato in casa. Silenziosa come la guerra le aveva insegnato ad essere, entrò in cucina e lanciò uno schiantesimo.

“Protego!” – urlò l’intruso.
A Hermione cadde la bacchetta di mano.
“Ma sei pazza?” – berciò l’intruso, accantonando per un attimo la possibilità che Hermione potesse aver ragione nell’aggredirlo, visto e considerato che non le aveva detto niente della sua improvvisata.
“CIAAAAAOOOOOO!!!” – urlò, saltandogli in braccio. – “Cosa ci fai qui?”
Draco le sorrise, sorreggendola per il sedere.
“Sorpresa. Sei contenta?”
“Oddio, aspettavo un amico, ma gli dirò di non venire.” – scherzò lei.
Per nulla soddisfatto della risposta, Draco mollò la presa e Hermione, che si era già vista a terra, si aggrappò al suo collo col risultato che caddero tutti e due a terra insieme.
“Dai che stavo scherzando! Certo che sono contenta! Quando sei arrivato?”
“Venti minuti fa. Come mai così tardi?”
“Mi sono fermata a chiedere delle spiegazioni al professore. Ti fermi a cena?”
“Diciamo che mi fermo.” – disse lui, leggermente più colorito in faccia.
Hermione lo guardò confusa.
“In che senso ti fermi?” – poi, li notò: due immensi bauli facevano bella mostra di sé accanto alla porta e quando capì a cosa potessero servire gli risaltò al collo.
“Hermione, la schiena…” – fece lui, sgranando gli occhi per tutta quella ginnastica.
“Ti fermi? Per quanto?”
“Fino a che finisci.” – disse, guardandola negli occhi.
Hermione sospirò e lo baciò.
“Hermione… la cena…” – mugulò lui.
“Stasera sei tu la mia cena…” – rispose Hermione.
Il resto è pura ovvietà.

“Per me andrebbe bene questo sabato sera. Collins è malato e le sue lezioni sono state rimandate.” – fece Hermione, chiudendo di scatto l’agenda.
Draco annuì, mentre sorseggiava il suo caffè.
Cazzo, se non la smetteva di trasudare sesso da ogni poro quel mattino non sarebbe andata a lezione!

Come ci riuscì, per Hermione fu uno dei tanti misteri del cosmo. Con un groppo in gola grande quanto Preston Manor, risalì in camera e si fece una doccia – fredda – si cambiò e uscì per andare all’università.
Mentre attraversava il parco, non poté impedirsi di sorridere.
Stava realizzando ogni suo sogno: una famiglia alle spalle – quella vera, almeno – un ragazzo bellissimo e omnipresente, due pseudo suoceri con cui andava d’accordo e i voti più brillanti della sua sezione.
Cos’altro poteva mai volere dalla vita?
“Sesso…” – si rispose lei, mugolando di frustrazione.
Il punto era che Draco fu smistato a Serpeverde per un unico motivo: la bastardaggine. Il bel biondo non poteva non accorgersi degli sguardi affamati della sua dolce e assatanata metà, così per tutto il tempo (leggasi mentre sparecchiava, mentre buttava l’immondizia, mentre si cambiava…) non aveva fatto altro che provocarla, ghignando dentro di sé nel vedere i lampi di frustrata lussuria albergare nei suoi begli’occhioni d’orati.
Chissà perché, ma era quasi sicuro che quando sarebbe tornata a casa, quella sera, non avrebbero cenato…

Hermione arrivò all’università con i canonici dieci minuti di anticipo. Come a Hogwarts, entrò in classe e prese il posto davanti alla cattedra, i suoi appunti e iniziò a darvi una letta.
“Ciao, posso?”
Hermione si girò e sorrise al nuovo arrivato. Spostò la sua borsa a terra e con un cenno della mano gli disse di accomodarsi.
“Ciao Holly.” – lo salutò Hermione.
Oliver Webb, per gli amici Holly. Schifosamente intelligente e schifosamente modesto.
“Ciao, tutto bene?”
“Sì, stavo rileggendo un attimo gli appunti di ieri.”
“Cazzo sono nervoso!” – disse il ragazzo, schioccando le dita. – “Non so niente!” – bofonchiò, mentre studiava ciò che in realtà sapeva a menadito.
Hermione rise di gusto.
“Sì, e ogni volta è un 30 e lode.”
“Come se per te fosse diverso.” – fece il ragazzo, rosso per l’imbarazzo.
Holly era il primo della classe insieme a Hermione, eppure la ragazza non riusciva ad entrare in competizione con lui, non riusciva, come invece a Hogwarts le veniva benissimo, di voler dimostrare di essere la migliore, forse perché Holly non si era presentato come il classico sbruffone so-tutto-io, anzi…

“Ciao, tu sei Hermione, vero?”
La ragazza si girò, palesemente infastidita. Quel ragazzo le stava antipatico a pelle. Forse perché le ricordava se stessa. E quel sorrisetto da finto modesto la mandava fuori da ogni comandamento di Merlino!
“Sì, tu sei Oliver Webb, giusto?”
Il ragazzo arrossì e Hermione lo guardò mezza perplessa.
“Sono contento che ti ricordi di me. Volevo farti i complimenti per la tua preparazione. È strano riuscire a trovare persone intelligenti qui dentro.”
Stavolta fu lei ad arrossire e, stranamente, non lo trovò più antipatico…
“Posso offrirti un caffè?” – chiese lui.
“Sì, grazie.” – fece Hermione, i cui pregiudizi erano tutti spariti e si erano diretti insieme verso le macchinette.
Le aveva offerto galantemente un caffè e si erano seduti da una parte per chiacchierare. Lui le aveva detto di averla notata subito, per via della sua mente brillante, ma non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarla perché timido.
“Timido? Ma se quando esci per le interrogazioni sembra che tu spacchi il mondo!” – aveva esclamato lei divertita.
“Oh, ma quello è facile.” – aveva risposto lui, facendola ridere.
Così si erano ritrovati a chiacchierare del perché si erano trovati a scegliere giurisprudenza e Holly era rimasto molto colpito dalla storia di Hermione.

Così era iniziato il loro sodalizio: sempre in prima fila e rigorosamente davanti alla cattedra. Il primo che arrivava teneva il posto all’altro.
“Dicono che Stark sia un mito.” – esordì Holly, che aveva paura di fare una figuraccia. – “Sai che ha messo dentro il proprietario di una multinazionale che smaltiva i rifiuti in mare?”
“Parli della Colonial?” – chiese Hermione. – “Sì, ho letto i giornali e ho anche visto il processo in diretta. Non per niente lo chiamano Squalo.”
“Io lo adoro.” – fece Holly, adorante. – “Sai che il suo staff è composto di persone che sono uscite da questa scuola? Magari riuscissi ad entrarci!” – disse, sognando ad occhi aperti.
Lentamente l’aula iniziò a riempirsi. Sapendo che c’era Stark gli studenti avevano preso posto anche sui gradini.
Ma del professore nessuna traccia.
Ad un tratto, le luci si spensero. Ci fu un leggero brusio dovuto alla sorpresa di quella stramba presentazione, ma poi calò un silenzio religioso quando partirono delle diapositive. Subito, Hermione e Holly le riconobbero.
“Il processo alla Colonial.” – sussurrò Holly a Hermione che annuì.
“Chi mi sa dire cosa rappresentano queste diapositive?”
Quella voce le diede uno scossone, nemmeno avesse infilato le dita nella presa. La sua testa scattò verso la fonte e lo trovò in piedi, gambe divaricate e braccia incrociate. Se non fosse perché era felicemente fidanzata e sessualmente appagata, ci avrebbe fatto un pensierino: quell’uomo trasudava erotismo da tutti i pori!
Ma avevano fatto un corso, lui e Draco?…
“Trattano il processo alla Colonial.” – fece Holly, pronto.
Hermione si diede della stupida. Quello non era di certo il momento migliore per fantasticare sul suo professore!
“Molto bene. Chi mi sa dire il motivo per cui sono finiti al fresco?”
“Perché lei era l’accusa.” – affermò Hermione, con un sorrisetto.
L’aula scoppiò a ridere e Stark si aprì in un sorrisetto compiaciuto.
“Intendevo… il motivo secondario.” – ironizzò lui, fissando Hermione.
Ancora, l’aula rise.
“Perché producevano rifiuti?” – azzardò una, che si beccò una bieca occhiata.
“Avanti ragazzi! Non andrete da nessuna parte se non sarete più precisi! Allora?”
“Producevano rifiuti tossici che puntualmente scaricavano in mare.” – fu la risposta pronta di Hermione.
“Un punto per la signorina?…” – chiese Stark.
“Preston.”
“Preston. E, ci dica, signorina Preston…”
Hermione tremava.
“… ha avuto modo di seguire il processo alla tv?”
“Sì, certo.”
“Può illustrare alla classe com’era riuscita la Colonial a scaricare i rifiuti in mare per ben due anni senza mai essere stata scoperta?” – Stark andò davanti alla cattedra e vi si appoggiò contro, concentrando tutta l’attenzione su Hermione.
“Tramite fatture fittizie di ditte altrettanto fasulle sulla raccolta delle scorie, queste venivano trasportate in luoghi non ben definiti per lo scarico. Ciò che ha insospettito le unità locali erano i continui andi-rivieni di camion-cisterna su tratti di strada che non c’entravano niente con i luoghi dichiarati per lo scarico. Quello ufficiale, per lo meno.”
“E come sono stati scoperti?”
“Con il più classico dei metodi: erano stati fermati dalla polizia.”
“Molto bene, signorina Preston.” – poi si rivolse a tutti gli studenti. – “Non importa quanto possano essere organizzati, non importa che abbiano dipendenti sostenitori del motto Semper Fidelis, così come non importa che abbiano un capitale sociale a più zeri. Nel bene o nel male verranno sempre fermati.”
La classe si aprì in un applauso, che Stark si godette fino alla fine.
“Diapositive, prego…” – disse, indicando lo schermo con l’indice.




Quella fu la lezione più interessante a cui Hermione avesse mai assistito. Il coinvolgimento fu totale. Lo Squalo era stato molto disponibile a rispondere a tutte le domande, anche a quelle che Hermione giudicò più stupide, che si potevano evitare se solo si avesse aperto il libro per studiare.
“Dio, è stato fantastico!” – esordì Holly, sedendosi a peso morto sulla sedia con gli occhi spalancati e fissi nel vuoto. Sembrava aver finalmente avuto la prova che Dio esisteva sul serio.
Hermione gli sorrise, mentre addentava il suo panino.
“Io lo amo!” – fece il ragazzo, con occhi spalancati.
“Anch’io.” – fece Hermione, ringraziando che Draco e i suoi padiglioni auricolari non fossero nei paraggi.
“Ehi, e se dopo andiamo da lui e ci facciamo quattro chiacchiere?”
Hermione lo guardò malissimo.
“Ma sei scemo? Ti pare che abbia tempo da perdere con noi?”
“Dimmi che non ti piacerebbe, coraggio?” – la sfidò lui.
“Non ho detto questo. Semplicemente sarà indaffarato e non avrà tempo da perdere con noi due!”
Holly sbuffò.
“Non è giusto…” – mormorò il ragazzo. – “Darei la mia terza gamba per scambiarci quattro parole.”
Hermione sgranò gli occhi e ghignò.
“Anche solo per sapere cosa si prova ad entare in un’aula di tribunale e mettergliela nel culo a quelli là!”
“Holly?”
“Non credo esista soddisfazione più grande nell’essere in grado di zittire le persone o mettere in bocca loro le parole! Dio cosa darei per esserne capace!”
“Ehm… Holly?” – ritentò Hermione, ma niente. Il ragazzo era partito per la tangente.
“Ti immagini, poi, essere a contatto con le massime autorità? Avere le conoscenze giuste?”
“Holly, non credo che tu…” – nada de nada…
“Secondo te se glielo chiedessi cosa mi risponderebbe?”
Hermione si pulì la bocca con il tovagliolo.
“Se ti giri magari te lo potrebbe anche dire.”
Il ragazzo divenne magenta in un secondo.
“Ti prego… non dirmi che ce l’ho dietro.” – disse, tremando.
“Non ce l’hai dietro.” – disse Hermione, sorridendo.
Holly girò lentamente la testa e si trovò alle spalle lui, lo Squalo, che aveva un sorrisetto divertito. Tornò a girarsi di scatto e guardò Hermione.
“Credo un masso attorno al collo sarebbe l’ideale.” – disse, per poi scappare a gambe levate.
Hermione lo guardò allontanarsi e arrossì quando vide Stark seduto al posto di Holly.
“Lo-lo scusi… non è cattivo è che a volte straparla.”
“Me n’ero accorto, signorina Preston.”
Hermione arrossì se possibile ancora di più.
“Si ricorda di me?”
“Sono rare le volte in cui riesco a trovare una persona che sappia rispondermi prima della fine dell’anno, quindi sì. Mi ricordo di lei. Sebastian Stark, ufficio della procura distrettuale.” – disse, porgendole il suo bigliettino da visita. – “Sarebbe cortese da parte sua passare dal mio ufficio, una volta finiti gli studi.”
Hermione tenne in mano quella reliquia: il bigliettino da visita personale di Sebastian Stark con tanto di cellulare privato!
“Signor Stark, io… davvero non so cosa dire…”
Sebastian sorrise divertito.
“Spero che al nostro colloquio ritrovi la parola. Ah e…”
Hermione spalancò gli occhi.
“… porti anche quel ragazzo. E gli dica tranquillamente che non dovrà rinunciare alla sua terza gamba. Arrivederci.”
“A-arrivederci…” – come un’ebete, Hermione fissò la figura di Stark allontanarsi con in mano la sua valigetta.
Riguardò il suo biglietto e vide che non era un sogno. Stava realmente reggendo il suo bigliettino da visita.




“Ciao, bentornata. Ho preparato della pasta, ma devo aver sbagliato dosi. Ti secca se… ma che diavolo…”
Hermione entrò in casa, bianca come un cencio. Draco fece per andare da lei per soccorrerla, ma si ritrovò con gli occhi fuori dalle orbite quando la vide spogliarsi all’ingresso.
“Hermione che cosa…”
“Sesso. Camera. Muoviti. Adesso!” – disse lei, come un telegramma. Poi, si smaterializzò di sopra.
Sconvolto e confuso – ma con la parola sesso ben chiara in mente – Draco corse in camera, entrò, ma di lei non c’era traccia. Quando la vide, per poco l’erezione che minacciava di lacerargli i pantaloni non gli sbatté contro il naso.
Hermione uscì dal bagno.
Nuda.
Draco non disse niente. Iniziò a spogliarsi in fretta e furia prima che la sua fidanzata ci ripensasse senza mai distogliere lo sguardo da quella visione.
Sembrava un pervertito!
“Non so che cazzo hai fatto oggi, ma spero tu lo faccia anche domani!” – disse, mentre saltellava su una gamba per levarsi la scarpa, poi sull’altra e infine a sfilarsi la maglia con un gesto fluido che gli fece guizzare i muscoli, mentre Hermione sembrava voler piangere dal troppo tempo che Draco ci stava impiegando.
Draco ringraziò la sua prontezza di spirito che gli fece insonorizzare non solo la camera da letto, ma l’intero appartamento…




Il mattino seguente, il biondo si svegliò avvertendo un piacevole formicolio alle parti basse. Con un mugolio di piacere, iniziò a ricordare ciò che era successo la sera prima.
Avevano fatto sesso allo stato brado! Sembravano conigli in calore e Hermione non accennava a sentirsi appagata, non che lui se ne dispiacesse…
Aprì svogliatamente un occhio e sbuffò. Cazzo, non si era salvata nemmeno la lavatrice…
Quando si girò non la trovò accanto a sé, così si vestì e scese in cucina, trovandola con addosso una sua camicia che le arrivava a metà coscia. Scosse la testa, incredulo che una tale perfezione di donna fosse a suo esclusivo appannaggio. Le andò dietro e le baciò il collo.
La sentì sospirare.
“Buon giorno.” – disse lei.
“Oh fidati… dopo stanotte lo è di sicuro.”
Hermione si girò tra le sue braccia e lo baciò con trasporto. Come se fosse fatta di aria, Draco la sollevò e la fece sedere sul bancone della cucina e si infilò tra le sue gambe.
Continuarono a baciarsi in quella posizione.
Hermione trovava estremamente eccitante quando lui, senza alcun sforzo, la sollevava da terra. In quei momenti si aggrappava sempre ai suoi avambracci, languendo ogni volta che ne saggiava la nervatura.
Cristo, avrebbe ucciso per quel ragazzo!
“Ieri deve essere stata una bella lezione…” – la sentì sospirare. Le aprì la camicia e le baciò il punto in cui si trovava il cuore. Vero era che ne aveva ancora voglia, ma voleva sapere cosa fosse successo per trasformare la sua ragazza da perfetta donna del focolare domestico a gatta selvaggia-barra-coniglio-barra-ninfomane della sera prima.
Giusto perché avrebbe fatto in modo che ce ne fossero altre.
“Fantastica…” – disse lei, sognante.
“Com’era il professore?”
“Fantastico!” – esclamò lei, lasciandolo perplesso per un attimo.
Draco staccò le mani dalla sua vita e le appoggiò al bancone.
“Spero tu stia parlando dell’ambito professionale, Preston.” – disse Draco, che si vedeva già con la bacchetta in mano di fronte a questo tizio che faceva sognare la sua ragazza.
Hermione rise. La sua gelosia la faceva impazzire.
“Assolutamente sì, signor Malfoy.” – poi si fece più seria e Draco con lei. – “Mi ha dato un suo bigliettino da visita.”
“Il tuo professore?”
“Sì. Ha uno studio qui a Londra e… mi ha dato a intendere che dopo l’università avrebbe piacere di chiacchierare con me… stile colloquio di lavoro.”
Draco se ne sorprese non poco.
“Davvero? E… tu che ne pensi?”
“Penso che sarebbe fantastico. Il suo staff segue varie cause, tra cui quelle per cui ho scelto questa facoltà.”
Draco le diede un leggero bacio a stampo.
“Sono contento per te.”
“Davvero?”
“Sì. Oggi non hai lezione?” – chiese, sorpreso del fatto che la ragazza non si stesse rompendo l’osso del collo per prepararsi.
“No. Oggi non vado a lezione. Oggi sto con il mio bellissimo ragazzo.”
Draco ghignò.
“Concordo sul bellissimo.”

Passarono una bellissima giornata, loro due da soli. Draco aveva preso abbastanza confidenza con il mondo babbano da sapersi orientare, per lo meno nei posti che soleva frequentare.
Amava i parchi, perché poteva fare sport e i musei. Non lo avrebbe mai detto, ma c’erano dei babbani degni di nota tra i pittori. Decisero di trascorrere la mattina al parco, a prendere un po’ di sole e aria pulita e il pomeriggio sarebbero andati in un museo, cena, e infine avrebbero fatto l’amore.
La serata tipo di Draco, insomma…
Fu un pomeriggio indimenticabile, soprattutto per Hermione che usciva gran poco, visto che al mattino era impegnata con le lezioni, al pomeriggio studiava e poi riprendeva il ritmo fino alle nove di sera. Draco era fantastico, perché aveva sempre sopportato tutto per lei in silenzio. Non si era mai lamentato una volta e di questo gli era immensamente grata.









Il giorno della sua laurea arrivò in fretta.
Ancora stentava a credere che fossero passati già tre anni da quando si era trasferita in quell’appartamentino e che Draco fosse andato a vivere con lei.
A pensarci bene, avevano convissuto.
Fu quello il primo pensiero coerente della mattina del 13 maggio.

Hermione era davanti allo specchio e si stava truccando. Come ad ogni esame che aveva dovuto affrontare si sentiva nervosa e, come al solito, pensava di non essere in grado di superarlo con il massimo dei voti.
Una preoccupazione del tutto inutile, a detta di Draco.
Quando uscì dal bagno, tremava. Era un giorno molto importante e non aveva mai dimenticato la sua breve conversazione avuta con Stark. Prese il portafogli e vide che il biglietto era sempre lì, dove l’aveva messo e sorrise.
Lo vide come una specie di portafortuna.
“Sei pronta?”
Draco arrivò in camera. Era vestito di tutto punto e le sorrise.
“Sì, credo di sì…” – disse lei, incerta. – “Draco ho paura.” – pigolò, con occhi lucidi.
Il biondo le si avvicinò e le sistemò il colletto della camicia.
“Come ne avevi ai G.U.F.O. e ai M.A.G.O., ma li hai superati brillantemente. Dopotutto, avevi un ottimo insegnante…”
Hermione spalancò indignata la bocca.
“Ero io l’insegnante! Hai la memoria corta?” – sorrise lei. Un piccolo diversivo per farla calmare.
“Fortunatamente solo quella…”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Sei sempre il solito.”
“Ma mi ami per questo, vero?” – le chiese, fissandola intensamente negli occhi.
Era incredibile come a distanza di anni quello sguardo riuscisse a farle tremare la terra sotto i piedi.
“Sì.”
I due si sorrisero e uscirono di casa.
Decisero di farsela a piedi, un po’ per stare insieme e un po’ perché Draco aveva capito che respirare aria pulita era un tranquillante naturale per la sua ragazza.
Senza farsi notare, abbassò lo sguardo su di lei. Era vestita di tutto punto, perfetta come ogni volta che aveva un incontro importante a cui presenziare e soprattutto bellissima.
Erano quelli i momenti in cui Draco si diceva che era fortunato. Ogni tanto, di notte, la guardava dormire. Le piaceva dormire a pancia in giù, come i bambini piccoli. Le accarezzava i ricci e il cuore gli faceva tanto male da quanto era strapieno di felicità.
A volte si ritrovava a pensare – ancora! – di non meritarla, a volte rischiava di tornare a quel famoso giorno in cui l’aveva lasciata andare.
In quei momenti però, Draco ricordava anche quanto duri fossero stati quei mesi senza di lei, senza parlarle, senza vedere i suoi occhi da una distanza ravvicinata, senza poterla baciare… scuoteva la testa e si metteva a dormire.
Dopo aversi tranquillamente mandato a cagare da solo…
“Che c’è?” – chiese Hermione, cogliendolo sul fatto.
“Mh? Niente.” – disse lui, continuando a guardare avanti.
“Draco?” – lo fermò lei. Era già nervosa per l’esame che, in fondo, sapeva che avrebbe passato tranquillamente, e non voleva che ci si mettesse anche Draco perché l’aveva riconosciuto.
Aveva riconosciuto quello sguardo, lo stesso che il ragazzo aveva quando era scoppiato quel pandemonio al Primo.
“Cosa?” – si diede dello stupido perché l’aveva fatta preoccupare proprio in quel giorno così importante. – “Sta tranquilla.”
Ma vedeva che non lo era. Così, in mezzo alla strada la fermò e l’abbracciò. Hermione si appoggiò a lui completamente.
“Ti amo, lo sai vero?” – le chiese. La sentì annuire contro la sua spalla. – “Allora sta tranquilla.”
Hermione lo guardò e, come ogni volta, il sorriso che gli colorava il volto di quella luce, la fece sciogliere come neve al sole.
“Sicuro che…”
“Onestamente?” – la vide annuire. – “Pensavo che sono fortunato. Tutto qui.”
Erano rari i momenti in cui glielo diceva e ogni volta lei toccava il cielo con un dito.
“Dai andiamo. Non vorrai fare tardi proprio oggi?”
Come punta da uno spillo, Hermione si avviò celermente verso l’università, lasciandolo di poco indietro.
Draco chinò da un lato la testa.
Quella ragazza ha un culo che parla…









Erano presenti tutti: Draco, i suoi genitori, Narcissa e Lucius, Blaise, Ginny, Harry, Pansy, Daphne e tutte le persone che Hermione aveva conosciuto all’università. Tutti lì per fare il tifo per lei.
Quando chiamarono il suo nome, le gambe divennero due lastre di ghiaccio. Fu sufficiente infilare la mano in tasca e afferrare un certo bigliettino che si sentì meglio.
Entrarono tutti per assistere al suo esame, che si concluse dopo un quarto d’ora con un modesto centodieci e lode.









Note di me:

Striminzito, eh?
D’altronde era solo uno scorcio della vita di Hermione e dell’università che aveva scelto. Ricordate quando, la sera della festa in cui i signori Preston avevano presentato Hermione alla società? Ricordate quando lei e Draco si erano ritrovati fuori sulla balconata per parlare e aveva giocato al “mi devi pregare altrimenti non te lo dico”?
Hermione aveva confessato a Draco di voler fare l’avvocato.
Questo è un pezzo di quel futuro che Hermione ha costruito per sé.

Piccolo cammeo! ^_^
Io amo James Woods e il personaggio che interpreta nel telefilm “Shark”.
È ironico e irriverente e sa come fare il suo lavoro.
Fin dalla prima volta in cui avevo deciso che Hermione “da grande” avrebbe fatto l’avvocato, ho aspettato con pazienza il momento in cui avrei fatto fare la comparsa dell’avvocato Sebastian Stark in questa storia.

Hermione e Draco.
Le cose tra di loro vanno bene, ma qualche strascico del passato di Draco si fa sentire. Qui chiarisco subito una cosa: Draco ora ha superato il suo passato. Ho semplicemente voluto che facesse un confronto tra la situazione che aveva prima e quella che ha adesso e tra lo stare con Hermione, e tutto quello che ne consegue, e stare senza di lei, con la già sperimentata esperienza, Draco sceglie di stare con la ragazza, maledicendosi da solo per aver pensato anche per un istante di poter fare a meno di lei.
Volevo farvi vedere che il ragazzo da questo punto di vista è cresciuto e che sa quali siano le cose importanti della vita.

Credo di aver detto tutto, se non che manca l’ultimo spoiler, quello che concluderà definitivamente questa storia.

“Guarda che ti ho sentito, sai?” – fece Hermione, arrivata in quel momento. Quando vide Elthanin non potè impedirsi di sbuffare. – “Mi spieghi perché dobbiamo accompagnarlo? È grande abbastanza!”
Draco la guardò sgomento.
“Madre degenere!” – sentenziò lui.

Beh, è facile indovinare i protagonisti.
Ma il contesto?…

Bacioni, callistas.
  
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