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Autore: screaming_underneath    02/03/2012    18 recensioni
[Storia vincitrice del premio "Personaggio Maschile" al contest indetto da Fefy_07, "I miei gusti, le vostre storie"]
[Storia 2a classificata e vincitrice del premio speciale "Best Innovative Pairing" al contest indetto da Roberta87, "Fool, said my MUSE to me; look in thy heart, and write."]
[Storia 2a classificata e vincitrice del premio "Miglior Coppia" al contest indetto da Luna Ginny Jackson, "Personaggi secondari contest: perché non ci sono solo Edward e Bella"]
[Storia 3a classificata al contest indetto da Fanny_rimes, "My favourite character"]
[Storia 5a classificata al contest indetto da adamantina, "Pick your three! One day Contest" e vincitrice del premio speciale "Miglior personaggio maschile"]
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Imprinting. Una sola parola che squarcia il mondo.
L'imprinting è ingiusto. Costringe ad amarsi due persone apparentemente estranee, cancella legami precedenti, legami futuri. Con l'imprinting, tutto il mondo smette di esistere, ed esiste solo lei.
Ma se lei è indecisa? Se lei non ricambiasse, se lei si ribellasse a questo legame malsano anche solo per una notte?
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Renesmee Cullen, Seth Clearwater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Boulevard of broken hearts'
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Contradictions

«Allora? Meglio così... o così?»

Renesmee mi sorride, portandosi vicino al viso l'istantanea che le ho scattato pochi minuti prima, quella dove porta i capelli intrecciati come una dama dell'ottocento e un fermaglio con una pietra di un blu vivissimo. Non ricordo il nome della gemma, forse è zaffiro, so solo che lei è bellissima in entrambe le foto, quella cartacea e quella in movimento che è come mi appare adesso, coi ricci liberi di cadere sulle sue spalle, trattenuti solo da una piccola trecciolina residua sulle tempie.

«I-io. Non lo so, Nenè. Scegli tu.» Alzo le spalle, imbarazzato dalle sue domande. Non mi può chiedere di giudicare, non sarei un consigliere obiettivo.

«Oh, ma andiamo! Sto per sposarmi, possibile che tu non voglia aiutarmi? Che razza di amico sei?» mi chiede lei, indignata, facendomi la linguaccia.

«Il tuo migliore amico, credo» butto lì, sbuffando. Distolgo lo sguardo da lei prima che possa leggermi dentro, come sa fare tanto bene. Ci sono cose che non può sapere, che non deve sapere.

«Forse. Oh, Seth, quanto sono felice!» Lo grida, lanciando in aria la foto e correndomi incontro danzando, con la grazia di una ballerina. Io sorrido e so che è un sorriso storto ma non posso evitarlo, mentre apro le braccia per accogliere il suo corpo sottile in una stretta fraterna.

Non posso evitarlo, per via di tutte quelle cose che vorrei poterle dire, ma che non dico, perché lei è la mia migliore amica ed è anche la ragazza e la futura moglie del mio migliore amico, un mio fratello, un mio dannatissimo compagno, e allora la tengo stretta e mi inebrio di lei per forse l'ultima volta.

«Sei proprio sicura che sia quello che vuoi? Sei ancora così... piccola.» Lo dico sottovoce, direttamente ad un suo orecchio. Non ci può sentire nessuno, siamo soli nella casetta di Bella ed Edward, soli per l'ultimo pomeriggio, ma lo sussurro lo stesso.

«Certo. Lo amo. Mi ama. Seth, non sono più una bambina, ho compiuto sette anni, ricordi? Sono adulta e vaccinata!» brontola lei, e sarà la centesima volta che mi sgrida, ma non cambierò mai. Per me, sarà sempre la bimba coi grandi occhi cioccolato che quando aveva solo pochi mesi scoppiò a piangere per una caduta di bicicletta, la stessa che Jake rimproverava per essere uscita senza il maglione anche se non ne aveva bisogno e la stessa che quando era entrata nella magica età dell'adolescenza era diventata la mia amica più cara.

Glielo dico e inizia a ridere così forte contro di me che posso sentire la pressione dei suoi seni contro il mio petto, il suo mento premermi sulla spalla.

«Sei sempre il solito! Ti voglio tanto bene, Seth.»

Io ti amo.

Ma sto zitto e la tengo stretta, perché quello è il nostro ultimo pomeriggio, il nostro ultimo momento e non ho il diritto di rovinarlo, perché domani lei non sarà più anche mia, ma solo di Jake, così come forse è giusto che sia. Lui ha avuto l'imprinting, lui è il suo compagno, lui è il predestinato, per quanto mia sia disgustoso accettarlo.

«Anche io. Anche io. Promettimi che alla prima difficoltà prenderai un aereo da Malta e tornerai qui. Mi mancherai moltissimo.» Anche quello lo sussurro e spero che la mia voce non tremi, perché è così che mi sento, febbricitante, senza fiato. Penso che tra ventiquattr'ore lei non sarà più qui e io non riesco a respirare, ma lo faccio lo stesso, perché è quello che ci si aspetta che faccia.

Sono solo il suo migliore amico. Devo esserlo.

«E tu, Seth? Quando troverai la ragazza giusta per te?»

Me lo chiede piena di innocenza, staccandosi da me per guardarmi seria seria, le mani poggiate sulle mie, per farmi vedere come sia felice con Jacob. Pugnalate al cuore per ogni bacio, per ogni carezza di cui mi fa testimone, come se non fosse abbastanza quello di cui mi fa partecipe Jake ogni volta che siamo entrambi trasformati, quella specie di foschia d'amore in cui pare essere immerso e motivo per il quale non mi trasformo quasi più, negli ultimi tempi.

«Ma io l'ho già trovata. È qui davanti a me, non la vedi?» scherzo, cercando di suonare convincente, anche se è vero, tutto vero fino all'ultima dannatissima parola e ci credo, ed è il mantra che fa muovere le mie giornate. Ti amo, ti amo, ti amo.

Banale. Sono banale, ma la voglio sentir ridere di nuovo prima di andarmene, così faccio lo scemo, prima che il sole già basso che illumina il bosco autunnale di rosso faccia calare definitivamente il sipario su di noi.

Noi. Non c'è nessun noi, Seth, solo un io, un Seth di cui domani a quest'ora non rimarrà che rabbia e rimpianto per essere rimasto zitto.

«Dico sul serio. Prometti!» La voce di Renesmee mi trafigge le orecchie, morbida ed impercettibile come zampe vellutate di gatto, pronunciando l'ultima parola con tutta la determinazione di cui è capace.

Prometti.

Prometti, prometti. Il nostro tormentone. Stesso vecchio gioco di sempre, Punzecchia-La-Bestia-E-Scappa.

Io prometto, prometto e non posso.

Come puoi aspettarti che ti risponda di sì anche quando vorrei gridare al mondo intero che niente, niente di tutto questo è fottutamente giusto?

Non è giusto, Nenè.

Ma lo chiede lo stesso, e aspetta che gli sorrida, portandomi le dita incrociate alle labbra, in quel nostro gesto segreto che ci scambiamo da anni, quando io non ero che uno dei tanti ragazzoni della Spiaggia del Mio Jake e lei null'altro che una bimbetta magrissima dalle gambe lunghe e lentiggini ballerine sul naso.

E lo faccio. Incrocio le dita, ma invece di portarmele alle labbra le poso sul cuore, che ancora martella troppo forte per quell'innocente contatto dei nostri corpi. «Croce sul cuore. Soddisfatta, peste?»

«No, se mi chiami peste, Seth. Sono grande, ricordi? Adulta. Basta nomignoli, domani mi s-sposo!» Lo dice con una tale riverenza da mettermi i brividi, balbettando le parole proprio come un tempo faceva Bella, quando era ancora Bells e basta, la quasi-fidanzatina del Jake di dieci anni, con gli occhioni dello stesso identico colore di quelli della giovane bellissima donna che ho di fronte.

Lo vuole sul serio.

«Bene, allora. Ma sappi che mi basta sapere che sei felice per esserlo anche io. Riflettici su, quest'ultima notte, prima che Jake monopolizzi i tuoi pensieri e la tua vita... forse sei ancora in tempo per tornare indietro!» Ridacchio di nuovo, ancora più forzatamente, staccandomi dal suo corpo morbido e caldo e dal suo profumo di fiori e bosco. Ho chiuso gli occhi senza nemmeno accorgermene e adesso li stringo forte, per racchiudere dentro me quest'ultimo attimo speciale che in cui ci è ancora concesso essere solo Seth e Renesmee, i due amici per la pelle, quelli che ridono per battute di pessimo gusto e sembrano galleggiare nella loro vita di perenni adolescenti come un'anatra che sguazza in uno stagno.

Sono solo cazzate.

Cazzate, cazzate.

Non sono felice, non posso esserlo, così come tu non puoi tornare indietro e nemmeno vuoi. Siamo lanciati in un treno in corsa, senza fermate, solo il capolinea in fondo ad lungo binario e chilometri e chilometri da percorrere, da soli. Buona fortuna, au revoir.

«Au revoir.»

Apro gli occhi. Lei è lì, che mi fissa senza capire, con un'aria talmente comica che mi metterei a ridere, se non fosse che la nausea mi attanaglia la gola, impedendomi persino di sorridere, ormai.

«Seth? Tutto ok?»

«Io... sì, Nenè. Senti, adesso vado, ok? È già tardi e Leah mi lascia fuori di casa, se non ritorno in tempo per la cena. Sai com'è fatta... Ci vediamo domani, allora.» Alzo una mano in segno di saluto, cercando con l'altra il pomello della porta della piccola cameretta di Renesmee, senza darle le spalle. È... imbarazzo, questo? Oddio, Seth.

«Certo. Io sarò quella in bianco, con i tacchi alti e i capelli orribili.» Mi fa un sorrisetto scherzoso, arricciando il naso.

Dio, quanto sei bella.

«Io invece sarò quello vestito da pinguino con la custodia delle fedi. Facciamo a cambio?»

Ride. «Non credo proprio, bamboccione. Non ti converrebbe, Jake è una frana in cucina... e non riesco ad immaginarti camminare con grazia con le décolleté di mia zia Alice!» Mi fa la linguaccia e di nuovo sorride, mentre la realtà perde ancora un poco della sua nitidezza. Sta davvero succedendo, Seth. Adesso, respira e vattene.

«G-giusto. Ciao, pupetta.»

Bravo, così.

 

Ed eccoci.

Faccio la mia uscita in grande stile, con lei che mi offende, tirandomi dietro la tiara che domani dovrebbe fare la sua lucente apparizione tra i suoi boccoli e il mio sorriso che crolla di botto non appena esco dalla stanza, dandole le spalle; ho aspettato fino alla fine per farlo, sono consapevole che questa è l'ultima volta che la vedo, la vedo sul serio.

Domani sarà la stella della festa, domani sarà una sposa, e Seth-Solo-Miglior-Amico-Clearwater rimarrà relegato in secondo piano, ai margini delle foto ricordo degli sposi, con un sorriso di circostanza finto quasi quanto quello che gli è morto sulle labbra proprio in questo momento.

La luce della sera illumina il secondo piano della casetta dei Cullen cadendo obliqua sui mobili, ed è strano, perché il mondo sta crollando, lei lo sta facendo a pezzi ormai da anni, ma il vecchio tavolino da tè in un angolo del corridoio è lo stesso di sempre, sotto il sole morente settembrino.

Vecchie foto mi sorridono, sorrisi veri e pieni di felicità. Molte sono di Renesmee, posso quasi elencarle a memoria e senza alcuno sforzo. Renesmee appena nata. Renesmee con un gran fiocco in testa e un sorriso semisdentato di bimbetta dell'asilo. Renesmee sulla bicicletta, Renesmee tra le braccia dei genitori, dei nonni, degli zii.

Ci sono anche un sacco di foto di Jacob, su quel tavolino, e so che Bella ha dovuto fare pressione ad Edward affinché ciò fosse possibile.

Jake che sorride, con Nenè a cavalcioni sulle spalle. Jake che ride, ballando tra la sabbia con la sua bimba personale stretta al petto. Jacob e Renesmee vicini, naso contro naso, sorridenti. Jacob e Renesmee che si baciano, durante uno dei tanti anniversari dei Cullen. Di queste non sono sicuro al cento per cento, non ho mai controllato con precisione e nemmeno ci tengo. Non sono un masochista.

Edward è l'unico a sapere tutto.

Quel pensiero mi colpisce all'improvviso, di riflesso al magnifico sorriso vampiresco che sfoggia nella foto del suo secondo matrimonio con Bella.

Se con Jake in qualche modo sono riuscito a nascondere i miei pensieri, trasformandomi sempre più di rado e stando ben attento a non avere certe idee per la testa quando siamo di ronda assieme, con Edward non ho neppure provato; il fatto che non mi abbia detto mai nulla è quasi più deprimente del mio averci sperato.

Come se Edward Cullen potesse davvero cambiare qualcosa, come se non esistesse quell'ombra perenne negli occhi di Bella, come se l'imprinting di Jake non fosse legato a qualcosa di diverso da quegli stessi occhi marrone cioccolato.

«Sciolti. Sono meglio sciolti, Nenè!» grido, scendendo le scale di corsa.

Devo uscire, uscire da quella casa e da quei pensieri, uscire subito, prima di finire bruciato, sepolto da vecchi ricordi che non mi appartengono e dolorose realtà. Ho bisogno di aria fresca, di cancellare dalla mente quelle foto e quelle ombre, di non pensare a Renesmee e al suo corpo morbido e piccolo contro il mio fianco e la sua testa poggiata sulla mia spalla mentre mi confidava che aveva paura di svestirsi davanti a Jacob, che forse sarebbe morta di vergogna, la notte successiva, quando gli sposi avrebbero chiuso la porta della loro camera d'albergo, la loro alcova. «E se non sono capace?» mi aveva sussurrato piano, piena di timore, e io avevo riso e non le avevo risposto, perché non sapevo rispondergli, non potevo consigliarla in nessun modo.

 

E se non sono capace?

E se non sono capace?

 

Apro la porta dei Cullen e mi trasformo di botto, senza nemmeno accorgermene. Mi capita quando sono nervoso o stressato, l'autocontrollo se ne va a puttane e mi lascia a piedi, immerso nella mia pelliccia di lupo.

Ehi, Seth! Giornata dura?” la voce di uno dei nuovi, forse Fred, mi rimbomba nella testa, tutta gioiosa. 'Fanculo, proprio quando ho bisogno di silenzio.

Non gli rispondo e prendo un respiro, cercando le briglie giuste nel groviglio di casini del mio cervello. Trasformazione... trasformazione...

Che succede, capo?” mi chiede intanto il novellino e vorrei fargli presente che no, non sono ancora il capo, solo il secondo-e-mezzo in comando, ancora per un giorno. Rimango zitto e cerco di concentrarmi, tastando il fragile terreno del mio encefalo... Ecco!

Mi ritrovo di nuovo su due zampe, troncando a metà una frase di Fred LaHoue: ormai, è un gioco da ragazzi, sono uno degli Anziani pure io.

La soddisfazione per quella constatazione cancella per un attimo tutto il resto. Chi mi vedesse in questo momento – un ragazzone alto e grosso, con la faccia un po' da scemo e il sorriso ebete – potrebbe quasi pensare ad un adolescente qualunque che cammina per i boschi nella prima sera autunnale.

 

Ma tra gli alberi i ricordi si annidano, sempre più insidiosi.

Ed ecco, tornano infine all'assalto.

Lì è dove abbiamo costruito quella casetta di legno, due estati fa. Ci siamo divertiti come degli scemi, e quando Jake veniva...

Inizio a correre, mi manca di nuovo il fiato, strano, perché non faccio la minima fatica.

Gli alberi mi scorrono accanto, gocce d'acqua su di un vetro, veloci, sempre più veloci.

Qui ci siamo seduti a parlare di sesso, e quando Jake ci ha chiesto...

Una grotta che mi ammicca, mentre scappo via, sempre più veloce, sempre più veloce.

Il giorno in cui volevamo fare un picnic, e Jacob è arrivato senza preavviso con...

No.

Accelero ancora, lasciandomi andare ad un gemito per la fatica, allungando e tendendo i muscoli il più possibile.

Voglio andare a casa, a casa.

LaPush.

Spiaggia. Sabbia tra i capelli e lei che mi si stringe accanto, poggiando la testa sul mio braccio per vedere meglio le stelle. “Ci sarà qualcuno, lassù?” e poi, subito dopo “Nenè, andiamo. Tua madre mi ucciderà se non ti porto a casa prima di mezzanotte!”

Ancora, i suoi seni contro il mio petto, la sua bocca vicino al mio orecchio, poco prima. Ecco, forse è uno dei pochi ricordi di me e Renesmee assieme che Jacob non ha contaminato.

Perché è lui, è lui quello che ha avuto l'imprinting, ma non è il suo migliore amico. Quello sono io.

Sei solo il suo migliore amico.

Solo, solo, solo.

 

~

 

Solo, solo, solo.

Mi siedo di botto su di uno scoglio, non mi sono neppure accorto di essere già entrato nella riserva. Ed è buio, strano.

Da quando il sole tramonta così velocemente?

Sei tu che sei rallentato, Seth.

Rido, rido di me, solo sulla spiaggia e spero che nessuno del branco mi veda o mi senta. Voglio essere invisibile, voglio solo camminare e camminare ancora e andare talmente lontano da scordarmi il mio nome, o da dove vengo.

Tra meno di sedici ore sarà tutto finito, la scatoletta che Jake mi ha solennemente consegnato questa mattina sarà ormai vuota e io avrò allentato il nodo alla cravatta, perché non sono abituato a vestire elegante e quando la voglia di piangere infine arriva mi sembra di soffocare se ho il collo stretto dalla camicia.

Forse Renesmee mi deriderà, sfottendomi per l'ennesima volta. Forse per l'ultima volta le darò una di quelle rispostacce che non si addicono ad una signora e nemmeno ad un bravo ragazzo con la testa a posto, giusto prima di lasciarla partire, tra ghirlande di fiori e riso color delle perle.

 

Vieni. Per favore.”

 

Il telefono mi vibra tra le mani, sono confuso, non ricordo neppure di averlo preso, ore prima, diretto a casa Cullen. Mi guardo, alla luce della luna che nasce. Sono vestito, quindi non sono esploso sul serio nei miei jeans, o forse mi sono cambiato sfruttando uno dei paia di pantaloncini che nascondiamo in punti strategici della foresta. Non ricordo, non è un dettaglio che mi interessa.

So solo che ho un cellulare tra le mani, chissà da quante ore, e sul display quelle tre parole lampeggiano come insegne luminose in una grande città.

 

Vieni. Per favore.”

 

E io corro.

Corro perché è lei che me lo ha chiesto.

Corro perché questa è la mia grande occasione, e no, forse tutto quello in cui avevo sperato non erano solo parole.

Lei mi vuole, mi vuole, mi vuole.

Corro e il cuore mi batte a mille.

Corro e sento il terreno sulle quattro zampe.

Mi sono trasformato, ma non mi importa; è tardi, e i ragazzi sono tutti al pub di Forks a bere birra per il Grande Festeggiato. Ci sarei dovuto essere anche io, sono uno dei testimoni dello sposo, in fin dei conti... forse il cellulare mi è servito proprio per chiamarlo e disdire tutto. Non lo so.

Forse.

So solo che sto correndo, correndo con tutto me stesso, perché la notte è già vecchia e la luna già è in procinto di sparire in un angolo del cielo.

Corro perché ho paura che quando arriverò Nenè si sarà già stancata di aspettare, io che ho aspettato per anni.

Forse hai frainteso tutto ancora una volta.

Ma sono certo di no.

No.

 

~

 

Arrivo alla sua porta dopo quelli che paiono secoli e forse non sono che pochi minuti, ritrasformandomi con un balzo. Sono nudo, nudo sotto la finestra della sua camera e non so come entrare. Immagino che Edward...

«Vieni. Sali. Sono sola in casa, mamma e papà non sono ancora tornati.»

La voce di Renesmee non è che un sussurro nella notte, buio contro più buio. Mi aspettava, mi ha sentito arrivare. Annuisco, so che lei può vedermi ma non mi vergogno neppure un po' della mia nudità. Dove abbia trovato tutta questa spavalderia improvvisa, non riesco a capirlo io stesso.

Apro la porta di casa in punta di dita, pian piano, senza fare rumore, una mano tesa davanti a me verso l'oscurità della casa, l'altra lemme all'altezza del mio bacino, giusto per darmi un minimo di contegno.

Lei è proprio davanti alla porta, con gli occhi che rilucono al chiarore pallido della luna e una coperta stretta sulle spalle. Sembra invecchiata di colpo, trent'anni in cinque ore e si vede che ha pianto, e pure parecchio.

«Oh, Nenè. Che è successo?» mi avvicino nel buio e le poso le mani sulle spalle, lasciando che la porta si accosti dietro di me. La sento sussultare forte, sempre più forte.

«Ho p-paura, Seth.» La voce le esce talmente nasale e bagnata di lacrime da lasciarmi basito. Senza nemmeno pensarci, l'attiro a me, stringendola forte contro il mio petto, come quando da piccola voleva essere rassicurata da qualcosa.

Sento le sue mani muoversi, intrappolate sotto la coperta, cercano un varco tra la stoffa; per un attimo mi sfiorano, là sulla coscia nuda, poi si ritraggono, come imbarazzate, risalendo fino al mio viso. Non so cosa fare, non capisco, così le prendo e le bacio, gentile.

«Non avere paura. Dov'è finita la tua baldanza, signorina?» chiedo, scherzandoci su e le strappo una risatina amara.

«Nel cesso, assieme alla mia sicurezza. E se sto sbagliando, Seth?» Ed eccola. L'angoscia.

«Non stai sbagliando. No. Tu ami Jacob, no?» chiedo di nuovo e stavolta provo a non far tremare la voce, perché è La Domanda, quella con le maiuscole, quella in cui c'entro poco o niente, o forse del tutto.

«S-sì.»

«Allora sii felice, ed eccitata da morire! Domani sarà una giornata bellissima, Nenè, con un sacco di invitati, di fiori ovunque e di abiti eleganti e...» non finisco la frase, per quanto perfettamente costruita ed enfatizzata a dovere essa sia, lo Sproloquio Perfetto di Seth.

Perché è questa la mia funzione, sono Solo L'Amico, io.

«Andrà benone, Nenè» minimizzo e sorrido nel buio, quel sorriso storto che mi riesce tanto bene, ultimamente, quando parlo con lei. Ho ancora le dita strette sui suoi polsi e non le lascio andare, ho paura che possa svenire se mollo la presa.

«No. Andiamo, Seth. Dillo. Dillo, ti prego» la sento scuotere la testa, scuotere tutto il corpo per liberarsi dalla mia presa. Adesso la voce non è più quella nasale di chi ha pianto a lungo, ma quella determinata di chi non si arrende e combatte, fino alla fine.

Dillo.”

Cosa devo dirti, Nenè?

Che ti amo?

Ti amo, ti amo, ti amo.

Non servirà a nulla.

Io ti amo, tu no. Sei solo confusa, e la confusione è normale, perché stai sposarti, ed un passo importante e tu e Jake state insieme solo da pochi mesi. Io sono Solo L'Amico Seth, e null'altro, ricordi?

«No. Renesmee.» Pronuncio il suo nome per intero, per redarguirla come si fa con un bambino piccolo. «No. Non dirò nulla, perché tu sei stanca e confusa e in preda ad una crisi di nervi. Passerà tutto, vedrai. Alice non è così male in fatto di cerimonie. Il matrimonio...»

«... Non mi voglio sposare. Mi ami, Seth?»

Non mi voglio sposare.

Mi ami, Seth?

Capolinea.

Apro la bocca e non so cosa risponderò e non riesco a preoccuparmene veramente.

So solo che la amo da due anni, tre mesi e dodici giorni, che è l'amica più cara che ho e che il mio migliore amico – mio fratello, fratello, compagno, lupo, compagnoamicofratello! – dovrebbe portarla all'altare tra meno di dieci ore, come coronamento di un'unione che esiste da quando lei è nata, otto anni fa.

So solo che la voglio, la voglio per me, e che sono mezzo nudo, con una copertaccia sulle spalle e null'altro.

So anche che no, non può funzionare e no, non è giusto che debba essere così.

Così mi porto i suoi polsi al petto attirandola a me e le nostre bocche si scontrano e forse mi sfugge un gemito, perché baciarla è ancora migliore di quanto potessi mai aver immaginato; e sento lei che mi spinge forte, mi spinge contro la porta chiudendo quell'ultimo spiraglio di luna rimasto, chiude le mie domande con un bacio e un morso e un bacio ancora e mi toglie il respiro e me ne fa dono di nuovo.

 

 

 

...E affogo, affogo lentamente,

asfissiato dalle tue labbra,

stregato nella luce della luna,

meraviglioso incantesimo

che vorrei ma non riesco a rompere...

 

… Perché ti voglio, ti voglio con tutto me stesso e non mi importa niente se non posso averti e non mi importa niente se sei di un altro, se c'è l'imprinting, se domani sarai sposata.

Ti voglio, ti voglio subito e la mia mano scende e i ruoli si ribaltano e adesso sono io contro di te e le mie dita scendono ancora.

«No. No. Non posso, Seth» è un gemito, una preghiera, non capisco. Fermi le mie dita e le riporti sul tuo volto, alle tue guance morbide e alle labbra rosse. «No» ripeti, ma mi guardi e aspetti e premi il tuo corpo contro il mio...

 

E sei bellissima
una contraddizione,
voglio partecipare al gioco
ti, prego, voglio la frizione

 

… Mi mordi le labbra prepotente, cerchi di scacciarmi, mi allontani e mi attiri di nuovo a te.

«Ti prego, ti prego» gemi ancora, addolorata e mi stringi a te e sento la coperta cadere ai tuoi piedi e adesso sono il mio corpo contro il tuo e null'altro, non c'è null'altro che ci faccia da scudo e torni a divincolarti e a colpirmi e non capisco, non capisco...

 

...Tu sarai la mia morte

tu sarai la morte del nostro amore

e no, non te lo lascerò fare,

non te lo lascerò sotterrare

non te lo lascerò assassinare...

 

… E ora sono io a pregarti, mentre ti bacio il seno, sono io a pregarti, perché il tempo incalza e tra poco sarà un nuovo giorno e tu non sarai più mia e allora spingi le mia dita verso i tuoi fianchi, ti lasci accarezzare, cedevole, morbida, poi di nuovo fermi le tue mani e adesso sei tu che mi baci, il collo, le clavicole, il petto, scendendo pian piano e fermandoti di nuovo...

 

...E il nostro tempo sta finendo,
il nostro tempo sta finendo
e non puoi spingerlo sotto terra
e non puoi farlo smettere di urlare

perché lo stai uccidendo...

 

… Lasci cadere le mani all'improvviso, così repentinamente da farmi paura e non capisco, continuo a non capire e bacio le tue lacrime salate e ti giuro che sono qui, che ti amo.

«Ti amo, ti amo.»

Ti amo, ma non basta.

 

Perché mi hai legato,

tolto la libertà, e ho cercato di rinunciare

ma sono drogato, drogato di te.

E adesso che sono intrappolato

in questo amore euforico,

ti prego, non sognarti di

spezzare le mie catene.

 

E lecco le tue lacrime, consolandoti, mormorandoti parole in un milione di lingue; ma non sono lui, non sono Jacob e non posso, non voglio e sei la mia migliore amica e non posso violarti...

 

Tu spremerai via la mia vita

 

E mi stacco da te prima che sia troppo tardi, raccolgo la coperta con la punta delle dita, posandotela sulle spalle...

 

...Ma tu sarai la mia morte

tu sarai la morte del nostro amore

e no, non te lo lascerò fare,

non te lo lascerò sotterrare

non te lo lascerò assassinare...

 

… E mi ribello e lascio che il cotone del lenzuolo in cui ti ho avvolta cada di nuovo e mi inginocchio davanti a te e ti bacio quelle cosce bianche come il latte e dure come il marmo e lascio che tu le tenga strette e risalgo con una scia di baci fino al bacino e poi fino al seno, di nuovo e ti stringo e ti voglio sentire sospirare, con le tue mani tra i miei capelli...

 

...E il nostro tempo sta finendo,
il nostro tempo sta finendo
e non puoi spingerlo sotto terra
e non puoi farlo smettere di urlare,

perché lo stai uccidendo...

 

Ed è già mattina, già la luce cambia, immobili pulviscoli che ci danzano davanti e le tue dita si chiudono su di me, gentili, in un ultimo addio prima che il sole arrivi, cancellando questa nostra cosa che non è una storia e non è sesso e non è amore se non per me, ma è disperazione...

 

...Tu spremerai via la mia vita

Tu sarai la mia morte,

tu sarai la morte del mio amore

e no, non te lo lascerò fare,

non te lo lascerò sotterrare

non te lo lascerò assassinare...

 

 

 

Ma lo ha già fatto, nel momento stesso in cui si addormenta tra le mie braccia e la cullo e la porto fino alla sua camera e la stendo sopra le coperte fresche, accanto al grande abito bianco che tra poche ore sarà l'apoteosi della sua bellezza.

Vorrei poterti vedere. Ma non posso, così mi inebrio del suo corpo un'ultima volta, la guardo, nuda e bellissima, rannicchiata nel letto come una bimba, coi pugni stretti e un piccolo sorriso tra le labbra..

Sono stanco, stanco morto; mi aspetta un bel po' di strada da correre prima di riuscire ad interrompere il contatto con gli altri. Prima tra tutti, però, devo avvertire mia sorella, l'unica che sono sicuro capirà, anche se con un po' di risentimento.

Ma, ancora, aspetto.

Aspetto e la guardo, guardo il corpo di Renesmee con gli occhi dell'amico e dell'amante, studiandone ogni minimo dettaglio affinché possa nel tempo ricordarmi anche il più minuzioso dei particolari del suo viso, delle sue labbra, e immaginarmela all'altare, coi lunghi capelli al vento e Jacob al braccio.

Jake.

 

Jake, mi dispiace.

Mi sono sempre ritenuto un buon fratello, un buon amico, ma a quanto pare oltre ad essere un traditore, sarò anche un pessimo testimone.”

 

 

 

Me ne vado che lei dorme ancora, zitto zitto, in punta di piedi.

Edward e Bella non sono tornati, ma immagino che quando troveranno il mio biglietto sul grande tavolo in noce della loro cucina daranno l'allarme immediato.

Non ho molto tempo.

Corro fuori e mi trasformo in un battito di ciglia, pronto a far subentrare il lupo all'uomo per l'ultima volta. Non c'è stato modo di dire addio a niente e a nessuno, ma non mi importa, forse è meno doloroso così.

Penso a quel messaggio per Jake, fermato dalla scatoletta in velluto con le vere e anche a quell'altro, quello che ho posato sul cuscino di Nenè, proprio accanto a lei.

 

Come siamo arrivati a questo?”

 

Basteranno.




   
 
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