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Autore: Leaena    02/03/2012    6 recensioni
Ma quello che avevo fatto, l’avevo fatto per lui. L’amavo troppo per pensare ad un mondo senza di lui. Mi sarei sempre sacrificata per le persone che amavo. E per Jacob ero partita per l’Italia, ai servigi dei Volturi. Se non l’avessi fatto, ci sarebbe stata una battaglia, che non avremmo mai vinto.
Ci fu un piccolo ostacolo, che mi costrinse a ritornare a Forks.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Quileute, Volturi | Coppie: Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Il primo a parlare fu Sam.

Lui, con Jared e Paul, era quello più arrabbiato, più cattivo.
Arrabbiato con me.
«Bella, cosa ci fai con questi due succhiasangue?» ringhiò, facendosi più avanti.
Comprensibile che si mettesse sulle difese, c’erano due vampiri nel suo territorio.
«Non sono succhiasangue - odiavo questa sottospecie di soprannome -, Alexander e Julia sono miei amici.»
Ruthie iniziò a piangere. Probabilmente, la mia voce più alta del normale l’aveva svegliata. Dalla loro faccia, i Quileute sembravano sorpresi. Jacob, in particolar modo.
Iniziai a coccolare mia figlia. L’abbracciai, la baciai, la strinsi più a me. Mi mise le mani nei capelli, ridendo.
Sorrisi. La risata e il sorriso di Ruthie erano quelli di Jacob.
Incredibilmente contagiosi.
Seth si avvicinò a noi. Era stato in disparte fino ad all’ora, calmo, poi, vedendo la piccola, aveva sorriso.
«E lei chi è?» grattò delicatamente il nasino di Ruthie, che portò le braccia paffute verso lui.
Voleva giocare.
Seth mi guardò. Io gli sorrisi leggermente. Certo, che puoi prenderla. Mi fido di te.
Quando ebbi le braccia libere, mi sentii quasi vuota. L’avevo tenuta per tutto il viaggio e in quel momento mi faceva strano non averla più stretta al petto. Mi guardai le braccia, poi le lasciai cadere sui miei fianchi. E guardai Jacob.

Sì, Jake. So che lo sai. Lo sai perfettamente. Perché non me lo chiedi? Perché non mi chiedi se Ruthie è tua figlia? So che sai già anche la risposta. Perché c’è ne una, sola ed unica. Perché solo tu, Jake, puoi essere suo padre. È una Black. Proprio come te. E poi, non c’è bisogno che te lo dica. Basta che tu la guardi. È la tua fotocopia.

«Ragazzi, non c’è bisogno di aggredire in questo modo Bella. Se ha portato nella nostra Riserva… loro è perché si fida. Ora fatela entrare. Probabilmente avrà bisogno di riposarsi.»
Lo ascoltarono. Ascoltarono Billy e ad uno ad uno entrarono. L’ultimo fu Jacob, che dopo avermi guardato ed essersi passato una mano sulla faccia, si voltò ed entrò.
«Dai, Bella, andiamo anche noi» disse Seth, euforico, con ancora in braccio mia figlia.
Annuii, poi feci cenno ad Alexander e Julia di seguirmi. Non li avrei lasciati fuori. Loro erano con me.
C’era chi era appoggiato al muro, chi era seduto sulle sedie o sul davanzale della finestra. Ma c’era anche chi non avevo ancora visto.
Leah, seduta sul tavolo col capo rivolto verso il pavimento ad occhi chiusi.
Jacob e Sam erano seduti sul divano con Billy, sulla sedia a rotelle, di fianco a loro. Il secondo divano, probabilmente messo di fronte all’altro per l’occasione, era libero.
Invito accettato, pensai appena mi sedetti.
I miei amici rimasero in piedi dietro me, mentre Seth, che pensava solo a giocare con mia figlia, si sedette al mio fianco. Lo guardai per un attimo.
Quanto mi sarebbe piaciuto se al posto di Seth ci fosse stato Jacob…
Chiusi gli occhi per poi riaprirli proprio su Jacob, che saettava gli occhi da me alla bambina.
«Bella, credo tu abbia delle cose da dirci, ma… c’è una piccola cosa che ci ha stupito tutti.» Billy mi guardò. Ma non vi fu nessuno sguardo duro, anzi. Nei suoi occhi… non seppi definire bene che emozione mi trasmise, ma sapeva di qualcosa di buono.
«Lei - ne accarezzai i capelli folti - è… » le parole mi morirono in bocca. «Lei è mia figlia Ruthie.»
Mia figlia.
Cosa ovvia, Bella, che sia tua figlia. Probabilmente l’avevano capito pure i muri che lo era.
Nessuno mi chiese chi era il padre. Anche questo un’ovvietà.
Così mi chiesero di iniziare a raccontare ed io iniziai.

Avevo appena varcato la linea di confine del territorio Quileute, quando dovetti frenare d’improvviso.
Una vampira, a me sconosciuta, si era fermata davanti al mio Pick Up, bloccandomi il passaggio. Le mie mani erano ferme sul volante, ero pietrificata. Sapevo perfettamente che scappare era inutile, così come trovare un sotterfugio per scamparla. Cosa impossibile. Affrontarla era la “soluzione” più plausibile.
Scesi dalla macchina, andandole incontro, ma rimanendo sempre ad una certa distanza. Non sapevo cosa dirle. Non sapevo manco chi fosse. Be’… non è vero. Sapevo a chi era “legata”. Quel mantello l’avrei riconosciuto per sempre.
Volturi.
«Isabella Swan, giusto?»
Annuii, poco convinta.
«Sono Corin, una recluta dei Volturi. Ma credo che tu questo l’abbia capito, no?» mi sorrise…misteriosamente.
L’ansia, che stava crescendo man mano, aveva incominciato a diminuire sempre di più.
Mi sentivo leggera.
«Mi manda Aro» continuò lei. «Vuole ricordarti la sua offerta. È ben lieto di accettarti nel suo castello.»
Mai, schifoso!
Dai, Bella. Pensa alla sua proposta. Mica male.
No, mai!
«Poi, poi. Aro vuole anche ribadire un’altra… questione. Al mio signore farebbe molto piacere la tua presenza a Volterra. E… sai com’è. Non vorrebbe che si creasse un inconveniente.»
Inconveniente.
Jacob.
Charlie.
Famiglia.
No! Non possono. Non. Possono.
Bella, va’ con loro. Così sarà tutto più semplice.
«Allora. Accetti?»
La confusione, l’indecisione mi presero.
«Io…ehm.»
Bella, non ti piacerebbe vedere un posto nuovo? Volterra?
No!
Dài!
«Sì… okay.»
Corin schioccò le dita. «Perfetto!»
Convinsi Corin a lasciarmi scrivere un biglietto d’addio per Jacob. Fu una delle cose più complicate che potessi fare. Non sapevo cosa scrivere. In realtà, non volevo scrivere niente. Ma la mia forza di volontà, il mio interiore, era stata come manomessa. Sentivo una gran confusione dentro di me. E poi… avevo accettato così velocemente! Non era da me. Anche se, veloce o lenta, avrei accettato lo stesso. C’erano di mezzo la mia famiglia e l’uomo che amavo. Non potevo assolutamente rischiare.
Alla fine riuscii a scrivere quel biglietto, tutto inzuppato di lacrime.
Poi, io e Corin partimmo.
Abituarmi alla vita di “palazzo” fu davvero difficile ed estenuante.
Jane mi odiava. Appena poteva mi sfidava e ogni volta che c’incrociavamo mi lanciava occhiate infuocate. La lasciavo perdere. Non mi interessavo più di tanto di lei.
Conobbi Alexander e Julia, due vampiri dallo sguardo cupo. Erano… infelici. Pian piano, facemmo amicizia, diciamo, ma io ero lo stesso distaccata. Non potevo sapere bene se davvero potevo fidarmi di loro. Capii di sì, capii che loro, nonostante la loro natura, erano buoni. Giusti. Umani. E tutto ciò, lo capii quando mi aiutarono con la gravidanza. Non ci fu bisogno che glielo dissi; Julia capì da sola che ero incinta. Così, decisero di aiutarmi. Sarei stata loro riconoscente per il resto della mia vita; avevano permesso di far nascere la mia bambina.
Julia aveva il potere dell’illusione; grazie a questo, avevamo potuto nascondere la pancia, che con il passare dei mesi si faceva sempre più grande.
Alexander aveva uno strano potere; esso poteva modificare i ricordi. Poteva cancellarli, poteva crearne dei falsi, anche se tutto questo aveva una determinata durata. Grazie a questo, avevamo potuto cancellare i ricordi dei Volturi, da quando io ero andata lì. Così, avevamo avuto il tempo di portare la piccola Ruthie a La Push, da Jacob, da suo padre.


Quando finii di raccontare, c’era un silenzio che mi spaventava a dir poco.
Volevo che Jacob dicesse qualcosa.
Volevo che Jacob facesse qualcosa.
Volevo vedere una sua qualunque reazione. Tutta quella calma mi metteva i brividi.
«Ehi, Jake. E noi che pensavamo che fossi ancora un verginello!»
I ragazzi iniziarono a prenderlo in giro. Lui ringhiò leggermente, si alzò ed uscì di casa sbattendo la porta.
Ecco.
Lo rincorsi; lui era all’inizio del bosco.
«Jake! Jake!» Cercai di raggiungerlo, ma fra stanchezza e la mia goffaggine fu una cosa decisamente impossibile.
«Jacob Black, fermati immediatamente!» tuonai.
Mi ascoltò e prima di raggiungerlo mi annotai mentalmente di capire da dove fosse arrivata tutta quella mia tenacia.
«Cosa fai? Scappi?» lo provocai.
Rise ironicamente. «Qui quello che scappa non sono io, Bella.»
Bella.
Era proprio arrabbiato.
«Ti ho spiegato il perché, Jake… e poi… e poi non sono scappata. Se sono andata via è stato per un valido motivo.»
«Un valido motivo!?»
Quasi mi fece paura. Iniziò a respirare affannosamente. Le sue vene s’ingrossarono abbastanza che io potetti vederle.
«L’ho fatto per te. Per Charlie. Per il branco. Credi che avreste potuto affrontare una guerra, eh, Jacob? Non avrei mai lasciato che qualcuno rischiasse la vita per me.»
«Cazzo, Bella, cazzo! Siamo una famiglia e in famiglia ci si aiuta a vicenda. Nessuno fa niente da solo, o tutti o nessuno.»
Chiusi gli occhi. Le tempie pulsavano, non lasciandomi mai tregua.
Forse avevo sbagliato. Forse. Ma l’avevo fatto per una buona causa.
«Cerca di capirmi. L’ho fatto… perché ti amo.»
«Se mi amassi davvero, saresti restata con me» chiuse gli occhi, respirò a fondo. Strinse i pugni. «Se mi amassi davvero, mi avresti fatto vivere la gravidanza con te.»
Sobbalzai, atterrita dalle sue parole; gli occhi mi si riempirono di lacrime. Lo amavo per davvero, lo amavo più della mia stessa vita… ciò non toglieva che ero stata egoista. Una grande egoista.
Gli avevo tolto la possibilità di vedere crescere la pancia, di sentire il piccolo cuoricino che batteva, o di assistere all’ecografie.
Perdonami, Jake.
Mi diede le spalle, iniziando a correre.
L’ululato di un lupo spezzò il silenzio. Quel lupo, dal manto rossiccio, che sparì nella foresta.

***

Ho una cosuccia da dire su questo capitolo:
la signorina Dragana, che ringrazio ancora profondamente, mi ha dato gentilmente una mano con i Volturi, in questo capitolo su Corin. E' stata lei a consigliarmela. Una parte di merito va anche a lei. Ne approfitto per consigliarvi le sue fan fiction. E' molto brava e merita davvero di essere letta.
Grazie! 

   
 
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