9
CAPITOLO
Si resta soli quando si diventa mito.
Questa frase detta da Aristotele
avrebbe accompagnato Alessandro per il resto della vita; quando ottieni così
tanto potere e gloria finisci per accantonare solo la gelosia e la brama degli
altri che desiderano essere come te, e molto di più. Quelli che prima
consideravi amici smettono di essere tali.
Da quando Alessandro sposò Rossane tutto andrò a rotoli: l'esercito si era rivoltato
contro di lui, forse non esplicitamente ma era quasi impossibile non notarlo; Efestione aveva smesso di incontrare privatamente il re
nelle sue stanze e pure Tasmin si stava allontanando
a causa delle loro opinioni contrastanti su ogni argomento.
Più tardi Alessandro imparò a
dominarsi ma gli era rimasta per tutta la vita quell'ira sempre pronta, cui
bastava un piccolo stimolo per cedere in attacchi terribili.
Un giorno infatti stava pranzando in
una delle sue stanze reali solo con Tasmin e stavano
chiaramente discutendo sui privilegi che il re donava agli asiatici.
“Tu non puoi capire Tess, questa gente vuole… ha
bisogno di libertà, di diritti e di giustizia”
“Giustizia?” Sbottò lei allibita.
“Che idiozia! E’ giusto che i nullafacenti come loro abbiano le stesse cose dei
tuoi uomini, che lottano da anni al tuo fianco? Che dividano senza alcun merito
i premi che spetterebbero di diritto al tuo popolo? Sono d’accordo che questa
gente abbia bisogno di una possibilità per farsi valere e dimostrare le loro
virtù, ma tu gli stai regalando dei benefici troppo grandi e non è giusto,
perché non hanno fatto niente per meritarselo! Se pensi che fino a qualche
giorno fa ti facevano la guerra, ora invece tu hai ceduto le terre che hai
conquistato ai precedenti re solo per fartene degli alleati e credi sia una
mossa furba… ma invece non è così, perché loro non ti
saranno mai leali Alessandro!” Tasmin alzò il tono
della voce per far valere il suo punto di vista e cercar di far ragionare il
fratello, se non voleva andare incontro alla sua rovina.
“Ti vedranno sempre come un invasore,
un tiranno e appena abbasserai la guardia.. Bam! Ti
attaccheranno un’altra volta! Non puoi fidarti di quei serpenti, non sono come
noi e non lo saranno mai! Smettila di perseguire questo tuo sogno folle di
unire greci e barbari perché non avverrà mai. E se nostro padre sarebbe qui, ti
direbbe le stesse identiche parole. Almeno lui non era così sentimentale”
Il re era rimasto zitto ad ascoltare
l’opinione di Tess senza fiatare, ma appena lei mise
in ballo il padre e il fatto che non avrebbe mai avverato il suo sogno,
Alessandro diede una bastonata alla zuppiera che Tasmin
aveva in mano e la gettò lontano spargendone il contenuto per terra.
Luna, che prima d’ora era rimasta in
un angolo a servirli, si drizzò inorridita. Era la prima volta che vedeva il
cattivo umore del re rivolto contro sua sorella e ne fu fortemente turbata.
Guardò con sgomento quei ragazzi così
giovani e belli, che aveva cresciuto lei stessa e temette che prima o poi il
destino li avrebbe messi contro o peggio che si facessero del male a vicenda.
Tasmin deglutì senza dire una parola e si
alzò a raccogliere i pezzi della zuppiera, prima che vi si tuffasse Luna, e infatti
la principessa pregò la donna di starsene tranquilla, che ci avrebbe pensato
lei.
Luna obbedì senza fiatare e fissò
timorosamente Alessandro che restava seduto, immobile e duro, come se fosse una
bestia incatenata.
“Se non ascolti le persone che ti sono
vicine e che vogliono soltanto il tuo bene, prima o poi ti farai del male con
le tue stessi mani Alessandro.” Disse solamente Tasmin,
alzandosi da terra e alla fine se ne andò fuori dalla stanza , seguita a ruota
da Luna, mentre Alessandro diede ancora di matto e lanciò per terra tutto ciò
che era rimasto sul tavolo per sfogare la sua delusione e rabbia repressa.
Le lotte politiche avevano peggiorato
il carattere del re e bastava un nulla per farlo scattare, neppure Tasmin poteva frenare i suoi attacchi d'ira, ma la verità é
che i soldati avevano cominciato ad aver paura di lui... la sorella stessa, che
non aveva mai temuto il suo brusco carattere, ne era spaventata e vederla
timorosa nei suoi confronti faceva andare Alessandro ancor di più in bestia.
Anche Tess
a sua volta stava cambiando: ormai le lamentele di Alessandro le davano
fastidio, gli diceva che se l'era cercata per non averla ascoltata quando
avrebbe dovuto, oppure altre volte lo ignorava per fargli sbollire la schiuma
di rabbia in santa pace.
Se Tess
sentiva che tutti i suoi legami affettivi si stavano sgretolando come castelli
di sabbia in alta marea, senza possibilità di non ritorno, questo non valeva
per la fida Luna. L'affetto che la donna sentiva per Tasmin
era caratterizzato da una dedizione nel servirla e una tolleranza illimitata
nell'acconsentire ad ogni sua eccentricità e desiderio.
Per Luna infatti che aveva trascorso
la maggior parte della vita in campi sudici al sole a fare la serva, badare
alla principessa fu come entrare nella gloria. Le faceva il bagno in acqua
profumata al gelsomino, la strofinava come se fosse un delicato cigno e le
spazzolava i capelli fino a renderli brillanti come la seta.
Faceva in modo di dimostrarle la sua
tenerezza con piccoli dettagli ai quali dedicava la sua esistenza; gli Dèi non
erano stati generosi con Luna avendole donato un corpo arido, privandole della
possibilità di avere figli, e quando per la prima volta prese in braccio Tasmin appena nata e vide i suoi splendidi occhi blu, la
sua bocca di bocciolo che si apriva in un tenero sorriso, capì che quel vuoto
sarebbe stato ricolmato da quella bambina.
Infatti Luna da quel giorno non aveva
smesso neanche per un attimo di amare Tasmin come se
fosse figlia sua e la capiva solo come una madre poteva fare: la sorella del re
infatti non era fatta per un esistenza banale...
Luna lo diceva sempre: era uno di
quegli esseri nati per la grandezza di un solo amore, per l'odio esagerato, per
la vendetta apocalittica e per l'eroismo più sublime, ma non aveva potuto
concretizzare il suo destino proprio perché questo le imponeva di vivere come
la classica principessa al servizio degli uomini, lontana da ogni dibattito o
presa di posizione.
Durante uno dei suoi bagni
quotidiani, mentre Luna le asciugava delicatamente i capelli, informò Tasmin di ciò che aveva visto la sera del matrimonio ovvero
il litigio furibondo tra Filota e Cassandro,
facendo passare quest’ultimo per un carnefice crudele.
"Ha minacciato di far cadere Filota dal dirupo?" domandò Tess
sgomenta, non riuscendo a credere fino a che punto si fosse spinto Cassandro.
"Purtroppo ho sentito soltanto
l'ultima parte della litigata ma vi assicuro che Cassandro
non stava affatto scherzando, avrebbe fatto paura persino a vostro fratello...
Quel ragazzo é pazzo, bambina mia, e quel che é peggio é ossessionato da
voi" mormorò premurosa Luna strofinandole la schiena.
"Cassandro
non é ossessionato da me. É ossessionato dal potere e farebbe qualsiasi cosa
per ottenerlo" rispose amaramente, convincendosi che quello che pensavano
gli altri su Cassandro era così terribilmente vero.
Ma Luna non aveva ancora finito di
mettere in guardia Tasmin:
"Invece é così, vi dico. Per
ottenere la vostra approvazione chissà di cosa sarebbe capace, pur di mettersi
in mostra. Lui sa di essere più forte di voi e ci marcia sopra... Quindi vi
imploro signorina... Questo gioco al massacro con Cassandro
vi nuoce la salute e dovete smetterla per il vostro bene"
Tasmin in quel momento pensava invece al
modo migliore per contrastare Cassandro e le sue
pazzie malate; Filota non era mai stato un asso in
intelligenza infatti tutti lo ritenevano uno stupido, ma non si meritava di
morire.
Sorrise dolcemente a Luna e le
accarezzò la mano per tranquillizzarla, pregandola di non preoccuparsi; le
disse inoltre di svuotare la vasca perché ormai aveva finito. Aveva altro a cui
pensare e sapeva benissimo che cosa doveva fare in seguito.
Aveva retto anche troppo il suo
gioco.
Si vestì velocemente e andò a cercare
Cassandro per tutto il palazzo e finalmente lo trovò
intento a parlare con dei soldati macedoni, ma anche quando lui la notò
arrivare non fece allontanare i suoi uomini, anzi continuò a parlare con loro
come se lei non esistesse nemmeno.
Appena finì di impartire gli ultimi
ordini ai soldati, finalmente si degnò di guardare in faccia Tasmin e di rivolgerle la parola.
"Devi dirmi qualcosa Tess? Sono piuttosto occupato in questo momento" disse
con un tono di voce annoiato e indifferente.
Tasmin gli sorrise affabile per mascherare
il suo malumore:
"Cosa pensi di ottenere
comportandoti così? Fai soltanto apparire ciò che sei veramente... Cioè un
vigliacco. Se devi prendertela con qualcuno prenditela con me, non con Filota"
Cassandro questa volta si fece serio e si
incupì notevolmente:
"Chi te l'ha detto?"
"Non ha importanza questo, ma il
punto é che stavi per ucciderlo, te ne rendi conto? Il figlio di Parmenione.. Non te la saresti cavata bene questa volta e
per quanto Filota possa essere fastidioso, non
meritava di certo di finire a penzoloni sopra un dirupo!"
La ragazza era chiaramente furiosa e
indispettita verso di lui, ma Cassandro non accennava
minimamente a difendersi, poiché non era sua abitudine dare spiegazioni, fare
la vittima o fingersi di essere un normale essere umano che prova dei sensi di colpa… infatti le sorrise sarcastico come se la stesse
prendendo in giro.
"Mi stai facendo un
processo?" domandò sfrontato.
Tess sbuffò esasperata cercando di
controllarsi:
"Che cosa ha fatto Filota per farti scattare come una molla?"
Lui sospirò rumorosamente stringendo
le braccia al petto:
"Non spreco fiato e energie per
questioni che non mi interessano. Filota é un
camaleonte che si diverte a creare casini ma gli ho insegnato che il gioco é
bello quando dura poco. Se quello che gli ho fatto urta la tua sensibilità, mi
dispiace ma non so che farci."
Tasmin strinse gli occhi blu e cercò di non
spalancare la bocca per quell'affermazione così egoista. Possibile che si fosse
sbagliata tanto sul suo conto? In quel momento diede sfogo alle caratteristiche
che Luna gli aveva sempre attribuito… L’odio
esagerato.
"Continua pure così. Finirai per
morire da solo! In mezzo all'oro forse, ma da solo!"
Gli gridò Tasmin
con tutta la delusione e rabbia che aveva in corpo, sperando in questo modo di
farlo soffrire ma le sue grida non scalfirono nemmeno la corazza che Cassandro aveva indossato per far allontanare le persone, e
infatti rimase a guardarla con un espressione gelida e priva di vita, come se
così dimostrasse che le parole di Tasmin erano vere.
E ci riusciva davvero bene a farle
credere che avesse ragione.
Mentre la vedeva allontanarsi sempre
più velocemente da lui, pensò in cuor suo che forse era meglio così. Il suo enorme
orgoglio gli impediva di fermarla; le parole gli morirono in gola perché aveva
letto del rimprovero negli occhi di Tess, accusandolo
di un atto, cui la sola colpa era dovuta a quello stolto di Filota,
ma alla fine ogni sua parola gli si sarebbe rivoltata contro.
Fiero com'era non sopportava di
attirare sguardi di pietà e perdono, come un ragazzino scapestrato e pentito.
Doveva essere lui a concedere perdono, non riceverne, visto che per una volta
nella vita non aveva pensato solo a se stesso... l'aveva dimostrato quella sera.
Girò per un secondo lo sguardo e notò
che proprio Filota lo stava osservando con sguardo
grave e severo; Cassandro ricambiò facendosi però più
terrificante tanto che Filota fu quasi costretto ad
allontanarsi, mentre sul volto di Cassandro comparve
un sorriso feroce e diabolico.
Segno che stava macchinando qualcosa
contro quella serpe fastidiosa di Filota.
Non aveva dimenticato come gli si era
rivolto la sera del matrimonio, con quanta spregiudicatezza lo aveva invitato
ad accettare la sua offerta e soprattutto il modo in cui aveva osato farlo… Aveva afferrato subito il concetto ma temeva di non
aver capito bene perché la sola idea di cedere Tasmin
a quel piccolo verme gli sembrava ripugnante solo a pensarci.
L’avrebbe ucciso quella sera… Oh si, l’avrebbe ucciso ma all’ultimo aveva
tentennato e l’aveva tirato su dal dirupo, perché sarebbe stato troppo facile
così e addirittura sarebbe passato lui dalla parte del torto.
Non avrebbe dato quella soddisfazione
a Filota. Il “piccolo Parmenione”
poi gli aveva garantito che gliela avrebbe fatta pagare ma sarebbe stato lui
stesso a mettere in atto quella minaccia verso di lui…
che avrebbe segnato definitivamente la sua fine.
Il malcontento nei confronti del re
arrivò al culmine quando si scoprì di un tentativo fallito di avvelenare
Alessandro e così si scatenò il caos totale. il complotto turbò molto il re e
non solo perché la cerchia dei traditori era composta da giovani macedoni che
avevano accompagnato il suo sogno, ma anche perché in mezzo a loro c'era Filota, il suo amico d'infanzia.
Nella tenda del re si svolse un
processo ai suoi danni per fargli ammettere le sue colpe; c’erano presenti
quasi tutti persino Tasmin che non appena aveva
sentito ciò che era successo, non aveva potuto credere alle sue orecchie. In un
modo o nell’altro aveva subito pensato a Cassandro,
che fosse anche lui immischiato nel complotto contro suo fratello, perché
quando si trattava di intrighi e tradimenti lui chissà perché era sempre presente… ma il suo nome stranamente non compariva nella
cerchia dei traditori, anzi era stato lui per primo ad accusare Filota.
Dentro la tenda si svolse un vero e
proprio processo: Efestione incalzava Filota di parlare chiaramente, di sputare il rospo ma il
ragazzo negava continuamente.
"Alessandro." esclamò Filota facendo un passo in avanti verso il re.
"ricordami per quello che sono"
Alessandro lo guardò crudo in viso
sentendosi veramente tradito.
"Io ti ricordo Filota ma non come tu ricordi te stesso. E a noi tutti
sembra che il vero oggetto della tua anima sia l'ambizione"
"No..." sussurrò il ragazzo
avvilito, lanciando un'occhiata di puro odio contro Cassandro,
che se ne stava a godere della sconfitta del suo rivale. Era stato lui appunto
a mettere la pulce nell'orecchio di Alessandro, per avvertirlo di un eventuale
complotto e appena gli era giunta l'occasione aveva fornito le prove necessarie
per inchiodare quella serpe di Filota; con tutte le
conoscenze che aveva per Cassandro era stato più
facile del previsto, ma mai avrebbe pensato di godere tanto delle sofferenze di
qualcuno, fino al punto di strozzarsi dalle risate.
Cercò dunque di contenersi, spiegando
ai presenti che c'erano prove inconfutabili che dimostravano la colpevolezza
dei traditori.
Si innalzò un brusio nel quale
chiunque cercava di dimostrare la propria innocenza, dando le colpe ad un altro
o dicendo di essere stati incastrati in una meschina trappola.
"Ma che bella compagnia di brava
gente siamo! Tutti ligi al dovere e alla legge! Tranne il sottoscritto. Ma
nonostante questo posso testimoniare di fronte a Zeus che questo cadavere che
cammina..." mormorò deciso indicando Filota.
"ha complottato ai danni del re, tentando addirittura di avvelenarlo e
aveva chiesto persino a me di contribuire al tradimento offrendomi in cambio
del denaro per il mio prezioso aiuto.. Io ovviamente ho rifiutato" esclamò
con faccia innocente come se fosse immacolato.
Filota restò a bocca aperta, vedendo come Cassandro stava utilizzando a proprio comodo l'episodio che
era successo fra loro la sera del matrimonio, aumentando così le accuse contro Filota.
Il ragazzo se ne stava inerme
ascoltando le ingiurie di Cassandro, che continuava a
mettere legna al fuoco, il quale presto avrebbe bruciato il “piccolo Parmenione”.
"Tu avevi un accordo con me Filota e hai portato a termine le tue congiure, ma non come
volevi tu questa volta! Coraggio non essere timido, fatti avanti! Chiedi la
ricompensa!" esclamò Cassandro gongolando per la
vittoria e sorridendo soddisfatto, mentre guardava Filota
farsi sempre più bianco in volto.
Se Cassandro
avesse detto che Filota voleva barattare Tasmin con dell' oro sarebbe sceso l'Olimpo in quella tenda
e il re gli avrebbe sicuramente tolto ogni pezzo di pelle dalla sua carne e gli
avrebbe asportato gli organi vitali dandoli in pasto ai lupi.
Il poveretto se ne stava immobile,
tutto tremante, aspettando il colpo di grazia da Cassandro,
il quale fremeva per quell'attesa e sghignazzava vedendo finalmente quel
sudicio verme ai suoi piedi. Ce l'aveva quasi sulla punta della lingua, ma fu
interrotto da Efestione che disse che ormai avevano
preso la loro decisione e non l'avrebbero cambiata per nulla al mondo.
Filota ormai spacciato giocò l'ultima
carta, gridando come un forsennato che non era stato lui e che era vittima di
un complotto, ma nessuno gli diede ascolto forse perché quel piccolo spocchioso
non era mai piaciuto a nessuno.
Filota venne portato via ancora delirante
cercando di muovere a compassione il re, il quale lo guardava duramente e non
dava segni di ripensamenti.
Tasmin sgomenta per ciò che era accaduto,
ancora non ci credeva che Filota avesse ordito alle
spalle di Alessandro tentando addirittura di avvelenarlo, e la cosa che più non
la convinceva era stato il confronto tra lui e Cassandro:
quest'ultimo non aveva detto tutto, era talmente evidente che c'entrasse anche
lui in quella tela di inganni e complotti.. O forse lei era troppo paranoica
nei riguardi di Cassandro per essere oggettiva in
quel frangente delicato.
Certo che avrebbe messo le mani sul
fuoco pensando che Cassandro era chiaramente
coinvolto in tutto quel casino ed era stato così bravo nel manovrare il suo
teatrino, e far credere a tutti che lui era innocente e puro come un angelo.
Mentre portavano Filota
al luogo di esecuzione, Tess osservò i volti privi di
compassione, di pietà o di malinconia del fratello e di Cassandro.
Tutti loro erano sempre stati uniti durante l'infanzia e non si capacitava come
le loro strade si fossero distanziate tanto rapidamente e senza rimorsi.
Cassandro inoltre per poco non ballava alla
luna tutta la sua gioia e goduria nel vedere finalmente Filota
a pezzi.
In nome di Zeus, glielo si leggeva in faccia
che aveva macchinato lui contro Filota, tacendo
magari la sua parte di colpa in mezzo a quel complotto.
Cassandro doveva essere coinvolto quanto Filota, doveva esserlo! Tess
cercava di convincersi di questo in ogni modo, per trovare così un pretesto più
che valido per allontanarlo e smettere di pensare a lui. Aveva sopportato ogni
angheria, ogni violenza e presa in giro da parte sua, ma mai avrebbe sopportato
che facesse del male a suo fratello. Non l'avrebbe mai tollerato…
Un amore ossessivo non poteva giustificare la perdita di un fratello.
Tasmin tornò a fissare con sgomento il
volto del povero Filota, che veniva legato come un
salame ad un palo mentre farneticava ancora sulla sua innocenza; quando Clito stava per impartirgli il colpo mortale, il moribondo
si voltò verso Tess, che non riuscì a sostenere quel
volto straziato e si voltò nel momento in cui Filota
fu trafitto da una lancia in pieno petto.
Morì quasi subito. Alessandro pieno
di lucidità e rancore inviò i soldati alla cerca di Parmenione,
per capire se anche lui era coinvolto nel complotto o no. Sapeva o non sapeva? Per
il re era necessario agire subito cosicché altri avrebbero desistito subito nel
rivoltarsi contro.
Quando finì di impartire gli ultimi
ordini, andò vicino alla sorella che restava impietrita senza osare guardare il
macabro spettacolo che aveva di fronte agli occhi.. Alessandro le mise
delicatamente una mano sulla spalla e quando Tess
alzò il viso, incrociò i suoi occhi chiari che stavano in qualche modo cercando
di tranquillizzarla o semplicemente confortarla.
Tasmin con un sospiro appoggiò la testa sul
suo petto mentre lui le toccava i capelli castano ramato, baciandole
delicatamente la testa. In quel momento la principessa pensò che sarebbe stato
peggio, anzi terribile più di ogni altra cosa, se quel giorno il piano dei
traditori fosse andato a buon fine e avrebbe così perso Alessandro per sempre.
Per grazia divina non era accaduto.
Tutto a un tratto i motivi per il
quale aveva litigato con lui in quei lunghi giorni sembravano cosi futili...
senza importanza, in vista della possibilità che poteva perdere l’amato
fratello da un momento all’altro.
Si staccò lentamente da Alessandro,
che le accarezzò dolcemente la guancia e le sorrise per tranquillizzarla, prima
di andarsene via; Tasmin allora si strinse
timorosamente nelle spalle ancora intontita per ciò che era accaduto, quando
sentì la voce arrogante di Cassandro dare istruzioni
su come slegare Filota e metterlo poi in una fossa
comune, senza alcuna cerimonia.
Tasmin si voltò verso di lui e lo trafisse
con lo sguardo per quella crudeltà disumana, mentre si dirigeva nella sua direzione.
"Hai finito con la tua
spavalderia?" domandò con ripugnanza cercando di evitare di guardare il
cadavere di Filota.
Cassandro alzò gli occhi al cielo e si piantò
di fronte a lei con sguardo duro:
"Filota
stava per tentare alla vita di tuo fratello, dovresti essere contenta di
vederlo stecchito"
"Io non godo della sconfitta
altrui, e non mi metto a ridere come una pazza vedendo qualcuno che conoscevo
da tutta una vita morire in quel modo. "
Lui scosse la testa per la sua
ingenuità e bontà d'animo:
"Filota
era un bastardo Tess. Le accuse nei suoi confronti
erano vere anche se starai pensando, e sono sicuro che tu lo stia pensando in
questo momento... Che io abbia alterato e modificato le prove a mio favore pur
di incastrarlo. Ma non é così"
Tess strinse gli occhi per osservarlo con
giudizio ma quella sua affermazione non la convinceva per niente.. Più lui
parlava, meno lei gli credeva. Non sapeva mai cosa aspettarsi da lui, invece Cassandro riusciva a leggerle la mente come nessun altro
sapeva fare. Era questa la differenza tra loro due…
Lui la sconcertava sempre, mentre lei non riusciva mai a intuire i suoi reali
pensieri e si sentiva così succube di lui, che l’unico maniera per difendersi
era attaccarlo e respingerlo in ogni modo.
Si schiarì la voce per non far trapelare
la sua inquietudine.
"Filota
potrà anche essere colpevole ma sono pronta a scommettere che tu sai qualcosa
che hai deliberatamente omesso prima, mentre condannavamo Filota..per
esempio quell'accordo che lui ti avrebbe proposto ma che tu hai rifiutato.
Cos’è, tutto a un tratto ti sei accorto di possedere un po’ d'onore e della
lealtà nei confronti di Alessandro? O forse Filota in
cambio ti aveva offerto così ben poco denaro da non prendere neanche in
considerazione la sua offerta?"
Le parole di Tasmin
erano state schiette e dure, ma quando finì di sputare sentenze Cassandro si irrigidì notevolmente e la sua espressione
divenne adirata. Sembrava potesse incenerire chiunque solo con lo sguardo.
"Ora basta" sibilò lui
afferrandola per un braccio, dirigendosi velocemente verso il palazzo e non
badò nemmeno se qualcuno li avesse notati... Sembrava talmente spiritato che
non gli importava di nulla e di nessuno, e Tasmin si
lasciò trasportare da lui perché era rimasta così sorpresa da quel gesto brusco
da non potersi opporre… o forse perché era così
terrorizzata da non riuscire a proferir parola.
Cassandro la condusse dentro una stanza vicino
all'atrio del palazzo. Davvero ironica come situazione perché sembrava essere
la stessa stanza, dentro la quale Cassandro l'aveva
condotta qualche giorno prima.
Vi entrarono velocemente ma la presa
di Cassandro non cessò di diminuire e Tess lo guardò impaurita negli occhi, facendo fatica
persino a respirare.
Cassandro la condusse al centro della stanza
continuando a fissarla con sguardo impenetrabile:
"Sono stanco di queste tue
continue recriminazioni. Se provenissero da qualcun altro ne resterei
totalmente indifferente ma da te non le tollero." esclamò rabbioso
lasciando con forza la presa sul suo braccio, facendola deliberatamente
indietreggiare, e Tess allora lo fissò spaventata e
attonita per quel che vide nei suoi
occhi.
"Vuoi sapere quanto fedele e
buono sia il tuo caro Filota?" domandò lui con
astio, continuando a trafiggerla con gli occhi, che Tess
ormai non riusciva più a sostenere.
"La sera del matrimonio di tuo
fratello, Filota é venuto da me tutto ubriaco a farmi
un offerta.. Dovevo programmare una romantica fuga d'amore con te lontano da
qui per qualche giorno ma all'ultimo minuto io non sarei più riuscito a venire
così si sarebbe fatto avanti lui con te... E in cambio lui mi ha offerto del
denaro e dei possedimenti.. Te in cambio di qualche ricchezza… io come risposta l' ho scaraventato sotto un
dirupo ma come vedi non gli ho fatto niente... e ora cosa mi dici? Quanto buono
e innocente é il tuo Filota, e quanto sono spregevole
io?"
Cassandro finì la frase sottolineandola con
durezza, mentre Tess aveva ascoltato tutto senza
riuscire a dire niente... La verità l’aveva chiaramente colta di sorpresa,
destabilizzata, ma quello che non riusciva a sopportare era l’essere stata così
stupida.
Stupida per non aver capito niente.
Stupida per essere fuggita come una vigliacca. Stupida per essere stata così
testarda nei suoi confronti.
Cassandro a dispetto delle sue convinzioni,
aveva lottato questa volta non per il potere, per la gloria o per
l'ambizione... Ma per lei.
Deglutì abbassando lo sguardo mentre
le labbra le tremavano:”E’ così assurdo…”
Cassandro alzò il sopracciglio totalmente
sorpreso:”Come?”
“Ho sempre cercato di non farmi
aspettative su chi poteva solo deludermi nella vita ma alla fine…
posso essere delusa solo da me stessa. Ho avuto torto... su di te.” Mormorò
timorosamente avvicinandosi a lui, tenendo sempre lo sguardo basso. “Mi
dispiace...”
Calò un silenzio pressante e intenso
in quella stanza, e Tess non udendo alcuna sua
risposta, si decise ad alzare lo sguardo per guardarlo almeno negli occhi.
Cassandro sostenne il suo sguardo:
l’espressione dura sul suo volto diminuì e la sua fiamma nei suoi occhi
scomparve. “Quindi ora cosa succederà? Mi butterai le braccia al collo? Dirai
che non pensi più le cose che hai detto su di me? Non vorrei deluderti Tess ma io sono sempre lo stesso, non mi sono trasformato
all’improvviso nel principe azzurro dei tuoi sogni. Quel che prima disprezzavi
di me, c’è ancora. E non posso cambiarlo.”
La sua voce anche se risultava fredda
e cinica, faceva trasparire una flebile malinconia, che Tess
non aveva mai visto in lui e ne fu di nuovo sorpresa.
Ad un tratto le venne in mentre la
prima volta che aveva visto sorridere Cassandro
quando erano bambini, e di come ne fu meravigliata sentendo quella risata
fresca e dolce come quella di un neonato.
In quell'istante di adesso Tess pensava che non
avrebbe mai creduto possibile vedere in lui una simile malinconia. Lo rendeva
così diverso...
Tasmin gli si fece più vicina, scuotendo la
testa:”Io non voglio cercare di cambiarti a tutti i costi…
se in passato ti ho detto delle cose spregevoli nei tuoi confronti è stato
soltanto per difendermi da ciò che pensavo che fossi. Ma forse sei tu quello
che sta scappando, che non vuole guardare in faccia la realtà…non
io. Allora permettimi di aiutarti.” Sussurrò dolcemente alzando tentennante la
mano. Sembrava esitante, come se fosse intimorita alla sola idea di sfiorarlo.
Alla fine gli toccò leggermente la
guancia, mentre Cassandro però restava immobile,
senza voler in alcun modo intervenire, e Tasmin sentì
le guance surriscaldarsi sentendosi così vicina a lui.
“Io non ti sono nemica. Non voglio
farti la guerra. Se tu mi dici quello che ti tormenta, che vuoi a tutti i costi
nascondermi, io posso davvero aiutarti.” Sussurrò amorevole, prendendogli il
viso fra le mani.
Ma qualcosa poi cambiò nel volto di Cassandro.
Non sembrava più malinconico o triste; era
diventato come prima, se non peggio. Quel fuoco infernale nei suoi occhi tornò
ad ardere.
“Ecco dove stava la trappola” replicò
con astio allontanando bruscamente le mani di Tasmin
dal suo viso, e continuando a fissarla con sguardo indecifrabile, da far venire
i brividi.
“Trappola?” Domandò lei totalmente
allibita.
“Sei ancora fissata con le tue
ricerche su di me non è vero? Hai assoldato un nuovo giocattolino
per spiarmi e farmi seguire? Te l’ho già detto: NON DEVI INTROMETTERTI!
Smettila di fare ricerche su di me e sulla mia famiglia, non mettere il naso
dove non devi! Te ne pentiresti subito.” Sussurrò con odio assalendola con le
parole.
Tess fu così sorpresa da quel cambio
d’atteggiamento che pensava di aver fatto qualcosa di male:
“Io non mi stavo riferendo a questo… non mi interessa cosa fa o cosa ha fatto la tua
famiglia. Ti conosco da tantissimo tempo, che cosa mi dovrebbe spaventare?”
domandò Tess cercando di capire cosa tormentava
realmente Cassandro, ma il ragazzo rimaneva fermo
sulle sue decisioni e infatti divenne improvvisamente gelido e terribile ai
suoi occhi.
“Per il tuo bene…
restane fuori. E’ l’unica condizione che ti chiedo” disse solamente tenendo il
tono della voce più basso, come per renderla più inquietante.
“Condizione? Che cosa dovrei fare?
Stare con un fantasma che non vuole mai dirmi la verità?” chiese lei in tono
ironico, sentendo tutte le sue certezze di poco prima crollare improvvisamente.
E lei cadde con loro.
La delusione di essere stata ferita
un’altra volta era troppo grande e profonda per riemergere e rialzarsi… Soprattutto se un attimo prima aveva sperato che
tutto quella rabbia e odio fossero servite a qualcosa, invece li stava facendo
allontanare ancora di più. Si stava immergendo di nuovo nella sua tristezza e
solitudine, scacciando via in un soffio quella gioia che aveva provato un
attimo prima.
Ma forse il destino tramava alle sue
spalle pur di dividerli.
Cassandro chiuse gli occhi per controllarsi o
farsi anche lui stava combattendo le sue stesse identiche sensazioni
contrastanti dentro di sé, e cercava in questo modo di attenuarle per non
cadere anche lui.
“Perché è così difficile per te
rinunciare a scavare sul mio passato e quello della mia famiglia? Non c’entra
niente con ciò che stiamo vivendo ora”
“No c’entra eccome.” Sussurrò Tess che non riusciva più a tenere a freno le lacrime. Non
sapeva quando erano comparse. Si era accorta inesorabilmente della loro
presenza quando sentì la sua voce risuonare strozzata.
“Non posso cercare di capire uno che
non vuol parlare. Non posso tentare di aiutare qualcuno che non vuol essere
aiutato. E soprattutto… non posso costringere una
persona a ricambiare un sentimento che non può provare e che non proverà mai,
perché si ostina a tenermi lontana” Disse con un nodo alla gola.
Cassandro a sua volta taceva, aveva uno
sguardo duro e scavato come se quelle parole lo addolorassero, ma non potesse
far niente per porvi rimedio.
Si stupì di vedere quei meravigliosi
occhi blu colmi di lacrime. Non avrebbe mai pensato di provare dolore o
rimpianto nel vedere qualcuno soffrire; aveva sempre disprezzato i sentimenti
lacrimevoli come l’angoscia, il dolore e la paura perché li riteneva inutili,
deboli e insulsi.
"Che cosa sono per te? Se fuori
dal letto non posso far parte della tua vita, allora non sono niente di più di
una delle tue solite amanti, una sgualdrina. Devi proprio disprezzarmi"
sussurrò lei mestamente.
Cassandro trasalì. Non avrebbe mai voluto dire
questo… non capiva che era sè
stesso che disprezzava?
Lei gli volse le spalle, ma Cassandro la trattenne e la sentì irrigidirsi, anche se non
gli oppose resistenza.
Tuttavia lasciò ricadere subito la
mano perché qualcosa scattò dentro di lui:
"E tu devi disprezzarmi ancora
di più" disse profondamente. "Se pensi di essere così, allora sono
stato io a renderti tale."
Dopo una lunga pausa, aggiunse:
"Tu non sai assolutamente niente
di me, Tess. Nonostante abbiamo passato l'infanzia assieme,
non mi conosci"
Tasmin deglutì sentendo quell'amara verità
a cui si era sempre sforzata di non credere.
Ma ad un tratto smise di essere come
una cerbiatta braccata, perché era stanca di sentirsi sempre ferita, e si girò
verso di lui con sguardo forte e deciso.
"Se vuoi che ammetta il mio errore,
lo farò. Mi sono sbagliata su di te. Ho sbagliato a preoccuparmi per te, spero che
adesso sarai soddisfatto." Ciò detto, girò sui tacchi e si diresse verso
la porta. Ma prima di uscire si voltò e aggiunse:
"Non provare mai più a comportarti
in un modo così sfrontato e arrogante con me perché non sopporterò ulteriori
umiliazioni, chiaro? Devi starmi lontano perché sono io questa volta a non
volerti fra i piedi. Anzi no, perché non parti verso qualche legione straniera
così dimostri a tutti il tuo prode coraggio e la tua sublime tenacia? Tanto qui
non mancheresti a nessuno, perché nessuno ti vuole accanto." sibilò Tess.
Prima di rendersi conto di quello che
stava facendo, Cassandro avanzò verso di lei,
l'afferrò per un braccio e la spinse verso l'anta chiusa della porta,
premendosi contro di lei, con tutto il proprio peso.
"Nessuno mi vuole accanto?
Davvero?" tuonò Cassandro con lo stesso tono di
voce che aveva usato lei.
Tasmin cercò di
liberarsi ma questa volta lui le afferrò il polso, bloccandoglielo dietro la
schiena e obbligandola a inarcarsi.
Lui non perse tempo e si chinò su di
lei per tentare di baciarla, ma con suo grande stupore Tess
gli morse il labbro.
“Sta lontano da me! Ti odio!”
“Ah, come sei incoerente! Un minuto
fa professavi di tenere a me e adesso mi detesti. Bene. Almeno in questo non
sei sola” rispose spavaldo, con sottile ironia.
Tasmin cercò in tutti i modi di liberarsi
dalla sua stretta eccessiva, ma ogni tentativo era inutile perché più lei si
muoveva più lui la bloccava contro la porta, e alla fine cedette con un
sospiro.
“Perché?” chiese in un sussurro. “Perché
ti comporti come un bastardo?”
“Perché lo sono.” Le sibilò contro la
bocca, tornando poi a baciarla appassionatamente.
Lei lottò per un breve istante, poi
rispose al bacio perché sentì che ogni fibra del suo corpo non riusciva a
resistergli. Mentre si abbandonava fra le sue braccia, Cassandro
finalmente le liberò il polso e le sue mani le intrappolarono il viso.
Tasmin sentì vibrare il proprio corpo
mentre Cassando la baciava senza volersi separare da lei e inconsciamente lo
strinse a sé. Quando finalmente si distaccarono
per riprendere aria, comunque lei non riuscì più a riprendere fiato… Era totalmente intontita e devastata da quel bacio,
e ancora una volta si sentì debole come in suo completo potere.
All’improvviso le vennero in mente le
parole di Luna: Quel ragazzo é pazzo, bambina mia, e quel che é peggio é
ossessionato da voi.
Cassandro stava diventando veleno per lei.
Ormai era quasi impossibile tornare indietro, e combattere ancora una volta i
suoi sentimenti sarebbe stato inutile, perché sarebbero riaffiorati come una
tempesta in breve tempo.
Sorrise dentro di sé pensando che era
davvero nata per la grandezza di un solo amore… e il
destino ormai aveva già scelto per lei. Non poteva cambiare. Non poteva
salvarsi.
Cassandro nel frattempo l’aveva lasciata
libera anche se teneva ancora il viso vicinissimo a quello di Tess; lei finalmente
si destabilizzò, afferrò velocemente la maniglia della porta da dietro la
schiena, e uscì di soppiatto lasciando Cassandro solo
dentro la stanza.
Tasmin richiuse con un rimbombo la porta e
percorse il corridoio del palazzo con sguardo quasi sconvolto, portandosi la
mano alle labbra, come per scacciare quel bacio, perchè non riuscire credere
di averlo assecondato… oppure per trattenerlo ancora
nella sua memoria.
Cassandro invece era rimasto dentro la stanza,
immobile davanti alla porta e non fece alcun tentativo per fermarla questa
volta.
D’altronde che cosa poteva dire? Lui stesso
non sapeva che cosa avesse nel cuore.
FINE CAPITOLO!!
Spero vi sia piaciuto! Il povero Filota ahimè è morto, ma d’altronde ha fatto la stessa fine
del film!!
Vi state logorando perché non
riuscite a capire il perché Cassandro sia sempre così
stronzetto e cattivo con Tess? Mmmm
lo scoprirete più avanti XD Anche se questa volta come avete visto lei non è
riuscita a resistergli ihihi.
Vi avverto che il prossimo capitolo
sarà un pochetto drammatico…
nel mio stile diciamo XD
Buona serata! E grazie a tutti quelli
che leggono e che recensiscono!